Sì ma si vive male specie se sei un'artista. Vissi d'Arte e D'Amor recita Mimì nella Boheme mentre Emily Dickinson ha vissuto Vivendo d'Arte senza alcun pudor mantenendo la sua integrità. E virilità.
Sì perchè l'integrità è alla base di un comportamento retto e incorruttibile ad incarnare “l'uomo giusto”.
Nel film A Quiet Passion si cerca di mettere in luce la presonalità complessa di Emily Dickinson una delle più importanti poetesse che ebbe la sventura di nascere nell'800i n un Paese di provincia di quell'America Puritana nella quale le donne erano completamente sottomesse al padre e all'Autorità scolastica resa ancora più indigesta se facente parte di una comunità religiosa ad inculcar nelle fanciulle gli insegnamenti del Vangelo. I quali venivano completati con quelli degli evangelisti una volta uscite dal College dove Emily aveva cominciato la sua ribellione nel rifiuto di Dio come padre padrone assoluto della sua anima oltre che della vita.
“Io non lo sento dentro di me, mi dispiace”ribatteva ancora giovanissima la Dickinson (interpretata da Emma Bell) alla superiora facendola restare allibita di fronte a questa mancanza del timor di Dio che le precludeva la salvezza.
Da che? Questa è la domanda la cui risposta è comunque semplice essendo ovvio che la Emily volesse essere sollevata dal mondo del quale aveva paura non riuscendo a concepire una vita fuori dalla sua famiglia, né tanto meno in un convento nel quale comunque lei si trincerava ugualmente chiudendosi in sé stessa.
Ma chiusa la porta lasciava aperta una finestra per volare con la mente ad esternare tutto il suo sentimento e la passione per la vita che traduceva in versi poetici raccontando le sue frustrazioni di donna e di essere umano di fronte all'infinito.
La sua poesia, rimasta nella storia, la rendeva consapevole che fosse unica nel suo genere senza comunque farla entusiasmare pensando che la sua persona fosse poco apprezzata in vita per la sua natura poco melleabile e dura e dunque poco amabile.
E' il destino ineluttabile di tutti gli artisti “diversi” la cui originalità è considerata scomoda e inaccettabile tanto da oscurar la genialità che si va a comprendere dopo il “trapasso a miglior vita”.
Sarebbe come dire a una persona “non voglio il tuo amore” rifiutandolo con disprezzo non sapendo che invece in futuro comprerà a caro prezzo.
La personalità di Emily è comunque diversa non nel senso di omosex ma complessa a livello caratteriale perchè pieno di contraddizioni: puritana e moralista in teoria ma molto indulgente in pratica con sé stessa tanto da imbastire un flirt con un revederendo “sposato” senza farsi scrupolo giustificandolo col fatto che la liaison fosse basata su quelle affinità elettive che mancavano nel rapporto dell'evangelista con la moglie, donna integerrima senza vizi né piaceri e tanto meno spirito che accettava come aperitivo o thè solo di bere un bicchier d'acqua.
Pulita dentro e brava fuori a differenza di Emily che invece era un'anima tormentata che si vedeva brutta anche se amava fare la vezzosa con un'amica Vryling Buffam (Catherine Balley nella foto) piena di spirito con la quale si trova in sintonia come fossero compagne di Liceo. Le quali, arrivate alla maturità, si salutano per entrare l'una nei ranghi con un matrimonio standard accettando la sottomissione all'uomo e l'altra, la poetessa, stabilizzandosi in famiglia dalla quale “non mi separerò mai perchè non potrei mai andare a vivere con un “estraneo”.
Citazione di Alberto Sordi che l'autore e regista Terence Davies poteva risparmiare di mettere a soggetto nel film.
La famiglia Dickynson è molto accogliente e soprattutto agiata nella quale vige armonia e amore fra tutti i componenti con i genitori in primis fedeli e devoti l'un l'altra (anche se in realtà sono mentalmente estranei fra loro), ed il fratello e sorella di Emily i quali alla fine si riveleranno i personaggi più umani: Infatti la sorella più giovane e bella,Vinnie (Jennifer Hele e poi Rose Williams nella foto)è soprattutto disposta al compromesso pro bono pacis così come il fratello Austin ( Duncan Duff )va in cerca di soddisfazioni con donne vivaci perchè la moglie Susan (Jodhi May insieme nella foto) lo fa solo per dovere ritenendo “quella cosa lì” un'azione volgare.
Anche se Emily si dissocia da tali comportamenti non approvando nessun cedimento, il rispetto vige in famiglia raggiungendo il massimo nel vegliare i propri cari amorevolmente quando sono in fin dita ad esprimere tutto il profondo sentimento che li unisce, al di là di interessi patrimoniali o beghe finanziarie inesistenti, rappresentando un mondo antico magari in crinoline e limitato ma sicuramente di grande calore e umanità.
Una Quiet Passion che ha dato buoni frutti perchè la poesia di Emily si legge ancora come attuale e di interesse nel cammino verso l'emanipazione
e la libertà.
Il film è molto curato nella sceneggiatura eclettica con recitazione di verso in verso per accompgnare la biopic di Emily Dicìkinson e nell'ambientazione sia in interni che esterni così come stiamo notando in tanti film storici internazionali che preferiscono attenersi alla ricostruzione più veritiera piuttosto che fantasiosa, sia nell'arredo che nei costumi ed acconciature facendo entrare lo spettatore in quell'atmosfera datata catturandone la partecipazione emotiva.
La protagonista è una curiosa Cynthia Nixon attrice di Sex And The City che ha dato una svolta al suo ruolo di Miranda nel quale era stata relegata per molti anni, per intraprendere un discorso più impegnato a livello di emancipazione delle donne che si avvicina più alla realtà. Anche la scelta del ruolo è più attinente al suo stile di vita nella quale si è rivelata “diversa” avendo una famiglia con una compagna e orientata politicamente verso una candidatura a sindaco di New York.
L'unica delle quattro amiche che stia andando al massimo perchè le altre si sono perse in liti social o come fashiom victim di serial memoria avendo confuso quella fantasia con la realtà.
Nessun commento:
Posta un commento