lunedì 25 marzo 2019

IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Rossini


 Il Barbiere di Siviglia è un’opera buffa che per esaltarne la leggerezza si è pensato di proporla in maniera sgargiante al passo di un minuetto.
Infatti i costumi erano tutti in colori intensi ad ispirazione di Marie Antoinette di Sofia Coppola, in tinta unita senza orpelli.
La protagonista Chiara Amarù nel ruolo di Rosina ha sfilato dapprima con un giallo limone tutto abbonato sul davanti come una sorta di chemisier, per poi passare al rosa shocking e ad una sorta di vestaglia a metafora color “prugna” a coprire l’abito bianco da sposa che nascondeva sotto come una sorta di prugnetta immacolata.
Di linea semplice e modesta la scelta non poteva che essere a tutto colore per dare smalto al contesto nel quale comunque a brillar erano gli uomini perché i loro costumi più curati nell’assemblaggio.

Le giacche a tre quarti anche se non erano damascate risaltavano meglio delle crinoline perché si giocava con gli abbinamenti dei colori, sempre in tinta unita ma in tono su tono miscelando il blu cobalto al grigio perla alternati al rosso e al totalblack per poi tornare al bianco finale del conte d’Almaviva (Xarier Anduaga) che andava sposo alla Rosina in tinta con il suo abito immacolato.
A tanta semplicità faceva da contrasto il lussureggiante cappello a tricorno del Conte adornato di piume bianche e sprazzi di svarovsky come un perfetto damerino del 700 francese anche se mancavano le camicie a sbuffo o con volant e pizzi.
In compenso il pizzo era sparso dappertutto perché la scenografia era tutto in pizzo nero valencienne dal balcone alla piazzetta fino ai pannelli a far da separé alle scene intercambiabili in questo tripudio in valencienne che si sa è molto delicato disegnato con arabesque e fiori.
L’effetto era di trasparente leggerezza a fare comunque da giusto supporto ad un’opera allegra e divertente dove la recitazione è molto importante per fare frizzi e lazzi nei vari quadretti al ritmo della musica vivace andante mossa e…laralalero…laralalà…figaro qua figaro là…
Finalmente abbiamo visto con il Barbiere di Siviglia un’opera recitata a un buon livello con molta verve da parte della protagonista sia in ensemble che in duetto con la servetta Berla (Eleonora Bellocci) che è stata all’altezza per vivacità e mimica furbesca.


A far da mattatore è stato comunque il Figaro Barbiere (Julian Kim) di qualità che ha saltellato come un arlecchino della commedia dell’artre goldoniana facendo il servitor di due padroni nell’alternar i suoi servigi di barba e capelli al vecchio Don Bartolo (Simone Del Savio) che vorrebbe sposare la sua pupilla Rosina e di piccione viaggiatore con biglietti d’amore ai piccioncini Conte d’Almaviva innamorato di Rosina.
La storia è abbastanza consueta per quiei tempi quando le giovani trovavano rifugio fra vecchi tutori gelosi e possessivi che miravano alle grazie di queste fanciulle sottraendole all’amore di giovani pretendenti gagliardi e pieni di ardore.
Triste destino di tante ragazze dell’epoca che comunque in quest’opera si risolve in bellezza dopo tanti espedienti fino all’escamotage finale quando  gli innamorati si presentano con la complicità di Figaro davanti al Notaio chiamato da Don Bartolo, prima che questi arrivi. Pochi attimi di assenza e zac! Viva gli sposi!
L’opera è stata seguita attentamente fino alla fine (tre ore sono tante) con una cascata di petali di rose (ad effetto ottico) sulla scena per festeggiare tanta felicità nell’essere riusciti a coronar un sogno d’amore.
Lo spettacolo ha entusiasmato con tanti applausi ed ovazioni a tutti i protagonisti ed al Coro diretto da Martino Faggiani sempre molto importante in un’opera ma non quanto nelle opere di Verdi dove per esempio un Va’ Pensiero fa venire i brividi, ma questa è tutta un’altra musica. Ben venga comunque anche Rossini con la sua allegra vivacità.
Larallerò…larallalà…figaro figaro figaro… Applausi applausi e felicità!


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