lunedì 30 gennaio 2017

IL NUOVO PRESIDENTE USA. TANTA VOGLIA DI LAVORARE

Il nuovo Presidente alla Casa Bianca si è già messo all'opera: lavorare e lavoro per tutti. 
“Lasciamolo lavorare” dice Nicole Kidman per dare sostegno al Presidente a costo di inimicarsi tutte le colleghe dello star system che hanno marciato contro il Presidente perchè Obama era più carino con loro.
Con le star, perchè dalle minoranze aveva preso le distanze prima fra tutte da Ophra Winphrey interprete di Selma e Butler un cuoco alla Casa Bianca perchè non si identificava in una nera arrabbiata.
Quando le nere protestavano per i diritti civili, in modo anche incivile e poco poilitically correct, lei dov'era? A studiare al College perchè Michelle ha potuto usufruire di questo privilegio pur essendo di colore ma del Nord dove la discriminazione razziale non era così sofferta.

Gli Obama sono una famiglia di colore speciale sul filo di quelle colorite di certe sit comedie degli anni 50 come i Jefferson
dove si cercava di essere all'altezza dei bianchi inanellando battute al fulmicotone che non  appartenevano al loro slang anche se facevano parte di quella middle class newyorkese che ce l'aveva fatta.
I neri con tutte le problematiche alle spalle che avevano superato non erano ancora preparati a vivere in modo brillante seguendo uno stile di vita  che andasse oltre una vita con i soldi.
Lo scintillìo era rappresentato dalla estermnazione “pacchiana” di catene d'oro e accessori vistosi come status symbol ad imitazione dei residenti nella Little Italy di razza “terrona” che scalava i vertici del potere infiltrandosi perfino alla Casa Bianca ( v.Frank Sinatra con i Kennedy)
I neri ci sono comunque arrivati dalla porta principale prendendo il posto nella stanza ovale dei Kennedy, dei Nixon dei Bush e dei Clinton che li avevano preceduti.
Finito il mandato gli Obama non si sono comunque distinti per savoir faire restando in servizio fino all'ultimo per chiudere con delle iniziative che più che essere utili al Paese sembravano sfide al mandato di Trump come quello di liberare un haker informatico, mentre avevano lasciato la condanna in contumacia a Snowden in esilio in Russia.

Gli Obama come famiglia sono state brave persone ma il Presidente Barack ha governato con molta indecisione sia verso le minoranze anche se in prima linea per difenderle dagli attacchi che si sono moltiplicati negli ultimi anni, dando counque la colpa alla libera vendita delle armi, sia nella politica estera dove nonostante il Premio Nobel per la pace non è riuscito a spegnere i focolai del Medio Oriente che, anzi, si sono infiammati ancora di più facendo guerra e rivoluzioni che alla fin fine hanno generato una fiumana di profughi ad invadere i Paesi Europei trovando una vera accoglienza solo nella Cancelliera Merkel la quale ha proceduto nell'identificazione per inserirli regolarmente nel mondo del lavoro, a differenza degli altri Paesi Italia in primis che li hanno accolti lasciandoli poi al loro destino.
Donald Trump ha cominciato il mandato erigendo un muro di confine con il Messico dal quale si infiltrano molti clandestini per porre fine alla fiumana si stranieri che rubano il lavoro agli americani.

Il mondo guarda l'America ispirandosi al suo governo: è stato così con Regan e l'edonismo Reganiano che aveva contagiato anche l'Italia, è stato così con i Clinton e le stagiste rampichine che avevano popolato il mondo del business e dello spettacolo (una specie che non si è estinta), è stato così anche con gli Obama che hanno dettato il trend dei nuovi canoni di bellezza con la pelle ambrata in pole position ritenuta la più affascinante in assoluto.
Trump ha già imposto la sua firts lady Melania come una bellissima modella che sfila silenziosa ed elegante ispirandosi a Jackie Kennedy e dettando il trend del ruolo delle donne sotto il suo mandato: puramente decorativo e di rappresentanza negli eventi di beneficienza ma soprattutto nel ritorno al focolare di casa non inteso come Casa Bianca ma proprio come residenza della Town Trump per lasciare il Presidente libero di lavorare.
E lasciamolo lavorare...come dice la Kidman. Perchè Melania non ha voce in capitolo? No, perchè nessuno a lei lo ha chiesto o forse non lo chiederà mai. 
A casa zitta e mosca. Esatto, così come fa a Mosca Vladimir Putin con la sua compagna vincitrice ai giochi olimpici di Atene che nessuno vede mai in pubblico pur avendo avuto due figli. Niet.
Con l'asse America Russia le firts ladies allineate sono così sistemate. Prima le donne e poi i bambini. Finalmente  faranno i bambini: zitti e mosca pure loro.

giovedì 26 gennaio 2017

MELANIA A TUTTO GOSSIP

Le donne parlano di Melania e gli uomini di Trump.  Per la coppia è già arrivata la sua era a tutto gossip.
Così niente bagno turco per optare sulla tazza con i maschi in piedi nei vespasiani e le donne sedute sul water.


Il nome di Melania in italiano evoca l'antagonista di Via Col Vento (in vespasiano) oppure la protagonista della cronaca uccisa mentre era accovacciata a uovo per fare plin plin sull'erba. In Inglese Melania è stato tradotto in Melanie l'antagonista della gallina di Banderas per cui ci sono diverse scuole di pensiero da percorrere per esclusione: Il vespasiano no, il water nemmeno e men che meno Melanie con l'uovo di gallina di Rosita che se le beve la Finocchiaro sotto metafora di biscotto.
Melania non ha più bisogno di essere associata e nessuna perchè lei ormai è una First Lady per cui ogni riferimnento a questi nomi non reggono in piedi.
Infatti il suo punto di riferimento resta quello di Jackie ma ha sbagliato in pieno puntando all'eleganza e non su se stessa e la sua notevole fisicità.
Intanto la scelta degli abiti sempre in bianco come una sorte di vergine rifatta è tra le più banali che potesse fare.
Non si sa chi l'abbia consigliata di mettersi in stile bon ton Casa Bianca perchè il popolino (quello che ha votato di pancia il Trump) con quel vestido todo de blanco se spazza il culo.



