venerdì 4 ottobre 2019

CORRERE SALTARE. VIVERE




Il nuovo film di Francesca Archibugi, una delle registe femminili italiane fra le più affermate si ripresenta col tema famiglie “in affanno” che tradotto si chiama “Vivere” come il titolo del film.
Vivere inteso per le donne come correre correre correre…fra una stanza e l’altra per la colazione alla figlia e per la sveglia al marito, correre per portare la bambina a scuola e poi a lavorare, anzi prima a lavorare e poi a chiedere il permesso per portarla a scuola avendola dimenticata, correre al supermarket per la spesa tornare a casa, dimenticare la bambina a scuola e correre a scuola dove la bambina è già in custodia ai Carabinieri e infine arrivare a casa per correre in cucina dove le vivande stanno bruciacchiando ma non tanto per non poterle presentarle a tavola e imboccare la bambina con la cena al marito davanti al p.c. ed infine andare a letto. A dormire.
Per fortuna (fortuna…) che c’è la ragazza alla pari Mary Ann (Roisin O'Donovan) che dà una mano a lavare i piatti e si sa che una mano tira l’altra come dice il vicino curioso e impiccione (Marcello Fonte) ma gentile.



Correre correre al ritmo di una danza che si alterna fra l’anatroccolo ed il cigno con le fattezze di Micaela Ramazzotti che ha le physique du role di una ballerina classica diventata insegnante per necessità la quale si fa in tre tra casa lavoro e familiari confermandosi paladina delle donne stressate per tutto il carico di responsabilità della famiglia sulle loro spalle portandole a vivere con una magrezza al limite dell’anoressia ma correndo per tutta la giornata senza mai trovare un attimo per sé.
“Ma come fai?” chiedevano ad Angela Finocchiaro nella Tv delle Ragazze che già da allora illustrava la giornata tipo di una madre di famiglia superindaffarata. “Semplice,sniffo!” 


Micaela Ramazzotti in questo personaggio è ben lungi da quello degli esordi di “Tutta una Vita Davanti” - nel quale si proponeva svaporata e inadeguata a crescere una figlia ma comunque in carne a vista pelopube - calzando a pennello il ruolo a della santa donna consentendo alla ragazza alla pari, prelevata da un convento di suore, di rubarle la scena perchè un po’ santa e un po’ puttana saltando da un letto, il suo, all’altro, quello del padrone di casa.
 Il quale vede in lei una luce - soprattutto dopo averla vista uscire nuda dal bagno (un classico della serie “attenti alla badante, alla baby sitter, alle ragazze alla pari perché girano sempre nude per casa rubando mariti, padri, nonni e tutto quanto faccia maschio benestante che respiri) - a illuminar la sua triste vita matrimoniale di giornalista free lance sempre a casa davanti al computer per cui non gli è restato che saltar da un letto all’altro calzando a pennello il ruolo di fedifrago per passione  avendo tradito la prima moglie, la seconda e l’amante con la moglie in carica con la scusa di non saper proteggere ma solo amare.
Infatti le ama tutte riuscendo a saltare dall’una all’altra per soddisfare il suo desiderio carnale cogliendo l'attimo, pur non lasciando mai sole le sue donne nei momenti di bisogno.


Altra protagonista del film è una bambinetta asmatica Lucilla che causa scompiglio alla madre con la passione della danza facendo ricordare il film degli esordi di Francesca Archibugi “Verso Sera” con la bambinetta vestita da femminista come la madre anche qui sua copia conforme.

Un tema ricorrente in questi due film Verso Sera e Vivere è rappresentato dalla depilazione col rasoio sul corpo delle protagoniste (quello di Sandrine Bonnaire dopo l’apertura del gesso e nel pube della ragazza alla pari rossa anche lì, ricoverata in Ospedale per un’operazione.
Così con quel pelo sempre open-air la ragazza spiazza dalla scena la protagonista Micaela Ramazzotti la quale ormai si può ben vedere anche dai lineamenti induriti, quanto sia cresciuta come donna e come attrice concentrata e impegnata sempre più in ruoli esagitati. Perché questo è Vivere. Son Cose! Serenity ha da venir lontano.

OK il film è giusto nell’affrontare le problematiche delle famiglie del loro quotidiano e del menage in affanno nel tirare avanti, nell'arrivare a fine mese e a restare insieme nonostante tutto. L’importante che sia la donna a correre e a far da traino sopportando ingoiando e sorvolando spesso per far tacere sensi di colpa inculcati da una madre che a sua volta si è sempre colpevolizzata così come fanno tante donne di fronte ad ogni avversità per retaggio culturale che mette la donna al centro come fulcro della famiglia, angelo del focolare e lavoratrice indefessa mentre gli uomini sono un optional viziati nel loro stato di viziosi perché “poverini sono fatti così e non aspettarti mai niente da loro” così come recita la Ramazzotti quando si prende cura della ragazza alla pari forse incinta di qualcuno, ma non importa chi.
Come dire donne volevate la bicicletta e invece vi trovate a correre correre correre…praticamente a vivere in maratona.
Il resto è saltare…sul materasso.
I personaggi comunque sono tutti positivi perché animati da buoni sentimenti anche se la carne è debole perché alla fine tutti si riscattano(il marito rinuncia perfino ad un posto fisso) in nome dell’amore che in fondo provano l’uno verso l’altro.
Non tutte le famiglie sono uguali per cui il filone non si esaurisce qui perché tanti autori si stanno orientando in questo senso cercando di mandare messaggi o idee nuove per mantenerle salde in qualche modo le coppie anche se scoppiate o in famiglie allargate. 

Gli interpreti sono bravissimi con uno strepitoso Adriano Giannini maturato come sex symbol rispetto al remake con Madonna ma di questo ce ne eravamo accorti con il film Il Colore Nascosto delle Cose in coppia con Valeria Golino; Micaela Ramazzotti è deliziosa in questa sua forma aggraziata ed esile come un giunco che si piega ma non si spezza con la quale ammanta di un’aura elegante ogni personaggio anche borderline che interpreta.
E’ un film corale dove si dà spazio a tutti i personaggi delineati dalla regista, molto brava nella scelta degli interpreti giusti come Valentina Cervi ex moglie, il figlio “piccolo Lord”la ragazza alla pari, Massimo Ghini nel ruolo di professore medico che ci prova con le pazienti e la curiosa e piacevole partecipazione di Enrico Montesano nei panni del nonno che muore mentre fa l’amore con un Trans.
Tutto può accadere anche nelle migliori famiglie perché questo è Vivere, piangere ridere amare tradire litigare farsi del male perdonarsi e, perché no, anche prenderlo in quel posto un attimo prima di esalare l’ultimo respiro e morire…per passare a miglior vita. 
Un epitaffio che calerebbe e pennello sulla tomba di questo film perché anche se intriso di positività  spegne definitivamente la speranza ai giovani di metter su famiglia.


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