giovedì 31 ottobre 2019

TENDENZE STAGIONE DI CACCIA






LA RICETTA E'
FAGIANO ALLA CACCIATORA



Lavare il fagiano ed eliminate gli eventuali pallini e piume residue, spezzatelo, iniziando dalle ali e le cosce, cercando le giunture per non frantumare le ossa che poi potrebbero pungere.

Inseritelo in una ciotola con la salvia, l’alloro spezzettato, il timo, il rosmarino, le bacche di ginepro schiacciate leggermente in un mortaio, il pepe nero in grani, il succo di mezzo limone e l’altra metà tagliata a piccoli spicchi. Unite un giro d’olio, il vino rosso e coprite bene con una pellicola prima di lasciare riposare in frigo per circa 12 ore.

Scolate i pezzi di fagiano e fate rosolare in un tegame con olio extra vergine d’oliva, insieme alla salvia, al rosmarino, al timo, all’aglio in camicia, al pepe nero e alle bacche di ginepro, (eliminate il limone a spicchi e l’alloro). Rivoltate i pezzi e quando si saranno dorati da tutti i lati sfumate con un bicchiere di vino bianco.

Lasciate evaporare alcuni minuti e aggiungete i pomodorini lavati e tagliati a pezzi, salate, coprite la pentola e portate a cottura per circa 40 minuti aggiungendo qualche cucchiaiata di brodo.

Alla fine aggiungete le olive nere e la scorza di limone tagliata a listarelle sottili o grattugiata, aggiustate di sale e pepe e lasciate sul fuoco ancora alcuni minuti prima di servire.

mercoledì 30 ottobre 2019

DA STRISCIA ALLE JENE: L’INFORMAZIONE D’ASSALTO IN TV


Striscia la Notizia è in competizione con Le Jene anche se non dovrebbe esistere perché diverse l’una dall’altra ma forse entrambe sono arrivate ad una svolta stante la carica dei social che la stan facendo sempre più da padroni sul web. Il programma di Antonio Ricci si è mantenuto nel tempo leggero e scanzonato puntando ad una conduzione ironica e stacchetti con veline che da acqua e sapone sono diventate sempre più sexy ma comunque sempre come ragazze della porta accanto in linea con i costumi del tempo.
I servizi sono snelli toccando temi di grande attualità e mandando sul posto inviati coraggiosi che spesso vengono menati. Questo dovrebbe dare credibilità ai servizi ma non si sa se vengano picchiati per la loro insistenza o perché abbiano toccato nel segno. Tutte due diciamolo perché quando si toccano argomenti scottanti bisogna affrontare i malviventi a muso duro a confermar quel detto che quando il gioco si fa duro bisogna mettere in conto minacce di morte e menate che farebbero paura a chiunque ma non a questi impavidi e nello stesso tempo scanzonati inviati che si presentano in divisa da “fumetto” con una dialettica particolare come quella forbita di Moreno Morello per esempio diventato un mito con i suoi tampinamenti cardiopalmici.
Il tocco di leggerezza è importante così come fa Striscia per sottolineare il fatto di non aver la pretesa di emettere sentenze condannare o quant’altro ma solo quello di informare lasciando ai Tribunali e alle Competenti Sedi di fare il loro corso.
Tutto si svolge all’insegna del burlesco nel denunciare sprechi degrado o comportamenti scorretti o delinquenziali mettendo alla berlina i malcapitati, presi in “castagna.


Le Iene (nelle foto in versione femminile plurale) invece pur mantenendo il ritmo scanzonato degli stacchetti che con la morte di Nadia Toffa sembrano essere stati soppressi, si dilungano con servizi d’assalto alla baionetta perché sempre più aggressivi avendo come scopo quello di processare piuttosto che mandare a processo trasformando i loro show in una sorta di molestia verso il presunto colpevole che a questo punto diventa vittima “in attesa di giudizio”. Sì quello della magistratura, ammesso che questa si smuova, davanti alla quale si presenta ammantato di colpevolezza come un condannato sottoposto a tortura.
Nella foga della loro missione di “angeli vendicatori” si intrufolano anche fra gli ergastolani come Rosa e Olindo a dimostrare la loro completa estraneità nonostante abbiano confessato. Sotto tortura anche loro?


Ogni appiglio è buono per inscenare un processo degno di Quarto Grado sostituendosi al conduttore storico Jannuzzo al quale fanno la vera concorrenza, altro che Striscia.
Ad ogni modo le Jene sembrano siano diventate una sorta di raccoglitore di rifiuti di plastica gettati perfino da Bruno Vespa perché ormai al plastico preferisce il politico o lanciare programmi della Rai per avere in studio le star delle fiction o di Ballando che fanno più audience.
A concludere comunque ben vengano questi show di denuncia o di processi virtuali se almeno arrivassero a risolvere situazioni irrisolvibili.


Infatti nonostante l’indignazione suscitata da alcuni servizi analoghi d’assalto come quello dei maiali di Report la pubblicità del prosciutto in Tv è aumentata sempre di più e non solo a livello locale, segno che nessuno si indigna  cosicchè più che il reclamo poté la reclame secondo la legge di mercato dove evidentemente più che le vacche siano i maiali a far da padroni.
Come a dire che in Tv ormai ci sia più domanda che offerta. “Il tempo delle chiacchiere per te è finito Principe” che in gergo maialesco si chiama il Culatello, mentre il Re del crudo è sempre di Parma ed è tutto grasso che cola.
Il tempo delle vacche magre in Tv è cominciato…quelle grasse sono tutte sui social. Non resta che andare al cinema.

martedì 29 ottobre 2019

ELLE FANNING LA NUOVA MUSA DI WOODY ALLEN


Sei giovane e carina, sulla cresta dell’onda? E allora un posto nel film di Woody Allen è assicurato.
Woody torna al cinema sdoganato dal Mee Too con il film Una giornata di Pioggia a New York per riprendere la sua vena incessante creativa che ultimamente si è rivolta sempre più al mondo dei giovani in parallelo con quello degli adulti.
La sua nuova musa è Elle Fanning attrice in grande ascesa a Hollywood che Woody non si è fatto scappare confezionandole un film su misura anche se su modelli giù collaudati con la giovane che cerca il suo posto in una New York romantica tanto cara a Woody esaltata con il film Manhattan che aveva lanciato Mariel Hemungway nel ruolo della teen ager innamorata di lui che se la spupazzava mentre frequentava Diane Keaton e   Meryl Streep.



