domenica 20 ottobre 2024

IL FESTIVAL VERDI DI PARMA SPACCA

Il Festival Verdi che si celebra a Parma è un evento che spacca. Sì perchè anche in questo 2024 che si è svolto dal 21 Settembre al 20 Ottobre ha spaccato la Piazza in due: da una parte i critici che hanno accolto ogni innovazione come riuscito allestimento, dall'altra il pubblico dei melomani che hanno rifiutato ogni stravolgimento scenico condiviso da buona parte degli stranieri che come sempre sono calati in massa, i quali anche se sono abituati a ben altro perchè all'Estero si osa molto di più, con la partecipazione ad un Festival nella Patria del Maestro vorrebbero vedere onorate le sue opere come “Verdi-Comanda" con la Traviata in crinoline, boccoletti ai capelli Camelie puntate sul petto e in ogni dove della stanza (come rappresentate nella sfilata dello Street Parade in apertura del Festival), così come le streghe del Macbeth che danzano il Sabba intorno al calderone dove gettan rospi e veleni, mentre  la marcia trionfale dell'Aida con le danzatrici in tuniche di lino impegnate a danzare di profilo (evitando possibilmente le mosse del Twist come si era visto in passate edizioni), Il Ballo in Maschera IN un trionfo di banchetti  con ammucchiate lussuriose e la Battaglia di Legnano ambientata ai tempi dei Comuni Lombardi piuttosto che in una fase storica “di fantasia”  Grazie, abbiamo già la lunga serie del Trono di Spade per cui non sembra il caso di insistere.

 Invece la Battaglia di Legnano ha chiuso le Opere del Festival facendo svolgere la trama in un Campo di Battaglia che poteva essere benissimo  ai tempi di quella Risorgimentale a Solferino (sempre Resistenza è, con vittoria finale per entrambe) perchè svolta con l'entrata in scena di numerosi cavalli, tanti da renderli protagonisti  quando è risaputo che il protagonista assoluto dell'Opera ad evocar lo scontro con il Barbarossa era il Carroccio. Insomma scelte incomprensibili con cavalli al posto delle spade delle macchine da guerra dei costumi ad armature di maglie metalliche. Invece si è optato per tuniche anonime minimal sia per maschi che femminili, queste ultime facenti parte del Coro addirittura corredate con una coda di cavallo in mano che sventolavan roteandola e di cui a tutti è sfuggito il significato intrinseco pensando forse ad un pretesto per incuriosire e parlar dell'Opera. Con questi escamotage, più che innovazione sembra comunque che si punti a una creatività al Risparmio perchè effettivamente una cura più attinente alla storia in tutto il suo trionfo “spettacolare” diventa complicato e costoso, tanto quel che conta è sempre il “bel canto”. Per questo sono sempre validissimi i Concerti così come quelli inseriti in questo Festival che hanno ricevuto tanti consensi ed ovazioni più di quanto siano state riservate alle Opere “innovate e modernizzate” secondo l'autore, Ma non secondo Verdi. 


Il quale ha comunque spopolato con il Verdi Off molto seguito da grandi e piccini, soprattutto quest'ultimi che hanno acquisito conoscenza del Maestro divertendosi con gli “eventi collaterali” allestiti in varie location della città divenute centrali per quella fascia di popolazione che non si può permettere di partecipare alla festa del Teatro Regio sentendosi così coinvolta in quel grande evento Festival Verdi di Parma diventato un'eccellenza del Territorio. Infatti come tutti i prodotti di eccellenza dovrebbe esaltare la tradizione come Prosciutto e Parmigiano che da secoli e millenni sono immutati nella lavorazione distinguendosi come unici e inimitabili con un marchio famoso in tutto il mondo. Giuseppe Verdi è un Parmigiano, al massimo un Pramzan ma non un Parmesan!
Il Verdi Off pertanto dovrebbe chiamarsi Verdi DOC perchè ad onorar il marchio VERDI si impegna la popolazione addobbando vetrine di negozi con spartiti e strumenti musicali, libretti d'epoca e accessori o costumi delle opere fra tante immagini del Maestro, protagonista di un evento fantasioso e creativo sì, ma molto attinente al contesto operistico e storico “dello slogan” Viva Verdi, Viva l'Unità d'Italia.



venerdì 5 luglio 2024

BARDOT, ANATOMIA DI UNA CADUTA DEL MITO.

 “Una situazione vista da lontano diventa una commedia mentre vista da vicino si trasforma in tragedia.”Così è per tanti biopic di personaggi famosi acclamati e celebrati dalle masse come  fossero Dei che nel privato invece vivono drammi e dolori devastanti per cui non si capiscono queste operazioni che continuano a proporci con l'unico risultato di far cadere un mito. E' il caso di Bardot, la serie televisiva appena trasmessa da Canale 5, che racconta il primo decennio dì Brigitte Bardot quando diventa la star più famosa di Francia e del Mondo facendo inchinare tutti alla sua bellezza sensuale e selvaggia che creava un fenotipo unico e imitatissimo. Nessuno mai come lei si era concessa alla macchina da presa in un mix di  spudoratezza da femme fatale - come ne' La Donna del Peccato dove davanti a Jean Gabin si alzava la gonna mettendo a nudo di profilo la gamba-lunga e la chiappa – e di innocenza  come in E Dieu Crea' La Femme dove si dimenava eroticamente come una bambina capricciosa e vogliosa inconsapevole della pericolosità del fascino che esercitava sulle persone e della quale comunque pure lei rimaneva vittima non riuscendo a reggere l'insostenibile leggerezza dell'essere B.B. 

