giovedì 11 aprile 2019

ANDREA CHENIER UNA STORIA D'AMORE NELLA RIVOLUZIONE

Andrea Chénier è un'opera poco rappresentata e non si comprende perchè- Infatti in scena al Teatro Regio di Parma in questa stagione Lirica ha infiammato i cuori degli spettatori che si sono commossi soprattutto nel finale quando il poeta Andrea Chénier (Martin Muehle) si univa in un abbraccio caldo e appassionato con la contessina Maddalena di Coigny (Teresa Romano) per salire insieme sulla ghigliottina.
La ghigliottina è stata presente fin dalla prima scena apparendo in tutto il suo orrore quando veniva squarciato il gigante telo che rappresentava Marie Antoinette la regina che ha “ispirato” la rivoluzione francese in quanto straniera e sperperatrice di denaro pubblico incurante del popolo alla fame.
Ogni rivoluzione che si rispetti deve affogare nel sangue che in Francia è stato fatto spargere dalle teste mozzate dei nobili tanto che per far lavorare a pieno ritmo il boia si è inventata la ghigliottina sostituire la mannaia di passata memoria.
Maddalena e Andrea si incontrano per la prima volta a un ballo in casa dei genitori Conti di Coigny che avevano invitato tanti personaggi della bella società e fanciulle amiche della figlia per allietare la serata nella quale Maddalena si presenta con la serva Bersi e in abiti modesti come da sua scelta non amando lo sfarzo di cappellini parrucche e decorazioni leziose.
Scelta condivisa in pieno dal costumista avendo portato in scena le fanciulline tutte vestite di bianco in gonne voile che svolazzavano gonfiandosi come in una sorta di torta meringata nella quale spiccava come una cigliegina in cima la reginetta della festa Maddalena Contessina di Coigny avendo per distinguersi un fiore rosso fra i capelli e le scarpette in tinta col tacco a rocchetto che si intravedevano dall'orlo longuette sbilenco e onduleggiante.
Vabbè siamo qui per cantare e mica per sfilare sembrava che dicessero le fanciulline le quali elevandosi con un coro angelico tutto si facean perdonar.

L'opera ha entusiasmato per ben altro, per la storia in sé in primis e per gli assolo potenti ed estesi dei cantanti a cominciar da Andrea Chénier quando entra in scena nel salotto-bene da Maddalena nella romanza in cui racconta le peripezie della sua vita nella rivoluzione vivendo in incognito affamata e malata con la fedele creola  Bersi (Nozomi Kato) che si offriva di prostituirsi per aiutarla continuando a sentirsi in noblesse oblige perchè servi si nasce anche vestiti da Meravigliose (così come si era trasformata la servetta dopo averla data a qualche cittadino)
 La contessina persa l'arroganza nel suo stato di nobile errante si scioglie il cuore per Andrea che la ricambia in pieno provando lo stesso amore che per lei prova anche  Carlo Gerard (Claudio Sgura fisicatissimo e di grande stazza) servo infedele da sempre innamorato segretamente di Maddalena fin da quando da bambini giocavano insieme senza le barriere di classe il quale si offre di aiutare “nobilmente” il rivale perchè ricambiato dalla contessina.
Un gesto generoso ma vano perchè i due innamorati una volta scoperti dalle spie del Tribunale del Terrore scelgono il patibolo chiudendo con un duetto talmente emozionante da far scendere qualche lacrimuccia.
Ebbene sì, perchè l'opera ha colpito per l'impeto a cuore aperto con la quale è stata cantata dai protagonisti, per la messa in scena delle masse con un coro (sempre diretto dal maestro Stefano Colò in un ensemble fra orchestra dell'Emilia Romagna Associazione Coro Lirico Terre Verdiane  e Fondazione Teatro Comunale di Modena) mirabilmente super inteso come superbamente imperante in un contesto rivoluzionario fra lo sbandierar di vessilli al grido di libertè fraternité egalité e il tonfo sordido della ghigliottina a seminar in tutta la Francia un periodo di terrore dalla quale è riemersa con un Napoleone. Imperatore. Il quale a sua volta  ha dissanguato i francesi con le guerre di conquista d'Europa finite a Waterloo come una sorta di oltre al danno anche la beffa.
Grandi applausi per tutti che si sono estesi anche verso un'ospite importante che il pubblico riconosciuto e omaggiato con un'ovazione: tutti in piedi dai palchi alla platea ad applaudire Renata Scotto la grande soprano mantovana che l'Andrea Chénier aveva cantato insieme a Placido Domingo. Correva l'anno 1976 mentre a Parma l'opera è stata rappresentata 20 anni fa. Non solo Verdi comunque perchè i Parmigiani hanno dimostrato di apprezzare questa opera lirica Andrea Chénier eseguita secondo i canoni classici del melodramma con la musica di Umberto Giordano.
Direttore concertatore Giovanni Di Stefano Regia di Nicola Berloffa Scene Justin Arienti, Costumi Edoardo Russo e Luci Valerio Tiberi.Grande spettacolo.

NOTA DI COSTUME Lo stile Roccoco'



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