mercoledì 30 gennaio 2013

LEONARDO DI CAPRIO UN NEGRIERO IN SMOKING


Se uno guarda Leonardo Di Caprio pensa subito: bellissimo.
Segni particolari: gli piacciono le modelle.
Ma fin da ragazzino, agli esordi cinematografici, si è conquistato il cuore di tutti i partner per la sagacia in un mix di furbizia e intelligenza le quali non sempre si amalgamano in una stessa persona. Piccolo genio dunque della recitazione che ha sviluppato in un crescendo di ruoli sempre più accattivanti facendo di lui il personaggio giusto per ruoli di amante appassionato, ribelle, scanzonato, passionale, senza regole né arte né parte. Insomma un pirata di cuori sempre alle prese con antagonisti più potenti, più importanti, più grandi di lui, anche se ragazzino perfetto.
Se James Cameron lo ha lanciato avvolgendolo di questa luce splendida immortalandolo con il Titanic, il film più amato fino ad oggi, Martin Scorseze è quello che lo ha adottato per tanti ruoli più ruvidi e robusti, nei quali Leonardo ha esternato il suo lato più aggressivo  via via accentuandosi con il passare dell’età perché la mascella si è fatta quadra e l’occhio verde saettante si è rimpicciolito contornato da folte ciglia incuneate “come per l’occhio del diavolo”, per citare Luchino Visconti parlando di Alain Delon.
Una Maschera di Ferro è infatti il film che ha rappresentato Leonardo nel dualismo della personalità aprendogli la strada a una vasta gamma di ruoli arrivando agli estremi della realtà virtuale (Inception, South Ireland),e quella reale (Gangs of New York, Nessuna Verità, The Aviator) nel quale è maturato come attore nella recitazione e come uomo di potere nello star system. Questo gli dà facoltà di poter scegliere copioni che Leonardo Di Caprio studia attentamente giorno e notte (Bar Raphaeli lo ha lasciato per questo motivo) per non sbagliare un colpo. Infatti ogni film è un successo assicurato perché se a Di Caprio piacciono copioni tosti, lui piace ai registi tosti con i quali far sodalizio artistico per mettere in risalto la sua nuova immagine di macho-man molto stilé.  Se Martin Scorseze è stato il primo ad intuire il suo potenziale di elegante Membro al Vertice esaltandolo con The Aviator che Di Caprio perfezionerà con il prossimo film Il Grande Gtsby nel ruolo di Scott Fidgerald,  Clint Eastwood ha completato l’opera con J. Edgard facendolo sfilare come capo del FBI dall’incedere autorevole, la voce roca e gutturale fra la squadra dei suoi uomini da sguinzagliare per la sicurezza della città di New York. Un mastino perfetto: la maschera di ferro come dicevamo sopra, l’erede che Clint voleva lanciare “immaginando la sedia vuota del nero”, ma gli è andata male. Politicamente parlando la scelta per la prima volta non è stata delle più lungimiranti. Lungimirante invece lo è stato Martin Scorzese, più fine ed esperto come regista geniale, che ha trasformato il mastino Leonardo-Edgar in Wolf of Wall Street prossimo film nel quale vedremo Di Caprio nel ruolo di un finanziere di Borsa duro e spietato: l’incubo dell’America in crisi e del Presidente Obama, il nero.

Il messaggio è stato colto in pieno da Queentin Tarantino regista che si ispira sempre volentieri a dei generi in salsa di pomodoro come gli spaghetti western, per offrire a Leonardo Di Caprio una sedia da negriero con il film Django Unchadain  nel quale Leonardo ha raggiunto il massimo della crudeltà infierendo sulla razza nera con un ghigno diabolico più feroce di un banchiere senza scrupoli, profittatore di ogni disgraziato a partire dall’ultimo. Il nero appunto.
Razza padrona contro razza nera che stava incalzando, per diventare a sua volta padrona. Con il Presidente Obama l’America viaggia su questa strada che comunque è lunga e inmpervia. Almeno fino a quando un nero dominerà Wall Street. In smoking.

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