venerdì 14 novembre 2025

PAUL MESCAL E JACOB ELORDI I NUOVI SEX SYMBOL.


 Paul Mescal e Jacob Elordi sono i nuovi sex symbol della generazione Zeta mascolina ma anche no.

Il primo fenotipo è stato Paul Mescal attore irlandese la cui popolarità è esplosa l'anno scorso a Cannes con il film Il Gladiatore II, ed ha avuto la sua consacrazione quest'anno, sempre a Cannes con il film The History of Soud tema omosex,  mentre Jacob Elordi, australiano d'origine,è diventato famoso in tutto il mondo con il film Frankestein presentato a Venezia quest'anno.

Entrami sono attori talentuosi provenienti dalla Televisione, il primo con la serie Normal People ed il secondo con Euphoria mentre nel cinema  sono tutti e due creature di Ridley Scott che li ha diretti rispettivamente nel Gladiatore II e in The Dog Star, prossimamente in uscita


Come una sorta di giganti buoni hanno in comune una statura alta che li rende un filo dinoccolati nel modo di porgersi  ed un viso da bravi ragazzi di provincia più dediti allo sport che agli apericena, e sono i bellissimi ragazzoni che emergono nei campetti di quartiere giocando a volley o a calcio, in amichevole non avendo aria competitiva quasi giuggiolona come si vede dai red carpet dove non sono particolarmente a loro agio con giacca e cravatta, mentre sullo schermo sfoderano una grinta da guerrieri o da eroi romantici di strada, quelli che non danno mai garanzia di stabilità affettiva anche se dotati di bontà d'animo.

Insomma sono i classici ragazzi di provincia non bellissimi di viso ma con corpi atletici e pettorali importanti cresciuti fra cibi sani e genuini della natura dei  loro territori con campi sterminati di erica e orzo o di vigneti e grano e tante fattorie piene di animali rappresentando il fenotipo di una generazione zeta tecnologicamente preparata  vincente, atletica e dinamica più d'azione che di pensiero ma che sa emergere grazie all'entusiasmo ed ottimismo realistico  nell'affrontar la vita nella piena consapevolezza di sé avendo avuto tanto nella crescita che i loro padri e nonni non si sognavano di avere e di questo gliene sono grati. 

JASMINE UN PROFUMO DEL SALENTO

 

 Jasmine è il nome di un fiore il cui profumo inebriante nelle calde notti del Medio Oriente si espande nell'aria diventata più fresca.

Sotto il cielo stellato si annusa questo profumo ornando i capelli col suo fiore o facendo collane al collo.
Anche in Italia specie nel Sud, dalla Sicilia  alla Calabria passando per la Puglia il fiore è molto diffuso nei giardini delle case.
Jasmine è anche un nome di donna: in principio fu la figlia di Rita Hayworth e dell'Aga Khan che la coppia ebbe subito dopo il matrimonio.
A quel tempo Rita Hayworth era all'apice del successo dopo aver interpretato Gilda e Sangue Arena con Tyrone Power padre di Romina.

E' dunque molto curioso che Al Bano ex marito di Romina abbia scelto questo nome,  quando Loredana la nuova compagna ha dato alla luce una bambina chiamandola Jasmine come la figlia di Rita Hayworth che in Sangue e Arena aveva praticamente distrutto Tyrone Power, prima cantando accompagnata da una chitarra il motivo Luna Verde che lo faceva appisolare di brutto e poi facendogli le corna sugli spalti mentre lui in arena si faceva incornare da un toro.
Intrecci curiosi che fanno pensare a incontri fatali piuttosto che ad eventi casuali perchè sembra quasi che Jasmine Carrisi si stia imponendo presso il pubblico per spazzar via il mito dei Power.
Con una semplice canzoncina, più parlata che cantata, dal titolo Ego è diventata la beniamina dei social con tanto di benestare di Al Bano che apprezza il talento di sua figlia, bellissima presentandosi al suo fianco nelle copertine di tutti i giornali che hanno riservato anche ampi servizi corredati di foto con Jasmine e mamma Loredana della quale sembra la copia conforme.

