Nicole Kidman con il film Grace di Monaco aprirà il festival di Cannes, da alcuni anni molto accogliente per le grandi produzioni Hollywoodiane alle quali si concede il Red Carpet in prima visione. Assoluta perché è sempre molto affascinante con la sfilata delle più grandi star.
Cannes apre con la biopic della principessa Grace di Monaco che si spera chiuda un filone ormai esaurito visto i flop al botteghino.
Se al pubblico non piacciono particolarmente ancor meno ai diretti interessati come gli eredi dei grandi personaggi che si vorrebbero far rivivere perché non sempre attinenti ai fatti di facciata di Famiglie per Bene che si manifestano al mondo intero.
Invece sono caldeggiate e sostenute quando il diretto interessato è ancora in vita e la biopic è stata studiata a tavolino giusto per sostenere campagne elettorali di candidati in corsa Presidenziale come per esempio Hillary Clinton per favorirne o per promuovere se stesse come la Marina Ripa di Meana che ha scelto di persona la protagonista Carol Alt molto più bella di lei a raccontare la folle vita di Marina già letta e riletta sui rotocalchi.
Pensare che queste biopic dei contemporanei abbiano un peso per rivelazioni o a squarciare un velo, così come abbiamo visto fra le ultime con Diana-Naomi Watts e Liz e Richard con Lindsay Lohan, è sbagliato perchè si sapeva già tutto.
Infatti questo è il problema delle biopic perché se si attengono ai fatti noti annoiano un filo mentre se si inventano con raccontini piccanti nessuno le prende sul serio, risultando alla fine dell’opera operazioni inutili.
E’ come se uno si intrufolasse nel privato pretendendo di essere il protagonista della sua vita, quando la vita l’ha vissuta il protagonista.
Infatti alla fine di queste operazioni nostalgia rimane solo la canaglia nella persona dell’interprete alla quale viene data tutta la responsabilità dell’esito infierendo su di lui come capro espiatorio in caso di fallimento. Giustamente perché gli autori non sono mai citati, come se fosse secondario il loro lavoro che viene alla luce solo quando viene assegnato un premio, Oscar in primis.
Su Nicole Kidman pertanto, anche se accompagnata da un cast importante, si sono lanciati in anteprima tuoni e fulmini della famiglia Grimaldi, proprio su di lei che è l’unica ad aver reso giustizia al personaggio del film.
Nessuno come Nicole infatti poteva sfilare con la regalità di una Dea Perfetta come è stata la principessa Gracia Patricia Kelly che comunque rimane sempre irraggiungibile come ogni confronto tra originale e copia.
Se qualche appunto andava fatto sono sicuramente alcune mises pressappochiste, riprodotte alla carlona come si dice in gergo, nel senso che erano poco curate nei particolari sia della confezione su misura che dei capelli a punte ribelli che nessuno ha mai visto portare da Grace Kelly la quale anche vestita da “picnic” come in Caccia al Ladro non perdeva mai in glamour ed eleganza.
La scelta su Nicole in un primo momento era stata approvata dai Grimaldi che tanto aveva contribuito con lo spot Chanel n.5 a rilanciare il profumo della Maison di Karl Lagerfeld legato da stretta amicizia alle principesse Caroline e Charlotte, ma durante la lavorazione del film sono stati tutti esclusi i componenti la Regal Famiglia di Monaco dalla consulenza e dal prezioso contributo che avrebbero potuto dare.
Così quel volersi assurgere a protagonisti della vita altrui senza capo né coda ha dato risultato alquanto sgraditi.
A cominciare dalla copia di Maria Callas alla quale per renderle onore hanno scelto di farla interpretare a Paz Vega che se anche della Callas non aveva nemmeno un fil di voce, non centrava nulla con questo personaggio perché Maria Callas sapeva recitare mentre la Paz sa solo sculettare. C’è differenza.
Povera Callas lei non potrà che rivoltarsi nella tomba subendo questa prova, l’ultima di una lunga serie dopo la soporifera Callas in Fanny Ardant e l’improbabile Callas-napoletana in Luisa Ranieri.Ma che mestizia!
Infine ecco Tim Roth nei panni del Principe Ranieri, che più che portare alla memoria il principe fa ricordare la canaglia: quando cioè la Julia Ormond in Captives gli metteva il dito in bocca per poi finire ad accoppiarsi in bagno e quando lui violentava di brutto la Jessica Lang moglie eroica di Rob Roy.
Nicole Kidman per questo film è stata candidata all’Oscar, un tributo che si doveva perché lei in ogni modo la si giri resta sempre Nicole Kidman, la Dea che emerge su tutti specie nei film corali con altre donne che non sono mai all’altezza del suo fascino e della sua “presenza” così come è stato con Nine o come in quel film Dog Ville visto recentemente anche in Tv sotto forma di opera teatrale.
Un film interessante ad illustrare che questa grande “distanza” fra lei e le abitanti che vivevano intorno faceva uscire il “can che dorme” per abbaiarle addosso arrivando ad instaurare una vera e propria persecuzione con forme degenerative fino a sfociare nella violenza di gruppo e nello stupro.
Speriamo che Cannes non sia un'altra Dog Ville per la Kidman perché se anche i Grimaldi diserteranno l’evento poco male: non fanno mica parte del cinema.
Ma sono influenti protagonisti nel volontariato e nella beneficienza per la raccolta fondi, sempre capeggiati da Sharon Stone (pagata una cifra, dal fondo “assistenza” ) che fanno parte degli eventi collaterali al Festival. Chiedilo a Loro.
Milioni di cittadini di buona volontà comunque non chiedono nulla e aspettano la scadenza dei redditi per dare un contributo del 5 per mille, frutto del proprio lavoro, alla ricerca o verso quanto più si sentano sensibilizzati.
PROFUMO DI NICOLE
Ai Grimaldi è talmente piaciuta poco Nicole Kidman nel biopic di Grace Kelly che l'hanno perfino bandita dal catalogo Chanel. Ecco lo spot
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