lunedì 30 settembre 2013

CATTIVE RAGAZZE E PATATE BOLLENTI.














Premessa: tengo a precisare che i blogspot Rita Guandalini io non li ho ceduti a nessuno per cui sono di mia esclusiva gestione.  Questo è un blog privato messo a disposizione per essere letto senza farne uso ed abuso per i propri interessi o per vendette personali o di testate. Se non va di leggere uno è libero di passare ad altro.  A me interessa dare un messaggio.
                            -------------- - ------------
Le cattive ragazze ci sono sempre state: ragazze irrequiete piene di voglia di vivere e di 
trasgredire  per seguire l’istinto ribelle lasciato a briglia sciolta da genitori distratti o assenti.

Senza freni inibitori si tuffano nella vita accumulando esperienze che le fanno crescere in fretta con una psicologia spesso disturbata.
Turbare a tutti i costi diventa così l’imperativo della loro vita fatta di eccessi e di turbolenze a basso livello non disdegnando di offrire tutto quanto si può ricevere a costi quel che costi. Dipende.

Dipende soprattutto dagli incontri che il saperli gestire segna punti a favore altrimenti si entra in un vortice perverso nel quale può cascarci il morto. E allora apriti cielo. Si ma a pecoreccio con una pioggia di sperma che cade sui protagonisti.
In questo caso sono Lindsay Lohan e James Deen presto al cinema con un film porno-trhiller The Canyon sulle cattive ragazze bordo piscina del quale è pieno il mondo. Quello dei ricchi in primis perchè il porno deve essere soft, molto soft risultando più che cattivo molto accattivante.
La formula è semplice: prendi un personaggio e fallo girare in una scopata piroettante, una dietro l’altra in modo da proporre tutte le posizioni facendo del protagonista un eroe dinamico e  positivo perché ce la fa sempre.
Lo abbiamo visto negli anni 80 con Richard Gere  in American Gigolo’, graziosissimo nel ruolo del cacciatore di ricche signore, negli anni 90 con Julia Roberts in Pretty Woman pure lei graziossima nel ruolo della prostituta e Spread con il giovane Asthon Kutcher molto molto ma molto fico sempre a disposizione di ricche disposte a mantenere.

Domanda: quando il fico e la fica si incontrano fanno una figata. No, più facile un doppio Spread.

E’ il caso di Lindsay Lohan e James Deen, lei scandalosamente nuda e conturbante mentre lui
è un porno divo, una sorta di Rocco Siffredi, quello che si mangia le patatine senza guardarle in faccia.
Lidsay Lohan è una patata bollente, da prendere per il giusto verso, ma a comando sul genere “Leccami!” “Pronti” perché con una come lei  lui è sempre pronto. 
In questo caso sul chi vive essendo il genere un Thriller.  Con queste premesse la coppia fisicata può anche aver successo su quella fascia di giovani protagonisti degli happy houre sparsi in tutto il mondo pronti per gli incontri da sballo, ma dopo aver visto lo Spread con Ashton Kutcher non c’è da aspettarsi granchè di nuovo perché di clip porno è pieno il web poi perché di Lindsay Lohan il pubblico ne ha abbastanza. 
Dopo la prova televisiva di Liz e Dick ha rivelato i suoi limiti di attrice sia nell’imitazione di Liz Taylor, specie nel ruolo di Cleopatra, che in quelli di amante appassionata perché con l’aura di bad-girl che si porta appresso non era nelle corde. E con lei anche il partner.
Soprattutto con la voce: quella di Liz era cinguettante e suadente mentre la Lohan ha una voce gutturale da gola profonda, e quella di Richard Burton era baritonale, calda e seducente mentre quella dell’imitatore di Richard era in falsetto quasi da castrato. Un’accoppiata imbarazzante ripresa puntualmente dagli spot pubblicitari con il prodotto Zalando.
E a proposito di Gola Profonda, c’è da segnalare un’altra patata  bollente incarnata da Amanda Seygfrid nel ruolo di Linda Lovelace, una delle prime ragazze cattive degli anni 70 protagonista dei primi film porno distribuiti nelle sale a luci rosse. Non si sa perché, dopo la prova di Les Miserables nel ruolo di Cosette, sia stata scelta per un ruolo così trasgressivo nel quale Amanda non sembra essersi calata alla perfezione nonostante ce l’abbia messa, a non si fa per dire, proprio tutta. Non è bastato a convincere perché l’aria da patatona zuccherosa le è rimasta nonostante la parrucca nera.


A differenza della Lohan comunque Amanda si impegna a recitare, passando con disinvoltura  dalla fanciulla alla prostituta  così come visto in Chloé mentre Lindsay in The Canyon come “gola profonda”  non fa che riproporre se stessa risultando più convincente nel ruolo di Bad girl. Non come attrice.

TRE GIORNI DALLA DECADENZA

L'Italia è ferma al Giorno della Marmotta, ha detto Enrico Letta ieri sera da Fabio Fazio.
Serve un cambio e siamo a tre giorni dalla decadenza.


Sì cambiare animale con
I 3 giorni del Condor con Robert Redford

                       Ford!


sabato 28 settembre 2013

BANDITI DAGLI USA


Per fare essiccare la pasta certe aziende usano forni a microonde che sono dannosi alla salute per chi sta a contatto.
In America, dopo le lampade UVA,  il microonde è stato bandito ufficialmente così come l’olio di palma che sta a base del cioccolato nutella.
Infatti Berlusconi
in Italia si è preso una Uveite ma non ha fatto testo, né in Italia né in America dove si bandiscono ufficialmente certi elementi  per poi raccoglierli nei Mac Donald e scaricarli in tutto il mondo a base di colazioni insalate e panini carichi di macinato e patatine fritte in olio usurato.
Negli anni 70 era uscito anche un film con Gene Hackman e Sissy Spacek, Arma da taglio, con lui grosso proprietario di una catena di amburger nel quale infilava anche carne umana per nascondere le vittime della guerra del racket.
Insomma se gli italiani mafiosi le infilavano nel cemento, gli americani le macinavano con gli amburger: tutti siti dove non si potevano ritrovare le vittime per cui i fatti si basavano su testimonianze di pentiti e sopravvissuti trovando poi spazio nella letteratura e nei film, oggi tradotti per la Tv anche in fiction.



martedì 24 settembre 2013

DAVID BOWIE ARTISTA ECLETTICO

Se vi danno un foglio con le righe già tracciate scrivete dall'altra parte  (Perchè è tutta un'altra storia)
(Juan Ramon Jmenez poeta spagnolo 1981-1958) Premio Nobel per la letteratura 1956









LA TV SBARCA A TEATRO

 La TV è diventata la sede ideale per ospitare Talk show in tutte le salse che vanno dalla politica allo spettacolo passando dalla cronaca. Meglio se morbosa e piena di chiacchiere distaccandosi nettamente da chi fa servizio pubblico come Federica Sciarelli per esempio che con il suo Chi l’Ha visto può dire di aver risolto tanti casi conducendo in modo imparziale e professionale.
Infatti il pubblico la premia sempre con un’immancabile occhiata al suo format soffermandosi sui fatti di cronaca che più appassionano come le storie dei bambini scomparsi che mettono angoscia a tutti ma soprattutto ai genitori. I quali sono comunque allietati con i format dedicati ai bambini prodigio dovei identificano i propri come enfant prodige perché si sa che ogni scarafone è bello a mamma sua.
I talk show sono diventati talmente numerosi che il pubblico ormai li diserta clamorosamente perché non aiutano certo ad uscire dalla crisi mettendo il dito sulla piaga.

Anche i format di intrattenimento comunque sono difficili da far decollare perché confezionati in casa con poca spesa e qualche comico quasi sempre pescato da Zelig e Colorado Cafè. Tanti, ma non tutti, anche se sono molto bravi restano piacevoli a seguirli nel contesto di teatrino off perché quando si allargano per condurre trasmissioni proprie cadono inevitabilmente nella paranoia non potendo pretendere di far ridere per due ore intere dopo aver divertito per un minuto circa.  Così il flop scatta inesorabilmente lasciando i comici tutti a casa. Poco male perché loro sbarcano al cinema che come una sorta di “dalla-padella-alla-brace” dà loro il colpo di grazia.