Lei doveva presentarsi in tutta la sua forma trionfante da fiche di Las Vegas così come l'hanno immortalata sul web e mai dimenticata come bella gnocca in casinò Royal tutto da sbancare che avrebbe fatto impazzire d'invidia tutte le star.
Invece si è penalizzata uscendo come una sorte di sciuretta del Commenda Cavaliere al Lavoro della Repubblica.
Quello di imitare Jakie è una vera ossessione per tutte le firts lady che l'hanno seguita, tranne per Hillary che ha fatto il suo percorso di politica formando la Premiata ditta Clinton la quale ha fatto il suo tempo.





Anche in Europa ci ha provato la Carlà ad imitare lo stile Jackie con il Presidente Sarkò lasciando i Francesi indifferenti perchè interessati alla sostanza del mandato Presidenziale non riconfermando la coppia dopo il primo  perchè ne avevano abbastanza del Presidente e la sua diva in Jackie.
Son tutti giochetti che lasciano il tempo che trovano: tempo di un mandato e poi a casa. A meno che non subentri l'impicment che non tutti i Presidenti hanno superato come il Democratico Clinton mentre non c'è stato niente da fare per Nixon, Repubblicano, per non parlar di Berlusconi che si è trovato impicciato fra la Merkel e Giorgio Napolitano con il beneplacito di Sarkò. La Francia ha ricominciato con Hollande l'Italia con Renzi ma tutti con un solo mandato perchè la democreazia concede la possibilità di dimostrare di saper fare e non solo chiacchiere. Con un mandato si può altrimenti meglio cambiare, no?

martedì 24 gennaio 2017

IL MALATO IMMAGINARIO IN COMEDIE-BALLET.

Il Malato Immaginario è un'opera di Molière tradotta anche al cinema con un film di Alberto Sordi che della farsa aveva fatto una storia comico-pecoreccia della tipica commedia all'italiana girando intorno all'enteroclisma-alambicco, oggetto del suo “desiderio”  per poi sfociare in un turbinio di venti come preludio per depurare l'organismo di un malato dipendente del piacere anale dato dal clistere e nell'evacuazione sul vasino. Tipica fase, di scuola Freudiana, del bambino.



A Teatro invece ci sono state innumerevoli versioni tutte imperniate su cadenze tristi e lugubri per dare dignità attraverso la sofferenza a un personaggio maniaco delle tisane depurative come a volersi liberare del peso della vita e di tutto il fardello delle responsabiliutà del quotidiano.

Il Malato Immaginario in scena a Teatro Due invece è stato una sorpresa confermata comunque dopo la scorsa edizione della Locandiera  sempre con la regia di Walter Le Moli. Il quale in questi due contesti si esprime rivelando un lato leggiadro del suo spirito creativo  che con il Malato Immaginario di Molière a sfondo musicale e danzante ha raggiunto la punta massima di spettacolo accattivante e di successo.

Con ritmo vivace ha saputo tradurre il testo originario di una comedie-ballet di Molièr  mettendo in scena un ensemble (produzione Fondazione Teatro Due) ben assortito e coeso nel recitare i versi in armonia con una mimica teatrale gesticolante nella forma e dai toni enfatici nella sostanza ad accompagnare i sentimenti dei due giovani innamoratri (la figlia Angelica, Paola De Crescenzo, ed il suo cantore Cleante, Luca Nocera) mentre, danzando sulle note in versi, cantano con voci armoniose il loro amore sotto metafora di un pastore e di una pastorella (tipico connubio dell'immaginario erotico come si evince da tante pitture e disegni dell'era “volgare” che va fino a metà 700).
Il pecoreccio del tema clistere viene sublimato da questa storia d'amore che fa da fulcro alla commedia più di quanto lo possano le evacuazioni del protagonista traducendo in pieno proprio in questo punto la comedie-ballet di Molière innovata con una citazione al musical La-la-Land (candidato all'Oscar con Emma Stone e Ryan Goslyn) con i due protagonisti impegnati in un duetto romantico e mieloso sul filone d'oro dei grandi musical Hollywoodiani.





















Ma sono tutti insieme a danzare con leggiadria e grazia sul palco del Malato Immaginario in un divertissment in ritmo seicentesco come quello che accompagnava i balli a Versailles perchè Molière era un autore alla Corte di Luigi XIV. Il quale comunque aveva rifiutato la rappresentazione dell'opera licenziando il grande commediografo, rispecchiandosi lui stesso o quanto meno buona parte della classe nobile, in quel personaggio maniaco-depresso del malato Argan, Massimiliano Sbarsi,  sempre circondato da luminari della scienza medica in veste di lugubri portatori di morte, dai quali la classe nobile si sentiva dipendente e succube, che pretendevano di dare con salassi e pozioni purgative la guarigione ad un uomo colpito dal male


La battuta di saggezza popolare lungimirante è quella del fratello di Argan, Beraldo (Emanuele Vezzoli) una sorta di angelo custode che lo illumina consigliandolo di liberarsi dei “luminari” prof. Purgon e Fecis (Nanni Tormen) e del figlio di quest'ultimo Tommaso (Sergio Filippa) aspirante sposo imbranato nel corteggiamento della giovane Angelica, perchè per guarire da ua malattia basta mettersi a riposo aspettando che passi seguendo il ritmo della natura la quale dopo ogni caduta risorge trionfante.