Un battage pubblicitario che non ha accompgnato nessun altro figlio di Al Bano avuto con Romina nonostante tutti abbiano intrapreso carriere artistiche. Sì certo, si sono esibiti insieme sul palco o in Tv ma senza quell'orgoglio platealmente palesato da Albano con Jasmine.
La sua vera erede, dicono i giornali, quando invece sembra l'erede di Loredana: stessa coscia lunga e soprattutto stessa voglia di apparire scosciata e con le labbra a canotto “naturali” come quelle di mamma.
Madre e figlia fanno a gara sui social nel mettersi in mostra con selfie e in costume da bagno in quel sito di campagna fra la loggia di casa o bordo piscina delle Tenute di Cellino a raccontar quanto Al Bano sia felicemente rinato con tanto ben di Dio.
I figli di Romina sono grandi e stanno facendo la loro strada: Romina pure sta intraprendendo un suo personale percorso artistico con la partecipazione a film o esibendosi come cantante in assolo come come nella performance Canzone Complice un motivo orecchiabile e molto suggestivo con il quale ha brillato come aveva fatto agli esordi con Solitudine anche senza la presenza di Al Bano, oppure con il figlio Yari. Al Bano curiosamente ha fatto chiarezza nella sua vita privata, escludendo la ex moglie, per dichiarar la sua scelta  di convivere con Loredana quando il lockdown e la pandemia hanno posto fine ai concerti di massa come se Romina non le fosse più utile.

 Compresa la pestata per correre ai ripari Al Bano è uscito con una dichiarazione romantica verso la ex moglie a dare anche a lei un contentino riconoscendo che sia stato proprio grazie a Romina che lui abbia amato la sua terra facendovi ritorno con piacere per costruire la famiglia e le Tenute di Cellino riconoscendo in lei la musa ispiratrice e la compagna di successo di tutto quel patrimonio immobiliare e terriero di cui si trovano a usufruire tutti, tranne Romina (a Cellino è ospitata dal figlio Yari in una casa indipendente).
Se una fosse in Romina chiederebbe subito le royalty ma il tempo delle battaglie legali fra Romina e Al Bano è finito con l'inizio dei Concerti con la felicità ritrovata solo e rigorosamente sul palco.
A Romina è sicuramente bastato pro bono pacis ma probabilmente anche perchè ha voluto mantenere un rapporto affettivo con l'ex marito (l'unico vero amore della sua vita) e la sua libertà. Che non ha prezzo per cui Loredana può restare tranquillamente a ciondolar all'ombra delle frasche dei secolari ulivi di Cellino che la vita è tutta fuori.

Infatti se Loredana gongola Al Bano frigge per mancanza del suo pubblico e dell'adrenalina dello spettacolo che poi ha ritrovato con altri concerti, compresa la Russia e ancora con Romina in Spagna lamntandosi comunque di essere stato escluso da S.Remo.
Un'altra curiosità è nascosta fra le righe di un messaggio pubblicato da Romina Junior là dove afferma che molte coppie si amano senza per questo scegliere di convivere insieme. Teoria confermata dalla stessa Romina a Domenica In quando parlando del suo matrimonio Mara (prima che le voltasse le spalle perchè ora non sono più amiche) le aveva ricordato che di anni vissuti con Albano fossero trenta che l'ex moglie ricordava con una risata dicendo che fossero bastati. Certo a volte si fa buon viso alle delusioni, ma quel che è certo è che la storia non sia ancora finita perchè quand'anche fosse riecheggerà per l'eternità: ci sono tutti gli elementi per diventar un'opera immortale, la passione l'amore la felicità coniugale l'ebrezza la tragedia e la serenità raggiunta con le affinità elettive della musica e delle canzoni dopo tanto odio e rancore nel quale si sono annientati in un gioco al massacro devastante ma rinascendo dalle ceneri. Questo è  l'amore di Romina e del suo Al Bano.
Tra sogno e realtà a Cellino comunque è sbocciato un fiore a nome Jasmine che Al Bano ha scelto così come ha asserito perchè è un profumo del Salento. Nel nome, un destino.

mercoledì 12 novembre 2025

ELIZABET TAYLOR COSÌ DOLCE, COSÌ FORTE

 


Molti si domandano quale sia il segreto del successo di Elizabeth Taylor la quale è riuscita a prendere due Oscar  uno soffiandolo al marito Richard Burton molto più bravo di lei provenendo da teatro con una scuola Shakesperiana alle spalle. 