Perché onestamente se non se ne può più di ridere con i Cipollini e Company che si vanno a seguire sotto Natale  come appuntamento immancabile quanto il Panettone. Che basta e avanza in tutte le tavole e nei banchi dei Supermercati che li offrono a sottocosto.
In TV manca il Varietà, scomparso insieme alla TV dei ragazzi di cui ho già parlato alcuni mesi fa. E’ il varietà delle Mille Luci, con Prime Donne importanti e di talento che aprivano gli show gorgheggiando ed ancheggiando introducendo ospiti di fama internazionale che non fossero solo calciatori o reduci dall’Isola dei Famosi o del G.F.
Insomma un Varietà piroettante e caleidoscopico capace di sorprendere per l’allestimento lussuoso e smagliante che non vuole necessariamente far ride’ ma intrattenere con eleganza e classe. Non alla maniera di Paolo Bonolis che con lo show Avanti Un Altro, anche se sbanca con gli ascolti ha raggiunto un livello imbarazzante che non fa più ride’ tanto che al bisogno urgerebbe un lavaggio a gettito continuo per tornare a sorridere come si deve.

Se per i comici al bisogno e conduttori  ridanciani non pare esserci più posto in TV, con il mazzo fatto in TV e la batosta presa con il cinema, ora vanno a Teatro accolti a braccia aperte anche nei Templi un tempo riservati solo alla Lirica e alla Danza.
Dopo i successi di Paolo Rossi,  Lella Costa e Company, vale a dire tutti i comici importanti che sono scomparsi dopo che la Tv aveva offerto loro delle chance per condurre, dalla Sabina Guzzanti alla Teresa Mannino tanto per citare alcuni, anche Serena Dandini si è data al Teatro. Presto sbarcherà al Teatro Regio di Parma, per il Cartellone di Teatro Due, con Ferite A Morte, una performance corale sul femminicidio delle donne. Sì, soprattutto quelle comiche della TV delle ragazze, quasi tutte scomparse insieme al suo varietà su La 7. Una strage.
 


sabato 21 settembre 2013

HENRY CAVILL, UN TORELLO DI RAZZA.

“Capitano mio capitano!” e tutti gli alunni del College si alzano in piedi sul tavolino per manifestare il loro affetto al prof. che aveva insegnato di inseguire i propri sogni.
A uno di loro è andata male, suicidatosi dopo aver trionfato sul palco della scuola in una recitazione scolastica che i genitori avevano stroncato insieme all’intenzione di intraprendere la carriera come attore.


Per fortuna non è andata così per Henry Cavill, il quale dopo essersi messo in luce con talento precoce nelle recite scolastiche sui classici Shakespeariani, è stato caldamente sostenuto dai suoi per continuare il percorso scolastico.
Iniziato con qualche porticina a teatro facendo tournèe anche in Europa, per un certo periodo ha calcato anche le passerelle della moda, lasciando un segno per la sua bellezza fuori dal comune, immortalata in pose accattivanti coi jeans abbassati bordo pelo, camicia sbottonata a petto nudo ed una faccia d’angelo che metteva in subbuglio la passerella colpita dallo sguardo languido e profondo, tipico del suo segno zodiacale che è il Toro.
Torello da monta, pensavano le donne.
Invece no, lui era intenzionato a far l’attore prendendo la professione seriamente e per i verso giusto, perché per esordire è stato subito ingaggiato come protagonista nel ruolo del Conte di Montecristo vincendo lo scetticismo  di chi non avrebbe scommesso un penny sul suo successo.
Che invece arrivò puntualmente non senza qualche sgambetto lungo il percorso perché il destinato gli presentava ottime occasioni al momento sbagliato come la candidatura a 007 soffiatagli da Daniel Craig perché Henry era troppo giovane e la candidatura a Twilight soffiatagli da Robert Pattison perché nel frattempo lui era invecchiato.
Non prima comunque di fare importanti esperienze anche se non da protagonista: la partecipazione nel serial I Tudor  nel ruolo di Charles Brandon, al film con cast stellare The Stardust a fianco di Michelle Pfeiffer e Robert De Niro fino ad arrivare al romantico e struggente Tristano e Isotta, un film romantico nel trionfo dell’amor cortese, anche se poi finito tragicamente, dove Henry fa la parte di Melot, antagonista di Tristano.

Un ruolo questo che aveva folgorato Woody Allen tanto da scritturarlo nel suo ultimo film Basta Che Funzioni dove gli ha fatto calzare a pennello i panni del torello messo alle calcagna della svaporata  Evan Rachel Wood su commissione di sua madre nell’intento di svezzarla portandola via a un genio dal quale la figlia dipendeva psicologicamente.
Operazione che Henry Cavill portava a termine con successo con una fulminante battuta di replica alla piccola Evan quando gli esternava il suo imbarazzo nel sentirsi eccitata alla sua presenza e in piena tempesta ormonale: “Non ti preoccupare, sono abituato alla carne rossa” imprimendole un lingua in bocca da toglierle il respiro che valeva ad illuminare tutto l’arco del film.
Bellissimo, serio, studioso, ma soprattutto pieno di talento, Henry Cavil era destinato a una carriera importante perché come ha detto di lui Woody Allen: “E’ un torello di razza che nelle scene d’amore riesce a dare il massimo”.
Detto da Woody, in un firmamento popolato per la maggior parte da divi fighetti, è servito da richiamo per tante giovani star che si sono candidate per lavorar con lui sperando di fare, con un torello very very, delle performance erotiche di tutta credibilità.
Comunque andasse io personalmente ho sempre creduto in lui.


giovedì 19 settembre 2013

VANESSA? PER ME E’ SI’



 Dalle prime apparizioni a Zelig Vanessa Incontrada era apparsa cambiata. 
Da ragazzina tutta pepe, si era fatta donna. Il pepe era rimasto ed era quello che spruzzava a tutta verve fra una comparsata e l’altra dei componenti la banda scatenata capitanata da
Claudio Bisio. Il quale palleggiava le battute  per un botta e risposta a ritmo piroettante come  un gioco di ping pong.a cui Vanessa rispondeva con tempismo per forte presenza di spirito e massima concentrazione. Eccezionale. E non lo diciamo per piaggeria perché tutti lo potevano constatare ammirandola anche al Cinema. A differenza di tante sue colleghe soubrette che hanno intrapreso questa avventura, ha dimostrato di essere una bravissima attrice. Un doppio ruolo difficilissimo da sostenere perché i volti che nascono televisivi in genere non bucano sul grande schermo. Invece già dal primo film “Il cuore altrove” per la regia di Pupi Avati e come partner Neri Marcorè lei, Vanessa, nel ruolo di una ragazza cieca  aveva colpito per l’intensa sensualità e acuta sensibilità con la quale era riuscita a entrare nel personaggio.

Insomma, era nata una star che si confermava tale con i vari films che seguirono: in un ruolo disinvolto e di libera sensualità innocente con Giorgio Pasotti in Quale Amore  (nella foto) e poi in quello molto più caliente,  “Aspettando il Sole”nel ruolo di una attrice a luci rosse che si innamora del pornodivo durante i momenti di “pausa”.
Con queste performance che passano dal comico al drammatico senza perdere in credibilità (impresa ardua in cui si sono felicemente cimentati anche Ezio Greggio e Claudio Bisio) Vanessa aveva raggiunto, a 30 anni, un  livello di maturità altissimo che la distanziava dalle sue colleghe della Tv. 
Le quali, purtroppo, sullo schermo si sono limitate a fare le interpretazioni di sé stesse. Vanessa invece dopo i tanti successi cinematografici e l’esperienza piroettante di Zelig, ora sta spopolando in Tv con spot pubblicitari esilaranti in coppia con Giorgio Panariello con il quale ha duettato dapprima facendo “ciccio e ciccia” ad imitazione di Briatore e la
Gregoracci, e poi come giurata in talent show ad imitazione di quello della De Filippi e Jerry Scotti Italian’s go talent dove, di fronte al talento di Panariello come Brasiliano maremmano, lei schiacciava tutti i bottoni per indicare il suo alto gradimento: “Per me è sì”.
Anche per me. Ancora una volta aveva fatto centro. 