Solo dal bene per se stessi può nascere la guarigione per cui tutti intorno lo aiutano a coccolarsi un po' prodigandosi nel fare cerchio esprimendo a cuore aperto i loro sentimenti esternati grazie ad un escamotage della “petulante” domestica la quale facendolo sembrare morto smaschera la sua seconda moglie Beline avida e bugiuarda (Cristina Cattellani) per farlo poi finire fra le braccia dei suoi familiari sinceri nonchè della scaltra ed impicciona serva Toinette (Laura Cleri)  considerata governante insostituibile della casa perchè fedele ed efficiente.
Con una laurea ad honorem in medicina ad Argan, avendo nel corso della sua immaginaria malattia fatto una cultura sui mali e sulle cure, inscenata da amici e parenti recitando in latino maccheronico-gogliardico, il Malato Argan chiude con l'ipocondria entrando in scena in pantaloni dopo essersi liberato della camicia da nottre a danzare con il bastone in mano (arraggiamenti musicali di Bruno De Franceschi) la rinascita in una nuova vita facendo un inchino in sincrono al rotear del braccio.
Questa traduzione di Walter Le Moli è stata molto apprezzata dal pubblico che anche nell'ultima serata, dopo diverse rappresentazioni,  ha fatto il tutto esaurito in sala con lunghi applausi finali a tutti i protagonisti in abiti contemporanei (costumi di Gian Luca Falaschi), tranne Argan in perfetto stile aristo seicentesco ed i medici con mantello nero e becco a rappresentare una classe “precieuses ridicules” mentre gli altri personaggi   erano in borghese a significar che quella classe si stava imponendo in tutta la sua scaltra praticità e voglia di vivere da “incanalare” in senso positivo con arte e operosità.

Classe che comunque emergerà con tutta la sua forza manageriale e tale da superare quella nobile con la Locandiera di Carlo Goldoni in cartellone in replica e sempre sotto la regia di Walter Le Moli il quale ha fatto centro con la doppietta del Malato Immaginario (assistenti alla regia  Caroline Chantolleau e Giacomo Giuntini) sia nella scorsa stagione che in questa attuale. Bel colpo.

venerdì 20 gennaio 2017

ANNA BOLENA TRA STORIA E OPERA



Anna Bolena in scena al Teatro Regio di Parma: Donizzetti non è Verdi d'accordo, ma non mette nemmeno d'accordo sulla fedeltà alla storia dei Tudor.
 Purtroppo ci sono molte traduzioni di autori che hanno fantasticato sulla tragica storia di Enrico VIII e Anna Bolena sia al cinema che in serial Tv passando dal Teatro dell'Opera quest'ultima con la messa in scena della Bolena che duetta con la sua serva infedele e rivale Jane Seymour.
Questa versione contrasta con i documenti storici che propongono invece una Bolena fiera e aggressiva mai piegata nemmeno di fronte alla morte che lei stessa sceglieva rifiutando l'annullamento offerto da Enrico per salvarle la vita, per preservare il trono a sua figlia Elisabetta, considerata l'erede legittima dopo l'annullamento del matrimonio con Caterina.
La sua volontà di essere regina era più forte della sua vita stessa che ha così potuto perpetrare attraverso la sua specie incarnata in Elisabetta i cui tratti somatici si avvicinano molto a quelli della madre Anna tranne per i capelli rossi e la carnagione lattea ereditati dal padre. Il quale invece, sempre nei ritratti storici assomiglia marcatamente alla figlia Mary detta non a caso la sanguinaria.
Pertanto quest' abbassarsi al livello di una serva non è della personalità di Anna Bolena confermata dalla storia che la descrive rancorosa verso la sua ancella tanto da arrivare a ricattare il Re di bandirla da Corte pena di non soggiacere più con lui ben conscia del forte ascendente sessuale sul Re che l'aveva sposata dopo averla fatta sua amante e dunque conosciuta intimamente ben sapendo di che pasta fosse fatta.
Ma nonostante questo asservimento sessuale non era il sesso a fare da collante di questa coppia regale bensì l'ambizione di portare la Corona che se per Anna si realizzava nella discendenza alla figlia Elisabetta per Enrico rappresentava una frustrazione rimanendo il vuoto di un erede maschio a perpetrare il nome dei Tudor.

Un gioco duro che ha visto giocare due duri come Enrico ed Anna i quali si sono dati battaglia per questa sostanziale differenza a dimostrar comunque la sottile intelligenza della Bolena nel puntare con determinazione sulla Corona quale fulcro del potere assoluto sul Regno di Inghilterra che si sarebbe tramandato nei secoli e millenni, riuscendo con ferrea volontà nell'intento di farla posare sul capo di Elisabetta.
La quale con la fine del suo Regno ha segnato anche la fine dei Tudor, ma non della Corona perchè è passata saldamente indenne fino ai giorni nostri con la Regina Elisabetta  che la indossa negli eventi più importanti del Regno Britannico in cui regna sovrana.

Questa premessa è solo per assistere all'Opera con le idee chiare per fare osservazioni anche sui dettagli: se il Cast si è fatto onore accompagnato dall'Orchestra Regionale dell'Emilia con il Coro del Teatro Regio diretto dal maestro Martino Faggiani tutto l'allestimento ha sorpreso anche se da tempo l'Opera classica ci siamo rassegnati a vederla innovata con effetti scenografici digitali a sostituire o a supportare come in questo caso di Anna Bolena le classiche scenografie in carton-gesso ed i fondali in tromp-l'oeil illuminati con giochi di luce colorati e a intermittenza o fasci di fari puntati sul protagonista per cui il mix fra classico e moderno curati dalla scenografa Monica Manganelli è stato apprezzato avendo saputo rappresentare il contesto


cinquecentesco in modo stilizzato facendo roteare in scena delle pareti in stile trasformate in porte, finestre e prigioni  con la luce a faro ad illuminare una gabbia per la Regina come metafora di un uccellin al quale hanno tarpato le ali per interrompere il suo sogno di volare verso alti orizzonti perchè troppo carica di colpe per aver tradito il Re con vari personaggi di Corte tra i quali il fratello, Paolo Battaglia Lord Rocheford, un suo vecchio spasimante Lord Riccardo Percy Giulio Pelligra, e con il suo cantore e paggio Smenton (interpretato da Martina Belli, che non aveva nulla di efebico avendo un abbondante seno).
In realtà le colpe di Anna erano ben altre e prima fra tutte quella di aver condannato a morte dignitari importanti della Corte solo perchè ostili ed oppositori al riconoscimento del suo matrimonio e del conseguente scisma dalla Chiesa Cattolica.
Tutte colpe dal quale il Re  si voleva assolvere facendo apparire la Regina come una strega  artefice della scissione e di tutti i delitti di cui si era macchiato Enrico VIII confermati dal fatto che alla morte di Anna aveva mantenuto la sua carico di capo della Chiesa Anglicana fuori dal Papato di Roma.
Jane Seymour è una delle tante cortigiane che gli ronzavano intorno che “grazie” alla sua morte precoce nel partorire l'unico figlio maschio di Enrico, è stata assurta a mito come unico vero amore del sovrano..
Il quale invece si è sbarazzato sbrigativamente di tutte le mogli fino all'ultima (la sesta) che non ha potuto spodestare perchè morto prima lui.