Elle Fanning curiosamente assomiglia a Mariel Hemingway la quale dopo questo film sembra che si sia interrotta la sua carriera per cui speriamo che non succeda anche ad Elle Fanning bambina prodigio e ora in grande ascesa come tipologia di adolescente in bilico tra virtù e vizio così come l’abbiamo vista in film recenti come l’inquietante American Pastoral e  l’Inganno.
In questo film di Woody il suo ruolo è quello di una ragazza intellettualmente spocchiosa aspirante giornalista con un fondo di amoralità elegante e sagace, un classico dei film di Allen, contesa dall’uomo maturo e dal suo ragazzo (il talentuoso Thimotée Chalamet) in un tiro incrociato pieno di battute palleggiate in triangolo gestito con grazia e soave leggerezza come da copione del regista.
Il film dalle prime battute si riconosce nella firma ma anche nella trama che sembra quella di Cafè Society con Kristen Stewart nel ruolo di una ragazza come tante che l’incontro con l’uomo maturo le cambierà la visione della vita dove si impara ad infilar la scorciatoia del prendi tutto e subito perchè quando lui si presenta bisogna prenderlo  "al volo”tutto e subito  senza girarci intorno "perchè ogni lasciata è persa".
La citazione è presa dal film sempre di Allen To Rome With Love recitata da Alessandra Mastronardi in viaggio di nozze col fresco maritino che si concede una scappatella col divo incontrato per strada per poi sostituirlo ben presto con il ladro di turno con pistola infilatosi nel letto ancora caldo lasciato dal profittatore impersonato da Antonio Albanese che così va in bianco.
Come in questo film anche il fidanzatino di un Giorno di Pioggia a New York  trova avventure da vivere su un set insieme a Selena Gomez con la quale scambia un lingua in bocca vero e la solita professionista (che nel film To Rome With Love per esempio era impersonata da Penelope Cruz) che a prezzo convenuto gli fa un servizietto.
Insomma parallelismi tra i film adolescenziali di Woody Allen che danno un aiutino per crescere in fretta ed arrivare primi evitando di seguir la strada maestra per uscire  dalla favola di Bella Addormentata (tra l’altro interpretata proprio da Elle Fanning  per cui la scelta non sembra fatta a caso).E il Mee Too è servito.
Anche per la musichetta di Un Giorno di Pioggia a New York  in sottofondo e a ritmo orchestrina jazz allegra andante e insistentee  corre una citazione essendo uguale a quella che accompagnava il film Vicky Cristina e Barcellona.
Così Woody Allen è tornato per riproporre un pout-purri dei suoi film con nuovi attori altalenandosi fra motivi noti di jazz e classici, mettendo in fondo la sua firma da esportare in Europa perché noi adoriamo il genio che fu, facendo un distinguo con la persona in questo caso accusata in America di pedofilia in una causa di separazione legale dove la parola comunque  è uguale per entrambi i coniugi perchè i figli non fanno testo essendo manipolabili.

martedì 22 ottobre 2019

VERDI OFF DAL DRAMMA ALLA FARSA


Dispiace molto dover smorzare i toni trionfalistici con i quali è stato chiuso il Festival Verdi su certi giornali locali dove si parla appunto di grande trionfo. Certo il maestro è stato acclamato ma solo sul palco del Teatro Regio e non certo negli eventi collaterali primo fra i quali il Verdi Off con i suoi teatrini allestiti nei borghi nelle piazze e piazzette oppure alle finestre per raccogliere sotto il popolino quello che non è riuscito a partecipare all’Opera e distribuire qualche assaggio come una sorta di panem et circenses.
Infatti questo  binomio Verdi Off, mi fa venire in mente le domeniche ecologiche (verdi-ambiente) di passata memoria, quelle introdotte nel 2001 con il Comune che allestiva nelle piazze e nei borghi, per radunar il popolo, giochi circensi con giostrine pagliacci nani e ballerine per allietare queste giornate invogliando nel contempo i parmigiani allo shopping nel guardare le vetrine. I politici approfittavano di “questi bagni di folla” come manna dal cielo per allestire i loro banchetti e fare propaganda in mezzo alle giostrine insieme ai pagliacci nani e ballerine.

E questo sembra che sia anche il Verdi Off con Giuseppe Verdi ridotto quasi ad un pagliaccio perché gli eventi non erano all’altezza del maestro sicuramente.
Io personalmente ho assistito ad un evento preannunciato come una sfilata di costumi del Teatro con musiche di Verdi in un Centro Commerciale dove invece di una sfilata c’erano due manichini con un ragazzo e una ragazza seduti per terra che suonavano le arie delle romanze del maestro
ma davano l’impressione di essere artisti di strada per raccogliere qualche euro con una ciotolina mettendo solo tristezza così come tutti questi eventi collaterali che alla fin fine si riducono a spettacolini ridicoli che non celebrano la grandezza di Verdi. Allora era molto meglio quando le opere si trasmettevano in diretta in Tv dando la possibilità a tutti, ammalati in primis, di ascoltarle insieme alle sfilate del foyer dove l’eleganza e i decollété erano un filo filo più ricercate avendo la telecamera con vista "o-pere".

La Tv locale ha mantenuto comunque i docu di Mauro Biondini molto apprezzati
con il suo Vi Racconto l’Opera specie quello riferito a Renata Tebaldi con spezzoni originali interviste e carellate tra i palchi.
E' inutile purtroppo dire le cose per poi veder uscire articoli con questi toni trionfalistici perchè corre l'obbligo come una sorta di noblesse oblige di parlare sempre bene anche se non è vero, per questioni di immagine di marketing e di turismo, ma dire effettivamente quello che è la realtà può aiutare a migliorare.
Sempre ammesso e non concesso che a Parma “comunque vada sarà un successo” il rischio è quello di cadere in paranoia nel celebrarsi Capitale di ogni evento che allestisce ad ogni cagatina di rondine per far Primavera.
Il modello Parma, città campione, del binomio Ubaldi-Vignali sappiamo tutti come sia finito. Certo la nostalgia è canaglia, l’importante non insistere nel far “canaglie impunite” nell’inseguir orme di antichi fasti allestendo continui festini noiosi che disturbano solo il sonno dei residenti.
Tanto per finire in bellezza:l’anno scorso era stato allestito un evento con i balli originali della pizzica in piazza Ghiaia e bancarelle per far conoscere i sapori della Puglia che si potevan trovare tranquillamente in un negozio di Via Garibaldi se non avesse chiuso perché non vendeva,  per cui incentivare il commercio dei piccoli negozi non sarebbe male senza dover allestire giostrine e orchestrine di pagliacci nani e ballerine che si possono andare tranquillamente a vedere al circo.

LO STILE NEI DETTAGLI DEL LOOK MASCHILE.

Quando si dice lo stile nei dettagli...
Martin Scorzese alla prima Londinese di The Irishman era apparso sul red carpet insieme ai due protagonisti Al Pacino e Robert De Niro, interpreti indimenticati del film La Sfida i quali si sono sfidati a colpi di orlo come si dice in gergo alla "carlona" perchè tutto afflosciato sulle scarpe come se i pantaloni fossero stati comprati e indossati.
Lo stile di Martin Scorzese invece è impeccabile perchè cade a filo a piombo perfettamente come se fosse un prodotto su misura made in Italy.
Eppure sono tutti e tre italo-americani ma evidentemente l'unico ad aver mantenuto l'imprinting delle sue origini è Martin Scorzese perchè gli altri due si sono integrati perfettamente con lo stile americano tutto improntato verso l'esaltazione del look femminile piuttosto che quello maschile, lasciato allo stato brado come si evince dalla foto sopra con la giacca slacciata e le sneakers, esaltato solo da quello British il cui testimonial d'eccellenza è sempre Bond James Bond attualmente interpretato da Daniel Craig.
Il quale ha raggiunto la perfezione con due piccoli diamanti al posto dei bottoni del collo della camicia. Una raffinatezza dello stile maschile che ha surclassato l'orologio sui polsini dell'avvocato Gianni Agnelli considerato un mito dello stile italiano nel mondo.


mercoledì 16 ottobre 2019

LE VERITA’ TRA LES FEUILLES MORTES


Hikazu Kore’eda è un regista Giapponese che si è affermato in Occidente con due bellissimi film come Ritratto di Famiglia con Tempesta e Affari di Famiglia dove le problematiche  si dipanano in un tema ambientalista, il primo con l’arrivo di un ciclone (problema attualissimo in Giappone) e il secondo rivolto al welfare e le pensioni sociali del ceto povero, con un punto in comune incentrato sul pilastro della “Grande Madre”, la vecchia nonna intorno alla quale girano figli nipoti e disabili perché distribuisce loro amore ma soprattutto la sua pensione. Touchée.
Della serie siamo tutti bamboccioni, globalmente parlando.I film sono comunque intrisi di poesia tutta giapponese dove mancano solo i fiori di pesco a fare da cornice per cui il Paese ne esce devastato e non in formato cartolina.
Operazione questa che il regista  Hirokazu Kore’eda  ha invece riservato al film Le Verità girato in una Parigi autunnale  con Les Feuilles morte che come da copione dell’omonima canzone cadono “…se ramassent à la pelle, les souvenirs e le regrets aussi,,,”,  ma riprese con la poetica giapponese rappresentando un paesaggio incantato mixato nei colori caldi del fogliame  e freddi dei giardini pieni di siepi e prati verdi così come riprodotti  dai grandi pittori impressionisti francesi.
L’impressione a caldo e freddo è quella che il regista si sia ispirato comunque a Sinfonia d’Autunno di Ingmar Bregman con Ingrid Bergman e Liv Ulman entrambe nei ruoli rispettivamente di madre artista ingombrante e figlia d’arte timida e modesta che non riuscendo ad esserne all’altezza resta schiacciata facendola ripiegare su se stessa.


