lunedì 1 novembre 2021

FAI BEI SOGNI UN FILM CHE APRE IL CUORE AL MASSIMO.

Una delle cose che possono arrecare dispiacere a una persona penso sia quella di essere fraintesa nella sua buona fede per cui porgo le mie scuse a Massimo Gramellini giornalista del Corriere per averlo sempre inquadrato come opinionista dell'ovvietà quella che ti fa esternare pensieri e parole all'insegna del bene che supera il male onde attirar consensi essendo ovviamente dalla parte giusta.

Quando ho sentito condividere questo giudizio da un personaggio del film Fai Bei Sogni (su Rai Play) tratto appunto dal romanzo di Massimo Gramellini, a commentare acidamente una lettera sulla sua mamma che gli aveva aperto la porta del successo alla Stampa, mi sono ricreduta subito perchè il film mi aveva commosso come non mi succedeva da diverso tempo, per la profondità dei sentimenti provati nel dolore della sua perdita quando lui era in tenera età.

Non so se il racconto sia basato sulla sua vita vissuta ma comunque è sicuramente una parte di sé che è riuscito ad esprimere sopratutto in questa lettera in risposta ad un lettore per convincerlo ad amare la sua mamma ringraziando il cielo di averla accanto. Se questa missiva apriva il cuore di Massimo il protagonista i cui sentimenti erano da anni sopiti avendo subito un trauma da bambino che non gli aveva permesso di risolvere il lutto di abbandono per il grande dolore subito essendo la mamma “sparita” dalla sua vita senza salutarlo o dargli un bacio come non facesse parte di sé, il lettore al quale era inviata leggendola insieme alla madre ne aveva ricevuto una risposta lapidaria: “Embè adesso che facciamo, ci abbracciamo?” a dimostrar quanto il Massimo abbia battuto i tasti su un cuore spezzato di figlio senza speranza di recupero dell'amor materno.

Nel film Fai Bei Sogni, il dolore del piccolo Massimo  profondo e straziante riuscito a superare in qualche modo grazie all'amico immaginario Belfagor che gli dava le dritte per andare avanti, lo accompagnava negli anni fino ad arrivare a scoprire che la madre si era suicidata per andarsene volutamente da lui. La rivelazione lo metteva di fronte alla sua adultità nel cercare di comprendere la disperazione di mamma nel fare quel gesto tragico per non pesare sui suoi famigliari come a voler togliere il disturbo.  Il film, diretto da Marco Bellocchio e interpretato da Guido Caprino (padre) e Valerio Mastrandrea (figlio grande) era molto piacevole a vedersi anche per gli spezzoni docu in bianco e nero televisivi dell'epoca, dal serial Belfagor ai Galà del Sabato Sera con Raffaella Carrà passando dalle gags dei vari comici e le partite di pallone con le strombazzate telecronache ma soprattutto perchè si sentiva la commovente sincerità dei sentimenti rendendoci partecipi al dolore di questo bambino educato e gentile fino alla sua crescita di uomo vincente facendoci imparare ad amare l'autore del romanzo Massimo Gramellini nel comprendere la sua sensibilità e lo spessore della sua filosofia di vita alla quale non fa mancare ironia e battute divertenti. Così ora mi sento predisposta a una lettura della sua rubrica, lettere e apparizioni Tv  interessata e attenta  per la sincera stima che provo nei suoi confronti,  sperando a mia volta di non essere fraintesa come forma di piaggeria. Massimo, Massimo, Massimo! Grande.

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