Passino gli errori storici sul libretto dell'Opera, passino pure i supporti digitali perchè in questo contesto erano comunque di grande effetto confermando il talento di Monica Manganelli come fenomeno in ascesa della città di Parma, ma non passano assolutamente le scelte dei costumi con una pelliccia di volpe sul protagonista il basso Marco Spotti (Enrico) quando si sa che nel potere la più alta carica è rappresentata con l'ermellino come si evince anche dalle immagini storiche del Re.


Non passa nemmeno la scelta del vestito tutto rosso di Anna, Yolanda Auyanet, come una sorta di Rossella di Porta a Porta (v. le Porte di cui sopra)  quando sentendosi tradita dai due amanti si prostra ai piè della sua rivale Seymour, Sonia Ganassi) anche lei curiosamente vestita e pettinata come una fantessa robusta in chemisier longuette con tacco a rocchhetto e caschetto di capelli biondi e ricci come una sorta di badante o ancor meglio di Camilla duchessa di Cornovaglia mentre si inorridisce sulla scena finale quando la Bolena appare di bianco vestita in raso damascato come una sorta di Biancaneve  vittima sacrificale  della rivale in competizione per la carica di più bella del reame. Una mise virginale che contrastava alquanto con la stazza della protagonista di forma giunonica in grado di mettere KO il Re con una spallata ben assestata.
Tutto è lasciato alla fantasia dell'autore che giustamente non si è curato di dare un occhio alle immagini d'epoca nelle quali la Bolena è sempre rappresentata con il copricapo esagonale e il décolleté quadrato. Perchè copiare?
Così della Bolena originale si perde ogni memoria per riportarla in parallelo a quella dell'Aida (della quale tra l'altro la Manganelli ha curato la scenografia per altri teatri) con la Regina Amneris in duetto con la schiava rivale che comunque con Giuseppe Verdi perde la partita Regina vs Ancella-Amante del Re. Un leit motiv che vedrà protagonista anche Elisabetta con la sua dama di compagnia che intreccerà una tresca con l'amante della Regina rimanendo incinta senza il consenso di Sua Maestà.
A parte la libera interpretazione della storia Anna Bolena in questa opera è intrisa di un sentimentalismo bacchettone con tanti sensi di colpa e assoluzioni generose verso la rivale Jane Seymour prima di salire sul patibolo ingiustamente condannata dal Re perchè non la desiderava più disgustato dalle sue intromisissioni nella politica di Governo dove la Bolena metteva il naso per soddisfare le sue mire di potere dalle quali tutte le altre sono rimaste estranee accontentandosi di fare le Reginette delle feste di Corte o di essere usate come pedine (come l'ultima moglie del Re)  nella guerra fra Anglicani e Cattolici che scalpitavano per tornare a Corte .

Infatti vincevano con il breve Governo della figlia di primo letto di Enrico, Mary La sanguinaria avendo fatto strage fra i seguaci di suo Padre  allontanatosi dal Papato di Roma. Invece Elisabetta si prodigò per difendere il nuovo corso del Regno di Inghilterra combattendo e vincendo sulla cattolicissima Spagna per regnare in pace lasciando libero il suo popolo di seguirla.
Una scelta che l'Inghilterra ha fatto a quel tempo rimanendo fedele nei millenni  alla Corona dei Tudor passata nella storia da Elisabetta prima ad Elisabetta seconda  a chiudere il cerchio magico delle grandi Regine d'Inghilterra per aprirsi ai nuovi eredi al trono tutti maschi, da Carlo ai figli William ed Harry passando dal nipote George.
Tornando all'Opera, i mimi inquietanti al posto del divertissment hanno decisamente annoiato muovendosi con una lentezza che ha segnato il passo dell'opera portata lungamente avanti senza ritmo in un ambientazione da seconda guerra mondiale con i soldati in divise militari di quel tempo.


“Ho voluto raccontare la storia di due donne in un mondo dominato da maschi che si aggrappano l'un l'altra” recita il regista  Alfonso Antoniozzi nel libretto anche se non pare questa l'intenzione di Donizzetti (che ha invece fatto duettare due rivali come una sorta di donnine in crinoline ottocentesche piccole piccole e disperate: la prima perchè vecchia ciabatta, la seconda nel provar  vergogna d'essere ruba-mariti) perchè a quel tempo non c'era solidarietà al femminile ed il femminismo era ancora molto lontano. Pertanto questa libera interpretazione sembra un escamotage per fare qualcosa di originale come quella di cambiare la cornice in un quadro antico lasciando intatto il testo classico.
I giovani autori si sbizzarriscono a costo di lasciare il pubblico impreparato alquanto perplesso ben sicuri che si abituerà  al cambiamento perchè  per “attenersi” ai documenti storici  bisogna far ricerche documentandosi pazientemente facendo anche uno sforzo di costi di lavorazione che i laboratori del Teatro Regio evidentemente non sono in grado di sostenere.
In attesa che arrivino gli sbandierati fondi e sperando che vadano ad arricchire l'opera riportandola agli antichi fasti gli applausi scroscianti per questa versione di Anna Bolena non si son fatti mancare ad onorare il talento degli artisti e nel rispetto degli addetti ai lavori decretando un gran successo allo spettacolo.
“Non si viene a Teatro per l'Opera in sé perchè se vuoi ascoltarla veramente ci sono i vecchi dischi, le cassette o i dvd” dice un vecchio spettatore abituè che frequenta il Teatro già dai tempi del dopoguerra: “A Verona per esempio c'è un'acustica terribile ma lo spettacolo è unico nella sua maestosa cornice così come qui al Teatro Regio è elegante raffinato. Non si viene tanto per l'Opera quanto per la cornice con  gli scenari del palco (ora in digitale) il foyer (pochi abiti lunghi), i loggionisti (che nessuno intervista più) i palchi con gli spuntini all'intervallo (che ora si fan al cafè del Teatro), tutto un insieme che ha fatto appassionare alla Lirica  noi Parmigiani più di qualsiasi altra forma di spettacolo”.
Così parlò il tipico parmigiano melomane dalla platea.  E allora perchè cambiare questa cornice e non continuare nella tradizione degli antichi fasti?  Con questo senza nulla togliere al genio creativo innovativo di scenografi costumisti e tecnici di luci perchè ci sono tanti settori nei quali possono esprimersi al meglio.

