lunedì 21 luglio 2014

NON ENTRATE IN QUEL GIARDINO...

            FEDERICO ZAMPAGLIONE: SHADOW E TULPA

 I ferri del chirurgo sono le nuove armi di incisione che fanno salire l’audience: ad effetto seduzione quelle di chirurgia plastica e a combattere il male per quelle in sala operatoria.

L’una e l’altra sembrava che avessero fatto il loro tempo scemando l’interesse per queste pratiche dopo tanti format in cui si cambiavano i connotati in diretta, o tanti serial di Dr.House e Grey’s Anatomy o molte altre serie Tv in varie location Pronto Soccorso.
Invece il filone d’oro è stato ritrovato con i ferri chirurgici in mano al mostro macellaio di turno che infierisce sulle vittime nei film Horror con colpi di bisturi usati come una sorta di Zorro colpendo con tanti punitivi zac zac per lasciare il segno sulla pelle tagliando sadicamente parti anatomiche.


L’America ha da sempre detenuto il primato degli splatters, ma anche in Italia un regista come Dario Argento ha dato un notevole contributo al genere. Ultimamente si è fatto conoscere anche il regista Federico Zampaglione, compagno di Claudia Gerini colpendo con il film Shadow con una sceneggiatura originale in un ambiente molto suggestivo come le montagne d’Europa nel quale scorrazzare in Mountain Bike.




Una corsa in bicicletta effettuata di ritorno dalla Guerra in Iraq nel quale il protagonista fa degli incontri piacevoli con una ragazza (Angeline) anche lei amante della bici che si traducono poi in fughe da cacciatori per finire a rifugiarsi insieme in un antrone degli orrori dove vengono effettuate torture di ogni genere.
Zampaglione ci riprova con Tulpa, uno splatter-porno-chic ambientato a Roma negli ambienti dei locali notturni nei quali si muovono personaggi in cerca di emozioni trasgressive sado-maso.
E’ una Roma, ben lontana dallo smalto della Dolce Vita, nella quali i Romani sono degenerati con una vita notturna inquietante  animata da personaggi in cerca di ogni fra rituali satanici e colpi di bisturi assassini come una sorta di Eyes Wide Shute.


La protagonista è Claudia Gerini l’attrice più eclettica del cinema italiano perché, dopo essere esplosa con Viaggi di Nozze nel mitico ruolo di Jessica in coppia con Ivano (Carlo Verdone), ha saputo entrare con credibilità in ruoli drammatici sia al cinema con una memorabile interpretazione in Non Ti Muovere nel quale si confrontava con la bravissima Penelope Cruz, che in TV nella fiction Francesca e Nunziatina con Sophia Loren la quale si vociferava allora fosse stata mossa un tantino da gelosia verso l’interpretazione della Gerini risultata più spontanea ed accattivante rispetto a quella di maniera, alla napoletana, della Loren.
Ma la prova che ogni grande attrice deve superare è quella del film Horror che molte star Hollywodiane affrontano anche all’apice della carriera ma in corsa all’Oscar così come Jennifer Lawrence per esempio,  sugli schermi con House at the End of Street un film genere Non Aprite quella Porta lo splatter al quale si è ispirato anche Zampaglione con Shadow cercando poi il salto di qualità con questo nuovo lavoro Tulpa,  ambientato in locali di lusso, belle donne e sesso sado-maso in coppia o in gruppo.


Insomma un porno-chic e choc con morti a sorpresa perché la protagonista che si mette ad indagare di persona sui delitti entra in una spirale di orrore inimmaginabile. Immaginando però che il film sia interessante come Shadow non ci resta che andarlo a vedere. (Mercoledì nei Giardini della Paura).
                   
                     
                 

                              TRE PASSI NEL DELIRIO
Quanti appuntamenti cinematografici alle arene estive! Mercoledì, ai Giardini di S.Paolo con i Giardini della Paura. Tutto un programma.
Meglio andare accompagnati perché percorrendo il vialone dell’entrata per poi imboccare il piccolo sentiero costeggiati da fitti cespugli, l’atmosfera che si comincia a respirare è delle più inquietanti. Finalmente raggiunta la piccola area aperta allo spettacolo, il folto gruppo di persone che la occupa rasserena gli animi…fino al momento di visionare la pellicola con le “pizze”che girano su una di quelle macchine che si usano tutt’ora negli oratori.
Il genere è horror, un filino datato e con l’audio che lascia alquanto a desiderare. Gli effetti speciali farebbero inclinare piuttosto verso l’ilarità, ma invece di strappare un sorriso continuano a far paura per la mancanza totale di ironia. Il genere selezionato fa parte di quella serie ormai dimenticata e girata sulla scìa in cui eccellevano interpreti come Barbara Steel (la Vergine di Ferro), Vincent Price (Il Pozzo e il Pendolo) e Christopher Lee in Dracula il vampiro.

Ma se non devi pagare perché non approfittare? E allora andiamo pure a visionare questo genere horror-cult a cui ci piacerebbe venissero inclusi tanti film come per esempio “Tre passi nel delirio” diretto da autori come Roger Vadim con una strepitosa e ancor giovane Jane Fonda, nel primo episodio, nei panni di una contessina ricca e viziata dedita a triangoli e orge che, dopo aver ucciso il cugino perché respinta, si suicida.(Zac!)
E di Louis Malle, nel secondo, con una intrigante Brigitte Bardot in versione mora con sigaro in bocca, impegnata in una partita a carte con un sadico Alain Delon, che duetta col suo alter ego per cui, avendo vinto la partita, finisce col frustare B.B. per poi uccidersi perché tormentato dal suo doppio.(Zac!)
Ed infine, quello di Federico Fellini che dirige Terence Stamp in una corsa folle su una rossa Ferrari che lancia in volo per attraversare un baratro ma viene tranciato nella testa da un cavo di acciaio che sbarra la fine della strada.(E zac!)
Eh, roba da cinema d’Essai in cui c’è sempre da imparare e sicuramente, molti li riguarderebbero volentieri insieme ad altri films conditi di ironia come Rocky Horror, Frankestein junior( “Frankestin” diceva Gene Wilder e “Lupo ululì, lupo ululà”diceva Marty Feldman). o  “Per favore non mordermi sul collo” di Roman Polansky.
Bellissima e memorabile è quella scena in cui i due protagonisti, Sharon Tate e Polansky, mescolandosi agli ospiti di un castello in una sala da ballo a pareti a specchio, vedendo riflesse solo le loro due immagini, finiscono con un fuggi fuggi inseguiti dai vampiri affamati.
E questo potrebbe essere un film che si presta ad un Remake applicato al mondo della comunicazione globale (dove si trovano ormai gli ultimi vampiri a corto non di sangue, visto che l’anemia è stata da tempo combattuta, ma di idee) magari rivisitato e corretto con un titolo più congeniale: Per favore non cliccatemi sul collo.
Con i giornalisti messi alle strette, tutti riuniti in una sala a specchi, ci sarebbe molto da ridere nel vedere quanti di loro hanno le immagini riflesse! Diciamo, grosso modo…Treciento: chi l’ha duro la vince?  Oh, pardon, dimenticavo di dire che, prima del fuggi fuggi, Polansky non era riuscito a schivare il morso di un vampiro. E allora purtroppo bisogna proprio correggere e dir “300”: destinazione fine.


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