martedì 28 febbraio 2017

RAZ DEGAN MODELLO ATTORE E NAUFRAGO

Sono solo fatti miei. Il tormentone era quello di Raz Degan decine di anni fa, per un amaro che aiutava a digerire, dopo il caffè. E fu subito successo.









 Grande anche se un filo di troppo perchè poi Raz Degan aveva cominciato a marciarci dentro quando al Maurizio Costanzo Show commentava l'assalto di un'attrice allora ancora molto in voga che lui liquidava con una frase lapidaria:”Sapeva di fumo e di alcol. Bah”! Pur non essendo stato molto cavaliere è stato scelto per un ruolo come tale Alberto Da Giussano guerriero in armatura medievale nel film Barbarossa che lui aveva recitato incazzato dalla prima scena all'ultima. Perchè? Sono solo fatti miei. Padania Padania! No, eran proprio 'azz..

Il costume storico gli si addiceva perchè lo portava anche nel film Alexander nel ruolo di Dario Re dei Persiani esaltandolo nella regalità da personaggio di fumetti perchè restava immobile e muto dalla prima scena all'ultima mandando solo bagliori saettanti dai suoi occhi abbaglianti. Yeah! C'era da Persiano in pieno, una maschera medio-orientale che indossava alla perfezione anche nel film Special Forces nel ruolo di terrorista talebano esaltando la tipologia in grande affascination tanto che il Degan talebano valeva ben un sequestro.


Tosto al cinema ma tosto anche nella vita perchè Raz quando era stato ingaggiato per partecipare a Ballando con le Stelle, da dilettante un po' rigido e imbalsamato si era trasformato dopo un duro allenamento con Samanta Togni, in un ballerino sensuale sorpassando compagni di avventura come Lorenzo Crespi (il più bravo secondo Natalia Titova) ma solo perchè lasciava il format prima della fine per sopravvenuto livore nel sentirsi surclassare da personaggi noti favoriti dalla Giuria, e Ronn Moss alias Ridge rimasto rigido e a mascella quadra dall'inizio alla fine di Ballando.
Raz Degan invece si lanciava in un tango assassino con Samantha Togni che si dimenava come una tigre in affashination di Degan il quale come in una sorta di devolution l'avvinceva a giro di vite facendola rotear a terra col kaskè. Frullata e glacée.
Infatti poi Degan se la cavava benissimo da solo in una performance che lasciava a bocca aperta la Giuria la quale, anche se apprezzava il miglioramento dovuto al grande impegno di allenamento duro a cui si era sottoposto Raz, premiava comunque Ronn Moss subendo il fascino di Ridge mentre di Raz si perdevano le tracce perchè lui riprendeva il viaggio in giro per il mondo, il suo hobby preferito.


A richiamarlo al lavoro è stata sempre la Tv con il reality dell'Isola alla quale sta partecipando in questo periodo prendendo l'avventura  molto sul serio perchè si sta impegnando molto riottosamente nel farsi i fatti suoi, senza fare gruppo tanto da venir rimproverato in studio da Luxuria perchè l'Isola può andare anche senza di lui per cui sarebbe meglio darsi una calmata. Infatti con quella grinta da duro e puro Raz Degan ha spiazzato il povero Ceccherini non sentendosi a suo agio in un contesto serioso e impegnativo rompendo pure le palline alla Vladimir in versione sciuretta bon ton che ciuccia la caramellosa Marcuzzi cercando nel contempo di farsi il lato b) di Degan prendendo così due piccioni con una fava forse allo scopo di far  entrare l'Isola nella storia dei reality come una sorta di favola della rava e la fava.
Raz Degan è andato in nomination Vedremo l'evolution perchè una buona fetta dell'Italia è interessata ai fatti suoi. In affashination.