 I templi della Lirica continuando con gli allestimenti  delle Opere seguendo la tradizione che l'hanno fatta grande diversa e unica dovrebbero essere considerati patrimonio dell'umanità.







MIDDLETON VS WINDSOR ATTACCO ALLA CORONA

 INIZIO ANNO 2017
 L'avvenimento che ha tenuto banco fra le cronache rosa di queste feste è sicuramente l'assenza della Regina Elisabetta dalle funzioni istituzionali del Natale e Primo dell'anno dove, la mattina andando alla Messa nella dimora di campagna a Sandrighan, i sudditi l'hanno sempre omaggiata da vicino dietro le transenne mentre sfilava per entrare in Chiesa seguita da tutti i membri della casa Reale. Tutti, compresi Kate e William che quest'anno hanno disertato per andare a passar le feste da mammà. Di lei,
Carol Middleton l'intrigante madre delle sorelle Kate e Pippa che, con la complicità del principe William sta spaccando in due i Windsor.
Uno sgarro annunciato tanto che la regina ha registrato il discorso della vigiglia  avendo appreso la notizia come un colpo al cuore e uno alla Corona intorno alla quale da secoli e millenni girano riuniti a Palazzo tutti i Reali affidando alla Regina la responsabilità dell'educazioni degli eredi al trono in linea di successione tra i quali i nipotini George e Charlotte anche se l'erede al trono il Principe di Galles Carlo è stato in realtà svezzato da Camilla, nominata dalla Regina Duchessa di Cornovaglia.

Ma se Camilla ora è accolta amabilmente dalla Regina perchè sa stare al suo posto defilata al punto giusto uscendo solo per qualche sfilata istituzionale o comparsata di beneficienza, la spina sul fianco è Carlol Middleton che la tormenta perchè non ha mai digerito il fatto che la figlia sia stata allontanata da Corte e soprattutto dalla vista del principe Harry che aveva buttato un occhio su di lei.
Per la signora Middleton sarebbe stato un colpo grosso ma le è andato così male da essere bandita pure lei da Corte come presenza non gradita.
La Regina infatti ha mal sopportato che la signora sia arrivata prima in clinica quando Kate aveva partorito la piccola Charlotte tanto da indurla ad irrigidirsi anche con Kate e William verso i quali aveva fatto un pensiero per lasciare loro il trono perchè molto popolari tra i sudditi rappresentando una garanzia di stabilità per la Corona dei Windsor
Per  la prima volta, giunta alla fine dei suoi anni avendo raggiunto la veneranda età di 90 anni, è diventata consapevole di sé come persona più legata alla famiglia che alla Corona d'Inghilterra sentendo molto vivo il legame di sangue con i suoi figli attaccandosi in modo particolare al primogenito Carlo con il quale si è fatta immortalare

per dare un segnale di esclusione dalla sua cerchia dei preferiti dei parenti e affini, Carol Middleton in primis sicura che anche Camilla continuerà su questa linea difensiva per neutralizzare le mire e le ambizioni di questa signora che si  comporta come una sorta di regina madre del principe William  (rimasto orfano della compianta Diana) il quale dimostrando di amarla e rispettarla  è stato preso fra due fuochi in tiro incrociato tra due suocere rivali, Camilla e Carol, e in competizione.

 I Middleton si sentono vincitori avendo un grande ascendente su William  pensando di poterlo gestire anche a costo di offendere la Regina  alla quale Kate ha già fatto ingoiare molti rospi ora trasmessi anche a Camilla non intendendo far nessun passo indietro di fronte alla duchessa di Cornovaglia. Dukess vs. Dukess, suocera vs. suocera, Windsor vs Middleton  dall'alto in basso la battaglia dei Reali è in pieno svolgimento.
Per questo alla Messa di Natale Kate ha alzato i tacchi per andare da mammà mettendo le “due vecchie” Elisabetta e Camilla in secondo piano.
La ricomparsa della Regina il giorno 8 gennaio alla Messa a Sandringham se ha messo gioia ai sudditi nel contempo li ha lasciati senza parole nel vedere sul sagrato l'intera famiglia Middleton e non quella dei Windsor.

Evidentemente la Regina voleva partecipare alla funzione in forma privata perchè non ha distribuito sorrisi né strette di mano e men che meno facendosi fotografare con i Middleton che sono rimasti a festeggiarla mescolati al popolo anche se divisi dalle transenne.
La signora Carol sorridente insieme al marito se non è stata ammessa a Corte almeno ha avuto la soddisfazione di dividere il sagrato della Chiesa per dare a tutti il messaggio di essere ancora nelle grazie  di Sua Maestà nonostante abbia preteso Kate e William con i principini di passare le vacanze di Natale nella sua casa di campagna approfittando del raffreddore di Elisabetta. Come dire che il bersaglio sia Camilla e non la Regina stessa.
Per non cadere in disgrazia la signora Carol si è premurata di andare ad omaggiare con tutta la famiglia il ritorno della Regina sfoderando un sorriso ai fotografi prima che la Regina la raggelasse non sopportando i suoi intrighi e colpi alla Corona che comunque la Regina continua a tenere saldamente sulla testa sicura che  il matrimonio di Harry sarà l'evento che ridarà smalto alla famiglia reale un filo appannata dalle trovate piccolo borghesi della signora Carol Middleton.
La quale caparbiamente non vuole rispettare il cerimoniale e le tradizioni di Corte pretendendo di essere trattata alla pari delle altezze reali della famiglia Windsor perchè se non sarà ammessa a Corte, saranno i reali Kate e William con i principini a frequentare e crescere nel suo cortile.
                     

mercoledì 18 gennaio 2017

UN MEDICO DI CAMPAGNA


I film francesi hanno scoperto il filone del medico di base dalle periferie delle città a quello di famiglia in campagna.