L’AVVOCATO E LA DROGA

C’è molta attesa per il nuovo film di Ridley Scott The Counselor (che tradotto è una sorta di Consigliori così come viene citato anche nel Padrino di Mario Puzo nel film interpretato da Tom Duval) anche perché si è avvalso per la sceneggiatura dell’autore di Non è un Paese per Vecchi dei Fratelli Cohen.

Infatti l’atmosfera che si respira è la stessa non solo per la confermata presenza per uno strepennato Javier Bardem ma per il clima di guerra al massacro intorno ad un pugno di coca che tutti pagheranno cara.

 Il protagonista  è  Michael Fassbinder, già scelto da Ridley Scott per Prometheus per la sua maschera fredda e ambigua. Infatti lui ora veste i panni di un professionista importante che tutti chiamano l’Avvocato senza pronunciare il suo nome. Questa è una  finezza da parte del regista perchè si riscontra in molti entourage lavorativi nei quali tutti si chiamano per nome tranne il capo che viene semplicemente nominato come Avvocato o Professore oppure Dottore. Per esempio il prof.a livello mediatico è sempre uno mentre gli altri vanno tutti su La sette. Il prof. no, non c’è mai andato, nemmeno dalla Gruber che un invito da lei non lo rifiuta mai nessuno.
Così è stato anche per “l’Avvocato” d’Italia che La 7 non ha mai avuto l’onore di ospitare pur avendo scelto di apparire perfino da Giovanni Minoli. Questioni di rete si sa.
Dunque l’Avvocato è al centro della trama del film omonimo il quale si incentra su una partita di droga a cui il professionista fa la posta per arrotondare le parcelle e potersi permettere di mantenere la figottona di turno, in questo caso Penelope Cruz (che ha preso il posto di Natalie Portman) con la quale si fidanza legandola con un brillante grande quanto un anello di Liz Taylor.
Così il novello avvocato come un novello marcantonio si butta a trafficar come un novello Benicio con la droga. Operazione rischiosa per un novellino nella quale entrano anche Javier Bardem e Brad Pitt (che con Ridley aveva fatto una scanzonata performance in Thelma e Luise) con un’apparizione folgorante di Cameron Diaz la quale in una scena con passo felpato vestita da giaguaro gattona sul cofano della macchina dell’amico. In questa caso Javier Bardem pronto ad acchiapparla, per nulla intenzionato a smacchiare quel giaguaro perché la Cameron Diaz è sexy da fargli rizzare, e non si fa per dire, tutti i capelli affogati in gelatina.
Un classico per Cameron che già, come alias Mary, aveva fatto impazzire tutti con la gelatina allo sperma nel ciuffo.
Non è la prima volta che Cameron Diaz viene affiancata a Penelope Cruz perché la coppia era già stata riproposta in Vanilla Sky in versione la mora e la bionda di Tom Cruise, allora novello fidanzatino di Penelope che lo faceva divorziare da Nicole Kidman.


https://www.youtube.com/watch?v=zCa1M7et1tM


Intrecci amorosi in scena e fuori dal set che fecero scatenare il gossip sempre molto attenti alle relazioni extra per caricarle di morbosità:  fuori luogo perché i divi poi si ritrovano tutti insieme sul set a far finta di niente per buona pace delle case di Produzione e per amore del box office.
Che sarà mai un divorzio quando ci sono aspiranti partner a fare la fila? I fatti di cronaca nera, per corna e separazioni sono cose da comuni mortali, perché fra le star si contano sulle punte delle dita in quanto frastornati come pochi da feste e intrecci amorosi in tutte le salse.
 Ad uccidere ci pensa il gossip con le novelle rivelazioni magari anche inscenate di sana pianta o trasversali o anche sotto metafora, per infangar l’immagine di una persona o di una star. Alzi la mano chi…
Per stare in linea alzo la mano con una piccola curiosità. Natalie Portman ha dovuto rinunciare al ruolo di Penelope perché il marito Benjamin Millepied glielo ha proibito dopo il clamoroso e plateale bacio che Natalie aveva dato a Fassbinder sottotitolato per i non vedenti “J’adore…le catzz?”
Il dubbio c’è anche se sarebbe come a dire che Millepied a livello natura sia un verme, perché su questa verità non ci piove.
Ad ogni modo il cast è d’eccezione per cui non mancheranno spettatori a vedere questo film per farsi un’opinione facendo paragoni fra Ridley Scott e i Fratelli Cohen per esempio che su questo terreno di guardie e ladri sono sempre stati impareggiabili sia a livello di commedia che di tragedia, mentre a Ridley Scott va comunque il merito di aver confezionato sempre film di spessore e di grande impatto visivo ed emozionale. Insomma un grande regista da rivedere comunque dopo la delusione di Prometheus (nei classici ucciso dalle aquile perché si era spinto troppo in alto per voler conoscere) con il quale si era addentrato troppo presuntuosamente  a sondare Dio e il principio della Creazione. Vedremo se, anche lui come un novello Icaro, si è bruciato le ali.






martedì 17 settembre 2013

BIMBI CONTESI


 I bambini sono al centro dell’attenzione. La Tv riserva loro spot pubblicitari facendoli protagonisti di ogni settore, macchine comprese, e piccole star delle prime serate Tv. Nelle quali gorgheggiano a tutta voce facendo emozionare i genitori che assistono speranzosi di vedere in futuro un grande cantante.


Non è più lo Zecchino D’Oro con il Mago Zurlì, ma un vero e proprio show tutto per loro presentati dapprima da Antonella Clerici con Ti Lascio Una Canzone sulla Rai e poi da Gerry Scotti con Io Canto attualmente in onda su Canale Cinque. 
I bambini canterini vanno forte nonostante le voci di disappunto per il repertorio da grandi che fan loro interpretare. 
I testi infatti sono tutti improntati sul sentimento e la passione, roba da innamorati persi che i bambini recitano guardandosi negli occhi senza sapere minimamente cosa dicono. Ma lo cantan tanto bene che si passa sopra al fatto che ci sia il rischio di crear, più che futuri artisti, tanti piccoli
Narcisi convinti che sia lor tutto dovuto.
 Non basta infatti che in famiglia non si dica mai di no, lasciando spazio alla loro creatività a costo di disfar tutta la casa, non basta che a scuola siano lasciati liberi di escludere i diversi ricorrendo anche ad azioni di bullismo, non basta nemmeno più che siano viziati riempiendoli di giocattoli e telefonini perché per un bambino per tanto che gli fai è sempre troppo poco. 
Invece sarebbe il caso di dire basta: tutti a letto dopo il Carosello, spenta la Tv il p.c. e i telefonini.
A letto come bravi bambini perché al mattino bisogna andare a scuola. 
A studiare e non a far teatro in posa per le fotografie, a girare per i negozi (un giorno ho visto una scolaresca in giro a Upim!) nei giardini o nei vari punti Gommaland. 
A studiareeeee… Macchè ormai tutti vogliono solo cantare.
Così la Clerici e Gerry se li contendono a suon di dati auditel l’uno contro l’altro come se fossero una coppia di separati che vogliono affidati i figli senza condivisione. 
Una sorta di Kramer contro Kramer il film interpretato da Meryl Streep e Dustin Hoffman i quali si davano battaglia in Tribunale per avere l’esclusiva del pupo. 
Le motivazioni di lei erano quelle di una madre che lo aveva cresciuto per molto più tempo di quanto se ne fosse occupato lui. Il quale invece spiegava il suo piacere, provato dopo la separazione, nel sentirsi padre quando accudiva il bambinetto per fare  colazione che lo deliziava ingraziandosi il suo consenso e amore. 
Infatti il bambino grazie a queste colazioni insieme alla fine dimostrava più attaccamento a lui di quanto non facesse con la madre inducendo tutti a parteggiar per il padre. 
Il segreto sta tutto nella colazione, dunque: del Mulino Bianco o Kinder Ferrero.
Ai genitori in odor di separazione conviene prenderne atto.

