Quello che colpisce non è tanto il contesto violento che si nasconde dietro una facciata di ricca famiglia onorata e rispettata quanto il fatto che Il Patriarca provi piacere nello sporcarsi le mani per eseguire torture ed esecuzioni personalmente. “Ora ci divertiamo” e l'esultanza con la quale pronuncia questa frase lascia agghiacciati perchè di solito questi “lavoretti” sono lasciati alla bassomanovalanza del crimine limitandosi il boss a dare ordini e magari ad assistere senza comunque sporcarsi le mani. Questo mettersi in gioco di prima persona che gode nell'accoltellar in un agguato anche un suo amico, padre del "fidanzatino del figlio”, ci fa comunque comprendere l'odio che prova per lui la sua figlia primnogenita di primo letto, Lara, della cui madre Nemo Bandera è stato innamorato al punto da non voler staccare la spina che la teneva in vita in stato comatoso.
Se la figlia Lara (Neva Leoni) rifiuta da lui qualsiasi aiuto economico, i rampolli della seconda famiglia cominciano ad attivarsi, su ordine del padre, per la successione e la gestione del patriomonio dal quale il Patriarca non esclude Lara nonostante l'opposizione della nuova moglie (Antonia Liskova) che la definisce figlia bastarda. Così tra crimini e misfatti i figli si mettono in evidenza con le loro capacità e fragilità senza comunque fornire quella marcia in più convincente per la successione agli affari di famiglia, loschi compresi dei quali comunque non sono a completa conoscena perchè mai sospetterebbero che il padre si andasse a divertire per giustiziare quelli che sgarravano. Se Lara nel suo dissenso verso il padre non volendo sottostare ai suoi ordini dimostra di avere la sua stessa tempra, gli altri figli Nina (Giulia Schiavo) e Carlo (Carmine Bruschini) cresciuti viziati e nell'agiatezza, avendo potuto studiare ed informarsi tecnologicamente sembrano quelli più indicati per prendere le redini del padre che si è convinto di lasciare per essere stato colpito dall'Alzheimer, anche se non ancora in fase pericolosa perdendo colpi di memoria su piccole cose con danni non irreparabili.Detto questo la fiction si segue con piacere per i colpi di scena; per l'ambientazione di lusso nel quale si muovono gli interpreti, per la location della città portuale di Levante con il suo mare che la costeggia ed il clima sempre caldo; perchè c'è la lotta tra bene e male inscenata non solo con le forze dell'Ordine ma anche con la stessa figlia sangue del suo sangue; per quel grado di crudeltà del Patriarca-Padrino che lo fa degradare a livello di scagnozzo come se fosse rimasto attaccato alle origini dal quale era venuto ma nel contempo lo fa innalzare con quel sentimento puro che prova verso la prima moglie che non scorda mai di salutare al cimitero; ma soprattutto perchè c'è lui Claudio Amendola che ci piace in qualunque interpretazione, dai Cesaroni a Suburra, da Nero a Metà a questo Patriarca che seguiremo in tutta la serie perchè girato con professionalità.
NOTA DI COSTUME
A queste osservazioni vanno aggiunte
alcune curiosità come la scelta del cast perchè l'avvocato di fiducia del Patriarca Mario Ricci (Raniero Monaco di Lapio) ha una certa somoglianza con il Presidente francese Macron, mentre invece la figlia Nina Bandera (Giulia Schiavo) ricca con velleità da pittrice per autoritratti sexy (praticamente selfie) assomiglia straordinariamente a Chiara Ferragni tanto da sembrare sua sosia.