Il film Le Verità affronta questo  conflitto con dinamismo facendo duettare le protagoniste Catherine Deneuve nel ruolo della Madre e Diva accentratrice e Juliette Binoche in quella di una figlia intellettuale e sensibile ma comunque combattiva nel voler travolgere la madre con il suo rancore di figlia trascurata sbattendole in casa (una grande e bellissima casa in periferia con giardino e parco ) un ritratto di famiglia felice per prendersi la rivincita sulla solitudine della vecchia diva ormai costretta a fare  un film di serie B in un ruolo secondario pur di lavorare in primis e poi per non perdere l’amore (il solo che conosca) del suo pubblico ma anche per risolvere un nodo della sua vita passata formatosi nella competizione con un’altra attrice a nome Sara alla quale aveva soffiato una parte andando a letto col regista e che l’attuale protagonista di belle speranze di questo film che stan girando si dice che la incarni.



Catherine, ancora bella e tonica, è vestita da  “Oui, je suis Catherine Deneuve”  anche se in forma matronale col classico soprabito animalier : in una sequenza memorabile da Souvenir de Paris, viene fatta sfilare col cagnolino su un Viale che taglia un parco, una sorta di Viale del Tramonto sul quale sono cadute tutte le foglie mentre l’inverno batte alle porte dell’ancienne Grand Mère da lei impersonata.
Juliette Binoche, cinquant’enne ancora bella e tonica, è vestita da intellettuale con il blazer e pantaloni con in dotazione una figlia piccola evidentemente avuta a una certa età così come tante coppie al giorno d’oggi che hanno dato spazio alla carriera prima di fare un figlio ed avere il tempo di occuparsene.

Piccole riflessioni comunque su un film ambizioso fin troppo cervellotico con l’impronta teatrale nei dialoghi e nella sceneggiatura (stesa dal regista proprio per il teatro) il cui tema si dipana in parallelo tra un film  girato negli studios in fanta-favola  e il festeggiamento delle memorie della diva Catherine dove impunemente si fa bella nel ruolo di madre tralasciando  spiegazioni su un lato oscuro e scandaloso della sua vita che la figlia continua a rinfacciarglielo non riuscendo a perdonare.
Così tra scheletri nell’armadio, dissapori, contrasti via vai di ex e di segretari che fanno valigie ma non le vanno mai a ritirare per tornare ad un solo cenno di scuse per non essere stati citati nelle memorie nonostante i 40 anni di servizio, tra confessioni  (la gelosia verso Sara che le aveva rubato l’amore della figlia) e autoassoluzioni per mancanza di sensi di colpa (per il tradimento e il conseguente suicidio della rivale)  riaffiorano nel rapporto madre e figlia anche le emozioni represse  sfociando in un ballo finale in strada con baci e abbracci e tanto sentimento. Quel sentimento che nella realtà la star non è mai riuscita a dimostrare esplodendo nel ritrovar la giusta ispirazione come attrice, dopo aver bevuto alla fonte della sua famiglia “in Love”, per tradurlo in recitazione nel girare una scena del suo film con sicuro successo chiudendo alla grande. O fose no ma non è un problema.
“Eravamo un po’ a disagio” dice Juliette Binoche parlando del problema della regia di questo regista giapponese che entrambe le protagoniste hanno fortemente voluto,  ma non si vede perché coperto dalla loro grande professionalità  pur essendo privo di quel filo di spontaneo feeling che si instaura con un regista della tua stessa cultura anche se il linguaggio universale  della famiglia è di serie “tutto il mondo è Paese”.
Oddio questo non è proprio il mondo di tutti perché essere figli d’arte è un privilegio per pochi (anche se con il talento non si è mai all’altezza del Grande di famiglia) ma il tema del conflitto tra madre forte e figlia sensibile è sempre attuale e molto diffuso per cui deve considerarsi anche questo un privilegio perché quando si cresce si ritrova la forza originaria impressa nel DNA per il percorso della propria strada superando ostacoli.


La riflessione è racchiusa nella domanda della madre alla figlia sui suoi rapporti col marito “E’ più bravo come attore o come amante?”
“Come amante perché come attore non è granchè” rivela con questa battuta leggera e brillante la figlia superando cinicamente la sua sensibilità di intellettuale radical chic senza sfumature.
“Anche il mio attuale fidanzato è più bravo come cuoco che come amante” risponde lapidaria la madre ritratta come una sorta di archetipo della strega terrificante che invece trova piacere solo nel mangiare dolci.
 Ecco dunque Le Verità, uguali per tutte e due avendo trovato un punto di incontro nelle confessioni di madre e figlia in complicità come due donne forti e disincantate restando divise nella scelta degli amanti che comunque entrambe usano per soddisfare i loro bisogni primari rivolti rispettivamente  agli appetiti culinari e di letto.


 Il film non ha vinto a Venezia nonostante il trionfalismi di apertura per la coppia eccellente al femminile un binomio che come tutte le mode ha fatto il suo tempo, tempo scaduto se si paragona alla fine e sottile Sinfonia d’Autunno di un grande maestro come Bergman che il film l’ha girato nel suo Paese con attrici del luogo in sinergia perfetta asciutta e rigorosa senza l’effetto Cartolina dalla Svezia, saluti e baci.

                             CATHERINE DENEUVE LA SEDUZIONE DI CLASSE


CHARLOTTE PRINCIPESSA IN FILOSOFIA


Che cosa spinga una principessa abituata agli agi ed ai privilegi di una casta nobile a tuffarsi nella lettura di saggi filosofici trovando il tempo fra un marito un fidanzato e l’altro, un figlio e una vita nella favola di Montecarlo, di coltivare un feeling con un professore e scrivere un libro a quattro mani per presentarlo in coppia in Tv è un mistero.
Sembrava che Charlotte, con quella sua aria sempre annoiata di una che ha visto cose che noi umani ce le scordiamo, non cagasse nessuno e invece eccola con un anziano docente a far della filosofia spicciola. Perché in Tv tutto si trasforma in spicciolo dalla pubblicità correlata al libro che si presenta e al presentatore che presenta e intervista la strana coppia.
Oddio più che spiccioli piovono milioni e fu così che Charlotte si ammantò di aurea di principessa laureata in filosofia.