Eppure Liz non è mai stata un'attrice mostro sacro della recitazione perchè in tutti i suoi film lei ha sempre un'aria un po' assente a volta anche a bocca aperta molto più attenta alla sua immagine con make up perfetto con occhi e labbra truccati da far risaltare un volto bellissimo rimasto indimenticato nel cinema insieme al decolletè generoso che non ha mai nascosto in nessun film facendolo esplodere da corpetti con vitino a vespa e gonne a ruota o quelle mitiche in longuette nel film Il Gigante.

A differenza di Marilyn che era una bionda svaporata, Liz sembrava che recitasse in trance come una sorta di patata senza spirito perchè di ogni storia ne faceva un dramma.

Insomma un'oca non giuliva per quell'aria sempre ieratica ed a bocca aperta prima di pronunciar frasi con parole calme e stentate come se non le venissero in mente dal copione, più protesa ad usare un'espressione di sofferta partecipazione che di gioia. 


l suo segreto sta in quiei cinque minuti che le prendono duettando con i partner nei quali vien fuori tutto il suo temperamento di donna forte capace di mettere a sedere tutti, compreso Richard Burton che se in Bisbetica Domata si era preso una rivincita mettendola sotto, nella vita si era consumato per lei regalandole i più bei gioielli del mondo annullandosi completamente tanto da affogare nel wiscky la sofferenza per essere messo in ombra sullo schermo.

Infatti Liz in quiei cinque minuti di monologo che le venivano concessi per sfogare tutta la sua rabbia nel motivare le sue ragioni d'essere il personaggio di quel contesto cine, diventava imperiosa o crudele come nessun'altra stendendo il partner senza pietà. 

Lo aveva fatto con Venere in visone verso Laurence Harvey quando, dopo avergli schiacciato il tacco in una mano,  gli aveva sprezzantemente restituito una pelliccia di visone sgommando con una macchina rossa, oppure nel Film improvvisamente  L' estate scorsa quando spiegava l'episodio violento sulla spiaggia da dove fuoriusciva dall'acqua con un iconico costume bianco, la cui foga dolorosa metteva in ombra persino Catherine Hepburn, oppure in Cleopatra quando distruggeva la camera da letto dove aveva dormito con Marc'Antonio perchè l'aveva tradita a Roma, assumendo un'aria glaciale nel farlo mettere in ginocchio una volta rientrato in Egitto. In questi frangenti si sente tutta la sua forza dominante che conquistava il pubblico e che ha dimostrato in pieno anche nel film Chi ha Paura di Virginia Wolf nel quale insieme a Richard Burton ha duettato con battute al veleno risultate più mortali quelle di lei nel proporsi come una vecchia moglie sfatta e ubriacona incarnando esattamente l'immagine che lui aveva il vezzo di farla rappresentare in pubblico per far capire a tutti la sua supremazia di maschio dominatore. Un gioco che lei nel privato accettava e che poi gliel'aveva presentato in un piatto d'argento con la superba interpretazione in Chi Ha Paura di Virginia Wolf, film per il quale aveva preso l'Oscar. 

Ma non è finita perchè anche in International Hotel la scena clou che lei aveva rubato a Richard era stata nello spaccare un vetro con un braccio per mano violenta di lui alle spalle. E nel Gigante quando fieramente, dopo essere svenuta fragilmente sotto il sole del Texas,  si alzava all'alba per suonare la campanella e dar la sveglia a tutti, rubando la scena alla cognata per farle accettare di essere lei la nuova padrona del Rench.

Nella Gatta sul Tetto che Scotta, dove si metteva in evidenza nel scendere le scale con un iconico abito bianco a ruota  invece è quel monologo con il quale si prende la rivincita su tutti che l'additavano come una poco allineata al modello di donna del focolare rivelando di essere incinta per dare l'agognato erede al casato. 

E così si potrebbe continuare all'infinito perchè questa è la legge del cinema ed il segreto di tanti film dove bastano pochi minuti emergere sull'ensemble e dare l'imprinting a tutto il film facendolo passare alla storia. 

A concludere  Elizabeth Taylor in un'ora di film dove appariva come una bellissima oca gentile e sentimentale da rasentar la noia, con pochi minuti di monologo incazzato esplodeva in tutta la sua veemenza per stendere la vittima riuscendo nell'intento di spiazzarla e metterla in soggezione stupito da tanta furia che non si aspettava.