MODELLE CINEMA E POLITICA


Aggiornamento post Modelle e Cinema, allargato alla Politica
A proposito di modelle e Cinema, ieri sera visto su Canale 5 un servizio nel quale si voleva smentire, a sproposito la mia tesi, senza rtiscirci ovviamente perchè un conto è sapere quel che si dice un altro e parlare tanto per fare due chiacchiere.
Infatti il servizio proponeva delle modelle diventate attrici talmente brave e famose da meritare l'Oscar.
Giustissimo, perchè di modelle che hanno poi intrapreso la carriera come attrici ce ne sono tantissime così come attrici che fanno o continuano a fare le modelle.
Ma per modelle io intendevo quelle al Top delle sfilate in passerella dei grandi stilisti le quali, anche se alcune di loro sono sbarcate al cinema, non hanno mai avuto lo stesso successo delle attrici professioniste intendendosi come trali anche quelle dai trascorsi di modelle avendo fatto servizi fotografici per riviste patinate o spot pubblicitari in Tv come bellissime testimonial.
Certo, da cosa nasce cosa, ma la passerella delle Top è tutta un'altra cosina.

A conferma ci si può allargare anche alla Politica con l'esempio di Carla Bruni, top model acclamata in passerella mentre in Politica non ha lasciato il segno avendo sfilato da Firts Lady esattamente come modella simil-Jackie senza saper recitare quella parte, mentre al cinema ha sfondato la sorella Valeria Bruni come bravissima e originale attrice.

                        MODELLE E CINEMA (REPLICA)

http://ritaguandalini.blogspot.it/2017/02/modelle-e-cinema.html



venerdì 24 febbraio 2017

MODELLE E CINEMA

 Nel mondo della moda sono poche le modelle che vanno al top e fra queste molte si cimentano in altri campi come quello creativo sfruttando le conoscenze del settore o in quello cinematografico perchè il successo del cinema è adrenalinico più di una sfilata in passerella.
Le difficoltà che incontrano sono tante perchè la bellezza di per sé è già un talento per cui sarebbe meglio farlo fruttare restando nel settore fashion dove sicuramente si ottengono ottimi risultati.
Ma la vanità è femmina, figuriamoci poi se top-model sempre attenta alla propria immagine da curare e proteggere con scrupolosità senza cedere ad eccessi di sorta. Per questo è molto diffuso l'aiutino di sostanze aspiranti o sciolte nell'acqua da bere a litri per tenersi su anche senza dover mangiare una bistecca al sangue ed un bicchier di vino rosso gli unici alimenti naturali in grado di dare quell'energia racchiusa in una pillola o un milligrammo di polverina. Come non capire il loro dramma.
Vietato ingrassare perchè si va oltre la taglia 40, vietato fare le ore piccole perchè vengono le occhiaie, vietato bere alcolici perchè vengono le borse sotto agli occhi, vietato innamorarsi perchè si è sempre in viaggio.

Così l'amore sboccia facilmente nel posto di lavoro, facendo gruppo o due cuori sotto l'ombrello perchè far la vita da modella è tanto bello.


Però la diva del cinema è meglio, diciamolo. Sì questo va detto. A confermarlo sono tante modelle che ci hanno provato o ci provano senza grandi risultati comunque. A parte qualche eccezione come Lauren Bacal


anche se la sua fama è legata a quella di Humphrey Bogart così come Capucine (la modella di Dior) con William Holden, molte modelle restano legate ad un solo film come Lauren Hutton per esempio con American Gigolo' o Elle McPherson legata a Sirene (non è nemmeno nei titoli di coda). Alcune hanno girato diversi film senza che siano rimaste nel ricordo degli spettatori anche se molto belle, molto alte sempre e comunque bellissime ma poco espressive come in passerella dove si deve sfilare senza ammiccamenti buffetti o sorrisini a destra o a manca che vengono concessi solo alle guest star dive del cinema fino a poco tempo fa ingaggiate da famosi stilisti per chiudere le sfilate ma sono state molto contestate dalle modelle che si vedevano rubar la scena.
Questo purtroppo succede anche al cinema perchè sono le attrici che continuano a rubar la scena alle modelle alle quali viene ritagliato ormai lo spazio di una comparsata come Bond Girl