E' un filone d'oro perchè trova consensi fra le platee che si emozionano di fronte a tanta abnegazione di queste figure proifessionali che stanno ormai scomparendo per lasciare il posto ai Centri Medici facenti funzioni degli Ospedali con diversi laboratori per affrontare emergenze e visite specialistiche sollevando così il medico da tutte queste incombenze sulle sue spalle.
Il film Un Medico di Campagna affronta queste tematiche rappresentando il quotidiano di un medico di un piccolo centro rurale dove conosce l'anamnesi di ciascuno andando a servire i suoi pazienti a domicilio per offrire loro cure ed assistenza sociale nel prestarsi anche per dare sistemazioni dignitose a famiglie indigenti.
E' un personaggio molto amato e rispettato come una sorta di guru in grado di dare una risposta concreta a tutti i problemi degli abitanti del Paese che lui cura con la stessa attenzione e sollecitudine che rivolge alla sua anziana madre rispettando la volontà dei vecchi novantenni di voler morire nel loro letto e non all'ospedale.
Lui stesso si ritrova a dover curare un brutto male ai polmoni che però non gli impedisce di continuare ad occuparsi dei suoi pazienti accogliendo con diffidenza l'aiuto di una giovane dottoressa mandata dal suo medico dell'ospedale ad affiancarlo per aiutarlo nelle visite. Tra i due ovviamente scatta la competizione non volendo il primo allentare la presa del suo lavoro e la seconda perchè ben intenzionata a diventare medico di campagna, suo habitat naturale,  animata da una forte passione per la  professione  che svolge come una missione.


Il tirocinio della nuova arrivata si svolge di pari passo con le cure chemioterapiche del medico condotto il quale strada facendo tra un casolare e un campo rom, si compiace nel vederla inserire fra la popolazione con umitlà e spirito di sacrificio rimanendo alla fine conquistato dalla sua professionalità in perfetto mix di teoria e pratica (avendo svolto il ruolo di infermiera per molti anni prima di laurearsi in medicina) e doti umane verso i più deboli entrando subito in simpatia con un ragazzo che tutti schivano perchè pensano sia ritardato mentalmente mentre invece lei scopre essere autistico per la sua ferrea memoria e aiutando una ragazza a liberarsi dalla dipendenza del suo rozzo fidanzato che la umilia al punto di farle credere di non essere degna di diventare madre facendola abortire diverse volte.


Ma non c'è solo ignoranza gretta in questo paese perchè gli abitanti come ogni contadino che si rispetti conoscono la vita attraverso i ritmi della natura con la terra che sanno ammorbidire anche se ostica per dare buoni frutti e con gli animali domestici e da cortile e sono in grado di arricchire  la conoscenza anche di quelli che tanto hanno studiato in uno scambio proficuo e talmente positivo che alla fine il medico riesce a vincere la sua malattia riprendendo a tempo pieno il suo lavoro. E con la dottoressa sorridente a fianco.
Il film affronta laconicamente la figura del medico senza l'enfasi o lo zelo esagerato dei serial Tv da un Medico in Famiglia ai vari Grey's Anatomy per raccontare l'ultimo baluardo della sanità difesa strenuamente da medici che operano fra le comunità umili e di periferia della nostra società civile per raggiungere l'apoteosi nei Paesi del terzo mondo o in guerra con i Medici senza Frontiere, coraggiosi volontari dell'umanità più penalizzata e afflitta.
Fra tanta malasanità reale e sanità in fiction queste piccole realtà accendono una luce di speranza sulle tante ombre delle baronìe e menefreghismo imperanti che fanno ormai cronaca di tutti i giorni.
Gli interpreti di questo film Un Medico di Campagna di Thomas Lilti,  Francois Cluzet e Marianne Denicourt con le figure di contorno formano un ensemble di vita libera all'aria aperta immersa nella natura  fra campi e stalle e nel divertissment con balli di gruppo country all'insegna del vogliamoci tutti bene talmente dolce da far sognare la vita bucolica come obiettivo di un futuro in pensione con tutti i confort. Medico in primis.


martedì 17 gennaio 2017

IL CAMBIO DI FREQUENZA PENALIZZA LE EMITTENTI

Le tv generaliste sono sei. “Sette”correggeva una signora fra il pubblico ad ascoltare un esperto che pontificava sulle Tv. “Ebbene sì sono Sette. La signora ha detto Sette per cui Sette sono”.
E invece aveva ragione lui le generaliste sono sei. A Cesare quel che è di Cesare.Infatti la Sette, cambiando la frequenza, si è lasciata fagocitare dalla miriade dei canali Tv dove andarla a trovare è un'impresa. Così la perdiamo come è stato fatto con quella locale Tv Parma che molti hanno rinunciato a seguire per non prendersi la briga di telefonare ai call center o informarsi WWW. per ritrovarla sul canale 17 preferendo passare alla concorrente Teleducato anche se questa insiste senza grandi ascolti perchè gli spettatori si sono disaffezionati dopo i tagli che sono stati fatti a tanti servizi Tg  e a quelli dei format pensando di colmare la lacuna trasmettendoli in replica all'infinito.
Se sulla sparizione di Tv Parma ce ne siamo fatti una ragione di quella della 7 sarà lo stesso destino di oblìo con tanti spettatori che ringrazieranno per questa opportunità loro offerta di fare una scelta. Sì < no. No, esattamente come per Renzi, il no va soprattutto al Mentava strillone, Mentana panettiere, Mentana maratoneta e soprattutto Mentana Chicco di uva passa dentro a un panettone. Niet, non c'è più e senza lo sforzo di fare un clic perchè facendo zapping faceva sempre capolino comparendo come il reuccio dell'emittente, con Giovanni Floris il Blair de' noantri che si atteggia a delfino non tanto di Mentana quanto di Lilli Gruber che alla 7 sta facendo i più alti ascolti. Quale sarà il suo segreto, le giacche Armani? Ad ogni modo non avremo più questo piacere perchè alquanto datate diciamolo: nessuna si sognerebbe mai di indossare quiei capispalla così imbottiti a punta che se erano un must negli anni 80 non c'è più nostalgia perchè molto in linea con lo stile Cina alla quale si sono inchinati anche Dolce e Gabbana perchè dopo il Qatar è il Paese più interessante da conquistare.