  

                 
        


LA TECNICA DELL'INSEMINAZIONE DEI CIELI e GUERRA CLIMATICA


Avevo parlato tempo fa (v. post Le Guerre Climatiche E Privatizzazione dell'acqua 9.FEBBR.2013) della possibilità di desertificazione di un Paese facendo deviare le nubi.
Al contrario, per la stimolazione delle piogge esiste anche una tecnica che si ottiene diffondendo nell’aria, al di sotto delle nubi e per mezzo di aerei opportunamente attrezzati, particelle che presentano una struttura cristallina molto simile a quella del ghiaccio. In presenza di alcune condizioni favorevoli, queste particelle vengono catturate dai moti convettivi dell’aria che li portano in alto, fin dentro le nubi, dove innescano un processo di formazione delle gocce di pioggia.
La sostanza che viene usata per queste operazioni è lo ioduro d’argento.
Esso viene bruciato in piccole quantità in una caldaia posta sull’aereo e il fumo che ne deriva risulta costituito, appunto, dalle minuscole particelle che vanno a stimolare le nubi.
 Sotto il profilo ambientale non sembrano esserci controindicazioni perché si tratta di una sostanza inerte che usata in piccole dosi in un vasto volume d’aria non risulta rilevabile.
Per applicare questa tecnologia occorre un’organizzazione efficiente, in grado di cogliere tempestivamente le condizioni atmosferiche favorevoli all’inseminazione monitorando l’arrivo delle formazioni nuvolose segnalate dai satelliti, cercando di valutare tempestivamente la presenza di quelle condizioni di quota, umidità e temperatura che si prestano all’intervento.
 Solo se la lettura di questi dati lascia intravedere un ragionevole margine di successo, si fanno partire gli aerei.E si aspetta fiduciosi che lassù qualcosa succeda.

GUERRA CLIMATICA E PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA

La guerra climatica
C'è Poco da ridere
Perchè la scia che lasciano alcuni aerei non si dissolve nell'aria?
Perchè è composta da prodotti tossici che vengono trasportati per smaltire le
scorie chimiche al mercurio di alcune basi militari.
Queste nubi di condensa chimica possono essere pilotate per provocare
addensamenti nuvolosi (cielo a pecorelle, acqua a catinelle) facendo cadere la pioggia.
I primi esperimenti sono stati fatti dai cinesi ma lo hanno messo in pratica
in modo maldestro perchè hanno fatto nevicare.
Però sono arrivati a buon punto per scoprire che la manipolazione climatica
sia un'arma di grande potere.
Sì perchè è in grado di provocare la desertificazione di un Paese (privandolo
della pioggia) per farlo scomparire.
Pertanto, si presume che, ma questo l'avevo già detto parlando di Quantum San
Rubinetto in relazione alla privatizzazione dell'acqua, sia l'acqua l'elemento più prezioso del Pianeta ancora di più di quanto lo possa il Petrolio, (L'articolo riprodotto più volte e che sotto ripropongo)
 PERCHE' L'ACQUA è SORGENTE DI VITA E ORA ANCHE DI MORTE.
                 
 QUANTUM SAN RUBINETTO

Come ogni anno ( fine giugno 2010) immancabile l’appuntamento con la festa multiculturale che si svolge al Parco Nevicati di Collecchio (Parma).
Una festa sempre molto colorata dove si riuniscono varie etnie per festeggiare oltre che con i piatti caratteristici, anche con tante iniziative. Una festa sempre molto riuscita perché fa il pieno di partecipanti i quali, se fino all’anno scorso erano in grande maggioranza di colore che si attivavano di persona con spettacoli inscenando piccoli quadretti ad illustrare la lotta per la sopravvivenza e per la brillante integrazione tramite racconti recitati da studenti universitari (specie del Camerun,con ragazzi che raccontavano le avventure sentimentali di un nero maggiordomo in una casa di ricchi francesi. Una sorta di Le Avventure di Moll Flanders alla Camerunese) quest’anno si è puntato principalmente sulla solidarietà. Da parte dei bianchi. I quali hanno preso la parola in favore delle popolazioni del terzo mondo con le loro realtà, mettendo in scena tematiche drammatiche, senza avvalersi dei suonatori di bongo in sottofondo, ma snocciolando situazioni e numeri nudi e crudi.
Come quelli sentiti in uno stand attraverso le parole di un giovane giornalista che ha portato la sua testimonianza su un  problema da lui stesso approfondito e toccato con mano: quello relativo alla scomparsa di 15mila clandestini affondati con i barconi provenienti dalla Libia, preoccupandosi della sorte dei 1500 che sono stati respinti dall’Italia, dopo essere stati accolti, e rispediti nelle prigioni di Gheddafi.
Che il giornalista ha dichiarato di aver visitato insieme ad un collega (tramite l’aiuto e la complicità di alcuni legali dissidenti del regime) dove i “prigionieri” vengono ammassati tutti insieme in 50 o 60 in piccole stanze senza finestre con i bambini e le donne che vengono regolarmente violentati.
Denuncia molto inquietante che meriterebbe una risposta.
Un altro stand ha catturato l’attenzione di molti spettatori perché l’argomento era di pubblica utilità: l’acqua come bene prezioso il cui accesso come diritto umano e sociale imprescindibile deve essere
garantito a tutti gli esseri umani. Perché questo avvenga bisogna sottrarre l’acqua alla logica dei mercati e ricollocarla nell’area dei beni comuni alla cui tavola devono potersi sedere tutti gli abitanti della Terra con pari diritti, comprese le generazioni future.
H2Oro è il titolo dello spettacolo che inneggia all’acqua del San Rubinetto, l’acqua che proviene dagli acquedotti le cui proprietà purificatrici sono più elevate rispetto a quelle delle minerali imbottigliate le quali, anche se nell’etichetta indicano elementi per garantire la salubrità, sono soggette deteriorarsi per il pericolo di esposizione al sole durante i lunghi viaggi dal luogo di erogazione a quello del consumo, dopo aver fatto migliaia di chilometri. L’acqua del rubinetto invece è la più sicura in assoluto anche se ci fanno credere l’opposto perché le multinazionali hanno interesse a venderla, sperando di appropriarsene totalmente per distribuirla a caro prezzo.
Il prezzo che dovranno pagare a costo della vita quelle popolazioni che non sono in grado di comprarla. Se negli anni passati le guerre si sono scatenate a causa del petrolio, nel prossimo futuro le battaglie si faranno sull’acqua da bere. La multinazionale più agguerrita è la Coca Cola la quale come obiettivo si è prefissata di “servire” cinquemiliardi e settecentomila persone con la propria acqua imbottigliata di cui sono stati elencati i marchi, quelli che purtroppo sono più pubblicizzati in Tv con spot martellanti.
Questa battaglia è stata anticipata nel film Quantum Of Solace della serie 007 con Daniel Craig, affiancato da Olga Kurylenko dove insieme si battono contro una banda internazionale che opera in America del Sud, dove le privatizzazioni sono arrivate a un livello insostenibile creando malcontento e insurrezioni fra la popolazione.
Un film coraggioso e anticipatore che quando era uscito, nonostante le tematiche attualissime e drammatiche, non aveva suscitato grandi consensi  da parte della critica che lo aveva messo a tacere con sufficienza. Chissà perché…



domenica 15 settembre 2013

JENNIFER ANISTON: LA VERITA’ E’ CHE PIACE MOLTO.


Per anni è stata la fidanzatina d’America grazie al suo ruolo di Rachel nella serie Friends. Un successo stellare, pari a quello di Sex and The City che ha dato l’occasione a Jennifer Aniston di avere come ospite anche Brad Pitt il quale, affascinato dalla sua spontaneità e simpatia (a volte la simpatia fa da collante più del sesso), l’ha sposata aprendole le porte del mondo dorato di Hollywood.

