lunedì 11 marzo 2019

Il Nome della Rosa



Aggiornamento Seconda Puntata
La seconda puntata, questa sera appena finita, invece ha deluso parecchio perchè ci sono troppe lungaggini e troppe scene che si ripetono.
 Inoltre sta scadendo un filo nella favola con tanti flash back e racconti collerati intorno all'Abbazia verso la quale così si disperde l'interesse.
Il film era più concentrato senza perdersi in tanti preamboli come la storia fra Adson e la ragazza che si dipana nel serial fra bacini e bacetti, ritrosie e ardori,  mentre al cinema era pieno di pathos avendo colto entrambi l'attimo fuggente nel quale si sprigionava il fuoco di tutta la passione di due giovani famelici d'amore. John Turturro è comunque bravo e convincente nel ruolo di un frate indagatore compassato e sicuro di sè perchè supportato da una profonda cultura non solo religiosa. Alla prossima.


Prima Puntata - Il Nome della Rosa non ha deluso le aspettative anche se gli appassionati della versione cine con Sean Connery attendeva la fiction al varco.
Invece, dado tratto, la serie ha incantato per la cura delle location sia in interni che esterni mentre i costumi sono gli stessi di quelli dei religiosi dell'Abazia in ensemble in tutte le monacali declinazioni dai francescani ai benedettini passando per i domenicani (tramandati dalla storia come i più spietati inquisitori)
Il saio di Guglielmo da Baskeville (interpretato da John Turturro) è di grande stile con il cappuccio avvolgente a conferire un'aura di grande fascino lo stesso che aveva caratterizzato il Connery indimenticato fin dalla prima apparizione quando si trova davanti alle mura del convento per prendere parte a una disputa sul ruolo e gerarchie dei vari ordini indagando nel contempo su morti misteriose dentro al convento.
L'ambientalismo è diventato una delle maggiori attrattive di un serial Tv, ma non solo, così come avevamo già constatato con Sorelle prima in location suggestiva di Matera e poi a seguir  Le Amiche Geniali anche se quì l'ambiente è stato ricostruito ma comunque nel rispetto preciso e puntiglioso dello stile dell'epoca ad effetto di grande raffinatezza nonostante il contesto di quartiere periferico di una Napoli del dopoguerra mentre invece nei Medici si è assistito ad un pressapochismo degli interni (a parte i Palazzi storici di Firenze che hanno fatto da sfondo) poco “edificante” come trovarsi dentro a monolocali, camera da letto salotto e angolo cottura in arredo antico (v. esempio la casa di Lucrezia che andava personalmente ad aprire alla porta dell'amante). Piccolezze ma significative.
Nel nome della Rosa la scenografia è tutta naturale essendo girato intorno ad un'Abbazia che rappresenta una delle meraviglie turistiche del nostro Paese.

In serial supera il film proprio in questa ricostruzione degli interni perchè in quest'ultimo erano abbastanza di maniera mentre in Tv sono impreziositi gli ambienti con arredi credibili con libri polverosi in stanze malsane piene di acari chiuse al mondo alle quali accedervi attraverso passaggi di cuniculi inquietanti come se si arrivasse alla tomba di un faraone nelle piramidi d'Egitto.
Quì invece si arriva al santuario del sapere con una biblioteca ricca e rara composta grazie alla quotidiana scrittura calligrafica in stile gotico incessante da secoli (siamo nel 1300) di monaci che operavano sotto l'imperativo di ora et labora, sempre curvi sui fogli per riportare storie religiose o di miti e leggende raccontate dai pellegrini di passaggio provenienti da tutte le parti del mondo.
I monaci dell'Abbazia sono tutti colti e preparati in qualsiasi mansione come il frate erborista che si ingegna come medico-legale mettendo a frutto studi di medicina che aveva fatto da giovane, o lo scemo del convento che parla in latino mentre il maestro benedettino impreca in tedesco contro il francescano Guglielmo che raccoglie gli insulti rispedendoli al mittente in perfetto tedesco perchè a conoscenza di molte lingue oltre che di molti saggi e testi antichi nonché dei precetti della Chiesa che segue per portare avanti le indagini di medicina legale, non mancando di citare i grandi religiosi maestri del passato che cita spesso per guidare il suo novizio Adso da Melk (Damian Hardung) o cercando di fargli amare la cultura per farne come lui stesso una ragione di vita senza farsi sviare dalla seduzione di una donna che, anche se la Chiesa la paragona al demonio, lui invece ne riconosce le virtù in quanto creatura del buon Dio dimostrando così una paterna indulgenza verso l'attrattiva del suo novizio per una fanciulla che gira intorno al convento fra i rifiuti in cerca di cibo.



E qui casca la fiction perchè la fanciulla è bellissima con i capelli freschi in odor di shampoo i riccioli a turacciolo a ferro caldo, con il viso pulito ma truccato ad arte quando invece si sa che a quel tempo le ragazze del popolino avevano i capelli unti, le facce macchiate di fango e gli abiti di stracci, così come invece è stato perfettamente rappresentato nel film dove la fanciulla pulciosa che spuntava dai rifiuti, togliendosi gli stracci per mostrarsi nuda diventava una dea. La dea dell'amore sconosciuta e senza nome che odorava di rosa per cui da qui Il Nome della Rosa il cui profumo era un richiamo irresistibile  al quale rispondeva Adso con tutto l'impeto dei suoi giovani anni congiungendosi a lei con dolcezza e passione.
Sarà questo l'unico peccato carnale della sua vita ma ci sta come arricchimento della sua cultura. Perchè cosa puoi  sapere della vita se non hai mai assaporato il gusto di un fiore di carne che si offre con amore per placare la tua sete... di sapere?
Sapere che Guglielmo da Baskeville aveva acquisito solo studiando approfondendo la sua vasta cultura che gli permetteva di penetrare dentro ad ogni cosa cogliendone l'essenza a renderlo conscio della sua superiorità che esternava con l'arroganza dell'uomo disincantato in grado di riuscire a dare spiegazione ad ogni provandola scientificamente con la paziente ricerca (gli alambicchi con preziosissimi e rari estratti del laboratorio del frate erborista sono una preziosa testimonianza del livello "farmacologico" raggiunto a quel tempo e che a tutt'oggi rappresentano le basi dei medicinali).

Il serial è intrigante anche per questi particolari e tante altre minuzie facendo restar desta l'attenzione per le prossime puntate.


Il Nome della rosa, Sacra di San Michele
Complesso architettonico collocato sul monte Pirchiriano, all'imbocco della Val di Susa, la Sacra di San Michele è il monumento simbolo del Piemonte. Le origini di questo santuario sono incerte, anche a causa delle numerose leggende legate alla sua storia. La più famosa è quella della "Via Michelita" o "Via Angelica", secondo la quale fu San Michele a tracciata la via che unisce la Sacra con quella di altri due famosi santuari a lui dedicati: Moint Saint Michel in Normandia, e Monte Sant'Angelo in Puglia.


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