Fichissima: se le maggiorate puntavano al busto col petto open air lei  ancheggiava con le gonne che apriva come un sipario per far intravedere “la cosa” per la quale gira il mondo. Pur essendo stata definita stupida e “poco di buono” dalla mentalità piccolo borghese imperante all'epoca (anni 50) la Bardot aveva rotto tutti i canoni del bon ton dettando il trend con la moda delle ballerine ai piedi le gonne gonfie con le sottovesti inamidate i capelli arruffati decorati con nastrini fasce e foulard annodati che incorniciavano un viso perennemente posizionato a musetto ed un comportamento disinvolto di una donna libera ed emancipata alla pari di un uomo sciupafemmine, al quale tutto era concesso. Infatti Brigitte di maschi giovani e belli ne consumava tanti “scrollandoseli di dosso” uno per uno senza tanti problemi quando cominciava ad annoiarsi: “Skake, shake, shake,,,Shake it Off!” maTaylor Swift non era ancora nata. Il suo fenotipo non ha rappresentato solo una moda ma il modello di quello che sarebbe diventata l'umanità in futuro infantilmente egocentrica e perennemente impegnata a farsi selfie, che espone la propria immagine mettendola a nudo senza alcun pudore  e rispetto  della privacy diffondendola ossessivamente sugli schermi (dal cinema alla Tv e dai P.C agli smart) per specchiarsi e influenzare le masse. Un'anticipazione di questo fenomeno lo aveva offerto Andy Warhol l'artista Under Ground che moltiplicava  i volti delle dive come Marilyn Monroe od Elizabeth Taylor stampandoli sui suoi quadri ad esprimere lo slancio verso l'infinito delle star che brillano sugli schermi perchè “non sei nessuno se non appari una volta almeno inTv" diceva Nicol Kidman nel film Da Morire. 

Brigitte Bardot nei film interpretava sempre sé stessa perchè gli autori si ispiravano a lei come ragazza ingestibile fuori dalle convenzioni ribelle e sconsiderata che inebriava il maschio con una sensualità selvaggia finendo, passata la sbornia, per  trovarsi inevitabilmente a dover fronteggiare l'infedeltà della diva  fonte di drammi e tragedie surclassate solo dal primo marito e regista Roger Vadim che aveva lanciato sua moglie in pasto al mondo  con distaccato cinismo consapevole del fatto che una donna come Brigitte non potesse appartenere a nessuno. Questo permissivismo  aveva permesso alla Bardot di esprimersi senza remore e inibizioni arrivando ad essere una donna che precorreva i tempi perchè il suo comportamento è stato preso a modello dalle nuove generazioni le quali, perdendo il senso della realtà come lei,  hanno sovvertito i valori della vita dove l'amore per gli animaliì cucciolotti in primis, sono messi in primo piano rispetto a quello per gli umani, neonati in primis. 

La serie Bardot (ispirata comunque alla realtà della sua vita pubblicata ampiamente nei giornali dell'epoca) ha messo in luce tutta la pochezza di una diva luminosa sullo schermo e buia nella sua vita costellata da drammi piagnistei capricci suicidi fra un film e l'altro, una bevuta e l'altra un partner e l'altro e un abbandono e l'altro delle sue creature, la prima tra l'altro ricorrendo a un aborto con la complicità del suo primo marito comprensivo e cinico nel giustificare il fatto che la sua B.B. avesse paura delle responsabilità di accudire un figlio rifiutando di crescere a sua volta  nel rinuniare ad essere per tutti sempre B.B. “Oui, bebè c'est moi, toujours!” Perchè mai occuparsi di un altro bebè? Shake shake, shake...shake it Off! Eddayè. 

Così se il suo corpo “Piaceva a Troppi” tutto il cuore di Brigitte ha sempre battuto per gattini cagnolini e foche. Sì, viva la foca! Stupidità o intelligenza questa è comunque la società di cui la Bardot si è fatta pioniera seguita da una fetta di umanità, non ancora in maggioranza comunque, che vive la vita dando la priorità a cagnolini e gattini piuttosto che un figlio con tutte le responbilità che ne conseguono non tanto a livello commerciale, perchè anche gli animali esigono una cifra (a volte anche di più come si è visto in un recente fatto di cronaca in cui i ricchi padroni pagano i domestici meno del cibo per i cani) quanto affettivo dove si richiede impegno per tutta la vita con conseguenti rinunce a viaggi e divertimenti vari ai quali ormai  si è abituati.  Purtroppo per quanto mi riguarda non mi sono ancora abituata a questa nuova tendenza che ho avuto modo di constatare un giorno mentre ero in un Bar dove c'era una coppia con pupetto in braccio molto dolce che faceva ciao a tutti e al quale avevo risposto solo io facendo un buffetto, mentre i presenti lo ignoravano. Appena entrata una signora con cagnolino al guinzaglio tutti si eran risvegliati dal torpore facendogli carezze e gridolini vari: “...quant'è carino com'è dolce...”. Il cagnolino!  Così la vita si deve ridurre nel dire Si all'aborto (su quello terapeutico c'è già la legge) e all'abbandono dei nascituri (è consentito con l'anonimato in Pediatrie apposite), no all'abbandono degli animali perchè sono parte di te e della tua famiglia? Tutti hanno diritto di essere amati, bambini e figli in primis. Tutti hanno diritto alla vita ed il suo rispetto è la  regola fondamentale  di una “democrazia” sana e duratura. Sì alla vita. 