Lui bellissimo, lei così così, non hanno mai giocato alla pari relegando Jennifer in un ruolo di mogliettina gelosa e paranoica. Ma mica tanto, perché Brad Pitt proprio mentre erano sposati aveva intrecciato una relazione con Angelina Jolie di cui si sussurrava peste e corna. E a ragione perché lei sessualmente è sempre stata scatenata, amante di giochi e giocattoli sado-maso non disdegnando neppure relazioni lesbiche. Però a Brad è piaciuta e come si suol dire, volevi la bicicletta, ora pedala. Il risultato è noto: divorzio e una nidiata di bambini con Angelina che fa la mamma più brava del mondo con una squadra di baby sitter al seguito. Jennifer Aniston sembrava non riprendersi più dallo sconforto, vedendosi soffiare anche la sceneggiatura che aveva preparato con Brad Pitt sul giornalista Daniel Pearl, corrispondente dell’American Wall Street Journal rapito dal gruppo terrorista islamico in Pakistan nel 2002 e ucciso pochi giorni dopo barbaramente e in diretta col taglio della testa, perché il film omonimo prodotto da lui stesso venne fatto interpretare dalla Jolie.
Dopo qualche commedia sempre sul genere comico, perché lei in questo campo ha un vero talento  ha decollato con Una settimana da Dio insieme a Jim Carrey facendosi notare oltre che dal pubblico anche da John Mayer con il quale si è fidanzata giusto il tempo di girare un altro film “La Verità è che non gli piaci abbastanza”, con Ben Affleck, Scarlett Johansson  Drew Barrymoore e Jennifer Connelly.
La Aniston sembrava aver colto il messaggio di quel film perché con un colpo di testa ha voluto mostrarsi per la prima volta senza veli per la rivista GQ, cercando così una conferma. Il pubblico ha risposto favorevolmente, il fidanzato no, perché l’ha subito mollata. A consolarla, udite udite, è stato l’ex marito Brad Pitt il quale si è riavvicinato a lei stanco degli impegni e responsabilità di cui la Jolie lo aveva sobbarcato per ritrovare il buon umore e la leggerezza di Jennifer di cui è sempre stato sinceramente innamorato. Così ad essere gelosa si è trovata la Jolie perché sentiva che Brad era sempre più preso dalla nostalgia canaglia per la ex moglie che si è presa la rivincita sulla rivale. Tanto soddisfatta che ha rifiutato di posare nuda per Play Boy per una cifra stratosferica. Non le interessava più mostrarsi nuda, aveva detto. Al pubblico. Con Brad Pitt avrebbe fatto un eccezione.
Ma è stato il pubblico a vincere perché poi Jennifer si è mostrata senza veli in tanti film. Eh se ha mostrato…!
Al Diavolo Brad Pitt all’ombra della sua Jolie. Ben gli sta.                                                                              

mercoledì 11 settembre 2013

BACIAMO LE MANI E… LE TETTE

 

 Ad aprire una stagione autunnale molto calda, Canale Cinque ha messo in onda la fiction Baciamo Le Mani uno dei tanti e numerosi film sulla mafia. Questa volta al femminile con protagonista Sabrina Ferilli. A metà prezzo perché l’altra metà è rappresentata da Virna Lisi con la quale fece accoppiata in contrapposizione nella fiction su Rai Uno Le Ali della Vita.
Così a prezzo intero, come a dire con uno paghi due poiché nessuna di loro da sola riesce a fare en plain avendo già fatto il loro percorso a tutto sex appeal, la fiction si presenta come il solito fumettone, uno di quelli che solo Canale Cinque sa sfornare  con un intreccio di drammi di donne perdute, incatenate, violate che trovano il loro riscatto nella redenzione estrema rifugiandosi fra le mura di un convento magari con un mitra in mano oppure buttandosi dai balconi o sotto un treno.
Ma quello che sorprende è comunque il pressapochismo della sceneggiatura in un collage con spezzoni fra film e fiction già visti e digeriti.
Il padrino per esempio  è sempre grasso, ma in stile da proibizionismo americano quello di New York (Burt Young) e da siculo con baffo, coppola e lupara quello di Palermo (Don Cesare Romeo) con una contorno di caratteristi di maniera, come il Prete quale primo colluso con la mafia.
La cosa più incredibile sono invece le donne: tutte sante e immacolate all’oscuro di tutto sul genere non vedo, non sento, non parlo, in quanto mogli di mafiosi a loro insaputa.
Come, mafioso sei? Ma non ti vergogni? E perché nulla mi dicesti di tanto benessere che mi ritrovo intorno? Mai e poi mai avrei immaginato che tu fossi un assassino. E via discorrendo…
Infatti Sabrina Ferilli è la prima sposa mafiosa a sua insaputa, casalinga di lusso tutta shopping feste  e maschi da accudire come il marito, imprenditore che cela doppia vita di servo e assassino, e un bambino un filo tontolone sul genere La Vita e’ Bella perché catapultato in un’altra dimensione, da Palermo a New York, di vita cambiando identità come se fosse un gioco creato sulle macerie di un treno saltato in aria.Bum! Tutto a posto è stato solo un gioco.
Così sotto mentite spoglie mamma e figlio arrivano in America accolte dalla matriarca-imprenditrice (Virna Lisi) della Little Italy che, avendo ereditato l’azienda dal marito (amico del Padrino ma non colluso con la mafia per carità diddio, anche se insieme alla moglie gli baciavano le mani per la protezione) con un figlio dal braccio bionico (Massimo Bellinzona) da accasare non trova altro che chiamare una vedova con figlio dall’Italia perché sempre meglio “di una sciacquetta americana” così come incarna la moglie (Nathalie Rapti Gomez) dell’altro figlio (Francesco Testi) sposato infelicemente perché lei sempre ubriaca. Ma quando la moglie è ubriaca la botte è piena.
Infatti lui vorrebbe fare il pieno anche con la cognata Sabrina che sbircia dalla fessura della porta aperta mentre si spoglia della lingerie sexy di body  giarrettiere e calze nere come una consumata spogliarellista simil-malizia consapevole di essere spiata.
Come finirà lo vedremo in quanto le puntate sono ben 8 perchè si sa che la mafia è dura da combattere anche se qualche scena è da prevedere stante la dichiarazione solenne di Sabrina alla matriarca simil-padrina Virna Lisi: “Se tuo figlio sarà un buon padre per il mio io sarò una buona moglie”.
Santa subito, per cui per il bel Francesco Testi, a meno che lei rimanga vedova due volte dei suoi due mariti, non ha speranza di maritar ma solo quella  di diventare amante.
Destino crudele che lo farà soccombere come una sorta di Con Te e poi senza di Me.
 A posteriori la sentenza. Intanto piace soffermarci sui costumi perché se la sceneneggiatura è un fumettone le mises sono impeccabili con Sabrina in un trionfo di tailleurini modellati e strizzati come da rivista signorina grandi forme che comunque non si sa come avesse avuto il tempo di farseli confezionare su misura visto che li sfoggiava appena scesa dalla nave (con camera privata) come una disperata rifugiata scampata a un attentato.
Attentato! è infatti la fiction alla pazienza dello spettatore che si vede rifilar patacche a più non posso. Ad emergere con tutta la sua professionalità ormai consolidata e inattaccabile è sicuramente Virna Lisi alla quale la Tv rende continuamente omaggio affidandole ruoli autorevoli che interpreta con classe ed eleganza. Da diva consumata perché se al cinema non ha mai disdegnato ruoli che la penalizzavano nell’immagine, ora  in Tv può permettersi di tutto ed in primis di essere omaggiata con un virtuale Baciamo Le mani.
Il Baciamo le Tette è tutto per la Ferilli.

martedì 10 settembre 2013

GINA LOLLOBRIGIDA E SOFIA LOREN: DIVE FINO ALLA FINE

Gina Lollobrigida e Sean Connery ne La Donna di Paglia, ovvero la strana coppia.
Infatti se nel film erano amanti, lui diabolico lei un po’ santa e un po’ peccatrice, nella realtà erano solo amici.

“E’ stato l’unico attore a non avermi corteggiata sul set” diceva la Lollo in molte interviste senza comunque nominare Tony Richardson che forse ci aveva provato.
Lei in questo film era al massimo splendore (1964) aiutata anche da un vestito tutto dorato a bagliori luccicanti che indossava al ricevimento del matrimonio con il nobile marito invalido del quale restava ben presto vedova.