Charlotte era molto emozionata perché parlava sottovoce quasi in maniera impercettibile ma a sopperire c’era la traduzione in tempo reale giusta per poter diffondere il pensiero filosofico e rivoluzionario di una principessa di Monaco espresso nel concetto che la cosa giusta nella vita sia quella di non cercare il principe azzurro.
Sarà lui a cercare noi? No, tra principe e cenerentolo la seconda che ha detto è quella giusta. Giusta sicuramente per lei che è una principessa per cui la vita è resa più interessante da un incontro con una persona qualunque che possa aprirla ad un mondo reale uscendo da una favola nella quale molte principesse e nobili europee si sentono prigioniere.
Tutto è sempre molto relativo. Ad ogni modo è stato interessante ascoltare le riflessioni di una principessa triste beata lei e non si sa per quali ragioni che tanti pensieri filosofici non riescono a spiegare. Ognuno comunque se entra nello spettacolo e in questo contesto nella Tv è quello che dimostra e Sua Altezza sembra che voglia dimostrare di ricalcare le orme della cognata Beatrice quando faceva il master al fianco di Michele Santoro per illustrarci la realtà del mondo operaio verso il quale provava simpatia anche se lo guardava dall’alto. Infatti è in alto che puntava tanto da conquistare un principe di Montecarlo fratello di Charlotte. Come a dire che i principi non si vanno a cercare ma si incontrano nelle alte frequentazioni quelle che la principessa Charlotte vorrebbe sempre disertare come si vede dall’espressione perennemente annoiata negli eventi mondani più importanti del suo principato come il Ballo della Rosa per esempio o tanti altri nei quali spesso la cognata Beatrice le ruba la scena per le mises più eleganti e d’effetto ma soprattutto per il sorriso che sfodera a destra e a manca e la gioia che emana nel trovarsi al posto giusto nel momento giusto ben lungi dal musetto spocchioso che aveva stampato a fianco di Marco Travaglio quando ancora era giornalista e cenerentolo di Santoro prima che assurgesse al ruolo di principe delle ospitate a 8 e mezzo di Lilli Gruber.





Insomma a concludere la buona volontà di Charlotte di rivestirsi da principessa intellettuale è molto apprezzabile anche se poco credibile perché dovrebbe cominciare a proporsi con un look adeguato e più classico magari con giacca e camicia anche se il classico non fa il Monaco perché Monaco al massimo fa sportivo così come detta spesso il trend della principessa Charlene consorte del principe Ranieri, sempre triste perché se l’è andato a cercare, un Principe,  se vogliamo seguire il pensiero filosofico di Charlotte il cui look  comunque merita una riflessione ben più profonda  puntata sul suo matrimonio.
Infatti è apparsa con un tubino ornato in linea verticale da tre fiocchi in fila lasciando tutti perplessi da tanta leziosità anche perché lo sposo stupiva non tanto per mancanza di alcun titolo, quanto per la lunga e folta barba incolta ad effetto “clochard”. Come a dire un Cenerentolo coi fiocchi!

I DUE FOSCARI CON ZAMPATA DA GALLINA


“O patrizi…tremate..L’Eterno l’opre vostre misura. D’onta eterna di immensa sciagura Egli giusto pagarvi saprà”.Un lungo applauso chiude la scena VIII atto Primo dell’Opera I Due Foscari nella serata dell’11 ottobre del Verdi Festival 2019.
“Ma nessuno che faccia buuuu…Lucrezia l’ha proprio massacrata. Una gallina…”
Dalla Tv Croata un giornalista accreditato così commenta l’esibizione di Lucrezia al quale fanno eco in coro non del Regio ma degli amici giunti da Trieste.
“Scrivo tutto”. Replico io. Silenzio tombale da Tempio della Lirica poi il brusìo cambia registro e alla fine della scena quando Lucrezia piange con i bambini maltrattata da Barbato si alza il grido “Brava Brava” perdendo in credibilità nel neutralizzare i feroci commenti ma comunque molto stilée, come a dire una Lucrezia in Coco Chanel e pied de poule.
Che vuoi che ne sappiano di Verdi…sono venuti attirati dalla nomea del Teatro Regio che infatti prima dell’apertura del sipario hanno commentato con grande ammirazione (“E’ bellissimo, meraviglioso, pensavamo fosse più piccolo …Certo che da noi ce li scordiamo Teatri così…”) per cui più che l’Opera poté il Tempio Lirico del quale Parma giustamente si vanta per il glorioso passato testimoniato dalla vendita dei CD degli anni d’oro, andati a ruba nel foyer perché “non ci sono più i tenori e i soprano di una volta”. Sì ma soprattutto gli allestimenti degli antichi fasti.
Se nel Nabucco c’è stato un maldestro tentativo di innovazione sperimentale per questi Due Foscari sembra un allestimento low coast per la scenografia ridotta a minimal con una lunga parete a sbarre e un buco posizionato in basso alternato ad una scala posizionata in alto ad effetto Sali e scendi dalla prigione del Foscari junior figlio del Doge di Venezia.
Il quale dal suo Palazzo (un gioiello inestimabile di architettura e arredo che accoglie milioni di visitatori) in vestaglia viola si aggira per la stanza disadorna composta da un tavolo una penna d’oca un fioco lume per inscenar una privacy spartana. Niente stucchi lampadari tappezzerie damascate tappeti d’Oriente e tutto quel dècor del Palazzo del Doge che tanto lustro ha dato e continua a dare alla città.

Lei Lucrezia è in verde che cambia tonalità a seconda delle luci andando dal verde petrolio quando entra in scena con le ancelle di bianco vestite con una stellina luminosa (a petrolio si presume) in mano. Stelline dorate che intorno alla protagonista accendevano le sfaccettature del verde del suo abito il quale si trasformava in color smeraldo in un cambio d’abito ad effetto luce:  questa è una scinitilla geniale e va detto.
L’opera proseguiva per svolgere la trama di un destino crudele e beffardo come da Verdiano copione dove l’attimo è sempre sfuggente perché il figlio del Doge muore un attimo prima della confessione del vero traditore della Repubblica Marinara mentre il padre ne segue la sorte un attimo dopo aver appreso il nome del suo sostituto per prendergli il posto sul trono unico arredo in una sala spoglia.
Viva il riciclo! Si sono alzate in coro le voci dei melomani locali in difesa del lavoro svolto dalle maestranze che ci starebbe bene se tale lavoro artigianale  fosse un gioco ad incastri in un fa e disfa a riprodurre nuove forme varie e innovative e possibilmente a tema, ma una sedia, una scala, una lunga serie di sbarre un tavolo ed un fioco lume sono troppo poche finendo per ridurre l’Opera dalla sua spettacolarità tradizionale, in un concerto con il solo arredo di un leggìo.

Anche il riciclo è un’arte di tutto rispetto se non si corre il rischio di ricavare da un tronco d’albero reciso per vecchiaia uno stuzzicante e dopo aver usato una motosega un’ascia un’incudine e un martello scalpello e giri di vite intingendo il pennello nelle colle in uno dispendio di lavoro e maestranze. Sotto o malpagate peraltro come dimostrano tante manifestazioni inscenate in concomitanza delle prime nei tempi recenti fuori dal Teatro che quest’anno comunque prima dell’entrata per vedere l’Opera I Due Foscari ha presentato in strada un piccolo stacchetto di danza classica sulle note della lirica con tante fanciulle aggraziate in tuta da saggio ginnico con lo chignon in testa. Gli applausi sono stati calorosi per questa sorta di ouverture danzante e alla fine dell’Opera anche molto generosi, onore e rispetto per tutti:  nessun buu né dalla platea né dal loggione ma solo quel brusìo da un gruppo calato dal Nord Italia (Trieste) e dalla Croazia che aveva espresso il suo dissenso sulla “Zampata della Gallina”.
Mai sentito un simile commento ma ci sta perché l’importante , anche se con polemiche e indignazioni oltre ai tripudi ed ovazioni, è che se ne parli così a rendere l’Opera Lirica sempre viva. Viva Verdi, Viva il Teatro Regio! Zum pap-pà…zum pap-pà.

mercoledì 9 ottobre 2019

TENDENZA PIED DE POULE

Chic e raffinato, il tessuto pied de poule è tornato di moda per la stagione fredda. 