Quando alcuni anni fa, poco prima di morire, era venuta in Italia per un Telegatto con un abito bianco, il suo colore preferito, sorridente e svagata  inconsapevole di trovarsi tra un pubblico di burini romani del cinema italiano che la deridevano trovandola buffa con quell'aria da diva che per lei era normale perchè tale era sempre stata in tutta la sua vita, si chiedeva a voce alta: “Perchè ridono?” facendo una indicibile tenerezza a quelli che invece sanno riflettere sulla caducità della vita. Di lei comunque resta il ricordo di una delle attrici più belle ed eleganti ma soprattutto sexy del cinema mondiale.



 

martedì 11 novembre 2025

PERFETTI SCONOSCIUTI E LA SVOLTA DEL CINEMA ITALIANO

Perfetti Sconosciuti è un film di Paolo Genivese che ha segnato una svolta nel cinema italiano perchè girato come una commedia teatrale in senso scenografico ambientando la storia in un appartamento con le sequenze dalla cucina alla sala da pranzo fino a concludersi nel bagno, sia scrivendo una sceneggiatura con un dialogo in palleggio serrato delle battute a volte fulminanti a volte spiazzanti ed un tocco di brivido caldo quando la Foglietta fa palesare che sotto al vestito verde fosse senza mutandine.

Oltre alla scostumata, quello che balza all'occhio è anche un'altra nota di costume rappresentata dalla tavola imbandita da tante portate ma rigorosamente senza tovaglia, una pratica diffusa molto in America, dove tra le altre cose brindano con le bottiglie delle bevante senza il bicchiere, che invece noi italiani più raffinati (e non per nulla famosi per il made in Italy) non abbiamo adottatto nelle nostre case dove, così come nei Ristoranti, ci sono ancora le tovaglie di lino, di fiandra o anche di plastica, ma ci sono.

Il film che ha ottenuto molti consensi è da considerarsi un'americanata? Sì perchè questa tecnica teatrale - che non è teatro tradotto in film come un regista a nome Zeffirelli per esempio tanto per citare un nome di spicco sia di teatro che di cinema, e nemmeno un testo teatrale in uno sceneggiato Tv come si faceva quando era in bianco e nero per esempio con Vittorio Gassman che recitava i classici ) è stata importata dall'America avendola già vista in Carnage di Polansky con una sorta di Gruppo di Famiglie in Interno (l'appartamento) che risolvono i loro drammi famigliari rispettivamente legati ai figli per Carnage, e alle corna nei rapporti di coppia in Perfetti Sconosciuti, portate senza dignità comunque perchè finisce con botte da orbi in scena ed un abbraccio in strada a rimarcar la dinamica teatrale del film con il messaggo che la vita di coppia intesa come tradizionale etero ed esclusiva, sia solo una commedia. La commedia della nostra vita. E ci sta.

Quello che non si riesce a digerire è la portata da parte del padrone di casa interpretato da Marco Giallini della pirofila di risotto o la pasta al forno non ricordo che mette, tra l'altro ancora caldo, sul tavolo senza la tovaglia. Non si può vedere.

Una curiosità, il film ha avuto tanto successo da essere esportato all'estero, Francia in primis la quale non ha comunque acquistato il film di Genovese, ma ha pensato bene di copiarne la trama con i suoi attori di spicco, tra i quali Juliette Binoche e Guillaume Canet. Così, udite udite, l'Italia lo ha importato promuovendolo come Il Gioco delle Coppie, il Perfetti Sconosciuti alla francese. I Francesi da tempo non premiano più i nostri film né al Festival di Cannes né tanto meno al Cesar (il nostro David di Donatello), gli italiani invece comprano le croste sui suoi originali, e le distribuiscono pure.


lunedì 10 novembre 2025

ANTICHI SAPORI PETTO DI TACCHINO ALLA DUCHESSA. I

 

 

Tra i piatti tipici della tradizione parmigiana  è completamente sparito il Petto di Tacchino alla Duchessa una variante, ma più delicata e gustosa, dei Saltimbocca alla Romana. 