Ma la curiosità sta nel fatto che quel vestito Gina Lollobrigida lo ha riciclato in diverse occasioni mondane molto importanti la prima delle quali era stato il ricevimento da lei dato per festeggiare il cardio-chirurgo Christian Barnard (il primo ad avere operato con un trapianto del cuore) nella sua Villa sull’Appia Antica al quale partecipò anche il Presidente della Warner Bros che corteggiava la Lollobrigida trovandosi il medico come rivale perché anche lui…
Insomma sì ci provava. La Lollo era molto seducente perché aveva un fisico da maggiorata e una verve molto infantile che suscitava tenerezza negli uomini.
In realtà lei aveva un bel caratterino vivace ma di temperamento artistico con il quale ha sempre cercato di esprimersi senza pensare di costruirsi una carriera appoggiandosi a qualche produttore così come avevano invece fatto tutte le attrici più in vista di allora.
Lei è andata sempre per la sua strada sposandosi per amore facendo un percorso di sperimentazione artistica in vari settori come il canto, la fotografia e la scultura coltivando la passione per gli abiti che si faceva confezionare da laboratori di fiducia.
Era molto brava ma il ruolo dell’attrice è quello che le è riuscito meno bene di tutti perché probabilmente si era adagiata in personaggi di donne con le gonne, molto borghesi dignitosi  e patinati che avevano un filo appiattito la sua verve scoppiettante degli esordi di pane amore e fantasia perdendo la genuinità della provincia Romana.
Fino a a tarda età si è sempre sentita contrapposta a Sofia Loren più fortunata come attrice e come diva perché sicuramente più concentrata e determinata nel fare carriera supportata da un entourage familiare molto consistente come il marito produttore e la parentela col Duce e una napoletanità  sfoderata opportunamente, molto accattivante.
Quanto basta per farne una figura monumentale grazie anche alla fisicità statuaria non indifferente.
Entrambe comunque hanno avuto una schiera di fans.
Entrambe comunque quando oggi entrano in scena piene di toupet e lustrini mettono tristezza: Gina perchè si fa circuire da giovanotti arrivisti e senza scrupoli, Sofia perchè insiste nel fare l'attrice inespressiva un po' perchè troppo diva un po' perchè troppo piena di botulino. Insomma un po' e un po'!
Quello che conta comunque è che alla loro età abbiano mantenuto la lucidità mentale perchè per Sean Connery non è stato così avendo già perso la memoria pur restando fisicamente ancora piacente.
Colpa del wisky...puro malto scozzese.


IL DISCORSO CASALEGGIO FA ACQUA


Tempo fa, ma non troppo addietro, era insorta una querelle per le accuse di plagio di Madonna a Lady Gagà. (Queste osservazioni le avevo scritte proprio allora)..
Quest'ultima effettivamente sembra Madonna prima maniera rivisitata e corretta in modo caricaturale.
Il motivo sotto accusa assomiglia a quello di Madonna la quale a sua volta spesso e volentieri si è ispirata ad altre cantanti pop o music dance come per esempio Olivia Newton John e le tutine da ginnastica da aerobica, oppure a Britney Spears ecc. con la quale ha pure duettato per neutralizzarla.
Perchè Madonna appartiene al genere di cantante che sa interpretare le mode del momento (come quello delle adozioni dei bambini africani seguendo a ruota la Jolie, oppure gli studi molto superficiali sulla Cabala) mentre Lady Gaga le traduce in caricature.
Sono comunque due artiste diverse pur facendo lo stesso percorso di trasformiste.
Io non seguo Madonna dai tempi di Evita e con l'ultimo video sono rimasta a quelli dell'aerobica e country (questo costruito sullo stile Nashville) perchè per il resto non mi ha più stupito.
Infatti il suo limite è proprio quello di stupire nel quale è stata superata da Lady Gaga.
E così Madonna si è data alla regia come Angelina Jolie.
Ormai copiare è diventato un sistema un po' perchè penso sia già stato inventato tutto e un altro perchè per rinnovarsi occorre spremere le meningi e pochi ci riescono oppure avere la sensibilità di captare il nuovo spesso racchiuso nei particolari, o fra le cose nascoste e umili che non tutti riescono a vedere preferendo seguire strade già battute e spianate.
Tutto questo per riportarmi al discorso della querelle fra la Carlucci e Barbara d'Urso che comunque abbiamo già trattato dicendo che c'è posto per tutti nel rispetto reciproco perchè non è giusto rubare in nessun campo e primo fra tutto in quello delle idee.
Un piccolo sforzo da parte degli autori sarebbe ancora più giusto.
Ci si può ispirare ma mettendo sempre qualcosa di personale non tanto per farlo meglio quanto per ampliare o approfondire un discorso.
Per esempio in campo giornalistico come dicevamo un paio di giorni fa non capisco come si possano copiare le notizie dei TG dalla fonte web. A volte sono riportate da cima a fondo, senza nemmeno fare uno sforzo di cambiare una virgola o con l'aggiunta di una ricerca o commento personale.
Non ha senso e non è nemmeno corretto. Il giorno che tutti avranno un computer la Tv che farà? Io penso che la Tv sia destinata a finire anche se lo dicevano della carta stampata .
Il futuro è nel web che darà il colpo di grazia alla tv, ma non alla stampa secondo me perchè mi sembra più giusto mantenere l'uno per avere il supporto a dare credibilità e l'altra perchè se venisse a mancare l'energia elettrica il mondo si spegnerebbe per cui saremmo costretti a comunicare con il passa-parola o imparando a memoria un libro da tramandare attraverso un figlio ai posteri come in Farheneit 451.
In banca mi è stato chiesto di mandare le ricevute sulla posta elettronica ma io mi sono rifiutato. Voglio le mie ricevute di carta da consultare in tutta riservatezza senza che mi vadano a curiosare.
I vantaggi del cartaceo è proprio quello di proteggere la privacy perchè sul web ci sono troppi spioni.
E questo il Casaleggio non lo ha detto. Pertanto io mi sento di affermare che l'informazione regina resterà sempre la carta stampata.

lunedì 9 settembre 2013

VENEZIA UN ABBRACCIO TUTTO ITALIANO, ANZI ITALIANISSIMO

     
Il Festival di Venezia è finito. Finalmente. Calato il sipario i commenti a caldo sono stati diversissimi fra loro fra delusioni ed entusiasmo alle stelle, le poche che hanno fatto una breve comparsa come George Clooney, Sandra Bullock e Scarlett Johansson con forfait di Lindsay Lohan mentre tutto il resto era cinema d’autore italiano.
Italianissimo come diceva Anselma Dall’Olio (con una zazzeretta corta niente male perché la ringiovanisce assai) al Gigi Marzullo Gosth, definendo autori e attori e film: italiani, vecchi e giovani,  al cento per cento, con una giuria capeggiata da Bernardo Bertolucci, italiano a metà prezzo avendo lavorato a caro prezzo con gli americani per le mega-produzioni.
Ma il made in Italy non si discute perché autori italiani si nasce e lui modestamente lo nacque.
Così come i vincitori di quest’anno delle Coppe e dei Leoni senza dimenticare gli omaggi alle carriere del più omaggiato anche all’estero come il regista Federico Fellini. Italianissimo anche lui.
Onore e rispetto. Infatti il promo del Festival lo anticipava ampiamente stante la colonna sonora che accompagnava lo spot uguale al leit motiv dell’ultima fiction sulla mafia trasmessa in replica con Gabriel Garko nel ruolo di Fortebraccio. Mafiosissimo.
Nel promo c’erano pure i gondolieri che si radunavano in gruppo davanti al Palazzo della Mostra del cinema a simboleggiar quella Venezia in Gondoeta così ben illustrata nel film Venezia La Luna e Tu con Alberto Sordi.  Un Grande nell’incarnare l’italiano medio.
Il quale tra l’altro è stato anche molto presente in un film di Federico Fellini fra i tanti racconti della sua Romagna rappresentati con Amarcord, La Nave Va e i Vitelloni. Quest’ultimo con Sordi che si distingueva in una sequenza memorabile nella quale viaggiando in macchina scoperta con gruppo di amici alzava il braccio di fronte a lavoratori sul ciglio della strada salutandoli col manico di ombrello: “Lavoratoriiiiii!!!! Prrr….”
Un “forte-braccio” italianissimo.
Lo specchio di un’Italia a metà mafiosa. L’altra metà invece è contro. Ma per fiction.
E’ così che ci facciamo riconoscere da tutti.

sabato 7 settembre 2013

MARLENE DIETRICH, FASCINO ANDROGINO


“Dammi una sigaretta”.
E come lo diceva Marlene, faceva impennare gli ascolti..
Il mondo era galvanizzato da quello sguardo ironico reso ambiguo dalla mascella quadrata e volitiva ad incorniciare una bocca sottile che si schiudeva con una smorfia di perverso piacere quando accendeva la sigaretta assassina, per spandere fumo negli occhi del malcapitato di turno, il quale cadeva ai suoi piedi sedotto e mazziato.
“Cooooo…co-cò-co-cò-co-cò…”
“Chicchiricchìììììì!”
“Cooooo-co-cò-co-cò-co-cò…”
“Chicchiricchìììììì!”
La fine del prof.  
Il professore, Immanuel Rath, infatti è la prima vittima illustre: duettando con Marlene, alias Angelo Azzurro, da docente rispettato e temuto, finiva per diventare lo zimbello dei suoi scolari e della Compagnia di giro.




