martedì 10 aprile 2018

LA CARMEN GITANA DI AMODIO


Avete presente la Carmen di Bizet con la coreografia di Roland Petit ambientata in un luogo che era una sorta di mix fra il Porto di Marsiglia e la Kasbah di Pepe Le Moko in Algeria, con le ballirine a capelli arruffati che sembravano uscite dal Mouline Rouge di Lautrec le quali facevano coro schioccando le dita scandendo il ritmo cantando l'Amour l'Amour, l'Amour ad accompagnare i virtuosismi di Don Josè?
Dimenticatelo. Difficile lo so ma pare che ormai tutto venga sovvertito rivoltato come un guanto come in questa v ersione di Carmen del coreografo  Amedeo Amodio nel quale il preludio mette in scena la fine di Carmen gitata tout court todo vestida de blanco che si offre come una sorta “vergine” (licenza coreografica) al sacrificio per mano del matador.




La danza di amore e morte si consuma tra i ricordi che si dipanano nella mente di Carmen sospesa in quel limbo prima di entrare nei Campi Elisi di Gladiatore memoria, facendo una carrellata su tutti gli uomini che si era presa liberamente e selvaggiamente senza guardare in faccia a nessuna delle rivali palpando nell'aria con l'intuito della femmina infoiata quello che l'avrebbe resa felice per un giorno, per una notte, per un attimo precox non facendosi scappare l'attimo fuggente, accettando di essere dominata solo da Don Josè che si è rivelato crudele quanto lei perpetrando un femminicidio annunciato.

I virtuosismi di Don Josè sono stati riservati tutti a Carmen gitana inquieta ed arrogante il cui flamenco era danzato sulle punte facendo roteare insieme al coro i sottanoni a ruota con i capelli tutti a coda ricciolosa fluttuante fino alla cintura, l'ombelico al vento e il suono delle nacchere a ritmo battente in sincrono con le note delle chitarre in un flamenco spagnoleggiante.
La Carmen di Amodio è una provocatrice che vuole affermare se stessa umiliando la rivale mettendosi sfacciatamente tra lei ed il suo amante non tanto per amarlo ma per soddisfare la sua sete infinita di seduzione nella quale prova più piacere nel conquistare che nel consumare. Carmen è una frigida, un'anima in pena perchè non è mai riuscita a trovare l'amore con quel sentimento che accende la passione, accendendosi di passione solo nel gioco della seduzione per poi bruciare come un fuoco di paglia inconsapevole del fatto che potrebbe provocare nell'altro un incendio devastante.

Presa coscienza di questo suo potere che ferisce accetta di essere ferita a morte pensando ingiustamente di meritarla.
La versione di Amodio è molto romantica come una sorta di feuilleton nel quale Carmen si vuole immolare riscattandosi da una vita vissuta in libertà senza tetto né legge diventando consapevole che la libertà finisce quando si comincia a far del male al prossimo per cui sarebbe meglio uscire di scena.
Questo romanticismo penalizza il personaggio così come l'abbiamo sempre conosciuto nella tradizione mancando di mordente specie là dove Carmen e Don Josè si dovrebbero fronteggiare a muso duro ritmando con le punte e con il tacco i rintocchi della morte: punta...tacco...punta..tacco fino all'ultimo respiro di Carmen. Zac!

Difficile dimenticare Roland Pétit e la sua musa ispiratrice Zizi Jeanmaire ad incarnare una Carmen maschietta anche se questo è un bellissimo spettacolo con Eleonora Abbagnato  molto nella parte a pancia piatta e coscia lunga che spuntava dallo spacco della gonna a ruota curiosamente integrandosi perfettamente con l'ensemble non distinguendosi dal gruppo dove le ballerine sembravano tutte in sua copia conforme mentre emergeva sulla rivale minuta e di modesta fisicità per darle modo di schiacciarla.  Troppo facile.

Avremmo preferito un duello alla pari nel quale accappigliarsi alla maniera delle gitane. Ma tantè lei è l' Abbagnato che comunque in questo connubio impari sembra molto di ispirazione Sangue e Arena con la femme fatale  Rita Hayworth e Linda Darel nel ruolo della dolce Carmen.Già negli anni 40 si sperimentavano cambi di ruoli nuove ricerche sul personaggio Carmen che ha ispirato tanti autori di Cinema e Teatro nei quali resta immortale la romanza cantata da Maria Callas: “L'amour  est un oiseau rebelle”ad accompagnare la danza di seduzione nella versione cinematografica di Carlos Saura con Laura del Sol ed Antonio Gades.
Tarattà-ttà.














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