Chi ha paura dell'uomo nero? I bambini no, o quanto meno i quattro bambini molto uniti fra di loro che in un paesino d'alta montagna in provincia di Udine frequentano la scuola condividendo le passeggiate nei boschi in cerca di un fantasma che ogni tanto appare osservandoli senza comunque far loro del male.
Ben presto il killer da inizio alla serie dei delitti puntando sulla madre della bambina del gruppo che ferisce alla gola dopo averle morso orecchie e naso lasciandola comunque viva mantenendo lo stesso trattamento per il figlio del sindaco ma il commissario non riesce a trovare un filo logico fra queste aggressioni mortali e crudeli risultando i casi sempre più intricato con il ritrovamento delle ossa di un bambino e un cadavere di un adulto comunque fatto sparire prima dell'arrivo della polizia giunta sul posto grazie a una soffiata. La location di questa fiction Fiori Sopra l'Inferno scelta nella zona di Tarvisio in Friuli Venezia Giulia è l'ideale per fare da sfondo ad un thriller conferendogli, con il bosco che circonda case isolate, un'atmosfera inquietante e piena di suspence perchè ovviamente l'uomo nero fra quella fitta vegetazione è sempre in agguato apparendo all'improvviso alle vittime che urlan di terrore rimanendo paralizzate dalla paura lasciandogli la possibilità di prevaricare per torturarle e uccidere. L'unico elemento che potrebbe far scoprire l'assassino dietro alle sembianze di questo mostro, sono gli occhi azzurri per cui si comincia a lavorare pescando fra la popolazione chi abbia queste caratteristiche individuate ben presto in un personaggio già additato nel Paese come diverso e pericoloso che lo fa diventare immediatamente sospettato.
Elena Sofia Ricci dà il volto al commissario, la profiler Teresa Battaglia che impariamo a capire nel suo carattere scostante con qualche flash-back dove in età giovanile viene picchiata brutalmente dal marito mentre è incinta. A tutto c'è una motivazione anche a quelle che formano un serial killer le cui crudeltà si possono amputare ad altrettante ricevute nel corso della vita, infanzia soprattutto, che una volta individuate contribuiscono a decifrare il profilo per trovare quel filo logico che possa impedire altre azioni anticipandone le mosse nell'essere riusciti ad entrare nella sua mente carpendone la strategia di attacco. Il lavoro psicologico è molto importante ancor più dell'azione per cui quando il Commissario Battaglia impedisce al suo aiutante il giovane Marini di sparare all'uomo nero che ha raggiunto dopo un inseguimento, gli dà una lezione sulla differenza tra un poliziotto pivello e una commissario profiler. Ma lui ha la volontà di imparare perchè preso da sincera ammirazione verso questo capo donna e burbera ma benefica così come dimostra quando tratta coi bambini, per cui l'intesa fra i due si consoliderà sicuramente nel tempo.
La fiction è molto avvincente ma poiché l'uomo nero è troppo presente anche alla luce del sole, viene allentata la tensione nell'abituarsi alla sua figura che non fa più tanto effetto. Belfagor per esempio, in quella famosa serie con Juliette Graco, veniva inquadrato un attimo, e sempre in pochissime sequenze per cui ogni volta che si intravedeva creava terrore togliendo il fiato.
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