mercoledì 3 aprile 2024

BELVE IN TARALUCCI E VINO

Francesca Fagnani la conduttrice di Belve e nota come compagna di Enrico Mentana è diventata la beniamina dei media a seguir quel detto che “se piace al reuccio, piace a tutti”.Piacere di conoscere le interviste a personaggi e celebrity - che si raccontano con qualche vezzo nell'autodenunciare le proprie fragilità - seguendo le scuole di pensiero dei maestri eccellenti come Giovanni Minoli e Michele Santoro come ci rivela la Fagnani anche se sorge spontaneo il dubbio che invece nella conduzione de Le Belve si ispiri a Franca Leosini. 

Infatti come lei, sfogliando il quaderno in mano con tutte le domande in scaletta, ripercorre il già visto, già detto, già sentito, già istruito, già pubblicato e sentenziato, il percorso dell'ospite al quale non resta che rispondere “confermo, non è vero, sì però...”rivelando qualche inedito a volte anche imbarazzante cascando giù dal pero per cadere a fagiolo nel far impennare l'audience. Sì perchè l'importante è far alzare l'asticella, qualche volta degli ascolti qualche volta qualcos'altro ma ci sta tutto, anche nuove introduzioni nel finale come la cerimonia dell'addio per far riesumare pochi istanti in vita un caro estinto e dirgli tre parole: sole cuore e amore e finire così in Taralucci e Vino.

Ormai la prassi, valida sia per fiction che per le conduzioni, è quella di fare un pout pourri nel mantecare ad arte un prodotto la cui originalità stia nella cornice. Splendida! per una conduttrice fuori dai denti dalle righe dagli schemi e da tutto il copia e incolla imperante fra le varie emittenti Tv anche se poi alla fin fine resta seguita da un pubblico di nicchia. Ma questa è un'altra storia, su Rai tre comunque, che guarda caso era l'emittente di Franca Leosini la cui conduzione di Storie Maledette fra Belve vere, quelle nere, evidentemente ha fatto scuola... a una Pantera Rosa|


giovedì 28 marzo 2024

GALEOTTO FU QUEL BACIO. SU RAI PLAY IL FILM PAOLO E FRANCESCA.

Galeotto fu quel bacio...perchè quando quie versi di Dante, dopo che se l'erano scambiato leggendo l'incontro di Lancillotto e Ginevra, Paolo e Francesca furono scoperti. Purtroppo non da un Signore come Re Artù, ma da un signorotto, signor marito a nome Gianciotto del Casato Malatesta di Rimini, il quale preso dalla furia cieca della gelosia fece uccidere gli amanti, entrambi moglie e fratello. La storia è nota ma il film Paolo e Francesca trovato su Rai Play un po' meno essendo datato anno 1950 comunque molto interessante per come fu girato, molto pomposo ancora in bianco e nero, e con l'enfasi che caratterizzava i films in quel periodo specie se di tipologia storica.

La musica solenne accompagna le battaglie facendosi romantica quando riprende gli innamorati descritti in maniera esaltante, Paolo  (Armando Franciosa)  come un duro e puro mentre Francesca (Odile Versois)  figlia del signorotto De Polenta di Ravenna dallo sguardo sempre ieratico rivolto al cielo è una sorta di Santa Caterina che trascorre la sua giornata volontaria fra i malati assurgendola a Santa subito. Così l'aura santificata “bella-dentro-e-anche-fuori”, permette di dare un senso nobile ad un tradimento coniugale perchè l'amore tra i due giovani era già sbocciato puro e forte ancor prima che lei convolasse a ingiuste nozze con il vecchio e sciancato marito Gianciotto (Andrea Checchi) al quale era stata offerta come vittima sacrificale per un trattato di pace e sospendere l'assedio di Ravenna con la popolazione già ridotta allo stremo.

Così Francesca si era immolata giacendo nel letto coniugale per subire la violenzam da parte del marito mentre pensava a Paolo pregando Dio di perdonare le corna. Al cognato. Santa subito e anche dopo. L'amore quando è puro è sempre casto anche mentre si consuma in un altro letto dove Più che un Malatesta potè la malavoglia. A prevalere è sempre il sentimento che accompagna gli innamorati, non c'è mai un'ombra di passione carnale per non contaminarlo essendo amanti clandestini e dunque già trasgressivi quando basta per essere in linea con il costume dell'epoca dove l'adulterio era considerato ancora reato per cui non potevano essere ammantati di quell'aura eroica di amore assoluto oltre le regole e finire sul patibolo come adulteri solo per un bacio. Sì ma  “galeotto” ci tiene a precisare il Sommo Poeta Dante che mette i due amanti nel girone dell'Inferno tra i Lussuriosi perchè quel bacio fu l'inizio, come gli racconta Francesca, della loro passione mentre nel film nemmeno l'ombra, solo tante ...parole parole parole. Parole sante!