Ma quel verso sinistro portava fortuna a quell’angelo crudele e il nome di Marlene saliva alla ribalta Internazionale  galvanizzata dalla scena clou di quel film: cavalcando una sedia con la giarrettiera, ancheggiando oscenamente con il m motivetto Lola Lola….(una performance imitata poi da tante star. Rivisitata e corretta in maniera sublime da Liza Mannelli in Kabaret  e riveduta e scorretta in maniera volgare da Madonna in costume Jean Paul Gautier nel Tour 1987) Marlène Dietrich ha fatto scuola di danza Kartoffein, sbattuta in salsa sado-maso. Shciack!
Il suo nome infatti comincia con un suono melodioso come uno zuccherino, Marlene, per finire con una frustata, Dietrich.
Sbattendo di qua e di là, a colpi di frusta si faceva largo a Hollywood che esaltava la sua figura androgina con un look ad effetto omosex, con pantaloni e giacche in doppio petto: capi-spalla che adottava per affiancare prepotentemente e spavaldamente i suoi partner riducendoli al ruolo di damerini servizievoli, e facendo strage di cuori fra il pubblico maschile.
Il più illustre è quello di “Greta Garbo” con la quale intrecciò una relazione segreta e appassionata, molto travagliata fatta di odio e amore.




Se la Garbo chiuse poi con le scene ancora giovane per alimentare il mito, la Dietrich rimase in scena fino a 80 anni dando l’addio con un recital in abito trasparente coperta di lustrini nei punti strategici e con la voce sempre roca ma modulata ad arte. Un’apparizione evanescente e raffinata con la quale ha forse cercato di cancellare il ricordo della sciantosa teutonica degli esordi dalla quale era sfuggita per liberarsi dell’ombra del Fhurer.
Purtroppo invano, perché quel motivetto Lola Lola riecheggerà per tutta l’eternità, ad evocare l’atmosfera godereccia della Berlino anni 20 quando il nazismo bussava alle porte, insieme al contrapposto e struggente Lili Marlene, la canzone simbolo dei soldati americani della seconda guerra che la Dietrich eseguiva con grande pathos.
Nonostante la durezza del carattere infatti resta memorabile la sua interpretazione sensibile in Vincitori e Vinti in una parte piccola ma incisiva dove rende una testimonianza lucida e cinica di una sopravissuta alla guerra in Germania, sotto processo per resa dei conti di tutti i misfatti perpetrati e angherie subite.      




venerdì 6 settembre 2013

IL MADE IN ITALY VA ANCORA FORTE'?


Dal 18 al 23 settembre 2013 tornano ad accendersi i riflettori sulle passerelle di Milano Moda Donna, la più prestigiosa manifestazione del mondo dedicata alle collezioni prêt-à-porter  primavera/estate 2014.

A differenza di tante giornaliste, come Julia Roberts nel film Pret-a-poter di Robert Altman che restava chiusa in camera d’albergo per pomiciare con Tim Robins facendo i servizi dalla camera con le sfilate in video, le”crudelie” straniere sono tutte presenti ad ogni sfilata per giudicare senza pietà gli abiti griffati.
Le quali sono capeggiate dalla terribile Anna Wintour che detta regole sulle scalette e tempi come una regista americana che si appresti a girare un film con le maestranze del luogo, ingaggiate a costi bassi pronte ad inchinarsi ai suoi ordini, pur di far decollare il made in Italy. A questo punto siamo arrivati, dopo che in America andava fortissimo, distribuito perfino nei Grandi Magazzini (e son soldi, diciamolo, anche per gli stilisti di grande fama).

Il nostro prodotto piaceva eccome tenendo alto il nome dell’Italia e degli italiani in genere. I quali sono invece disprezzati e trattati come sottoposti perché disorganizzati e pigri.
Genio e sregolatezza non fa per gli americani, che non lasciano nulla al caso e all’improvvisazione.
Dopo Anna Wintour   si sono messe in fila anche Sofia Coppola, con una carrellata sulla Tv italiana e sui premi con cui si autocelebra nel suo piccolo orto (visto che i prodotti restano nell’ambito nazionale), e Julia Roberts con le dichiarazioni imbarazzanti rilasciate per la promozione del film Mangia, Prega, Ama sull’Italia in copia cartolina antica e fuori moda.

Insomma il Made in Italy sta ansimando da quanto si desume dalle reazioni degli Americani perché non si spiegherebbero altrimenti queste reazioni scortesi e acidule nei confronti degli italiani.

Che comunque gli americani hanno onorato con un omaggio alla carriera (un premio che si dà alle star sul viale del tramonto, come una sorta di contentino. Paul Newman infatti dopo tanti gloriosi film senza mai ricevere l’Oscar, si è rifiutato di ritirarlo per protesta) del manufatto italiano con un musical importante come Nine,   dimostrando di aver apprezzato tutta la nostra cinematografia in bianco e nero  del genio Felliniano, perché lo scambio artistico Italia-USA è cominciato proprio con La Dolce Vita aprendo la strada alla moda Made in Italy.
Qualcosa però si è rotto, dopo gli anni 80-90, nel 2000 sono cominciate le prime avvisaglie con la calata degli Americani ospitati nelle nostre Tv, come ospiti di Talk Show, di premi, di promozioni e di vari spot, dai quali sono passati tutti, ma proprio tutti, da Meryl Street a Kate Winslet, da Robert De Niro a Dustin Hoffman che abbiamo accolto calorosamente senza però ricevere grandi riscontri in termini di collaborazione in varie produzioni nelle quali ci siamo accontentati di figure minori (seppur valide come la coraggiosa Tilda Swinton per esempio) a volte quasi sconosciute.
Così il made in Italy chiuso in sé stesso ha cominciato a scricchiolare. Complici le patacche che abbiamo loro rifilato? Sì perché da un’inchiesta di Milena Gabanelli su Rai 3 è risultato che molte Maison si servono di laboratori cinesi per i loro marchi con i prodotti distribuiti sul mercato gonfiato nei prezzi.

Con la calata in Italia degli Americani a lavorare nelle nostre Tv aperte loro come una sorta di Back stage,  abbiamo svelato tutti i nostri segreti e le piccole miserie di una Italia piccola piccola e un po’ pressappochista diciamolo: giornaliste con le tette fuori (ben lungi dalla anchor-woman americane che sull’informazione non transigono, badando molto alla sostanza più che all’apparenza) orpelli e pacchianate a gogò, conduttrici straniere che non si traducono in inglese perché non san parlare in italiano, show girl che non san né ballare né cantare, attori e attrici protagonisti di fiction senza un curriculum alle spalle come in America dove cominciano a farsi le ossa da bambini.

Era meglio se si continuava con la passerella, puntando sull’unico prodotto veramente efficace come il pret-a-porter dove la manualità e la materia prima sono d’eccellenza, secondi a nessuno. Il Back stage televisivo si poteva evitare.