Per chi non lo conoscesse, si tratta di un tessuto dalla trama molto particolare, una sorta di scacchiera, i cui riquadri assomigliano alle impronte delle zampe delle galline, da cui il nome “pied de poule” appunto.
Alle sue origini, il pied de poule era considerato un tessuto povero. Tutto cambiò quando Christian Dior scelse questa fantasia per il packaging del suo iconico profumo Miss Dior, negli anni ’50.
 In seguito, anche Chanel ha utilizzato il pied de poule per i suoi famosi tailleur, rendendolo il simbolo delle donne di classe che vestivano gli abiti della maison.
Attualmente è stato riproposto da numerosi brand, tra cui Balmain, Givenchy, Gianvito Rossi, Dolce &Gabbana e Saint Laurent, sia nella classica versione in bianco e nero, sia colorata, bianco e rosso per esempio come il cappottino di Kate.




Il pied de poule si può abbinare al nero o al bianco  per andare sul sicuro, ma sono consigliabili abbinamenti più audaci, con colori in netto contrasto o con il denim, per renderlo meno classico ed elegante per cui si potrebbe affermare che il pied de poule vada su tutto. Lapo Elkan per esempio l'ha messo sulla carrozzeria della sua Fiat 500 Abarth!





ALBERTO ANGELA E IL RECORD DI ASCOLTI


Alberto Angela sta facendo il pieno di ascolti anche con Ulisse dopo essere sbarcato a Rai Uno, anche se in altri canali otteneva ugualmente un successo.
Il segreto di Alberto Angela sta nel suo saper raccontare perché recita con passione e grande partecipazione nelle situazioni riuscendo a galvanizzare il pubblico che lo segue come fosse un re perché tutto quello che presenta fa impennare l’audience.
Nell’ultima puntata ha presentato Maria Antonietta prendendo spunto dal film di Sofia Coppola Marie Antoinette guardando come lei con occhio benevolo il regno frivolo della Regina di Francia arrivata a quella Corte poco più che una bambina anche se è stata molto contestata dai francesi per la sua versione pop, in una sfilata incessante di abiti crinoline, cappellini ventagli parrucche incipriate scarpe e vassoi di pasticcini serviti con le bollicine a volontà (chissà se a quel tempo c’erano già) con sottofondo la voce imperiosa della madre Maria Teresa D’Austria che le scrive missive per indirizzarla al comportamento più consono da tenere per essere all’altezza del ruolo di Regina.
Alberto Angela comunque oltre che a dilungarsi nella seconda parte in piena rivoluzione, si è differenziato dalla Coppola nel presentare gli ambienti interni ed esterni in tutta la loro sontuosità e grandezza riprendendo le sale ed il salone principale illuminate in maniera abbagliante sia di notte che di giorno quando la luce delle grandi vetrate si rifletteva negli specchi. Tutta Versailles è stata ripresa a 360 gradi o dall’alto dei droni, con vista panoramica sui parchi  le fontane e i Trianon fra i quali uno dedicato al Teatro non tralasciando nemmeno le carrellate delle suppellettili degli interni formate da preziosissime ceramiche decorate in oro così come in oro erano ricoperte le grandi cancellate ad effetto fiabesco così ben rappresentando la bellissima favola dell’ultima regina di Francia.

Infatti la Coppola, se si esclude la camera da letto tutta tapezzata di fiori, aveva ripreso gli interni pur nella loro sontuosità immersi in un grigiore malinconico, specie la sala con il pavimento a scacchi, che non si addiceva perché Versailles era stata costruita da Re Sole per esaltare la potenza e la magnificenza della Francia che i successori hanno raccolto in eredità, Maria Antonietta inclusa che tale patrimonio ha comunque dilapidato per soddisfare i suoi capricci vivendo nellusso e nello sfarzo circondata dalla compagnia di giro piuttosto che dai nobilili cortigiani. I quali tramavano alle sue spalle insieme al popolino con accuse infamanti che lei aveva sempre snobbato.
Incurante, incosciente, superficiale e frivola Maria Antonietta si è però riscattata nella tragedia della rivoluzione sfoderando tutta la sua tempra di donna forte e di sovrana che dominava la folla inferocita.
Un particolare che Sofiua Coppola non aveva evidenziato facendole fare un umiliante inchino dal balcone di Versailles. Alberto Angela invece rappresentava Maria Antonietta così come ci ha tramandato la storia ed i ritratti dove la sua figura è tutt’altro di quella di un’adolescente ma di una donna austera ed autorevole così come era la sua vera natura manifestata in pieno proprio su quel balcone dove aveva guardato tutti con alterigia per poi affrontare il patibolo con grande dignità senza mai ripiegare su se stessa nonostante gli oltraggi subiti in prigionia anzi mostrando la sua innata nobiltà insita nel dna per stirpe e lignaggio arrivando a chiedere scusa al boia per avergli pestato i piedi.

Insomma una vera Regina così come lo era sua madre grande stratega nella scacchiera europea, anche se alla Francia non importava nemmeno come donna arrivando a ferirla nel suo profondo di madre, unico momento in cui lei aveva avuto, fra tanta indifferenza verso i suoi inferociti sudditi, un sussulto chiedendo pietà facendo appello a tutte le madri presenti in aula ottenendone il rispetto e ammirazione.
Il suo comportamento aveva lasciato tutti senza parole ma la storia continua e continuerà a parlare di lei.
La curiosità consiste nel fatto che Alberto Angela sia riuscito a surclassare negli ascolti Maria De Filippi regina incontrastata del sabato sera, che alcuni hanno spiegato col fatto che la cultura interessi più dell’intrattenimento essendo il pubblico “più intelligente” di quanto si pensi e bla bla bla…svalutando così il lavoro di tanti programmi culturali che restano relegati a un pubblico di nicchia ma non per questo meno interessanti. Infatti la spiegazione sta nel fatto che la storia quando è trasformata in fiction è più seguita ed Alberto Angela sa mixare molto bene la fiction con l’approfondimento docu arricchendolo con le riprese scenografiche ed ambientali di grande effetto visivo. Tutti elementi per far della cultura uno spettacolo con il quale ci si possa sbizzarrire a piacimento con citazioni pop che in questo contesto di Maria Antonietta sono stati indicati da Alberto Angela nel filone di tanti film girati o nelle sfilate di moda in stile 700 che hanno ispirato tanti stilisti e perfino Madonna in un collage ad arazzo come se fosse stato ricamato a mano impreziosito da decorazioni di pizzi pizzetti merletti ceramiche mascherine e ventagli fiocchi e nastrini. Infatti dallo stile roccocò a quello di Place de La Concorde il passo della storia lo ha segnato un nastrino, quello rinvenuto nella fossa comune dove era stata riesumato il corpo di Marie Antoinette ad adornare la cuffietta della sua testa ghigliottinata. Zac!

lunedì 7 ottobre 2019

QUESTA E’ LA MIA VITA


Al Bano si racconta in continuazione. Per questo il programma su Canale 5 “Questa è la mia vita” poteva sembrare uno dei tanti tributi al cantante nelle vesti di artista e contadino di Cellino S.Marco e invece è stata una sorpresa.
Sì perché Al Bano ha parlato, dopo l’operazione al cuore, a cuore aperto ripercorrendo gli anni della sua infanzia fino alla decisione di far valigia per andare al Nord dove ha trovato la fortuna e la fama in tutto il mondo dove i suoi tour sono sempre un bagno di folla.
Nella musica e nelle sue canzoni lui dichiara di aver trovato l’energia per sopravvivere alle avversità della vita che inevitabilmente tutti devono affrontare anche se non tutti riescono a superarle. Ci vuole coraggio per accettare un destino crudele come quello che l’ha colpito al cuore facendogli perdere la sua primogenita quasi fosse, come in una sorta di tragedia greca, l’agnello sacrificale di una vita prestigiosa e piena di successi e di una felicità cantata in continuazione.