lunedì 25 marzo 2024

ANOTHER END, LA CERIMONIA DELL'ADDIO

 Il rituale è sempre lo stesso, un velo pietoso in un religioso silenzio per finire con  l'elaborazione del lutto dopo che la scomparsa della persona amata, pur lasciando indelebile il ricordo nella mente e nel cuore, ha cancellato tutto: tradimenti subiti, rancori sopiti delusioni e fallimenti che si dissolvono nel nulla di fronte alla perdita di una vita. Con il film Another End del regista Pietro Messina si cerca invece di sovvertire tutto questo percorso dell'essere umano proponendo una soluzione fantascientifica nel scoperchiare il velo con una musica-rumore assordante per poter dire “le cose che non ti ho avevo detto” con una cerimonia dell'addio. Un rito surreale inscenato per trapiantare la memoria e la coscienza di un “assente” nel corpo di un locatore (una persona volontaria) che simulerà perfettamente la personalità del defunto dando la sensazione di averlo riportato in vita soprattutto perchè ignaro di essere morto. La cerimonia dell'addio dovrebbe servire a risolvere quei sospesi rimasti con una persona quando scompare all'improvviso lasciando il rimorso per non aver saputo, non aver potuto, non aver fatto o detto... ed avere così la possibilità di sciogliere i nodi per chiudere finalmente in pace.

Già, ma quando si rimane con un senso di rabbia o di abbandono per situazioni irrisolte rivelatesi dopo la morte con la scoperta di  azioni scorrette o impensabili rimaste senza una spiegazione o giustificazione necessarie o pretese per consentire a quello vivo di piangere l'assente e non maledirlo dimenticandolo per sempre? Questo il film non lo spiega perchè si occupa di una coppia felice Sal e Zoe, con qualche problema come tutte che un tragico incidente separa lasciando lui in un profondo dolore tanto da indurlo a cercare il suicidio per unirsi a lei nell'al di là per sempre. La sorella di Sal, Ebe (Berenice Bejo) che fa parte dell'equipe Aeterna specializzata nel settore “A volte ritornano”allora lo aiuta nel riportare l'assente al suo fianco materializzato nel corpo di una locatrice molto avvenente che lui dapprima rifiuta non trovandola somigliante alla compagna per poi accogliere la simulazione dopo aver stabilito “il contatto” perfettamente riuscito con la personalità i sentimenti e la mente della compagna scomparsa, provando la sensazione di sentirla viva sia nel dialogo fra schermaglie e riappacificazioni che nel rapporto sessuale. 

Il film è intriso di struggente dolcezza molto amara quando subentra l'addio al quale Sal (Gael Garcia Bernal), non volendo accettare, si ribella andando a cercare la locatrice (Renate Reinsve) illudendosi, ma non così tanto, di poter continuare. Infatti lei, invece di dimenticare come stabilito dalla sperimentazione, grazie all'intervento di Ebe mantiene la memoria con  la personalità di Zoe stabilendo con Sal un contatto destinato a durare forse per sempre o comunque a tempo determinato (come la replicante di Blade Runner) anche se non è dato sapere dal film.  

Il quale se poteva finire con questa sorta di happy end col finale lascia invece perplessi,  perchè il protagonista  risulta essere un assente pure lui, fatto tornare in vita dalla sorella per placare il suo tormento della perdita di Sal. Un finale a sorpresa ( già comunque visto in altri film come il Sesto Senso o The Others) di una trama surreale che si dilunga facendo appesantire un film fin troppo cervellotico catapultato in un'atmosfera fantascientifica senza tempo e in luoghi spettrali con gli interni sempre al buio e soprattutto una musica assordante molto simile a quella del film vincitore dell'Oscar Anatomia di una Caduta, che speriamo non apra un filone di leit motiv a decibel martellanti nei timpani e nelle casse toraciche.

Pur restando aperti ad ogni possibile teoria fantascientifica, nello specifico rimane la certezza che sia umanamente giusto un requiescant in pace seguendo la tradizione religiosa come capo saldo del nostro credo che esclude rigorosamente qualsiasi "ritorno" dall'eterno riposo per salutare o per pareggiare conti. Sempre o anche solo a volte. 



sabato 23 marzo 2024

KATE, UN "TRONO" DI LACRIME E SANGUE

 Lo stress dei numerosi viaggi Intercontinentali, i cambi dei fusi orari, i cibi da assaggiare per far onore al Paese visitato...













L'invidia social 







I  veleni a Corte













Il fiato sul collo








Le lotte intestine 










Il sacrificio dei centrifugati,  frullati integratori costretta ad ingerire a sostituire i pasti per mantenere la forma longilinea








I rospi da ingoiare








La pressione mediatica 









La solitudine di una numero UNO



mercoledì 6 marzo 2024

THE CROWN A RIPOSO.

 Un flash di grande tempismo ha immortalato la principessa Kate in macchina insieme alla mamma Carol forse per far tacere le voci sulla sua malattia. Il vero problema di Kate non è la malattia ma sono i suoi figli. Ma veniamo ai dettagli. 

