venerdì 7 febbraio 2020

JUDY E IL RITORNO DI RENEE’ ZELLWEGER


Il biopic di Judy Garland sta trionfando al botteghino per il richiamo irresistibile di Renée Zellweger che ritorna alla grande, ma anche perché non ci sono sul web docu a raccontare le vicissitudini di un’enfante prodige come Judy della quale rimane indimenticato il film Il Mago di Oz dove lei cantava con voce melodiosa il motivo cantato i tutto il mondo Somewere Over the Rainbow.
La Garland era conosciuta poco anche fra le generazioni passate e solo come la mamma di Liza Minnelli perché l’unica dei suoi tre figli ad avere ereditato il talento della voce diventando altrettanto celebre.
La vita della Garland è rappresentata negli ultimi anni (è morta a 47) quando cercava di risalire la china facendo un tour a Londra dove raccoglieva tra fischi e fiaschi anche trionfi e un standing ovation alla fine, proprio cantando il motivo del mago di Oz molto popolare in America e fra gli anglosassoni ma un po’ meno in Europa dove è stato curiosamente surclassato dalla figlia Liza Minnelli con money money money…di Cabaret memoria.

Il parallelo invece fra Judy e la carriera di Renée è decisamente ingiusto perché la Zellweger non è un’enfante prodige con tutti gli annessi e connessi ad effelli collaterali psicodrammatici che ne potevano derivare così come si è visto con Mickey Rooney contesissimo dalle star fino a quando non è diventato un grasso borioso e dimenticato da Hollywwod, così pure per Shirley Temple rimasta tanto legata al suo successo d’enfante prodige che quando era cresciuta come donna nessuno se ne era accorto vedendo in lei solo una sorta di nana. E’ stato così anche per Liz Taylor la quale crescendo si è sempre comportata da bambina viziata dallo star system incantando il pubblico anche se non l’aveva data a bere a Richard Burton che la vedeva anche lui come una nana. Tutta tana comunque perché le rendeva onore coprendola di gioielli e divorziando dalla moglie.
Ma un conto sono i capricci di una diva viziata dalla sorte un altro sono i drammi psicopatici di una star dotata di un grande talento sprecato come quello di Judy che si è sempre affidata a dei mariti per essere gestita piuttosto che a un agente a piazzarla nei programmi giusti mettendosi nel contempo una mano sul cuore per asciugarle le lacrime e una sul portafoglio per la percentuale e nel contempo mantenendo la giusta distanza senza dividere il letto dove evidentemente la leggenda di Judy si sgretolava  passando così da un marito-agente all’altro fino ad arrivare al giovanotto toy boy di turno ad infierirle il colpo di grazia come da copione fra i classici della cine Hollywoodiana con Viale del Tramonto docet.

Il percorso della Zellweger è molto diverso avendolo cosparso di tanti successi anche se si sono arenati per diversi anni non riuscendo a trovare un ruolo per trasformazione fisica che le faceva perdere la verve della cicciottella Bridget ma anche perché chiudeva la serie dando alla luce una bambina senza essere convincente nella parte poco congeniale al suo originario personaggio facendo un clamoroso flop che non le è stato perdonato dal pubblico anche se di talento ne aveva da vendere.
Lo aveva dimostrato con personaggi molto accattivanti come in Chicago ballando e cantando ma soprattutto “recitando” in maniera mirabile il personaggio della starlette in cerca di scritture passando da un letto all’altro oppure facendo la co-protagonista in Ritorno a Cold Mountain nel ruolo di domestica terra-terra salvando anche la Kidman impegnata in una improbabile  imitazione sulle ali di una pragmatica Rossella di Via col Vento “sempre sulle nuvole”.
Come dire con due ne facevano una, non di Rossella ma di vincitrice morale riconosciuta nella Zellweger che trionfava per recitazione con la giusta mimica e gestualità (irresistibile il suo tiro di collo a gallo che la Kidman scambiava per diavolo) mentre Nicole primeggiava solo per il look. Un classico dei film al femminile.

Quello che si apprezza della interpretazione di Renée in Judy  è il fatto di essersi messa nei panni della Garland in modo credibile senza ricorrere a maschere in trucco e parrucco ad effetto tale e quale ma semplicemente calandosi  nelle pieghe oscure della psiche di una star psico-farmaco-dipendente fallita nella vita privata la cui sofferenza la trascinava a fondo trascurando il talento fino a raggiungere il culmine alla fine con la scelta dei figli di restare col padre facendole cercare l’affetto del pubblico, al di là dei soldi, per sopravvivere. Troppo tardi perché un bagno di sauna (per la fissa di non ingrassare nel fisico e nelle gambe così come le era stato inculcato fin da quando era un’enfante prodige) le fermava i battiti del cuore.
Per la Zellweger non è comunque tardi per ricominciare avendo dato una scossa alla sua carriera che sicuramente continuerà a darle soddisfazioni anche se non vincerà l’Oscar perché il suo è un talento completo sia a livello di recitazione di canto e ballo che di forma scattante e longilinea, molto importante  e giusta per aprirle le porte dei musical o anche quelle di Broadway dove solo poche star del cinema riescono a sfondare avendo dimostrato con Judy di aver raggiunto un livello di professionalità unico nello spettacolo nel quale oltre al ballo e canto occorre talento recitativo, quello che manca a Lady Gaga, a Madonna o a Jennifer Lopez per esempio che invece è stato superbamente manifestato da una Barbra Streisand o da Julie Andrews, tutte star che sapevano dare emozioni al pubblico così come Renée quando ha cantato il Somewere Over the Rainbow facendo commuovere e scendere qualche lacrimuccia perché recitato benissimo.
E’ possibile? Secondo il metodo Actor Studio sì, perché mimica e gestualità di Renée-Judy sono tipiche di quella scuola che non dà spazio alla spontaneità. Infatti Oscar o non Oscar lei resterà indimenticata come Bridget Jones.

E invece ha vinto! Cucu' (non lo volevo dire per scaramanzia)


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