Da pochi giorni è stato celebrato il giorno della memoria con la riproposizione di tanti docu e film e una nuova programmazione su Rai Uno della fiction Fernanda, interpretata da Matilde Gioli e basata su una storia vera. La protagonista Fernanda Vittgens prima direttrice donna del museo di Brera si era distinta in tempo di guerra per la grande generosità e determinazione nel salvare le opere d'arte dal saccheggio dei tedeschi e tante vite umane aiutando molti ebrei fornendo loro carte di identità false per ad arrivare al confine svizzero e trovare la libertà. L'intento nobile è perseguito comunque in maniera un filo approssimativa con tante incongruenze che comunque non hanno tolto l'interesse per una fiction che mette in luce il coraggio di una delle tante persone che in quel periodo si erano attivate per nascondere Ebrei dalle retate per l'invio ai campi di concentramento e che sono rimaste nell'anonimato. Fernanda era un personaggio in vista dell'epoca per l'incarico importante che le era stato conferito per cui il suo operato è stato riconosciuto pubblicamente mentre la fiction è andata oltre nel santificarla come da copione di ogni agiografia. Matilde Gioli interpreta il personaggio assurgendola a una sorta di vestale votata all'arte e alla salvezza di vite umane calzando i suoi panni in modo austero e dimesso senza un filo di trucco e un filo di tacco per cui a brillare sarebbero solo i suoi occhi se non fossero sempre così mesti senza quel lampo di luce che richiederebbe la fierezza nello sfidare il nemico quando viene arrestata.
La scelta di puntare sugli occhi della Gioli non sembra sia stata fatta a caso come a voler contrapporsi ad un'altra eroina di una fiction Passaporto per la Libertà di Canale 5 trasmessa il mese scorso dove si è puntato invece sulla bocca dell'interprete Sophie Charlotte a tutto rossetto a dare smalto brillante alla figura di Aracy de Carvalho vissuta realmente come addetta ai passaporti dell'ambasciata Brasiliana in Germania anche lei molto attiva nell'aiutare tanti ebrei. La serie di Canale 5 in tante puntate ha permesso di soffermarsi su tanti particolari dolorosi a scatenare emozioni e suspence che invece la fiction Fernanda in una sola puntata non è riuscita ad esternare perchè il racconto si è soffermato più sulla vita della protagonista nel percorso che va da bambina a direttrice del Museo mentre il resto è stato dipanato in un contesto molto patinato e poco credibile.
Nessuno mette in discussione le nobili azioni della protagonista e di quelli che l'hanno affiancata, ma tutto sembra svolgersi in modo irreale e abbastanza superficiale. Basti pensare alla sequenza nella quale Fernanda insieme ad un suo gagliardo operaio (Eduardo Valdarnini) con un carico di opere d'arte e la famiglia del suo professore, che aveva caldeggiato il suo talento facendola assumere al Museo, e ora ben in vista al finestrino del mezzo, si trova ad affrontare una pattuglia di blocco di camerati che l'operaio convince a farli passare perchè deve “andare a consumare un rapporto con una signora sposata e molto per bene” cercando di tenere alto il buon nome del maschio “mussoliniano”. Passato allegramente il posto di blocco, c'è un altro inghippo alla villa di campagna dove alcune signore capeggiate da Fernanda eludono una perquisizione mettendo i quadri salvati dal Museo appesi al muro della casa facendo credere ai fascisti che fossero dei falsi comprati ad un mercatino.
Intanto Milano come si evince dal docu inserito è distrutta per cui Fernanda tornata nella sua casa continua a vivere tranquillamente come se nulla l'avesse toccata con le luci sempre accese il riscaldamento sempre in funzione (visto che a letto lei e la sorella sono in sottoveste con spalline sottili) e soprattutto con tanto cibo da mangiare da permettersi di andare ad offrire ad un Ebreo rifugiato nella sua casa il piatto preferito da suo fratello! Sì ma prima della guerra perchè poi è subentrata la fame per tutti. E che dire del carcere nella quale Fernanda è stata rinchiusa? La cella single è linda spaziosa e luminosa con lenzuola pulite dove dorme scrivendo lettere alla famiglia senza subire pressioni interrogatori o torture mentre quando era libera inviava le sue missive al suo ex direttore rifugiatosi nei boschi con la resistenza che gli venivano regolarmente recapitate con indicazioni su come si salvavano gli ebrei senza pensare al rischio nel venire intercettati. Insomma è tutto troppo composto ed elegante, con la Gioli perfettina nel suo mesto rigore penalizzata ancora di più da quell'onda a capello raccolto che le incornicia il volto che non le dona affatto.
Certo il ruolo lo esigeva ma c'è modo e modo perchè confrontando la Fernanda vera con l'interprete non pare proprio che il risultato estetico-artistico sia a favore di Matilde Gioli. La quale comunque può dichiararsi soddisfatta nell'aver ottenuto finalmente un ruolo da protagonista assoluta tanto da farle dichiarare in un'intervista di essere ormai a cavallo. Al trotto comunque perchè di strada ne deve ancora fare per imparare a correre al galoppo illuminando la scena come la Carvalho!
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