A Natale ci sono stati i primi segnali di insofferenza di Kate e William verso Re Carlo e la Regina Consorte  dovendo partecipare alla cena della Vigiglia insieme ai figli, alle consorti e nipoti di Camilla dopo aver escluso tutti i familiari di Kate, i Middleton. Alla Messa di Natale Kate è apparsa per l'ultima volta in pubblico radiosa più che mai per cui il suo ricovero ospedaliero pochi giorni dopo per l'operazione addominale ha sorpreso tutto il mondo rimasto perplesso dalla lunga convalescenza che le è stata imposta facendo palesare una gravità della malattia. La quale invece era stata programmata da tempo per cui si presume che Kate abbia scelto di sottoporsi subito dopo Natale per avere la possibilità di stare accanto ai propri figli. Infatti la prossima apparizione pubblica è stata fissata per i primi di giugno, periodo in cui le scuole vengono chiuse per iniziare le vacanze per i bambini. La strategia di Kate è stata messa in atto anche in previsione del ricovero Ospedaliero di Re Carlo che avrebbe comportato per i Principi di Galles un sovraccarico di lavoro, già abbondantemente svolto fino a quel momento stante l'operazione di snellimento dei Membri della Corona introdotta dal Re il quale, riducendo il numero di collaboratori della famiglia Reale aveva comunque confermato il prezioso lavoro della Principessa Anna affidando in aggiunta un nuovo incarico alla coppia Sophie ed Edoardo novelli duchi di Edimburgo.

La Regina Camilla si era sobbarcata tutto il sovraccarico di lavoro lasciatole sia dall'assenza di Re Carlo che della Principessa del Galles Kate, ma non solo perchè alla mole si era aggiunto anche quello del principe William per aver scelto di star il più possibile vicino alla moglie ed ai figli. 

Voleva la Corona la Regina Consorte Camilla? E ora doveva pedalare. ..Camilla si era fatta forza dimostrando grande senso di responsabilità nel portare avanti tutti gli impegni in agenda del Re per poi gettare la spugna dopo il forfait di William all'ultimo evento in onore del Re Costantino di Grecia e alla notizia che l'uscita pubblica di Kate prevista per Pasqua fosse stata posticipata a Giugno. Eh no! Così il Re e la Regina non potendo opporsi al certificato medico presentato da Kate si sono comunque concessi un momento di pausa pre-pasquale. Da ciò si desume quanto l'eredità di Elisabetta regina stakanovista del Regno Unito risulti molto impegnativa e pesante da accettare: per Carlo e Camilla per ragioni di età e per William e Kate per una ragione molto semplice perchè prima della Corona, sulla testa del Re e Regina Consorte, vengono i loro figli per seguirne la crescita come tutti i genitori normali salvaguardando la loro salute mentale che con la mancanza della figura materna potrebbe diventare molto fragile così come si è visto col principe Harry o sviluppare una personalità insicura (come col principe Carlo che si sente sicuro solo con Camilla a fianco). Poi una volta che la Corona si posizionerà sulla testa di William e consorte Kate, allora sì che The Crown tornerà al servizio dei sudditi del Regno Unito secondo la linea tracciata da Elisabetta ma la priorità sarà sempre dei figli, quanto meno fino a maggior età. E vissero la favola in tutta normalità!











mercoledì 28 febbraio 2024

GLORIA. UNA CINICA MALATA IMMAGINARIA

 Un male incurabile? Un'opportunità. Difficile da credere, ma qualcuna vi ha creduto tanto che con questa sua affermazione aveva commosso tutti quelli che la conoscevano, attirando l'attenzione di tanti altri. I quali, ammirando questo gesto di coraggio l' accompagnavano con affetto durante il decorso della sua malattia che poi si è rivelata realmente incurabile. Infatti lei lo sapeva ma non voleva arrendersi pensando che fosse la prova più difficile della sua vita e quindi pronta a lottare per superarla accogliendo la sfida. 

Così molte star ora scelgono di raccontare la loro “malattia” pubblicamente commentandola in diretta sui social come se volessero ricevere per superarla sostegno morale dai loro fans e dai nuovi follower acquisiti che accorrono sempre numerosi per dare affetto incoraggiando nello sperare un esito positivo e ritrovare così la propria beniamina sulle scene che si spalancheranno anche se erano state chiuse perchè il ritorno alla vita è considerata la più grande vittoria che una persona possa raggiungere per cui l'atteggiamento positivo con il quale si è affrontata la malattia sia da prendere come esempio.

Tanti bei messaggi che invece la serie Tv Gloria non ha voluto trasmettere preferendo associare l'opportunità ad una finta malattia incurabile. D'accordo, e' una fiction dove l'arte è libera di esprimersi, e ci stà, cioè... ci dovrebbe stare perchè invece l'effetto è quello di trovarsi di fronte a un'operazione troppo cinica  per essere raccontata come una commediola brillante anche se Sabrina Ferilli, la protagonista nei panni di Gloria una diva sul Viale del Tramonto in stile Swanson, è molto brava a rendersi odiosa nel prendere in giro tutti, famigliari compresi, per riconquistare la visibilità perduta con la certa età e ritornare agli antichi splendori dei riflettori accesi e applausi del pubblico arrivando persino a ricevere un David alla carriera.

Non convince questa operazione cinica trattata con allegria che qualche tocco di fondo amaro cerca di stemperare come se strada facendo ci si rendesse conto di un certo stridore per aver toccato un tasto stonato per cui meglio correre ai ripari ricorrendo al pentimento prima che tutto venga scoperto al fine di creare una crisi di rigetto da un pubblico deluso verso la Ferilli identificata nella protagonista Gloria dopo aver fatto insorgere spontanea una domanda “Ma che c'azzecca?”