Al Bano si è lasciato andare fino ad un certo punto perché questo è un argomento delicato così come da lui dichiarato e dunque va rispettato il suo desiderio di mettere un velo pietoso sulla vicenda anche se Romina è convinta che la figlia sia ancora viva.
Quello che ha comunque colpito è la sua forza possente sia fisica che morale che ha forgiato superando ostacoli dolori e delusioni, quelle che gli hanno inflitto le sue donne in primis Romina e Loredana tanto che ormai dice di essere innamorato solo dei figli. E non è poco sia a livello di sentimenti che di patrimonio da dividere in parti uguali.
Il programma era ricco di documenti inediti con fuori-onda della famiglia Power quando era sempre invitata in Tv per cantare e raccontar la loro felicità e i dissapori inevitabili con i figli adolescenti, comunque tutti bellissimi così come l’ultimo fiore sbocciato a nome Jasmine figlia di Loredana che ricorda molto la primogenita Ylenia.


Il momento più emozionante è comunque arrivato alla fine quando Al Bano stanco ed affaticato dopo un tour di grande successo torna a casa trovando ad aspettarlo l’unica vera donna della sua vita, mamma Jolanda.
Mamma son tanto felice, perché ritorno da te…recitava la canzone venuta in mente in questo abbraccio commovente tra madre e figlio suscitando una forte emozione.
A 75 anni è una grande fortuna essere ancora in uno stato di figlio per avere una madre che ti accoglie fra le braccia l’unica donna che ha vissuto per te senza mai chiedere nulla in cambio e da lì si è capito dove Al Bano trovi la sua forza di uomo provato dalla vita ma che non si è mai ripiegato su sé stesso riuscendo a rinascere, da quell'agnello sacrificato che Dio ha voluto con sé,  come un leone anche se nessun successo al mondo potrà guarirlo dalla sofferenza per aver perso una figlia perché sopravvivere ai propri figli è il più grande dolore di una vita.
Questo per dire che alle grandi fortune corrispondono grandi tragedie per cui alla domanda se sia meglio vivere un giorno da leone che cento da pecore io penso che la cosa più difficile sia riuscire a vivere da “uomini”
Questa è la vita.

venerdì 4 ottobre 2019

CORRERE SALTARE. VIVERE




Il nuovo film di Francesca Archibugi, una delle registe femminili italiane fra le più affermate si ripresenta col tema famiglie “in affanno” che tradotto si chiama “Vivere” come il titolo del film.
Vivere inteso per le donne come correre correre correre…fra una stanza e l’altra per la colazione alla figlia e per la sveglia al marito, correre per portare la bambina a scuola e poi a lavorare, anzi prima a lavorare e poi a chiedere il permesso per portarla a scuola avendola dimenticata, correre al supermarket per la spesa tornare a casa, dimenticare la bambina a scuola e correre a scuola dove la bambina è già in custodia ai Carabinieri e infine arrivare a casa per correre in cucina dove le vivande stanno bruciacchiando ma non tanto per non poterle presentarle a tavola e imboccare la bambina con la cena al marito davanti al p.c. ed infine andare a letto. A dormire.
Per fortuna (fortuna…) che c’è la ragazza alla pari Mary Ann (Roisin O'Donovan) che dà una mano a lavare i piatti e si sa che una mano tira l’altra come dice il vicino curioso e impiccione (Marcello Fonte) ma gentile.



Correre correre al ritmo di una danza che si alterna fra l’anatroccolo ed il cigno con le fattezze di Micaela Ramazzotti che ha le physique du role di una ballerina classica diventata insegnante per necessità la quale si fa in tre tra casa lavoro e familiari confermandosi paladina delle donne stressate per tutto il carico di responsabilità della famiglia sulle loro spalle portandole a vivere con una magrezza al limite dell’anoressia ma correndo per tutta la giornata senza mai trovare un attimo per sé.
“Ma come fai?” chiedevano ad Angela Finocchiaro nella Tv delle Ragazze che già da allora illustrava la giornata tipo di una madre di famiglia superindaffarata. “Semplice,sniffo!” 


Micaela Ramazzotti in questo personaggio è ben lungi da quello degli esordi di “Tutta una Vita Davanti” - nel quale si proponeva svaporata e inadeguata a crescere una figlia ma comunque in carne a vista pelopube - calzando a pennello il ruolo a della santa donna consentendo alla ragazza alla pari, prelevata da un convento di suore, di rubarle la scena perchè un po’ santa e un po’ puttana saltando da un letto, il suo, all’altro, quello del padrone di casa.
 Il quale vede in lei una luce - soprattutto dopo averla vista uscire nuda dal bagno (un classico della serie “attenti alla badante, alla baby sitter, alle ragazze alla pari perché girano sempre nude per casa rubando mariti, padri, nonni e tutto quanto faccia maschio benestante che respiri) - a illuminar la sua triste vita matrimoniale di giornalista free lance sempre a casa davanti al computer per cui non gli è restato che saltar da un letto all’altro calzando a pennello il ruolo di fedifrago per passione  avendo tradito la prima moglie, la seconda e l’amante con la moglie in carica con la scusa di non saper proteggere ma solo amare.
Infatti le ama tutte riuscendo a saltare dall’una all’altra per soddisfare il suo desiderio carnale cogliendo l'attimo, pur non lasciando mai sole le sue donne nei momenti di bisogno.


Altra protagonista del film è una bambinetta asmatica Lucilla che causa scompiglio alla madre con la passione della danza facendo ricordare il film degli esordi di Francesca Archibugi “Verso Sera” con la bambinetta vestita da femminista come la madre anche qui sua copia conforme.

Un tema ricorrente in questi due film Verso Sera e Vivere è rappresentato dalla depilazione col rasoio sul corpo delle protagoniste (quello di Sandrine Bonnaire dopo l’apertura del gesso e nel pube della ragazza alla pari rossa anche lì, ricoverata in Ospedale per un’operazione.
Così con quel pelo sempre open-air la ragazza spiazza dalla scena la protagonista Micaela Ramazzotti la quale ormai si può ben vedere anche dai lineamenti induriti, quanto sia cresciuta come donna e come attrice concentrata e impegnata sempre più in ruoli esagitati. Perché questo è Vivere. Son Cose! Serenity ha da venir lontano.

OK il film è giusto nell’affrontare le problematiche delle famiglie del loro quotidiano e del menage in affanno nel tirare avanti, nell'arrivare a fine mese e a restare insieme nonostante tutto. L’importante che sia la donna a correre e a far da traino sopportando ingoiando e sorvolando spesso per far tacere sensi di colpa inculcati da una madre che a sua volta si è sempre colpevolizzata così come fanno tante donne di fronte ad ogni avversità per retaggio culturale che mette la donna al centro come fulcro della famiglia, angelo del focolare e lavoratrice indefessa mentre gli uomini sono un optional viziati nel loro stato di viziosi perché “poverini sono fatti così e non aspettarti mai niente da loro” così come recita la Ramazzotti quando si prende cura della ragazza alla pari forse incinta di qualcuno, ma non importa chi.
Come dire donne volevate la bicicletta e invece vi trovate a correre correre correre…praticamente a vivere in maratona.
Il resto è saltare…sul materasso.
I personaggi comunque sono tutti positivi perché animati da buoni sentimenti anche se la carne è debole perché alla fine tutti si riscattano(il marito rinuncia perfino ad un posto fisso) in nome dell’amore che in fondo provano l’uno verso l’altro.
Non tutte le famiglie sono uguali per cui il filone non si esaurisce qui perché tanti autori si stanno orientando in questo senso cercando di mandare messaggi o idee nuove per mantenerle salde in qualche modo le coppie anche se scoppiate o in famiglie allargate. 