Il Petto di Tacchino alla Duchessa (ovviamente riferito a Maria Luigia duchessa di Parma e Piacenza) era il piatto forte del Ristorante Aurora poi diventato Pizzeria  che non è stata più all'altezza del Ristorante, considerato uno dei più eleganti e chic della città il quale onorava i tempi dei clienti che avevano prenotato servendoli in ordine di arrivo senza alcuna distinzione come fanno i grandi Ristoratori.

Il Tacchino alla Duchessa era stato gustato a suo tempo, nel 1967, da Richard Burton ed Elizabeth Taylor in sosta a Parma durante il viaggio verso Firenze per andare dal regista Franco Zeffirelli a girare il film la Bisbetica Domata. 

In quel periodo della lavorazione l'Arno il 4 novembre era esondato sommergendo di fango la città di Firenze ripulita dai volontari i cosidetti angeli del fango e con la piena raccontata in un documentario per la Tv al quale prestava la voce Richard Burton in un italiano un filo storpiato dall'accento Inglese ma con un timbro intenso che prendeva il cuore.

Richard Burton è stato un grande attore: il suo modo di recitare era molto teatrale molto "istrione" più adatto  al Teatro che al Cinema perchè lui proveniva da una scuola Shakespeariana dalla quale sono usciti grandi attori come Laurence Olivier e Kenneth Branagh. I quali curiosamente pur essendo stati grandi anche al cinema non hanno mai ricevuto un Oscar come “miglior protagonista” e nemmeno alla carriera così come nemmeno Richard Burton. Questo perchè erano probabilmente oscurati dalla fama delle loro consorti, Elizabeth Taylor, Vivien Leigh ed Emma Thompson,  tutte dive molto acclamate  e vincitrici di un Oscar (Elizabeth Taylor anche due). La competizione di coppia deve aver logorato il grande amore e sodalizio che li univa perchè tutti gli attori chiesero il divorzio non accettando i ruoli di principi consorti.

Il Petto di Tacchino alla Duchessa è composto da due fettine di tacchino farcite con fettina di crudo di Parma e scaglie di parmigiano sigillate con  stuzzicadenti, infarinate e fatte rosolare nel burro sfumando con marsala o cognac (meglio perché era in voga ai tempi di Napoleone) e finire di cuocere con salsa a base di panna con sale pepe e noce moscata e magari con pepe verde come si faceva negli anni 70 col filetto di manzo per dare più sapore al composto molto tenero e delicato.
Volendo, per facilitare, si possono fare anche come involtini.




domenica 9 novembre 2025

UN SEMPLICE INCIDENTE di Jafar Panahi

 

Gli uomini s'ammazzino pure fra di loro perpetrando anche le loro vendette da consumare senza pietà ma i bambini non si toccano e la sacralità della nascita deve essere onorata con il sostegno alla donna come cultura della vita. Il messaggio è chiaro e forte ed è quello che trasmette il regista iraniano Jafar Panahi anche interprete del film Un Semplice Incidente. al cinema Astra e per il quale è stato premiato a Cannes e alla Festa del cinema di Roma con Premio alla carriera.
Il tema di questo film fa centro andando al sodo  dei problemi reali e drammatici che affliggono un Paese dove lui dirige da dissidente del regime a costo di essere perseguitato imprigionato e censurato così come è avvenuto.

Curiosamente invece questo film è arrivato in Europa forse non tanto per un'apertura del suo Paese quanto per una assimilazione del messaggio che emerge sopra a tutte le critiche al regime come valore talmente importante da mettere in secondo piano ogni  ostilità verso il dissidente regista.  

La condivisione di questo messaggio fra seguaci fanatici e vittime di pesante condanne devastanti porta alla  fine le parti  a darsi la mano come atto di comprensione essendoci alla base una onestà ideologica di intenti sia nel perseguitare in nome dello Stato Islamico che nel pretendere il diritto alla vendetta dal perseguitato avendo lottato per affermare la democrazia. Nessuna verità ma un abbraccio, seppur ruvido, nel riconoscersi tutti parte di uno stesso mondo con un chiaro riferimento dell'autore ai bambini Palestinesi la cui triste sorte ha fatto insorgere il mondo per la pace ottenendo finalmente un cessato il fuoco, purtroppo non ancor definitivo. 

