sabato 21 settembre 2013

HENRY CAVILL, UN TORELLO DI RAZZA.

“Capitano mio capitano!” e tutti gli alunni del College si alzano in piedi sul tavolino per manifestare il loro affetto al prof. che aveva insegnato di inseguire i propri sogni.
A uno di loro è andata male, suicidatosi dopo aver trionfato sul palco della scuola in una recitazione scolastica che i genitori avevano stroncato insieme all’intenzione di intraprendere la carriera come attore.


Per fortuna non è andata così per Henry Cavill, il quale dopo essersi messo in luce con talento precoce nelle recite scolastiche sui classici Shakespeariani, è stato caldamente sostenuto dai suoi per continuare il percorso scolastico.
Iniziato con qualche porticina a teatro facendo tournèe anche in Europa, per un certo periodo ha calcato anche le passerelle della moda, lasciando un segno per la sua bellezza fuori dal comune, immortalata in pose accattivanti coi jeans abbassati bordo pelo, camicia sbottonata a petto nudo ed una faccia d’angelo che metteva in subbuglio la passerella colpita dallo sguardo languido e profondo, tipico del suo segno zodiacale che è il Toro.
Torello da monta, pensavano le donne.
Invece no, lui era intenzionato a far l’attore prendendo la professione seriamente e per i verso giusto, perché per esordire è stato subito ingaggiato come protagonista nel ruolo del Conte di Montecristo vincendo lo scetticismo  di chi non avrebbe scommesso un penny sul suo successo.
Che invece arrivò puntualmente non senza qualche sgambetto lungo il percorso perché il destinato gli presentava ottime occasioni al momento sbagliato come la candidatura a 007 soffiatagli da Daniel Craig perché Henry era troppo giovane e la candidatura a Twilight soffiatagli da Robert Pattison perché nel frattempo lui era invecchiato.
Non prima comunque di fare importanti esperienze anche se non da protagonista: la partecipazione nel serial I Tudor  nel ruolo di Charles Brandon, al film con cast stellare The Stardust a fianco di Michelle Pfeiffer e Robert De Niro fino ad arrivare al romantico e struggente Tristano e Isotta, un film romantico nel trionfo dell’amor cortese, anche se poi finito tragicamente, dove Henry fa la parte di Melot, antagonista di Tristano.

Un ruolo questo che aveva folgorato Woody Allen tanto da scritturarlo nel suo ultimo film Basta Che Funzioni dove gli ha fatto calzare a pennello i panni del torello messo alle calcagna della svaporata  Evan Rachel Wood su commissione di sua madre nell’intento di svezzarla portandola via a un genio dal quale la figlia dipendeva psicologicamente.
Operazione che Henry Cavill portava a termine con successo con una fulminante battuta di replica alla piccola Evan quando gli esternava il suo imbarazzo nel sentirsi eccitata alla sua presenza e in piena tempesta ormonale: “Non ti preoccupare, sono abituato alla carne rossa” imprimendole un lingua in bocca da toglierle il respiro che valeva ad illuminare tutto l’arco del film.
Bellissimo, serio, studioso, ma soprattutto pieno di talento, Henry Cavil era destinato a una carriera importante perché come ha detto di lui Woody Allen: “E’ un torello di razza che nelle scene d’amore riesce a dare il massimo”.
Detto da Woody, in un firmamento popolato per la maggior parte da divi fighetti, è servito da richiamo per tante giovani star che si sono candidate per lavorar con lui sperando di fare, con un torello very very, delle performance erotiche di tutta credibilità.
Comunque andasse io personalmente ho sempre creduto in lui.


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