Gli archivi e i magazzini dei Teatri nascondono sempre dei tesoretti fra costumi scenografie parrucche e spartiti d’epoca con relative locandine o foto inedite degli artisti in back-stage.
Per gli appassionati di teatro sono pezzi inestimabili di storia dell’Opera Lirica quando la messa in scena si avvaleva di molte maestranze artigianali ad eseguire i fondali in trompe-l’oeil sempre molto suggestivi e d’effetto che contribuivano al coinvolgimento della tragedia entrando maggiormente nell’atmosfera e nel contesto in atto.
La sala di ricevimento di un castello mostrava la ricchezza del tempo con quadri importanti, arcate sui balconi dai quali intravedere il verde di un giardino lampadari a gocce pareti e soffitti decorati. Perché questa era l’opera bellezza e non ci potrete fare niente.
Invece con il tempo è stata snaturata in versione minimal con qualche cubo, un portone enorme, un trono, qualche cancello o immagini in digitale e voilà l’Opera innovata e corretta nel quale i cantanti sul palco devono essere l’unica attrazione per dare un senso di attualità al bel canto e attirare giovani con un arredo moderno e tecnologico ad effetti speciali.
Tutto a discapito dell’Opera che ha perso la sontuosità barocca a fare da cornice ad una storia tragica per dare spazio ad una leggerezza nell’allestimento che non è consona alla tragedia lirica sempre ambientata nei secoli passati fino all’inizio 900 quando iniziava la Belle Epoque con il trionfo dell’Operetta che surclassava in consensi l’Opera classica la quale riprendeva nel dopoguerra grazie alla comparsa della divina Maria Callas che la rilanciava in tutta la sua opulenza in “decadance” a livello internazionale durata fino agli anni 70 quando la rivoluzione con il lancio delle uova marce sulle pellicce e gli abiti da sera delle signore che illuminavano i foyer, ne decretavano l’inizio della discesa cosicchè l’Opera non sarà più come prima.
Pensare al restauro delle scenografie del Ballo in Maschera del 1913 è stata una bellissima sorpresa come una sorta di opera-vintage che prima dell’inizio della messa in scena al Teatro Regio ad aprire la stagione lirica 2019 è stata ampiamente documentata nella ricostruzione delle scenografie rimaste in fondo al magazzino tutte lacerate dal tempo i cui pezzi sparsi sono stati ricomposti, come in una sorta di puzzle, nel disegno originale ad effetto visivo stupefacente quasi sacrale, in perfetta sintonia con quella che dovrebbe essere la sacralità di un teatro dell’Opere per mantenere intatta la sua magia.
Portare alla luce un così affascinante tesoretto ha incantato gli spettatori passando sopra al modesto contributo dei cantanti. Non si è mai sentito un bravo/a, un battere le mani in standing ovation ma comunque l’Opera è stata ascoltata fino alla fine senza buuu anche grazie al prezioso supporto del Coro del Teatro Regio sempre di grandissimo effetto emozionale.Lo spettacolo se nell'ensemble era bellissimo non ha convinto per mancanza di dinamismo causa la staticità dei cantanti che dovrebbero imparare anche a recitare con una gestualità ad accompagnare un do di petto oppure facendo trapelare una disperazione quando si canta una supplica per essere stati scoperti in flagrante sapendo dii andare poi a morte. Non si può recitare impalati ad implorar pietà attenti solo all'acuto perchè il pubblico non si accontenta di una bella romanza se non è recitata ad arte.
Non ci resta che sperare comunque che l’operazione restauro non si fermi al Ballo in Maschera perchè questi reperti sono preziose testimonianze della cura e della passione per l’Opera in tutta la sua ricchezza spettacolare e meno male che ci sono scenografie e costumi nei magazzini da recuperare perché è difficile da riproporre ex novo al giorno d’oggi per i costi dei lavori delle maestranze degli orchestrali dei cori e ballerini che se non sono coperti da sovvenzioni statali non possono essere sostenuti. Viva l’Opera e Viva il Teatro Regio con il suo tesoretto!
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UN BALLO IN MASCHERA. VIVA VERDI. VIVA IL PARMA!
Il pubblico ha risposto numeroso applaudendo con entusiasmo all’apertura della prima scena con un divertissment gioioso e accattivante.
Fra cortigiani e coloni che complottavano contro il Governatore c’erano un gruppetto di bambini che correvano sul palco facendo impazzire la nutrice che li accudiva, suscitando in sala gridolini di piacere per l’allestimento. Dopo Imparo L’Opera i bambini sono assurti a livello di comparse sul palco per partecipare più attivamente ed apprezzare la Lirica portando avanti questa tradizione d’eccellenza, orgoglio di Parma.
Le sorprese non sono finite, perché usciti i bambini di scena è subentrata l’atmosfera sexy quando il Governatore Riccardo si reca dalla zingara per un responso che risulterà fatale per la predizione di morte per mano del suo rivale (Luca Grassi), marito dell’amata Amelia (Anna Pirozzi).
La zingara Ulrica (Julia Gertseva)lo accoglie con le satanesse che si contorcono lascivamente per terra scomponendo le vesti per lasciare le gambe nude fra le quali la più birichina introduce la manina per accendere ancor più il fuoco nella tana del diavolo. Dall’alto dei palchi il panorama era in vista vision mentre in platea forse si è persa l’audace scena: l’unica a mettere un po’ di frizzo, insieme alle piroette del paggetto Oscar (Serena Gamberoni), alla tragedia consumatasi in pieno Ballo in Maschera.
Se le scenografie fra luci e décor raffinati, erano curate non si capisce la scelta dei costumi tutti in tinta unita a tessuto lucido e colori pastello con predominanza di bianco azzurro e giallo quasi fosse un omaggio alla squadra di calcio del Parma. Viva Verdi.Viva il Parma!
L’opera infatti si distingue per la grande coralità formata da una squadra di coristi della Filarmonica del Teatro Regio protagonista nel primo e terzo atto, suggestiva e ad effetto portante guidata dal maestro Martino Faggiani.
L’orchestra era diretta dal maestro Massimo Zanetti che ha ricevuto ovazioni indirizzate anche al tenore Francesco Meli con applausi calorosi a tutti gli artisti.
Il foyer era gremito di ospiti con signore quasi esclusivamente in abito corto e sexy per le scollature abissali alle quali non hanno rinunciato nonostante i primi fiocchi di neve della stagione. Il Bar è stato preso d’assalto per le ricche sfiziosità sul banco con incredibile vendita di bottiglie di bollicine da consumare sul posto o fra i palchi.
Buona idea perché in questo tempo di crisi è stato giustamente rifornito alla grande, contribuendo insieme ai biglietti agli incassi del Teatro Regio.
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