Persino la bellissima Cindy Crawfor se sulla passerella faceva sussultare con le giarrettiere, al cinema ha lasciato indifferente tanto da non ripetere l'esperienza per tornare alla pubblicità, così pure Naomi Campbell, Twiggy per fare nomi eccellenti o Barbara Carreras che se sulle riviste patinate non sbagliava un colpo, al cinema ne ha centrati solo uno con James Bond, così pure per Barbara Bach la compagna di Ringo Star dei Beatles che sempre come Bond Girl non ha mai mosso un muscolo facciale restando imbambolata fino all'ultima inquadratura. Insomma una bella senz'anima. Al cinema ovviamente perchè nella realtà sicuramente è più sciolta e partecipe alla vita che le ruota intorno. Come per ogni performance artistica bisogna esprimersi emozionando e non sempre la bellezza perfetta riesce a farlo perchè una donna che nasce bella non è allenata a farsi accettare nella vita dove basta apparire per far innamorare. Le donne normali devono lavorare su loro stesse per trovare sicurezza e consapevolezza che raggiungono nell'età matura evolvendosi anche in maniera eccellente riuscendo magari a raggiungere quel piacere che la giovane età ha loro negato.
Così lo è anche per le attrici, mentre le modelle si adagiano sulla loro bellezza perchè apre loro tante porte quello delle passerelle in primis. Ed è con le passerelle che sanno esprimersi al meglio. Per il cinema è meglio ancora che passino al botteghino come tutti.

giovedì 23 febbraio 2017

AI MEDIA BRUCIA IL CULO

L'insistenza dei media nel voler indirizzare le masse verso una vittoria in un campo qualsiasi (oggi tocca all'Oscar) che comunque abbia sempre attinenza con la Politica,  ha del patetico. Dopo la sconfitta clamorosa con Donald Trump che a sorpresa ha vinto nonostante i media lo dassero perso  con quella faccia un po' così da razzista maschilista e tontolone, ai media brucia il culo per cui insistono insistono, ben sapendo di non aver più alcun senso di esistere,  sperando che  "la molli". Di perseguitare i migranti? No i media.




lunedì 20 febbraio 2017

C'ERA UNA VOLTA STUDIO UNO

 Sogno o son desta?La favola-fiction di Studio Uno sembra un fotoromanzo di Sogno il settimanale che imperversava negli anni 60 con guest star, udite udite, Silvana Giacobini poi assurta al ruolo di direttrice del settimanale patinato CHI rimasta indimenticata per la sua maliziosità molto femminile raffinata ed elegante nel dirigere le notizie in rosa dopo i trascorsi di modella di fotoromanzi che andavano a ruba fra le ragazze.
Le stesse che continuavano a sognare anche la sera guardando Studio Uno con lo scintillìo delle paillettes delle ballerine, dalle in gambissime Blubell del Lido di Paris a quello delle Kessler, passando dalla voce di Rita Pavone a quella di Mina con l'intrattenimento di comici importanti.
Il mitico Sudio Uno (regista Antonello Falqui) fa da sfondo alla fiction tutta girata nel backstage dell'allestimento anche se non era così necessario a supportare storie mielose degli addetti ai lavori, da quelli intorno a un tavolo per scelgliere i programmi da lanciare le scalette varie ed eventuali al Sabato Sera, a quelli che lavoravano come impiegati o come operai in sartoria o in scenografia, passando dallo sgambettìo (lo sculettìo e l'ancheggiamento erano ancora tabù) in prima-donna o in fila.

La fiction si sofferma soprattutto raccontando le disavventure amorose di tre ragazze in classica tipologia. Giulia (Alessandra Mastronardi) la più intelligente è da formula vincente: dimenticare il passato (fidanzato) vivere il presente (con quello nuovo) ed essere ottimista per il futuro (di una carriera in Tv col direttore Antonello Falqui che l'aveva notata su per le scale mentre lei gli faceva i complimenti)..




Rita (Diana Delk Bufalo) è la più donna genere qualsiasi cosa faccia lo fa meglio di tutte ma i suoi talenti sono sprecati. Elena (Giusy Buscemi) invece è la più bellona  con un fisico da sballo ma il cuore semplice di una ragazza che crede ai sentimenti con due cuori e un pied-a-terre perchè il ruolo dell'amante glielo fan calzare a pennello.

Un po' meno i vestiti, avendola conciata per le feste con tubini strizzati e stole di visone champagne col capello arruffato  e cotonato alla Bardot  che nemmeno Bebé si sarebbe mai sognata di indossare in pieno giorno perchè più che femmina divina faceva stile battona.