 Il film ha fatto il tutto esaurito segno che il pubblico preferisce le sale d'essai dove si “porta avanti un certo discorso” che faccia riflettere su problemi sociali e di attualità al di là dei filmettini intimisti, delle liti degli emarginati nelle periferie dei drammi famigliari o degli amplessi di cornuti seriali e donne stressate dai tradimenti inflitti che poi fanno squadra o branco rosa per vendicarsi dei maltrattamenti subiti o ragazze con le micie in calore che la danno anche se non gliel'hanno chiesta. 

Insomma quell'Itaglietta del cinema che fa disertare le sale e poi ci si chiede come mai mentre la risposta è sotto agli occhi di tutti: sono le idee che mancano perchè si copia troppo. Se un'idea va come il film di Paola Cortellesi per esempio C'è Ancora un Domani ecco che si crea il filone con a seguir una stagione di film dei maltrattamenti in famiglia tutta colpa del patriarcato ancora imperante ecc. ecc.  E nessuno che dica basta, anzi si premia la  regista,  opera prima per un filmetto non importa che sia purchè sia donna, si distribuiscono premi ex equo alle donne per fare sorellanza e se una protesta i social insorgono parteggiando per quella che si spoglia per metter in mostra la coscia lunga (e non solo) della sinistra seguace di Schlein. Altra sorella. 

Così con sorelle fratelli cognate generi e nuore e figli, tutti i vizi di famiglia sono in primo piano a sfatar quel detto che la famiglia sia cerchio magico. Macchè, un inferno. 

L'Inferno invece è altrove. Fuori dal proprio naso.


mercoledì 5 novembre 2025

AGLI ALBORI DEL FASCISMO. CRONACHE DI POVERI AMANTI


Cronache di Poveri Amanti è un film (su Rai Play) del 2954 diretto da Carlo Lizzani e tratto dal romanzo di Vasco Pratolini ambientato nel 1925  agli albori del fascismo in ascesa in Italia, con le prime squadre di camicie nere che spadroneggiavano nei quartieri di Firenze in nome della rivoluzione  che rivendicavano come loro ideologia di un futuro regime al Governo con a capo un certo Benito Mussolini da contrapporre alla monarchia.

Ogni piccolo quartiere aveva il suo Ducetto che, conoscendo tutti essendovi nato, riusciva a controllare meglio le mosse dei dissidenti comunisti che si annidavano nelle case.

Il bello del quartierino denominato Corno era interpretato da Marcello Mastroianni ragazzo molto allegro sempre sorridente nulla facente e nulla tenente che comunque andava a bottega da un titolare molto rigido e severo che poi alla fine si rivelava un burbero benefico lasciandoci la vita per la causa della Resistenza. Tra una canzonetta “Ridendo e cantando che Male ti Fo'? e l'altra “La Porti Un Bacione a Firenze”, tra una scopata alla moglie di un amico e l'altra alla signorina sotto al lampione che faceva il doppio gioco coi fascisti, Il Bello Figo era manco a dirlo ammirato da tutte le donne che si affacciavano alla finestra per spiarne le mosse, le sue e quelle dei fascistelli che si muovevano liberamente sferrando manganelli da distribuire ai disobbedienti perchè le Forze dell'Ordine arrivavano sempre in ritardo sottovalutando il fenomeno circoscritto come gruppo turbolento di minoranze estremiste. Sappiamo tutti come andarono a finire queste minoranze, infoltendo le fila della marcia su Roma.

In questo vivace quartiere spiccavano le storie di due protagoniste interpretate da una dolce Antonella Lualdi, attrice molto bella e sensibile ma sottovalutata nel cinema italiano inducendola a lavorare in Francia, ed Anna Maria Ferrero attrice molto graziosa e soprattutto brava avendo affiancato in liaison e sodalizio artistico Vittorio Gassman in Teatro con testi di William Shakespeare anche lei sottovalutata specie dopo il suo matrimonio col francese Jean Sorel, le quali vivevano storie drammatiche come compagne di perseguitati dai fascisti vittime della violenza di squadristi perchè o non pagavano il pizzo o partecipavano a riunioni della resistenza formata da classi operaie e docenti o professionisti importanti.

E' un film molto triste che lascia tanta amarezza in bocca senza bisogno di aggiungere altro.