giovedì 13 agosto 2015

MILLION DOLLAR

Il film mi è piaciuto assai,  ho perfino pianto alla fine. Molto commovente e coinvolgente. Clint Eastwood era nella parte, combattuto tra affetto filiale e desiderio di sfruttare un'occasione d'oro trovandosi fra le mani un'atleta di talento, donna. Di sicuro richiamo di pubblico e di cassetta.Alla fine però è esploso nell'amore filiare intenso e sofferto sostenuto da Morgan Freeman, sempre nel ruolo del nero equilibrato e di buon senso.
Hilary Swank ha vinto il suo secondo Oscar ma la sua carriera non ha decollato perchè ha poi interpretato film non molto importanti e addirittura con piccole particine secondarie. Perchè è una bellezza particolare, di tipo androgino poco femminile e fatale. Peccato perchè è molto brava. Assomiglia vagamente a Milla Jovovich in Giovanna D'Arco, anche lei sul genere maschietta. Tanto basta per relegare un'attrice a ruoli di caratterista.




Come Tilda Swinton che vedo si è data al cinema indipendente pur essendo un'attrice di razza e di classe. Così come ha fatto Julia Ormond e in precedenza anche Nicole Kidman che, con il cinema indipendente a basso costo, ha dato il meglio di sè. Non è solo una questione di costi ma anche perchè c'è più fermento fra autori nuovi, più libertà di espressione anche a livello sessuale, e di scelta dei ruoli, uscendo dai clichés in cui relega sempre lo star system. Mi ricordo per esempio una vecchia attrice Thelma Ritter che per tutta la sua carriera aveva fatto ruoli di governante impicciona e piena di Humour sulla scia di Eva contro Eva nella quale era stata strepitosa.


E quello che stupisce che siano proprio le grandi star ad "abbassarsi" nel cinema indipendente dove sono molto corteggiate dai giovani registi emergenti ambiziosi e talentuosi. Non sempre di successo comunque, ma quello è un rischio che si corre come in qualsiasi puntata al buio. Si fa per dire, perchè per intuire il talento di una persona è indispensabile il cosiddetto occhiolungo.
E a proposito di nuovi talenti, sto guardando Amici di Maria De Filippi e mi chiedo come mai abbiano ridotto a una festa di paese un talent show che sembrava tanto serio e rigoroso, nella giusta cornice di una grande palestra, a sottolineare un intento di selezionare talenti emergenti, in un contesto di duro allenamento.
Allestire un mega-show da rock star da stadio per ragazzi appena, diciamo pure "diplomati", è come illuderli di essere già arrivati, anche se viene proposto come sfida.E' un successo troppo facile che non dà un buon messaggio ai giovani.

Allora a questo punto ha ragione Mikhail Baryshnicov, artista eccelso il cui parere è sicuramente da prendere in considerazione, nel dire che nel suo laboratorio lui offre un supporto ai giovani artisti con la possibilità di sperimentare, lasciandoli poi liberi di fare la loro strada. Insomma di avere iniziativa e fare quella gavetta (che ha fatto anche lui con duri allenamenti in Russia e tanta fila in America) necessaria prima di arrivare ai massimi livelli. Sono d'accordo.

L'ho visto recentemente al Teatro Regio di Parma nel balletto che sta portando in tour con Ana Laguna, in perfetta sintonia, e l'ho trovato favoloso, diverso da tutti perchè danzava recitando in maniera brillante e moderna, con calzoni lunghi e camicia: prima a piedi scalzi e poi con le scarpe da ginnastica. Era molto sciolto ed elegante. Con tanto appeal nonostante i sessanta passati. Davvero affascinante, ancor più che in Sex and The City, perchè lui è soprattutto un grande ballerino.Nel serial faceva la parte dello straniero fascinoso mentre nel balletto aveva uno stile molto americano d'avanguardia. Segno che artisticamente si è integrato ed evoluto.

E per parlare di sfida, la notizia del giorno è quella "vinta" da Ahmadinejad, contestata in massa dai sostenitori di Mousavi che speravano nel cambiamento.
Invece penso che la conferma sarà anche la tendenza delle prossime elezioni Provinciali.
Conferme, conferme, conferme. Pure quella che consiglia di non avventurarsi nei Paesi considerati a rischio come lo Yemen. E' da incoscienti, soprattutto se si coinvolgono anche bambini piccoli "nelle missioni umanitarie" che, in questo caso, sconfinano nel fanatismo.
E per finire il velo delle telegiornaliste. Velo sì, velo no?

Meglio di no perchè sembra più una moda. Quella che ha lanciato Lilli Gruber quando era inviata di guerra in Iraq facendo sfoggio ogni volta che usciva in video di tante pashmine colorate firmate Armani. Che a lei donavano tantissimo, perchè di velo impalpabile che faceva morbidamente fluttuare intorno al collo rendendola più sexy, ma alla Mimosa Martini no. Diciamolo la invecchia, sembra che stia andando a far la spesa in un giorno di pioggia. Non è importante comunque, perchè è un'inviata molto brava e tosta.

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