Non ci resta dunque che vedere gli sviluppi della fiction per capire se sia valsa la pena rivedere Sabrina Ferilli in questa veste così lontana dai personaggi di spessore o di simpatia dei ruoli di cinema o Tv che l'hanno resa celebre e tanto amata e che solo con il riscatto finale si potrebbe magari fare accettare. Detto e fatto? Alla prossima puntata della nuova serie...


martedì 20 febbraio 2024

MAKARI IL RITORNO IN TERZA STAGIONE

E' tornato Makari, terza stagione, stesso schema produttivo di puntate all'insegna del giallo con sentimento.  Il giallista è Saverio Lamanna (Claudio Gioè) nei panni dello scrittore-indagatore con un passato di seduttore irresistibile e giornalista dalla schiena dritta che si è giocato il posto fisso, che sarebbe credibile se non fosse affiancato da quella che lui considera la miglior cosa capitatagli nella vita, ovvero la dolce Suleima non facendoci capire il perchè. 

Eh sì perchè lei in ogni stagione si porta appresso un giovanotto a far da antagonista all'attempato “fidanzato” al quale non resta che far buon viso a cattivo gioco che lei gli fa ingoiare perchè “la sincerità non è il mio forte ma, per farmi perdonar mi basta darti un bacio sugli occhi...sul naso...e poi dirti così bijoux bijoux bijoux...” Sì però se lui ci casca a noi resta il dubbio, quale gioiello?

In questa stagione lui giustamente si prende la rivincita inscenando nuovi incontri prima con una insegnate e poi una rimpatriata con due ex del  liceo che non hanno dimenticato i trascorsi vissuti con lui  tanto che il bel ricordo le farà superare l'antica rivalità per dare spazio all'amicizia. Fra tutte queste liaisons tra la coppia Saverio e Suleima all'insegna del pan per focaccia spicca la figura del Beppe Piccionello Domenico Centamore), una sorta di grassone sempre in t-.shirt e infradito a far da spalla allo scrittore come un novello Watson essendo di istruzione elementare e natura genuina supportando le indagini con l'occhio di un innocente. 

Tutti i personaggi di contorno sono a livello di macchiette tipici di questi polizieschi giallo-rosa che fanno sempre da contorno con storie correlate perchè tanto l'assassino è sempre dietro l'angolo e non ci vuol molto a scoprirlo. Il paese è piccolo e la gente mormora ma soprattutto spiffera facendo sfatare quel"nu'saccio nulla vidi nulla sentii" al quale ci hanno abituato tanti film di mafia con droga, strozzinaggio, pizzo appalti edili e smalmento rifiuti tossici.  Insomma qui siamo a Makari una location meravigliosa formato cartolina dove il profumo del mare delle fritture e grigliate di pesce la fanno da padrone spazzando via fin l'odor di mafia. 


Claudio Gioè in questo ruolo scanzonato di Saverio Lamanna se la cava benissimo raccogliendo consensi che lo hanno portato brillantemente in questa terza stagione insieme a  Suleima dalla calda bellezza mediterranea e a Piccionello simpatico primitivo con i quali forma un trio molto accattivante per simpatia e garbo.


venerdì 16 febbraio 2024

IL LAGO DEI CIGNI A PARMA DANZA 2024

Ebbene sì l'evento Parma Danza 2024  ha raggiunto l'apice con “la classica” per eccellenza  mandando in scena il Lago dei Cigni, il balletto che rappresenta maggiormente la grazia danzata con un cigno al femminile. Infatti il cigno racchiude in sé il maschio e la femmina prestandosi anche nella versione del  Swan Lake al maschile così come si è visto con la compagnia di Matthew Bourne purtroppo mai sbarcata a Parma.

Così il Lago dei Cigni svolge la tematica del dualismo  con le due antagoniste Odile e Odette (cigno nero e cigno Bianco interpretati entrambi da Nino Samadashvili) a rappresentare l'anima e l'animus (la parte femminile e maschile) della persona umana. La quale infatti, liberatasi dall'incantesimo della parte animalesca bisex si materializza con il corpo e l'anima nella sua essenza prendendo le sembianze originarie di una fanciulla/o per continuare a vivere l'amore con il principe Sigfrido (Daler Zaparov)


Il Balletto dell'Opera di Tbilisi ha allestito Il Lago dei Cigni seguendo l'allestimento più apprezzato dal pubblico con le scenografie e costumi classici anche se di maniera nella tipica versione fiabesca in cartongesso raggiungendo il lirismo onirico con i notturni ed i tutu' dei grandi e piccoli cigni che hanno danzato in sincrono con una tecnica perfetta nonostante la giovane età ad accompagnare il pas des deux dei due innamorati difendendoli dall'intromissione del malefico Rothbart (Marcello Soares).

Grandi applausi con un tutto esaurito.

giovedì 1 febbraio 2024

LA LUNGA NOTTE E LA CADUTA DEL DUCE

La scena più memorabile collegata alla Lunga Notte del Luglio 43, è quella in versione cinematografica nel film Il Processo di Verona interpretata  da una superba Silvana Mangano nel ruolo di Edda Ciano nel momento in cui supplica al telefono suo padre Benito Mussolini di risparmiare il marito Galeazzo Ciano dalla morte per alto tradimento dopo l'ultima riunione del Gran Consiglio nel quale i gerarchi, capeggiati da Dino Grandi avevano sfiduciato il Duce decretando la fine del fascismo. Era un film in bianco e nero girato nei primi anni 50 quando il dramma rappresentato con una gestualità tragica  non faceva pensare a forzature perchè il pubblico si immedesimava in quel dolore che ogni famiglia si portava appresso dopo la guerra e per lungo tempo. 