Le ragazze anni 60 erano ingenue e quando ci cascavano pagavano cara la loro debolezza d'amore: Giulia lasciando il fidanzato alla vigilia delle nozze si vedeva recapitare il conto dalla suocera mancata; Rita sfidando le convenzioni come ragazza-madre vedeva sfumare il successo  come cantante talentuosa perchè non voleva pagare il dazio al membro al vertice; Elena invece che, avendo accontentato il membro al vertice, si trovava a dover ricominciare dalla gavetta come ballerina di fila.

Perfino le protagoniste che avevano successo in scena erano penalizzate, come le gemelle Kessler costrette a infagottarsi nelle calze-maglie nere per non far vedere il nudo delle gambe e del triangolo assassino, oppure Rita Pavone pesantemente contrastata da pubblico e media per la sua scelta di sposare Teddy Reno suo manager molto più vecchio, per non parlar di Mina che veniva messa al bando come donna dello scandalo per aver scelto di convivere con Corrado Pani al quale aveva dato un figlio. L'Italia era bacchettona all'ombra del Vaticano che interferiva con invadenza  portando in prima linea i valori della Famiglia Cristiana. Prima linea che poi verrà sovvertita con la rivoluzione del 68 e le leggi sull'aborto e sul divorzio supportati dai bombaroli degli anni 70 di piombo.

Ma il decennio degli anni 60 è stato un sogno perchè l'Italia si stava destando con le due correnti principali come la bacchettona Democrazia Cristiana ed il Comunismo di maniera russa dopo essere stata messa in ginocchio dal fascismo dal colonialismo e dalla guerra.
Così dando un colpo alla botte e una al cerchio si salvava la famiglia come nucleo di una società forte e sana nel quale l'uomo era fedele alla moglie pur concedendosi l'amante mentre la donna veniva processata e messa in carcere se scoperta come fedifraga o additata al pubblico ludibrìo  se era ragazza-madre, convivente o ragazza di vita. Al delitto d'onore del maschio venivano concesse attenuanti mentre le donne dovevano restarer virtuose  come “vedove Bianche” quando erano mogli di emigrati che si dimenticavano di loro.Eppure l'Italia sognava l'amore, divertendosi con le canzonette, il pollo arrosto la domenica o nel cestino della gita al mare, imparando a fare shopping con le firme alle cambiali per comprar elettrodomestici o le 500; le donne andavano dalle sarte per gli abitini su misura a pois con le scollature a barchetta mentre i maschi perdevano il loro tempo davanti ai Juke Box con i video. Tutti andavano al cinema, dai vecchi ai più piccini per vedere le commedie all'italiana o i film d'autore.
Era un'Italia spensierata perchè c'era lavoro e creatività potendosi permettere di sentirsi accesi con  leggerezza che gli anni 70 smorzavano di colpo con le lotte di studenti e operai riuniti insieme nelle piazze a contestare per i diritti allo studio per tutti e i contratti di lavoro.
Così le storie d'amore di C'Era Una Volta..., si intrecciano in questo decennio anni 60 con l'happy end finale come da copione delle americanate Tv a  quel tempo importate, senza capire perchè ruotino intorno a Studio Uno (nella foto il regista Antonello Falqui) come se fosse l'evento che  ha cambiato la Tv la quale invece stava cambiando perchè così girava il mondo.

La tv detta il trend negli acquisti ma non in quello di costume perchè è la vita reale ad essere incamerata dalla Tv traducendo in fiction tutto quanto viene trasmesso ivi compresi i format in diretta nei quali non è fugato il sospetto che vincitori e vinti siano pilotati da una cabina di regia, sponsorizzata certo ma anche allo scopo di offrire uno spettacolo da far sognare facendo sembrare la vita virtuale più accattivanete del quotidiano allegerita di quel fardello pesante che tutti indistintamente dobbiamo portare.
Infatti la Tv ha portato migliaia di migranti sulle nostre coste  Italiane pensando di trovare il Paese di Bengodi così come l'ha trasmesso la Tv con le varie Prove del Cuoco e tutti gli chef stellati a seguire, la Balivo e le sue faccine, Uomini e Donne tutti in amore, la Posta per ricucire gli strappi,i Forum per insegnar a saper perdere quando si vince facile,Talk per disquisire del più e del meno senza mai aver risolto un tema, il Vespa che dà un colpo alle soubrette delle fiction e un altro al cerchio dei Casa Monica, passando dalle beghe del Palazzo.
Evvai con l'evento! Ieri era Studio Uno, Oggi è S.Remo, domani è la scissione del PD. Ma quando mai sono stati uniti?  Ad ogni modo Domani è un altro giorno. E intanto in Italia vengono vengono vengono....E felicità per tutti. Al quadrato.