Gli interpreti sono bravissimi con uno strepitoso Adriano Giannini maturato come sex symbol rispetto al remake con Madonna ma di questo ce ne eravamo accorti con il film Il Colore Nascosto delle Cose in coppia con Valeria Golino; Micaela Ramazzotti è deliziosa in questa sua forma aggraziata ed esile come un giunco che si piega ma non si spezza con la quale ammanta di un’aura elegante ogni personaggio anche borderline che interpreta.
E’ un film corale dove si dà spazio a tutti i personaggi delineati dalla regista, molto brava nella scelta degli interpreti giusti come Valentina Cervi ex moglie, il figlio “piccolo Lord”la ragazza alla pari, Massimo Ghini nel ruolo di professore medico che ci prova con le pazienti e la curiosa e piacevole partecipazione di Enrico Montesano nei panni del nonno che muore mentre fa l’amore con un Trans.
Tutto può accadere anche nelle migliori famiglie perché questo è Vivere, piangere ridere amare tradire litigare farsi del male perdonarsi e, perché no, anche prenderlo in quel posto un attimo prima di esalare l’ultimo respiro e morire…per passare a miglior vita. 
Un epitaffio che calerebbe e pennello sulla tomba di questo film perché anche se intriso di positività  spegne definitivamente la speranza ai giovani di metter su famiglia.


giovedì 3 ottobre 2019

IL NAUFRAGIO DEL NABUCCO





L'idea era buona: una nave della Marina Militare che raccoglie naufraghi ma che c'entra col Nabucco?
Poteva essere lo spunto per un musical di attualità magari con la nave ONG che raccoglie i migranti in mare, con la Carola nella parte di Fenena, Salvini in quella di Ismaele la Meloni in quella di Abigail e invece ne è venuto fuori un pasticcio ancora più grande come una sorta di torre di Babele perchè i naufraghi sono ebrei quando invece è risaputo che sono in maggioranza mussulmani.
 Il libretto dice che l'opera è ambientata nel 2046: avanti Cristo o dopo Cristo? Gli Assiri e Babilonesi del Nabucco sarebbero i Siriani del giorno d'oggi? Già ma oggi sono rifugiati.
Si parlano tante lingue senza che nessuno le capisca per trovare una direttiva e  un lembo di terra sulla quale approdare.in attesa di essere rimpatriati o sparigliati fra l'Europa. E qui un Va Pensiero sulla Patria perduta: Israele magari anche Palestina... Così la striscia di Gaza  è salita a bordo.
Partirà, la nave partirà, dove arriverà questo non si sa, sarà forse l'arca di Noè? Il cane il gatto io..e te!. Realtà e fantasia fan partir per la tangente.

Il coro dell'Opera Nabucco del Teatro Regio di Parna diretto dal Maestro Martino Faggiani  comunque era da brividi sempre molto emozionante specie là dove Va il pensiero alla Patria Perduta, sulle rive del Giordano comunque e non in mezzo al mare in balia delle onde in cerca di un approdo in un Porto aperto.
Non era male la scenografia con le guardie in divisa che si muovevano sui pattini elettrici, anche se non si capiva perchè avessero le macchine fotografiche con il flash come i paparazzi degli anni 50.
La nave faceva da location al Tempio di Re Salomone quando inizia il Nabucco dove il Sommo Sacerdote Zaccaria procedeva all'identificazione dei naufraghi con indosso i giubbotti di salvataggio.
Queste rivisitazioni o rifacimenti innovativi sono allestiti probabilmente per incuriosire ed attirare  i giovani che non avendo in memoria le opere tradizionali, possono provare interesse per il bel canto in una cornice futurista fantascientifica. Potevano stupire con effetti speciali? Non ci sono riusciti.
Se l'Opera continua di questo passo del Nabucco in scena al Festival Verdi 2019 con qualche messaggio di un futuro migliore miscelato alla storia antica in musica operistica per riprodurla evoluta tecnologicamente ai giorni nostri con l'exodus avanti e dopo Cristo  degli ebrei che si contempla in selfie così come fanno i rifugiati mussulmani in attesa di sbarcare,  il naufragio è servito.E buonanotte ai suonatori anche se molto bravi:  Filarmonica Arturo Toscanini perchè non ci sono ONG nè UE che tengano

LIRICA E MODA




mercoledì 2 ottobre 2019

FUNGHI AL VELENO IL GIUSTO LOOK


Tempo di fughi e sarebbe consigliabile evitare di mangiarli quando vengono offerti i porcini.
Pertanto meglio optare per gli champignon che come le corna stanno bene su tutto: pizze, scaloppine e anche sui maschi perchè diciamolo pure le donne le fanno.
 Il look giusto per la raccolta di funghi e' a pois neri su fondo bianco come quella di Nicole Kidman nel film l'Inganno, anche se lo so lo so la mia camicetta è più sexy.
Suvvia non c'è bisogno di guardarmi in cagnesco....



LA VENDETTA A CALDO E A FREDDO















L'INGANNO LA VENDETTA AL SAPORE DI FUNGHI

“Un funghetto trallalà...due funghettti trallalà...tre fungh...Oh Oh Oh!”
Visto e piaciuto tra le radici di un albero situato in basso, la piccola fanciulla si avvicina al soldato blu caporale ferito in una gamba che lei premurosamente assiste portandolo dentro al college di signorine-bene capitanate da una direttrice di ferrea e rigorosa volontà (Nicole Kidman) affiancata da un'insegnate di francese (Kirsten Dunst).


La giubba blu è interpretata da Colin Farrel per tenere testa al gruppo di fanciulle in fiore cresciute fuori dal mondo e dalla guerra della quale non conoscono le tribolazioni avendo cibo e acqua a volontà.
I costumi sono sempre freschi di bucato e stiro, le acconciature perfette profumate di sapone l’ambiente è di raffinato e curato arredo in una grande casa con portico in stile american sudista di Tara memoria circondata da un bellissimo parco con le foglie gialle che coprono la terra e volan via col vento fra alberi secolari in un paesaggio autunnale squarciato da raggi di luce a rappresentar un ambiente da favola, mentre in lontananza si sentono spari di cannoni.



Il film si snoda su un livello teatrale con dialoghi serrati all’insegna del bon ton in uno scambio di battute leziose palleggiate cordialmente: Buongiorno Caporale” “Buongiorno a lei signorina” che il rude soldato blu riesce a reggere in loro presenza per poi scoppiare a ridere quando resta solo.
Una volta ripresosi dalla ferita si risveglia in lui la voglia di sedurre e piacere per rimanere a godere di quella pacchia continuando  a vivere la guerra in fashion style.


Così comincia a sfoderare un repertorio di maniera composto da paroline dolci sussurrate all’orecchio di ciascuna facendole agitare tutte con le farfalline nello stomaco ed iniziare una sorta di minuetto con un via vai fra porte che si aprono e si chiudono a chiave dove lui resta chiuso ed a disposizione per soddisfare un bisogno di ciascuna, un desiderio, un capriccio che tutte educatamente esprimono tranne una, la più sfrontata, la quale parte dritta con un lingua in bocca che lo stende lasciandogli il sapore dell’eros in bocca.


