lunedì 18 ottobre 2021

DONNE MEDICO E PREGIUDIZI

 Totò Vittorio e la Dottoressa è un film degli anni 50 con protagonisti Totò Vittorio De Sica ed Abbe Lane, nel ruolo di un medico di famiglia, formando un tris comico che affronta i pregiudizi sulle donne in camice medico. Le donne infatti nel settore sanità erano relegate a ruoli di infermiere e di sorelle (poi eliminate dagli ospedali perchè imponevano la recita del rosario agli ammalati pena il salto della minestrina) ed era impensabile vederle in ruoli di medico di famiglia di corsia e tanto meno ai vertici delle baronìe, cariche ottenute solo dopo grandi battaglie per superare la diffidenza o il rifiuto degli ammalati nel farsi curare da loro.Le donne. Abbe Lane per esempio nel film di cui sopra oltre a dover affrontare i pregiudizi doveva tenere a bada la gelosia del marito nel saperla in visita agli uomini che si mettevano volentieri a nudo.  Insomma quella del medico è una delle tante lotte che le donne si sono trovate ad affrontare nella strada dell'emancipazione. 

La fiction su Rai Uno affronta appunto questa tematica con al centro una cardiologa Delia (Pilar Fogliati) affermata in USA che stenta a farsi accettare in quanto donna in Iatlia, a Torino, per affiancare il primario che ha sposato Cesare Corvara (Daniele Pecci) “...per far carriera” l'accusa il suo ex Alberto (Matteo Martari) pupillo del primario.  Così la gelosia fa scattare anche la rivalità fra i due ex con Alberto che mette in atto meccanismi di competizione per “mettere sotto” Delia mettendole il bastone fra le ruote delle sue diagnosi intuitive delle quali la cardiologa si sente molto sicura avendo anche il supporto del marito-primario che proprio per questo suo talento, da lui definito come “orecchio assoluto” è stato convinto nella scelta di portarla a far parte dell'equipe medica, per formulare velocemente diagnosi senza il bisogno di esami invasivi. 

Infatti la protagonista a conferma di questa tesi di capacità d'ascolto geniale, ha due orecchie a sventola non comuni messe in evidenza da un taglio di capelli a caschetto con basette allo scopo di renderla un tipo anni 60, alla Audrey Hepburn per intenderci. Il risultato invece è abbastanza comico perchè la parrucca non le dona su un viso dal naso marcato fissato dagli occhi come ci fosse posata una mosca,  e con una bocca sottile da farla sembrare una sorta di Anna Marchesini nella “Bella Figheira”, per cui la Pilar risulta poco credibile in un ruolo drammatico anche perchè nell'imporsi sul gruppo di uomini prevenuti  ricorre a modi esagitati scorbutici e ruvidi in contrasto con le mise a tutte minogonne yé yé della generazione beat di Rita Pavone memoria. Un pasticcio che con la presenza di Daniele Pecci e Matteo Martari attori di onorata professionalità si spera di tener su le sorti della fiction Cuori. Forse nel tentativo di  non trasformarla in un trapianto di fegato d'oca? Quà qua qua....

Invece è di trapianto di cuori che si parla indicato come il primo esperimento in tutto il mondo che invece sappiamo essere stato portato a termine in Sud Africa da Christian Barnard il cardiochirurgo diventato una star e famoso per aver perso la testa per Gina Lollobrigida quando l'aveva ospitato per un grande ricevimento, dove era apparsa tutta d'oro vestita, a Roma nella sua villa sull'Appia Antica. La curiosità consiste nell'aver assistito dall'alto insieme a dottorini laureandi alle manovre in sala operatoria con sottofondo la musica di un giradischi e la colonna sonora de Il Grande Freddo, (quella che accompagna lo stacchetto inscenato in cucina da un gruppo di amici mentre preparano la cena) evidentemente per dare ritmo all' operazione di cuore nel quale un medico col bisturi in mano fa pure un accenno di ballo, per cui sorge spontanea la domanda se questa fiction c'è o ci fa? 

Ci fa ci fa...un po' come con Totò, Vittorio e la dottoressa in un eterno ritorno di comicità al cardiopalma per le gambe in bellavista delle protagoniste Abbe Lane e Pilar Fogliati a conferma che le battaglie delle donne si fanno sempre sgambettando! I pregiudizi sono duri a morire anche per gli sceneggiatori.






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