sabato 18 febbraio 2017

ALLA BERLINALE UN CINEMA EUROPEO



La Berlinale 2017 non ha film italiani in concorso. Dopo aver dato il premio lo scorso anno a Fuocoammare (candidato all'Oscar 2017 come miglior docu straniero grazie alla raccomandazione di Meryl Streep in giuria sempre lo scorso anno)un documentario sui migranti che arrivano sulle nostre Coste, per l'Italia non c'è più nulla di interessante anche se  

L'Orso d'Oro 2017 alla carriera è stato assegnato alla costumista italiana Milena Canonero (4 premi Oscar) perchè ormai è naturalizzata USA, lavorando esclusivamnente in quel Paese, per cui non ci resta che stare a guardare le Star Internazionali  che verranno premiate facendo l'ennesima riflessione sul cinema italiano escluso dalla Berilinale.


Il Cinema Italiano è rimasto fermo ai tempi della Dolce Vita il film degli anni 60 che aveva connquistato il mondo per il glamour unico e inimitabile che accompagnava la Roma paparazzata e sempre in festa.
La Dolce Vita non era la solita Commedia all'Italiana Nazional Popolare perchè era lo specchio di Roma Capitale di quella classe Borghese che sotto le spoglie della Lupa Capitolina si conciava in una sorta di Abbacchio alla Romana. Pecoreccia e carciofara ma in fashion style.
Infatti l'unico protagonista serio e consapevole del film si toglieva la vita senza comunque togliere l'aura da sogno al film La Dolce Vita.
La quale ha ispirato anche il musical Nine premiando con l'Oscar La Grande Bellezza che ha  tradotto la Dolce Vita in una sorta di festa Romana in coda alla vaccinara, perchè  tutto è finito in vacca, politica in primis.


Ma se La Dolce Vita ha fatto sognare, la Grande Bellezza ha fatto sbadigliare  dopo i pochi minuti della festa maccheronica al cacio e polvere di pepe. Come se nevicasse.
Il cinema italiano finisce qui e non ci sono Cortellesi, Albanese, Zalone, e tutta la compagnia di giro che tengano il Cartellone perchè una volta usciti dalle sale i film si dimenticano come se fossero tutti uguali.
Pecoroni (la citazione è di Fellini per bocca di Marcello Mastroianni in Ginger e Fred) la commedia all'italiana è finita, specie se a farla si scelgono attori fra i comici della Tv i quali, quando appaiono sullo schermo perdono tutto il carisma (tranne qualche eccezione, Ficarra e Picone, Lucianina Littizzetto... a conferma della regola) televisivo.
Persino Michelle Huziker che ha tanto feeling con Ezio Greggio (il quale invece al cinema è stato una sorpresa in coppia con Renato Pozzetto e anche dopo aver, modestamente, fatto scuola da Mel Brooke) è stata penalizzata in questa migrazione nei cinepanettoni così come Simona Ventura facendo coppia con il Cipollino nella Fidanzata di Papà, con il quale invece in Meteore aveva filato liscio insieme a Teo Teocoli.

Poi, vabbè, ci sono i figli d'arte che si sono ritagliati un loro spazio con uno stile personale al di là di quello genitoriale, da Alessandro Gassman  ai fratelli Tognazzi, dalla Giovanna Mezzogiorno a Cristian De Sica, passando da Carlo Verdone figlio adottivo di Alberto Sordi, i quali se hanno raccolto moltoi consensi di pubblico non si può dire che abbiano segnato il costume come i loro genitori.
Insomma eravamo piccoli ma siam cresciuti. E' il cinema che è rimasto fermo agli anni 60 dove a far sognare era la Dolce Vit specie nel momento in cui Anita Ekberg si tuttava nella Fontana di Trevi.
“Marcielo Marcielo come here! Hurry Up”       “ Ma si vengo, vengo anch'io” Da sborrata globale.

