Judith (interpretato da Sofia Loren nel pieno della sua maestosa bellezza con il physique du role di una guerriera) è un film del 1966 un anno prima della guerra dei sei giorni del 1967 facente parte del conflitto arabo (Egitto,Siria e Giordania)-israeliano vinta dagli israeliani, capitanati dal Comandante Moshé Dyan con Primo Ministro Golda Meyer, che conquistarono, con l'effetto sorpresa, la penisola del Sinai la Striscia di Gaza, la Cisgiordania la parte orientale di Gerusalemme e le alture di Golan.
La storia è ispirata all'episodio biblico di Giuditta ed Oloferne, dove racconta di una vedova israeliana che uccise il capo degli Assiri che assediavano la sua città, prima seducendolo e poi decapitandolo con la sua stessa spada dopo averlo fatto ubriacare.
Il film invece è ambientato nel dopoguerra con l'ebrea Judith che è una ex moglie di un generale nazista scampata all'inferno di Dacau (dove aveva subito ogni tipo di violenza dai soldati ai quali era stata assegnata per soddisfarli) la quale viene ingaggiata e portata in un Kibbutz della nuova terra israeliana per avere informazione sul suo ex marito che stava addestrando gli arabi impegnati nella resistenza.
Come Giuditta, dopo varie vicissitudini, Judith riesce a contattare il suo ex riuscendo, con un colpo di pistola, a ferirlo assistendo al colpo di grazia a lui inferto dai danni alla prigione dall'invasione al Kibbutz da parte di quegli stessi arabi che lui aveva addestrato.
Il film si presta per una riflessione attuale: se gli Israeliani hanno un capo carismatico, gli arabi restano ancora disuniti in Stati frammentati con grande dislivello fra ricchi e poveri. Non hanno ancora trovato un capo carismatico capace di accendere in loro un'idea di grandezza suscitando l'orgoglio di appartenenza delegato invece a quiei gruppi sopravissuti di Alqaeda seguaci di Bin Laden che gli sono succeduti, per cui hanno sempre un senso di inferiorità che li accompagna nonostante le grandi ricchezze, come gas petrolio e...nucleare.
Questa frammentazione, così come era accaduto all'Italia prima di Garibaldi, rende tutto il Medio Oriente fragile e aperto ad ogni tipo di manipolazione che parta dai Paesi Occidentali più potenti permettendo loro di intervenire fino a far capitolare quando “occorre” (per i loro interessi) dei regimi o intromettersi per negoziare la pace nelle loro guerriglie o guerre interne non avendo nessuno che li rappresenti a un tavolo delle trattative. Che comunque se sono auspicabili che vadano a buon fine, difficilmente sono attuabili e durature per cui diciamo che la speranza, dopo tante stragi, sia rimasta l'ultima a morire.
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