giovedì 13 dicembre 2018
NON CI RESTA CHE VINCERE
Tra i tanti cinepanettoni Natalizi emerge un film emotivamente coinvolgente, Non ci Resta che Vincere, storia di un allenatore di Volley un filo fumantino per eccesso di passione sportiva che si trova condannato da un magistrato donna ai lavori socialmente utili per tre mesi in un centro di disabili mentali, per aver guidato in stato di ebbrezza e rissa con la Polizia.
L'uomo è già in crisi di suo con la fidanzata ansiosa di diventare madre inchiodandolo alle sue responsabilità di convivente, con l'allenatore suo capo che non tollera la sua veemenza in campo, e con la madre ancora giovane e in calore che esige ritornare l'unica inquilina della casa occupata da un figlio che non vuole crescere.
La nuova impresa di allenatore di una squadra di un gruppo di disabili mentali dapprima lo sconforta ma nel percorso di una reciproca conoscenza si affeziona a loro sinceramente riuscendo a trasmettere tutta la sua forza passionale per fare squadra e ovviamente vincere il torneo essendo questo importante più del partecipare.
Una lezione che una ragazzina down, unica del gruppo che si unisce alla fine ed il cui talento consiste nel dare un calcio alle palle dell'avversario, “mettendolo KO”, si permette di contraddire affermando che l'importante è giocare ma non umiliare.
Il calcio nelle palle ci sta per cui copi bassi si sprecano all'insegna del tutto fa pur di riuscire a far canestro vigendo la legge del più forte perchè troppo facile darla sempre vinta al più alto.
Il quale molto spesso è anche tontolone quando è normale figuriamoci quando è disabile.
Si ride di gusto alle battute agli slanci infantili dei giocatori alla loro sete di amore che non è mai pari a quella che danno con la loro gioia di vivere in tutta innocente incoscienza ma soprattutto ci si lascia coinvolgere dallo sforzo dell'allenatore nel compiere una missione impossibile riuscendo a portarla a termine perchè animato da passione per il gioco dal quale uscirne vincente.
Partita dopo partita il gruppo riesce a collocarsi in finale partendo per la trasferta a Ternerife nel quale l'allenatore trova anche la madre in ritiro carnale con un giovanotto, anziché spirituale come aveva invece annunciato al figlio prima di lasciar l'appartamento.
La squadra antagonista è da paura con i giocatori abnormal fisicamente superdotati i quali non possono che anche se il gruppo di Montes (così si chiama l'allenatore) si batte con onore e coraggio perdendo per un punto.
Una sconfitta che se a lui brucia al gruppo non gliene può fregar di meno prendendo come si suol dire il bicchiere mezzo pieno unendosi senza perdere il sorriso ai vincitori in un abbraccio festoso ed entusiasta fra le due squadre con la “mongolina” che esulta perchè “siamo arrivati secondi!!!”.
Troppo forte anche per lui che di fronte a tanta energia positiva ed affetto dimostratogli dai suoi ragazzi si inorgoglisce del risultato che un tempo l'avrebbe fatto imbestialire, ritrovando la stima del suo capo con un nuovo vantaggioso contratto di lavoro allettante e stabile tanto di indurlo a fargli assumere la responsabilità di un futuro padre con la fidanzata sempre pronta al ruolo di madre.
Il film intenerisce ma non fa piangere perchè troppo presi a ridere alle battute e alle gags involontarie e simpatiche dell'ensemble. Bel film di produzione spagnola, questo va sottolineato
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