Alberto Bevilacqua, scrittore nato a Parma, ha diretto diversi film interessanti e uno di questi è la Califfa da lui girato negli anni 70 ai tempi delle lotte operaie con interprete Romy Scheider rappresentata come una donna forte che sapeva tener testa, ma soprattutto tenere in pugno, il padrone della fabbrica dove lavorava gestendo in pratica quello che allora era definito Potere Operaio.
Evidentemente Bevilacqua che dopo un'infanzia e adolescenza trascorse in una casa di fiume del Parmense per poi trasferirsi da giovane a Roma dove viveva fino alla sua morte, non conosceva molto bene le donne di Parma città (si era ispirato sicuramente a quelle di provincia della Bassa Padana), perchè in realtà il modello di donna che impersersava in quel periodo era la miss Italia eletta a Salsomaggiore dove si distingueva Tamara Baroni la reginetta di bellezza con il tittolo di Miss Eleganza anche se di classe dimostrava di averne ben poca perchè faceva un tal chiasso nel tenere in pugno il padrone della fabbrica del vetro, molto importante in questa città, da creare uno scandalo del quale parlarono tutti i giornali portando alla ribalta una Parma godereccia formata da danarosi
“padroni” di salumifici, detti gosinari, che calavano dalla provincia , tutti rigorosamente in Mercedes, per riunirsi a fare affari in Piazza in una sorta di mercato delle vacche nel quale comunque qualcosa di onorabile c'era perchè la parola data ed una stretta di mano avevano lo stesso valore legale di un documento nero su bianco. Gli eccessi goderecci e le trasgressioni erano all'ordine del giorno consumate fra sale giochi d'azzardo e donnine di vita fino a quando non c'era scappato il morto a nome Carlo Mazza che con l'incarcerazione della sua amante Katarina Miroslava chiudeva un'epoca fino ad arrivare al Nuovo Rinascimento dell'era Ubaldiana (campa cavallo) nella quale veniva esaltata la classe delle belle donne così come recitava una canzonetta parmigiana.”...siam tutte le colonne dell'università”. Bellezza e cultura era un binomio che avrebbe potuto fare il botto se avessero potuto avere anche il potere. Un potere che purtroppo per donne di Parma era solo una chimera essendo tutte relegate a ruoli di assessorati fra i quali spiccava comunque una donna certa Maria Teresa Guarnieri come la preferita dell'amministrazione ubaldiana avendo l'aria d'essere stata uscita dalle scuole delle Orsoline o delle Luigine in perfetta linea di tendenza del nuovo connubio eleganza e cultura, nel mix modello Parma della Festa Parmigiana (titolo dell'omonimo libro dello scrittore Bevilacqua).Una festa che aveva trovato il palcoscenico giusto nel Teatro Regio animando il foyer con la calata di personaggi della Tv per dare "lustro"all'Opera nella quale molti dirigenti dell'amministrazione comunale avevano tutti un posto in prima fila, a gratis, tanto che a fine festa, calato il sipario sul Rinascimento ed i suoi effetti collaterali, le prime file all'apertura della nuova stagione lirica del Regio, ancora riservate a dirigenti eccellenti ma diventate a pagamento, erano rimaste vuote in modo imbarazzante. Fra esse capeggiava comunque il nuovo Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ora uscente per fine mandato, verso il quale andrebbe spezzata una lancia per tacitare tutte le accuse di aver reso Parma una città spenta. Federico Pizzarotti era un ragazzo giovane e inesperto per cui ha fatto del suo meglio tanto che credendo alla sua buona fede i cittadini lo avevano rieletto dopo il primo mandato riconoscendogli il merito, a parte il bagno di selfie ad ogni evento dove si emozionava accentuando ancora di più la evve moscia, di essere un brava persona senza ombra di sospetto di ruberie, tangenti e quant'altro potesse danneggiare Parma accumulando un debito esorbitante come le precedenti ammnistrazioni per “illuminare la Grandeur” con quelli che poi si sono rivelati essere fuochi di paglia perchè passato Lo Santo, finita la festa, restava il conto salato da pagare inducendo i cittadini a raccogliersi in gruppi per protestare strombazzando con pentole e coperchi.
Ora, con l'elezione del nuovo sindaco si vorrebbe ricominciare con qualche, giustamente, cambiamento. Le quote rosa fra le candidature, per esempio, sarebbero state la prima mossa innovativa. Invece le due donne Michela Canova e Roberta Roberti, che si erano proposte per le prossime elezioni sono state escluse dalla candidatura rigettando pure il loro Ricorso al Tar che ha tolto ogni possibilità di presentare ufficialmente ai cittadini il loro programma magari con un punto di vista femminile che potrebbe giovare alle donne di Parma e al mondo che le circonda: lavoro che con la pandemia molte donne hanno perso, asili, scuole anche per bambini senza permesso di soggiorno, anziani e sanità. Dopo il respingimento del Tar, le due mancate candidate ricorreranno in appello ricevendo nel frattempo tanta solidarietà da parte di tutti gli uomini candidati pur sapendo questi quanto sia difficile non tanto vincere l'appello, quanto avere la possibilità che una donna a Parma possa diventare Sindaco con votazione dei cittadini. Alle donne di Parma non resta che ringraziare per lo sforzo, magari inutile, ma politically correct nella consapevolezza che con il Modello Parma degli Antichi (e ora riproposti) fasti faraonici, non potranno ambire al vertice del Potere come Sindaca della citta, accontentandosi di fare sempre e comunque da contorno. Idem con patate!
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