Infatti è proprio da lei che parte all’assalto in una notte fonda dopo aver assistito ad un celestiale concerto al piano, scartando le istitutrici per scegliere la verginella folle (Elle Fanning)
Scoperti mentre incrociano le rispettive “gambe le mie fra le tue”non fanno in tempo a consumare lasciando sul più bello il letto caldo per dare così modo alle istitutrici escluse di perpetrare la loro vendetta facendolo una rotolar dalle scale e l’altra nel tagliargli la gamba curata con la scusa di evitare la cancrena.
Il maschio è servito ma vedendosi storpio fa uscire la belva che era in lui inforcando una pistola per metterle tutte in uno stato di soggezione e servitù riuscendo solo nell’intento di conquistare il cuore dell’insegnante di francese la quale gli si dona completamente dopo essersi barricata in stanza con lui a consumare la passione fin tanto da riuscire a placare la sua collera.










Ma galeotto fu quel fungo, Amanita Phalloides, che la fanciulla andava nuovamente a cogliere per infilarlo fra i porcini e servirlo a cena,secondo le istruzioni impartite dalla direttrice che lo faceva rantolare a terra e morire stecchito. La vendetta era servita.



Certo Nicole Kidman non è Rossella perché a Tara l’intrusione di un soldato blu era stata liquidata freddamente  con un colpo di pistola prima ancora che parlasse seguita da Melania con la spada sguainata e chiuder la faccenda senza sgranare il rosario o assolversi con le preghiere tirando in ballo il signore per far vincere una sorta di guerra che da seccessione era diventata santa.
Certo è che la regista Sofia Coppola è figlia di un grande come Francis Ford Coppola che ha lanciato la mafia italo-americana ammantandolo di fascino patinato fino a concludere con la morte della figlia del padrino (interpretato dalla stessa Coppola) quale vittima sacrificale a chiudere la serie e lasciar l’amaro in bocca, per cui la figlia di cotanto regista ha imparato la lezione di presentare un prodotto ben confezionato lasciando l’amaro di veleno in bocca, ma innovandosi al di là della robusta e ruvida patina del vecchio padre dal quale sembra aver preso le distanze per seguire la propria strada di una generazione di giovani eleganti di un certo tipo e con un certo stile.

Certo è che la guerra de L’Inganno non è quella descritta in Via col Vento né tanto meno quella della regista Catherine Bingelow per cui si rimane un filo sconcertati  che con tutte queste certezze il Premio alla Regia a Cannes sia andato a Sofia Coppola per aver diretto questa sorta di favola horror d' autunno in minuetto dove la guerra è fuori dal cancello che il Caporale ha avuto la malaugurata voglia di varcare come se non avesse potuto sottrarsi ad un richiamo simile al suono delle sirene: “Noi ti avremo, non ci sfuggirai…” andando incontro al suo destino tragico.
L’interpretazione di Colin Farrel è super di una sensualità selvatica e rude da due marroni  che sprigionano quel tipico odor di fertilizzante maschio a scatenar un processo alchemico fra lui e la terra bagnata ed accogliente (delle collegiali).
Ma più di lui  potè quel fungo Amanita Phalloydes  raccolto e cucinato dalle fanciulline alle quali piacevano i porcini. Mica i marroni. Come insegnava genialmente  Nietzsche “I rapporti sono spesso basati sul fraintendimento”.



martedì 1 ottobre 2019

GUARDA COME DONDOLO. L’ACCOPPIATA INTIMISSIMI CHIC E SHOCK




Sarah Jessica Parker è un’attrice diventata famosa per aver lavorato sempre in squadra al femminile: le quattro di Sex and The City dove comunque si è sempre distinta emergendo con il look e con il suo diario sul costume del new femminismo metropolitan inteso come rito a riunirle intorno ad un tavolo per raccontar le loro esperienze sentimentali e sessuali senza alcuna inibizione. Avevano cominciato bene per poi finire tutte a cercar marito per accasarsi coronando il sogno d’amore con un partner fisso non potendone più di saltellar da un letto all’altro per farsi una cultura. Certo l’esperienza conta ma anche leggere aiuta.

Ad ogni modo una volta che il gruppo si era sparigliato le amiche continuando la carriera in assolo non hanno più fatto scintillìo.
 Sarah Jessica Parker ha girato numerosi film trovando il filone d’oro nello spot perché le testimonial in questo settore sono molto retribuite.
E’ curioso che alla sua età non più giovanissima sia stata ingaggiata per Intimissimi (reggiseno) che comunque ha mostrato con eleganza e molto pudore alla “Carrie”. Le vendite non devono aver soddisfatto per cui a Sarah è stata affiancata una modella disinibita e in carne.


Non si sa se sia stato un colpo basso perché le scene sono state girate separatamente in modo che l’una non incontrasse l’altra.
Il contrasto è molto accentuato evidenziando con Sarah un tipo elegante da salotto avendo un pigiama di seta color carne che può benissimo trasformarsi in pigiama palazzo di una serata mentre con la modella si è puntato al tipo da letto ammiccante in lingerie nera di forme procaci e sexy specie nel muoversi a serpentina facendo ballonzolar le tette e dondolando sulle anche al ritmo di Guarda come dondolo… che tutti sanno essere  il preludio di un’accoppiamento “virtuale” perchè in realtà si trasforma in trastullo in poltrone e sofà “una sega di qualità”









Intanto Sarah danza in pigiama felice e contenta come se fosse la protagonista. E invece Sarah svegliati è primavera Lei che di carne ne mostra in abbondanza senza bisogno di vestirsi di quel colore che sfoggia la Parker. E’ un gioco degli opposti che potrebbe far presumere a un’accoppiata al femminile consapevole ma resta il dubbio che quelle sequenze girate separatamente siano state montate ad arte alle spalle della Sarah Jessica Parker la quale con il suo nome e la sua presenza è una garanzia del prodotto pubblicizzato.

Se comunque così fosse non resterebbe che far buon viso ad accoppiata simil lesbo chic e shock perché anche se lei si lamentasse come molestie subite non farebbe che dar risalto e pubblicità gratuita alla modella sconosciuta.
Questo per dire che per le star i rospi da ingoiare non sono mai finiti specie se a girar gli spot o i film sono gli uomini che li confezionano per i guardoni cultori dell’accoppiata al femminile come se fossero arrivati in quella fase di decadenza  tale da vederci doppio come degli avvinazzati e ubriachi che si trastullano soli davanti al video. Purtroppo il femminismo è arrivato in tanti settori ma c’è ancora molto da fare specie in quello legale con le avvocatesse disposte ad intentar cause di risarcimento in favore delle donne molestate e usate a piacimento anche solo virtualmente (questo è un settore ancora poco battuto) per seguir una linea politica o di business. Il femminismo è molto diffuso a livello di intellettuali le quali si sa fanno tante chiacchiere ma non frittelle. Che sarà mai!
Sarà perché ti amo? No perché non lo trovo giusto. Anzi, non è giusto.
C’est la vie:il pesce grosso mangia al piccolo, il predatore la preda.
Finchè dura. I cambiamenti climatici (ogni cosa ha un suo perché) hanno sterminato intere speci.
Vuoi vedere che la prossima sarà il maschio? Perché se l’uomo continua a trastullarsi come un tormentone su Poltrone e Sofà la Natura si vendica. N’apocalisse!
Così anche la guerra dei sessi avrà una fine e  con le banche del seme si può… per contribuire alla Pace nel mondo! Buona Pasqua.
Come sono avanti!