In questa serie Tv La Lunga Notte e la Caduta del Duce non si rende giustizia a Edda Ciano la cui mascella volitiva uguale a quella del padre al quale sapeva tenere testa con la stessa arroganza e volontà prevaricatrice non corrisponde al dolce viso dell'interprete Lucrezia Guidone la quale calza il ruolo con lacrima facile che versa in ogni incontro col padre per poi sfilare elegantemente con occhiali maculati a coprire una testa avvolta in setose sciarpe fluttuanti facendo buon viso a cattivo gioco (a poker) nel perdere con noncelance, essendo assuefatta nel dedicarsi a vizi e ozi come una parvenue di ricchezza acquisita sulla pelle degli italiani.

 

Anche Claretta Petacci, interpretata da Martina Stella è ben lungi dalla sofferta e veritiera interpretazione di Lisa Gastoni che a fianco di Rod Steiger nel ruolo del Duce nel film Mussolini Ultimo Atto lo accompagna a morire con lui. Un atto d'amore che sublimava la sua vita riscattandola da tutte le ombre e illazioni velenose che l'avevano accompagnata in quanto unica e vera amante del Duce. E dunque donna riverita e di potere che nella serie Tv lei esercita con la prepotenza di una arrampicatrice sanguinaria e ambiziosa.  Ma se la serie Tv non ha reso giustizia a Claretta, Martina Stella le ha dato il colpo di grazia. Sì perchè con quel musetto lì può dire ciò che vuole ma non le è concesso di fare la Ducetta in una imbarazzante versione tutta da dimenticare di Femme Fatale tra leziose moine da donnina da letto che si compiace di fare intravedere le nudità a tutta “effe” (unico flash comunque da ricordare) e a muso duro da consigliera di morte. Non è certo colpa sua ma della sceneggiatura sopra le righe che non si comprende nel delineare una Claretta Petacci calcolatrice e superficiale quando la storia ha dimostrato la sua vera natura passionale fino allo stremo ponendosi davanti al suo amato Ben al momento della esecuzione.

Dell'amato Ben resta comunque nel ricordo la romantica interpretazione di una giovanissima Barbara De Rossi molto dolce e piena di sentimento nello scambio di lettere forse quella più vicino alla Claretta Petacci della cui ingenuità e genuità nell'affascinazione di un uomo forte e invincibile come quella di Mussolini che esercitava sulle masse e sulle donne in primis, non si dovrebbe dubitare. Le

altre figure femminili, come la moglie di Dino Grandi Antonietta (Ana Caterina Morariu)  e la giovane nipote Beatrice Grandi (Emma Benini) di famiglia fascista ma simpatizzante con un sovversivo Italo (Riccardo De Rinaldis in grande ascesa)  sono sicuramente di maniera mentre quella di Donna Rachele, casalinga con le galline in cucina, rasenta la caricatura specie nel momento in cui si affaccia alla porta per ordinare a Mussolini mentre si reca al Gran Consiglio: “Benito, arrestali tutti”.  Se c'è una cosa che dittatori (Mussolini, Hitler) e imperatori (Napoleone) non sopportano è che le loro donne non si impiccino. Nemmeno il Re Vittorio Emanuele lo tollerava confermando a Mussolini, preoccupato che la nuora la principessa Maria Josè si attivasse contro di lui, che  le donne dei Savoia devono solo fare la calzetta e andare a letto.

Maria Josè interpretata da Aurora Ruffini e il Principe Umberto da Flavio Parenti sembrano Kate e William de' Casa Savoia, tutti e due bellissimi che sfilano elegantissimi con un  occhio sugli eventi che vorrebbero girare a loro favore per salire al trono dopo aver dato un colpo di spugna alle malefatte del Re.Il Popolo Italiano non darà loro ragione anche se nella fiction, sono i personaggi più reali, perchè realmente dissidenti e oppositori del Regime.

Alessio Boni interpreta Dino Grandi con molta professionalità riuscendo nell'intento di trasmettere tutto il pathos per lo stato di allerta con il quale conduce le trattative per conquistare voti sull'ordine del giorno per sfiduciare il Duce al Gran Consiglio, al pubblico che rimane inchiodato alla serie fino alla fine col fiato sospeso confermandone di fatto il successo al di là di tante forzature 


come la figura di Mussolini (Duccio Camerini)  che anche quando parla con gli amici gerarchi che l'hanno sempre sostenuto non smette mai di gridare come se fosse sempre fuori dal balcone. Anche lui una caricatura. Sì però molto ben riuscita comunque perchè rende l'idea di un Mussolini ormai fuori di testa senza più controllo su di sé e dunque sulle masse.


domenica 21 gennaio 2024

LA STORIA

 La Storia in onda su Rai Uno è una serie Tv tratta da un romanzo di Elsa Morante molto discusso all'epoca in cui uscì per una sorta di “pesantezza” nella minuziosa ricostruzione che induceva il lettore appassionato “del dramma” a saltare alcune pagine. La fiction Tv è altrettanto lunga ma la minuziosa ricostruzione che fa da sfondo non può che essere apprezzata nonostante l'inevitabile ritmo lento che ne consegue perchè La Storia di quell'epoca dall'inizio della guerra e primo dopoguerra avvince sempre con immutato interesse così come abbiamo constatato anche al cinema con il film C'è Ancora un Domani di Paola Cortellesi. Ne' La Storia l'attenzione è un pò più concentrata stante il costante stato di allerta che accompagna lo spettatore nel percepire l'angoscia delle leggi razziali con l'attesa dei rastrellamenti e la Shoha a rappresentare lo sfondo inquietante di una lotta per la sopravvivenza in una fase bellica.