Non ci sono più i film di una volta, quelli del glorioso cinema italiano! Ora si parla di cinerma Europeo. Alla Berlinale.  


















giovedì 16 febbraio 2017

FIGLI D'ARTE. FRANK E NANCY SINATRA.


A proposito di figli d'Arte, è stato molto interessante il longometraggio su Frank Sinatra di mercoled' sera su Rai 5 che ha illustrato la vita del cantante dagli esordi fino alla sua morte.
The Voice è stato talmente grande da oscurare i figli specie la più talentuosa e somigliante a lui nel timbro di voce come Nancy Sinatra.
La quale aveva intrapreso la carriera di cantante sulle orme del padre per poi esplodere con un motivetto, l'unico di grande successo della sua vita These Boots Are Made for Walkin che aveva fatto impazzire diventando un tormentone tanto da essere associato anche alla guerra in Vietnam riuscendo là dove nemmeno Marylin aveva fatto in Corea.


Tante cantanti l'hanno imitata ma il ritmo cadenzato di questo motivetto non l'ha eguagliato nessuna.
Bastava ascoltarla perchè visivamente non era all'altezza della voce che accompagnava rigidamente senza sensualità. Ben diverso era invece il padre Frank Sinatra, attore e cantante di grande talento che sapeva recitare le sue canzoni muovendosi con scioltezza senso del ritmo e grande spirito. C'era da Dio sia come voce che nella fisicità di boss autorevole come un padrino generoso e illuminato.
Molto amato dalle donne, mogli (ne ha avuto tre che lo hanno anche devotamente rispettato) e amanti (che sistemava tutte in posti di lavoro), dagli uomini di potere (Da Kennedy a Regan passando perfino da Nixon) e dalla mafia (in campo-base a Las Vegas) Frank Sinatra ha emozionato e intrattenuto il suo pubblico fra alti e bassi finendo i suoi giorni serenamente a tarda età.
Come per ogni boss i figli facevano a gara per apparire accanto a lui e godere di una fetta di potere che lui gestiva autorevolmente non disdegnando di fare coppia artistica con la prediletta Nancy per duettare in qualche show che comunque la metteva in ombra a fianco di co'tanto padre perchè oltre alla calda e possente voce lui aveva un forte appeal che invece mancava alla legnosa figlia anche se aiutata dal frullìo delle frange dell'abito rosa shocking per dare ritmo alla sua figura. Ma il cipiglio canterino di The Voice non le mancava che lei comunque è riuscita ad esprimere in pieno solo con quel motivetto “Questi stivali sono Fatti per Camminare” che aveva fatto anche da leit motiv nel film Full Metal Jacket quando accompagnava il passo a stivaletto del lato b) della piccola Vietnamita la quale, facendo rotear la borsa recitava il tormentone davanti ai militari americani: “Ho tanta voglia ho tanta voglia...”. Mica di camminare!





lunedì 13 febbraio 2017

JAMIE DONAN VIZIOSO E GENTILUOMO


Jamie Donan è il nuovo sex symbol che sta facendo sognare tante donne votate al sado-maso. Sì ma virtuale, prego.
Perchè un conto è immaginarsi in manette e farsi bacchettare lì dove non batte il sole e sculacciare là con le chiappe al vento, un altro e prenderle davvero. Nei denti.
E' un po' come il fenomeno Pretty Woman che racconta la favola della prostituta pulita e graziosa perchè con tanto di filo dentale in bocca e a perizoma nel lato b) esercita un mestiere tanto carino maneggiando membri al vertice “in amore”.
Un conto è vederlo sullo schermo questo amore un altro è farlo anche se facendo due conti magari conviene.
Come insegnava Claudia Cardinale in C'era Una Volta il West” “Basta darsi una lavata che tutto passa”.
Certo “Mia Sono Mia”, ma non è grazioso fare business col primo che passa nemmeno se vestito da principe perchè l'incontro al buio è sempre un'incognita.
Non di rado infatti il Principe si dimostra, come nel caso di Grey nelle 50 Sfumature di Grigio, impersonato da Jamie Donan, un mostro sadico che comunque finisce nell'essere lasciato dall'unica ragazza, a nome Anastasia impersonata da Dakota Johnson, che l'abbia fatto innamorare perchè quelle “brutte cose lì non le voleva più fare”.

