mercoledì 20 gennaio 2021

MADE IN ITALY SERIE TV CON UN DIAVOLO PER CAPELLO

Su Canale 5 è sbarcato Made in Italy con Margherita Buy guest star della serie ed anche per lei vale come da me osservato nel post di Mina Settembre pubb. il 19.01.2021, a proposito di Marina Confalone. Il parallelo ci sta perchè anche Margherita Buy grande attrice del cinema viene penalizzata con la Tv.

Infatti il rischio di questo Made in Italy era quello di cadere in un tentativo di Tale e Quale Il Diavolo Veste Prada, che questa serie ha corso in pieno proprio a cominciare dalla Buy molto nella parte di Rita, giornalista in fashion della rivista Appeal con robe manteau d'epoca ( tipico abbigliamento della Middle class anni 70) la quale volendo esagerare nell'assomigliare a Meryl Streep, protagonista di quel film, ha indossato una parrucca uguale finendo per entrare nel personaggio in modo caricaturale. E' curioso che lo stesso effetto riduttivo in Tv Margherita Buy lo abbia fatto con Amiche Mie, dove le hanno messo sempre una parrucca a capelli corti penalizzante. Non si capiscono queste dinamiche perchè con lo stesso taglio al naturale la Buy è molto affascinante. Non ce n'era bisogno sicuramente.


Stessa sorte per l'assistente Irene (Greta Forte) il cui trucco e parrucco è ispirato invece agli anni 80 con ricciolini alla Jennifer Beals l'attrice rivelazione del film  Flash Dance che dopo quel lancio era sbarcata in Tv in una serie sul mondo lesbo, ricciolini che negli anni 70 non erano ancora stati inventati perchè il ricciolo di tendenza era quello crespo (ma cosa avete capito?) e afro alla Angela Davis.

La trama che racconta gli stilisti è invece attinente (e non poteva che essere così visto il grande materiale in docu ancora esistente) a quegli anni di grande creatività che ha visto nascere il Made in Italy diffusosi in tutto il mondo rendendo noi italiani orgogliosi del nostro Paese.

Tra gli stilisti e le figure di riferimento italiane compare: Giorgio Armani interpretato da Raoul Bova, Walter Albini raccontato da Gaetano Bruno, Achille Marciano recita il ruolo dello stilista Gianni Versace, Caterina Carpio veste i panni di Miuccia Prada, Silvio Cavallo recita nel ruolo di Gianfranco Ferré.  Stefano Fregni interpreta il grandissimo Elio Fiorucci, Enrico Lo Verso è Ottavio Missoni al fianco di Claudia Pandolfi che recita il ruolo della moglie Rosita Missoni, e ancora Stefania Rocca è l'attrice che interpreta la stilista e imprenditrice Krizia.  Purtroppo le loro creazioni si possono vedere solo attraverso i “figurini”stilizzati con qualche flash su mise originali in vintage.

Sarebbe stato bello invece vedere riproporre le sfilate con le creazioni originali come per esempio le maglie di Crizia con le tigri portate su calzoni in pelle o i primi tailleur maschili di Giorgio Armani quelli che hanno rivoluzionato la moda ma nella prima puntata non abbiamo avuto questo piacere per cui speriamo in una svolta nella prossima.

Per il resto non resta da dire molto se non che l'ambiente lavorativo in simil Vogue sia molto pittoresco e divertente ruotando in pratica più intorno all'assistente piuttosto che in quello della della guru della moda Rita Pasini, esaltandola in quel ruolo che fu di Anne Athaway con la variante di una collega (Fiammetta Cicogna) amica per la pelle e complice nelle birichinate tra le quali anche quella di baci saffici, a sostituire la rivale e antagonista che nel film Il Diavolo Veste Prada era interpretato da Emily Blunt attrice bravissima nell'essere odiosa tale e quale alla Capa.Insomma piccole astuzie per distinguersi dal film americano come a sottolineare che l'ambiente di lavoro in Italia fosse molto più idilliaco libero e trasgressivo molto distante dalle rivalità e dagli sgambetti di quel contesto di lavoro d'Ufficio così come ben illustrato anche nel film Donne in Carriera. Tutti film che hanno lasciato un segno perchè le donne che lavorano si sono riconosciute nelle protagoniste a confermar quel detto autorevole di Enrico Mentana pronunciato nell'intervista di Maurizio Costanzo che le amicizie di lavoro non siano mai quelle vere.

Non è così per questo Made in Italy dove, a parte l'ambiente divertente perchè creativo e dunque effervescente, tutto si svolge all'insegna del volemose bene quando è risaputo quanto il mondo della moda sia quello più individualista che ci sia non avendo gli stilisti mai fatti squadra se non squadrandosi l'un l'altro per affermar se stessi. Ma è proprio questa la sua forza perchè il made in Italy si è imposto per ricchezza di idee e di creatività in un'agguerrita competizione che invece il gioco di squadra avrebbe appianato arrivando a diffondere un prodotto d'eccellenza nazionale piuttosto che di quel stilista che lo ha firmato perchè da lui creato.

Infatti sono le griffes del Made in Italy ad aver conquistato il mondo perchè il marchio Made in Italy si è imposto per contrastare il Made in Chine che si stava imponendo globalmente sul mercato coinvolgendo molte aziende nel  supportarne la produzione segnando l'inizio della crisi del settore dal quale si sono risollevati alla grande pochi nomi, quelli della serie Tv Made in Italy  rimasti a tutt'oggi in vita, appunto: Armani e Prada, perchè hanno ampliato i loro orizzonti verso l'America con un occhio alla grande distruzione allargandosi nel campo della creatività teatrale e cinematografica perchè alla creatività hanno saputo abbinare capacità imprenditoriali e manageriali. Un lavoro enorme da personalità temprate e con le idee chiare all'insegna della vestibilità durevole nel tempo anche se con un pizzico di eccentricità. Una vestibilità a tutt'oggi ancora attuale perchè un loro capo d'epoca indossato non fa effetto vintage essendo stati creati per durare nel tempo.

Questo è il segreto che Giorgio Armani ha rivelato recentemente per dare la formula di una ripresa del settore moda troppo basata sull'effimero in una girandola continua ed alienante di sfilate con  di proposte frettolose e pressapochiste ad alimentare un consumismo usa e getta  che ormai non ci potremo più permettere.

                   




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