Se la guerra fa emergere il lato più bieco e spietato delle persone, la Storia invece si sviluppa in un ambiente di grande solidarietà umana dove nessuno fa la spia mentre la simpatia per il fascismo nel rinfoltir le fila del Regime è vista solo come marachella adolescenziale perchè il “salto della quaglia” tra le fila dei partigiani è dietro l'angolo dove perderà la vita Giuseppe Cucchiarelli (Elio Germano) un grande amico della protagonista la maestra elementare Ida Ramundo ved. Mancuso (Jasmine Trinca) e dei suoi figli specie quello più piccolo al quale lascerà il segreto del nascondiglio di tutti i suoi soldi per consentir loro di riprendere la vita una volta finita la guerra. Ed è proprio la protagonista che si porta sulle spalle il peso de La Storia perchè quetsa viene raccontata attraverso la sua vita di insegnante nel regime la quale e non più giovanissima viene violentata da un ragazzino tedesco mentre in piena tempesta ormonale cerca un bordello per sfogare i suoi istinti che invece scoppieranno nell'incontrare casualmente Ida la quale lui insegue chiamandola “signorina” solo per avere un'informazione per cui, diciamolo, se lei gliel'avesse data forse finiva lì. Invece l'angoscia che Ida prova nel sentirsi “in colpa” essendo ebrea da parte di madre, la terrorizza di fronte al soldato tedesco non riuscendo altro che a scappare a testa bassa fino alla soglia di casa che apre con il tedesco col fiato sul collo dandogli la possibilità di entrare con la forza. Una volta ispezionata la casa con il letto pronto, si consuma la violenza che lei subisce passivamente così come “le coccole” che lui le propinava come ad un'amante non rendendosi conto del suo comportamento pensando di aver fatto “l'amore”. Infatti nascerà un bel bambino di nome Useppe che Ida ed il figlio maggiore adoreranno perchè molto buono con due occhioni azzurri che incantano. 

Con tante difficiltà, con la casa bombardata e trovando rifugio tra gli sfollati in una casa abbandonata nelle campagne di periferia, il bambino cresce vispo e intelligente facendosi benvolere da tutti ma una volta tornato in città dimostra la sua insofferenza nel frequentare asilo e scuola dove sfodera un carattere ribelle e disagiato inducendo Ida a lasciarlo a casa solo dalla quale scapperà per essere libero di esplorare. Ad affiancare la protagonista ci sono nomi eccelletiti come l'attoreValerio Mastandrea nel ruolo di Remo un oste che lavora in segreto nella resistenza e Giuseppe (Elio Germano) che nella resistenza perderà la vita per non denunciare i compagni. Un'altra apparizione eccellente è quella di Asia Argento nel ruolo della prostituta Santina alla quale dà vita con molta credibilità espressiva nel delineare una figura volgarotta ma di buon cuore. 

Jasmine Trinca invece quanto ad espressività lascia un po' a desiderare perchè in tutte le scene, dal quartiere ebraico alla scuola, dallo stupro alla rinascita col fardello in mano ha sempre una sola espressione di mesta umiltà mista a pena che non le fa mai fare quel sussulto di orgoglio o di fierezza che in tante occasioni potrebbe esprimere e che solo nel privato, imponendosi sul figlio maggiore, riesce a manifestare. Sicuramente questa chiusura in sé sempre a testa bassa, è il personaggio che lo richiede pervaso dalla paura di essere braccato e quindi perennemente in fuga cercando di vivere nell'ombra per non attirare l'attenzione ma che induce lo spettatore a rivolgere l'attenzione verso altri personaggi molto più vivaci in ogni contesto persino alla vigiglia di un rastrellamento del quale comunque anche il giorno prima non si ha sentore o quanto meno si respinge per non voler credere a quelle “chiacchiere” delle camere a gas verso le quali il giorno dopo si recheranno con i convogli tutti ammassati come bestie.

E a tal proposito c'è una frase che colpisce quando un gruppo di soldati tedeschi arrivano al casermone degli sfollati per catturare gli uomini, trovando solo donne anziani e bambini in condizioni pietose dicono con espressione spregevole “Siete delle bestie” Senti chi parla|  Finita la guerra non sono però finiti i problemi per Ida perchè il figlio maggiore Nino (Francesco Zenga) dimostra un'ansia di vivere nel frequentare donne e teste calde come lui che lo porteranno alla morte mandando la madre in uno stato di disperazione: Ed è proprio nel singhiozzo tragico della perdita di un figlio che Jasmine Trinca sfodera una maschera drammatica, da grande attrice che tutti conosciamo, molto coinvolgente e commovente,  dalla quale si risolleverà per amore del piccolo Useppe afflitto purtroppo da una salute cagionevole  che la madre nonostante le cure con tanti luminari non riuscirà a risolvere perdendo anche questo adorato bambino e facendola crollare mentalmente e definitivamente lasciando lo spettatore basito di fronte alla tragedia di questa povera donna. Una Storia triste che non lascia speranze se non ci fosse la presenza di una nipotina, figlia di Nino e della ragazza che dalla finestra Ida vedeva salire in motocicletta con lui, ma dato il suo stato mentale di completa assenza,  non lo saprà mai.