Se il feeling con gli Usa nel cinema è in agonia e la Tv gli ha dato il colpo di grazia, il posto d’onore nella moda si continua a riservarlo ad Anna Wintour, la quale ha già dimostrato a chiare lettere di essere allergica alle nostre sfilate in passerella per via dei tempi e modi di cottura. Molto fumo e poco arrosto? Si vedrà, sperando per il meglio, sicuri che il fumo è quello che si porta appresso Anna Wintour. Con quel caschetto corto e gonfio tutt'uno con la frangia simil Matilda del film Leon, è decisamente ridicola e fuori moda.
Un’americata. E diciamoglielo, perdinci! Non per nulla Meryl Streep nel Diavolo Veste Prada dove interpretava la Wintour ha cambiato completamente la pettinatura con una più consona a una manager dirigenziale che comunque aveva esaltato alla grande Marisa Belisario, avanti più di tutte, l'unica vera
autorevole testimonial del made in Italy.
                 

giovedì 5 settembre 2013

CON LE ARMI CHIMICHE, SCATENATO E' L'INFERNO.

E' il momento di Naomi Watts con la prossima programmazione  nelle sale cinematografiche
del film su Lady Diana ma non solo.
Infatti è di grande attualità il film di Doug Liman, Fair Game, storia di un agente della CIA Valerie Plame, interpretata sempre da Naomi Watts quale inviata in Iraq per indagare sulle armi di distruzioni di massa (chimiche e gas nervino oggi alla ribalta con la Siria).
Avvalendosi della collaborazione del marito Ambasciatore Joseph Wilson (Sean Penn) che nulla aveva trovato, faceva una clamorosa rivelazione al New York Times a cui suggeriva che la minaccia irachena fosse stata gonfiata per rendere più accettabile la guerra con quel Paese.
A seguito di questa presa di posizione la carriera della Plame venne completamente distrutta, ma lei rinasceva con le memorie del suo libro nel quale rivelava tutti i particolari della indagine svolta in Iraq.
Sempre più spesso il cinema affronta il tema della guerra in Iraq dopo aver lasciato da parte quella dell’Afghanistan, per manifestare simpatia e solidarietà a quei Paesi così sminuendo le responsabilità di Saddam Hussein di Al Qaeda e dei Talebani.

Sì perché se in teoria essere contro la guerra si esaltano i valori della nostra democrazia di fatto significa essere dalla parte del nemico. Perchè l’Islam così come inteso da loro (Al Qaeda e Talebani), è nemico dell’occidente.

Non è difficile da capire ma i popoli di buona volontà si ostinano a non assimilare.  Giustamente perché portare avanti delle idee di pace e uguaglianza è sinonimo di lungimiranza e saggezza.
Quella saggezza che avevamo osservato in Obama dopo la sortita della Moschea sulle ceneri delle Due Torri, per favorire i musulmani nel processo di pace e di pari diritti? Perché questa è l’America.
E perché questa è la Libia ce lo diceva Gheddafi presentandosi nel nostro Paese con tutto il suo seguito, preferendo dormire nella sua tenda piuttosto che fra le comodità di un nostro albergo di lusso.
Perché questa è la Libia, intanto. Poi l’Islam verrà dopo, stiamo certi, perché l’Europa è pronta per riceverlo.
I segnali c'erano già ed anche sotto agli occhi di tutti, con una schiera di giovani ragazze occidentali per allietare le sue comparsate allestite al solo scopo di farle indottrinare.
Nessuno aveva messo in discussione la volontà di mantenere buoni rapporti con la Libia per favorire gli scambi commerciali e frenare l’ondata dei clandestini, ma quello che non  si spiegava era proprio questo show di giovani fanciulle occidentali, allestito intorno. (Del resto è una mania anche del nostro Premier a Palazzo Grazioli dove organizzava feste circondato da sole donne, così come ebbe a testimoniare la D’Addario).

Sarebbe stato curioso sapere cosa ne pensassero negli altri Paesi, ma non è stato necessario vedendo quanto se la ridevano la Merkel e Sarkozy al solo nome di Berlusconi.
Un banchiere tedesco tempo fa aveva illustrato uno scenario inquietante del prossimo futuro con l’invasione di moschee e donne col velo.
Se si va avanti di questo passo io credo che avesse ragione perché la maggior parte delle mussulmane che vengono in Europa lo adottano anche se nei loro paesi non lo portavano.
Non è un mistero, è solo per rimarcare un’appartenenza, una sorta di orgoglio delle proprie radici che comunque non è da condannare.
Fra una musulmana liberata e una col velo io preferisco quella col velo.
Di donne senza velo ne abbiamo fin troppe. Ci vogliono anche loro no?  Poi in seconda o terza generazione le cose cambieranno sicuramente in modo graduale e naturale, così come è stato per noi Italiani quando siamo emigrati.
Comunque secondo me il problema non è velo non velo, Islam non Islam…Il vero problema è l’educazione al rispetto reciproco che, come al solito, deve cominciare dalle scuole, obbligatorie anche per i bambini senza permesso di soggiorno. Cominciamo da qui…
Quanto alla Siria se ci saranno le prove inoppugnabili delle armi di distruzione di massa dovrà aspettarsi un attacco perchè ormai Obama non può tornare indietro in nome della Pace.

Dunque a costo di scatenare l'Inferno? Con le armi chimiche di distruzione di massa l'Inferno si è già scatenato.
Per scomodare la Bibbia ci sono profezie che parlano dell'arrivo della Grande Tribolazione nella quale si troverà la Terra senza indicare il periodo ma anticipando alcuni segnali primo fra i quali quello a indicare che si alzerà l'umanità in coro per implorare Pace e Sicurezza..
E' molto inquietante tutto questo. Non so se credere per cui sarebbe il caso di approfondire il tema per interpretarlo nel giusto modo perchè ci trovo delle contraddizioni:
Per esempio in altri versetti Dio promette che mai ci sarà un nuovo Diluvio Universale sulla Terra.
Diluvio no ma Tribolazione sì? Insomma Dio non dovrebbe fare il furbetto...Non è da Lui.
Per cui urge una traduzione corretta in attesa di scatenare l'Inferno!




BACIAMO LE TETTE


 A proposito di photoshop, si leggeva che Keira Knightley a suo tempo avesse protestato per il ritocco al seno nelle foto pubblicitarie di Arthur, pretendendo di essere ripresa con le sue tette naturali.
Giustamente. Infatti sono giuste giuste per stare in una coppa di champagne..Pum! Spumeggiante.
Si sa che i maschi invece sono mamy-dipendenti e la tetta voluminosa è tutto grasso che cola.
Attaccato al capezzolo il pupo maschione se la gode vispo,
dimenticando ogni altro sito in cui perdersi nell’estasi come una sorta di paradiso perduto. Scambiato per l’Inferno. Paura! Paura!


La natura è maligna, cattiva, vendicativa e distruttiva.
Sì, ma solo se non la si ama e si rispetta. Gli uomini dovrebbero imparare. Mentre gli autori di spettacolo dovrebbero far tesoro di una norma, quella che stabilisce la nitidezza delle immagini come foto d’autore, perché più l’immagine si avvicina alla realtà più è da considerare opera d’arte.
Ma il concetto di realtà è sempre molto relativo.






Nell’arte la realtà è quella che uno si porta dentro è ovvio, per cui ogni ritocco è concesso come nobile  tentativo di catturare l’essenza.
Se una persona si sente ancora giovane e snella, mentre nella realtà è di mezza età e grassa, perché non identificarla con la sua anima? Non è una truffa ma una forma d’arte.
Keira quindi aveva ragione di protestare perché evidentemente la sua immagine giovane e snella corrispondeva alla sua essenza più alla sua essenza di quanto non facessero due seni grossi.
Gli autori sbagliano quando si intromettono nei ritocchi non autorizzati, specie se pescati fra i defunti che non possono protestare.
Questo succede spesso anche nei remake cinematografici dove si assiste a taroccate a non finire.








Per fare un esempio, prendiamo la esile ed aggraziata Audrey Hepburn la quale, per riproporla in una fiction sulla sua vita, è stata scelta Jennifer Lowe Hewitt,   un’attrice che, a differenza di Audrey, ha due tette così….!
Magari rifatte, ma pur sempre così…molto lontana dal tipo Hepburn comunque, eterea ed evanescente.
Keira tempo addietro era stata ingaggiata per la lavorazione del remake My Fair Lady che fu di Audrey perché fisicamente molto somigliante mentre, al suo posto nel sequiel dei Pirati dei Carabi è stata presa Penelope Cruz.
Anche lei con due tette così…