Le giacchette della Gruber anni 80 non ci mancheranno né tanto meno lo show di Giovanni Floris visto che Maurizio Crozza se ne va al Canale 8 per cui il suo sorrisino sornione rinnovato ad acquolina in bocca per aver introdotto l'educazione alimentare  non ha lasciato il segno avendolo già lasciato Milena Gabanelli con le sue inchieste prima che lasciasse il suo spazio ai giovani.
Così è anche per la 7 che, uscendo dalla visuale della frequenza abituale, ha lasciato tutto in mano al Corriere che ora  farà da padrone come fonte principale ed autorevole dell'informazione. Ben gli sta al Cairo editore che non vedeva l'ora di oscurar La 7 così come aveva fatto a suo tempo corteggiando insistentemente togliendola da Forum per poi lasciarla a casa, con Rita Dalla Chiesa la figlia del Generale.

Ma evidentemente Al Cairo più che il Generale  gli stavan sulle balle le Generaliste ma nessuno l'aveva interpretato giustamente, tanto meno il Chicco. A differenza comunque di Michele Santoro indicato come il generale Massimo della Tv che invece l'aveva capito da tempo.
Eh se l'aveva capito! Infatti il Generale sta alle Generaliste come la 7 sta al Call Center o al tecnico di turno, basta andarla a cercare su www.  Sì e Capo A.
                   

sabato 14 gennaio 2017

LES ET EX MIMUNETTES

Stasera il tg 5 si autocelebra con Paolo Bonolis alla presenza dei tre direttori Rossella. Mentana e Mimun.
Per una volta parliamo di noi hanno annunciato le annunciatrici. Per una volta? Ma se a Canale 5 è tutta un'autocelebrazione dei palinsesiti strombazzando prima della loro programmazione e poi suonando le campane a festa dando i numeri di share. Ma quanto siamo bravi e quanto siamo ascoltati! L'autocelebrazione questa sera raggiunge il clou anche con le news facendo parlare i tre direttori.
Nessuna traccia delle conduttrici che come una sorta di idem con patate sono rimaste a fare da contorno a Mimun e rigorosamente in accavallo, tranne la Parodi che ora ha conquistato la scena conducendo in piedi come coprispalla di Liorni.


 

giovedì 12 gennaio 2017

TAGLIATELLE E FUNGHI AL CORRIERE


Ad ogni evento al Corriere spunta un fungo:
Ai Festival spunta Paolo Mereghetti, a S.Remo spunta Luzzato Fegis mentre alla Tv il Grasso pontifica tutti i giorni tranne il mese di agosto in cui va in vacanza. Top Secret.

E allora spunta Maurizio Porro che lo sostituisce per far le sue vacanze al Corriere.










ECCO LA RICETTA DEI FUNGHI SECCHI E TAGLIATELLE
Le tagliatelle ai funghi porcini secchi sono un piatto semplice e gustoso; estremamente semplice da preparare e realizzato con pochi ingredienti. 
 E’ decisamente un piatto tipico autunnale per chi utilizza solo funghi porcini freschi; questi secchi invece ci permettono di gustarli in ogni stagione dell’anno, anche da aggiungere in piccole quantità, ad altre preparazioni.Il segreto per un buon piatto è nella pasta all'uovo fatta in casa e un buon formaggio grattugiato sopra come il Grana Padano.


Riempire una ciotola con dell'acqua a temperatura ambiente e tenervi i funghi porcini secchi in ammollo per dieci minuti; trascorso questo tempo, travasarli su un piatto e filtrare l'acqua attraverso un colino a maglie fitte per eliminarne tutte le impurita' presenti; mettere quindi nuovamente i funghi nella loro acqua e, dopo dieci minuti, ripetere l'operazione per una seconda volta: dopo mezz'ora di ammollo, i funghi devono gonfiarsi e riprendere il loro aspetto originario; toglierli dall'acqua, strizzarli leggermente e tagliare le parti piu' grandi in pezzetti piu' piccoli; tenere da parte l'acqua di ammollo che verra' utilizzata per la cottura dei funghi.


Versare l'olio, in una padella antiaderente e rosolarvi lo spicchio d'aglio insieme al rametto di rosmarino ed al peperoncino; eliminare quindi gli odori ed aggiungervi i funghi porcini; salarli leggermente e saltarli per un minuto scarso in padella a fuoco moderato.

Bagnare con il vino e fare evaporare per circa cinque minuti. Abbassare la fiamma, aggiungere un bicchiere dell'acqua di ammollo tenuta da parte e proseguire quindi la cottura per un altro quarto d'ora circa, aggiungendone eventualmente dell'altra se i funghi dovessero asciugarsi troppo.

Nel frattempo, lessare la pasta in abbondante acqua bollente salata e, giunta a cottura, scolarla e versarla nel piatto di portata.

Unirvi il condimento preparato, una spolverata di formaggio gratugiato Grana Padano DOP, il prezzemolo precedentemente tritato e, se occorre, un po' d'acqua di cottura della pasta, che deve risultare piuttosto morbida: amalgamare velocemente il tutto e servire.

lunedì 9 gennaio 2017

ATTACCATI AL TAXI

 Capodanno in Pilotta con una bellissima festa per i giovani che hanno partecipato numerosi per festeggiare.
Era qui la festa e stavolta era in Pilotta.





Ci mancava a completare la mappa delle feste parmigiane che van da Piazza Garibaldi a Piazza Duomo da Via Farini a Via D'Azeglio passando per i nostri Borghi in un pisciatoio a cielo aperto con i giovani impegnati a segnare il territorio.



Manca qualcuno? Piazzale della Pace per essere innaffiata in tutto il prato, ma questo succede tutti i giorni per cui non fa notizia.

D'altra parte senza i vespasiani, con le toilette pubbliche del Centro che sono state chiuse e in quelle mobili dove bisogna far la fila non resta che far spallucce a “zia Laura” e plin plin! Effetto rockettaro con tifo da stadio.
Vuoi mettere nella cornice della Pilotta dove i giovani se han fatto le ore piccole gli anziani, meglio dire gli adulti, dopo il brindisi sono andati a letto per non stare a guardare la tv dove cantanti e presentatori facevano i fumini dalla bocca ballando dal freddo. E allora buona notte a tutti e tanti saluti ai suonatori con Arbore in testa che alla sua età alle due del mattino suona ancora il clarinetto.


Finalmente l'anno è comunciato: la mattina, contrariamente a tante altre feste, con il sole che splendeva la piazza Garibaldi si è animata di tante persone adulte e famiglie a passeggiar per il Centro dove purtroppo non si trovava un solo mezzo pubblico in circolazione: Dei bus nemmeno l'ombra  e dei Taxi pure perchè tutti impegnati a traspoRtare passeggeri fermi da ore all'aeroporto G.Verdi.
Radio Taxi era sempre occupata per cui non restava che mettersi pazientemente in fila al parcheggio fino all'arrivo dopo mezz'ora di un taxista incavolato nero perchè dopo essere salita sul mezzo ha incominciato a inanellare una serie di lamentele sui mezzi di trasporto a Parma che non funzionano per i poveri ma solo per i ricchi i quali non hanno problemi a prendere un Taxi.

Vabbè non è che uno prenda il Taxi tutti i giorni ma la lagnanza era giusta condividendola in pieno perchè effettivamente noi siamo indietro rispetto ai Paesi del Terzo Mondo dove i mezzi, Bus e Taxi, funzionano 24 ore su 24 festivi inclusi e sono alla portata delle tasche di tutti, organizzati anche per  un servizio di Taxi-Bus nei quali fanno salire diversi clienti distribuendo le tarriffe fra di loro.




 I Taxi circolano per tutte le strade e basta fare un cenno o un fischio alla Audrey Hepburn di memoria Colazione da Tiffany per avere il mezzo a disposizione dei singoli.
Questo in tutti i Paesi del Mondo, tranne che a Parma dove la mattina del primo dell'anno ed il giorno di Natale è consentito ai guidatori dei mezzi pubblici Bus di stare a letto a smaltire la cena della vigiglia o del cenone


Non ci resta che ringraziare tutti quelli che erano di turno a lavorare per noi cittadini come i volontari, medici, pompieri, polizia e carabinieri.
E per viaggiare,meglio attaccarsi al Taxi perchè dei guidatori della Tep non c'era traccia giustamente tutti a riposare. Altrimenti ci ammaliamo? Come avevano fatto l'anno scorso i Vigili di Roma tutti a letto alle feste di capodanno con l'influenza.
Un'idea geniale sarebbe quella di fare i turni quanto meno per le linee più frequentate come Ospedale, Stazione, Aeroporto, tutti posti strategici che in una città come Parma dovrebbero essere serviti in  modo efficiente.
Poi ci si meraviglia se scade nella classifica di qualità della vita perchè non si vive di solo crudo e formaggio.

lunedì 2 gennaio 2017

BOLERO E BOLERINO.


 Il Bolerino sta tornando in auge dopo aver imperversato negli anni novanta indossato da attrici come Kim Basinger in Cool World ed Ellen Betrix in Seduzione Pericololsa.


























A lanciarlo ora è stata Simona Ventura nell'ultima puntata di Selfie in total withe che ha chiuso ringraziando tutto lo staff e Maria De Filippi in primis quale produttrice del programma di Casa Fascino che le ha offerto questa opportunità per tornare a Mediaset. Infoltendo le fila delle tante Casalinghe Disperate Celebrity e non che ruotano intorno alla coppia Costanzo-De Filippi?





Infatti il bolerino o coprispalla era diventato un must proprio con la serie Casalinghe Disperate in versione golfino striminzito che aveva esaltato soprattutto una delle protagoniste la goffa Teri Hatcher interpretata da Susan Mayer (nella foto con coprispalla verde)


E' un capo difficile da portare perchè ci vuole una linea snella, slanciata ed elegante come quella dei toreri che lo hanno esaltato nel tipico costume del toreador.
Il bolerino o coprispalla"copre" le tante sfumature del Bolero di Ravel del quale sono state realizzate molte versioni  nella danza in primis con il grande Coreografo  Maurice Bejart in una performance a torso nudo nella traduzione maschile e a petto nudo in quella femminile per sottolineare la figura dell'androgine nel balletto del Bolero dove il protagonista sul palco diventa  preda che scatena gli istinti primordiali di un branco.
https://www.youtube.com/watch?v=rybdgpCWk5I




Invece è curiosa la traduzione di Roland Petit che sdoppia l'androgine in una coppia etero che si presta a due interpretazioni: 
- quella di boxeur che si affrontano sul ring per interpretare la guerra dei sessi
- e quella di intimissimi perchè si spogliano di un accappatotio da bagno, mettendo un filo di PIG in questa accoppiata sempre e comunque danzata in modo sublime.

https://www.youtube.com/watch?v=sQ2chcGOJgY



La versione PIG  è stata tradotta anche in TEN (10) il film con Bo Derek che fresca sposina in luna di miele, si sdraia a letto con il primo che incontra concedendosi solo con il disco del Bolero di Ravel in sottofondo senza un minimo di appeal non riuscendo a ballare ad arte tanto da mortificare la virilità del partner.
https://www.youtube.com/watch?v=u0pLZRLCfCk

Tante sfumature di Bolero solo per introdurre il bolerino, come a dire che  ogni cosa ha una sua origine, una sua storia una sua anima che tradotti ad arte fanno cultura che comunque vale anche a livello di cosina.