E allora facciamo un altro gioco: l'incontro con la classica mascherina da ballo ufficiale, quella di pizzo da cocotte del 700 a sostituire la fascia nera “da Regina” sugli occhi.
Infatti il gioco della mosca-cieca l'aveva introdotto per prima Marie Antoinette nel film omonimo impresonata da Kirsten Dunst dove proprio Jamie Donan faceva la parte dell'amante che apriva la Regina, incontrata a un ballo in maschera, alle delizie del sesso con sesso orale che la mandava in visibilio, facendola regina anche nel suo nel suo letto.




Dall'accoppiata licenziosa a quella sado-maso il passo è stato breve perchè Jamie Donan aveva colpito la fantasia del Regista di 50 Sfumature, trovandolo perfetto pèer incarnare il tipo dallo sguardo dolce ma furbescamente vizioso come l'espressione stampata in faccia di certi nobili o ragazzini-bene di classe molto agiata che vengono precocemente iniziati dalle tate perchè dopo aver preso sculacciate impongono loro di far mini-fellatio per far chetare il pianto,  pena  di raccontar tutto al padrone.
“Piccolo piccolo, ciccio bello...” la tata sul pisellino è un classico delle favole hard e della letteratura 


erotica Inglese perchè è un Paese dove sono  numerosi i rampolli di Casato Nobile abbandonati in balìa della servitù cresciuti senza un vero affetto fra piccole sevizie erotiche per un reciproco piacere che ha poi fatto scuola fra le classi ricco-borghesi dove a fare da padrona è la decadence a masochismo imperante il quale si trasforma, crescendo, in dominazione sadica.
Ricco vizioso e povero ma bello saran pur luoghi comuni ma spesso c'azzeccano. Tutto dipende da quello che si desidera nella vita. Tutto e subito no.

Infatti Anastasia, che lo vorrebbe ricco e bello senza vizi ma pieno di virtù, sia carnali che in carte di credito, deve penare, e non si fa per dire, per riuscire a cambiarlo. Nella prima versione di 50 Sfumature di Grigio, se ne va sfinita dai continui oh oh oh Non lo fo' Per Piacer Mio ma solo Per il Tuo,  per poi tornare con il sequiel 50 sfumature di Nero (di prossima programmazione) nel quale sostituisce la fascia nera a mosca cieca come regina nella sala delle torture, con quella di pizzo traforata per essere Regina nel Ballo in Maschera in società.
Nel film c'è anche la Tata-Perversa del protagonista Grey impersonata da Kim Basinger ma si prevede che quel che ha dato ha già avuto e scurdamoce' o' passato per ricominciare a modo con Anastasia  una seconda volta, e poi un'altra e un'altra ancora ma come Dio comanda.
 Ah Ah Ah. Ahhhhhh! Finalmente vengo anch'io!


venerdì 10 febbraio 2017

IL BORGHESE GENTILUOMO IN LIBERTY


Il Borghese Gentiluomo è un'opera di Molière poco rappresentata per cui risulta difficile fare un parallelo tra la trasposizione classica e quella contemporanea in scena a Teatro Due con la regia di Filippo Dini.
Il quale dopo l'Ivano dello scorso anno si conferma con una traduzione del classico in liberty.
Le scenografie infatti sono composte da pareti roteanti interscambialibili in stile art déco, corredate da lampadari a gocce a bagliori saettanti per sottolineare lo scintillìo del lusso fra divani e tapezzerie in pendant in una sorta di gazzabuglio fra l'antico, il modernariato ed il metallaro punk caricando di disordine la scena per renderla come in una sorta di bordello pimpante e variegatra a supportare una comicità di un parvenu: In odor di nobiltà.

Questa opera di Molière non è una comedie balet a ritmo di un minuetto a cavallo seicentoe settecento, ma una ballata al suon di una pianola incasinata nella Belle Epoque.
Tanto chiasso in frizzi e lazzi per inquadrare l'ascesa al vertice della nobiltà di un rozzo figlio di mercante diventato talmente ricco da potersi permettere di comprare anche un titolo per elevar la sua persona ad alto rango con relativa stemma a una sorta de' casato de' noantri.
La commedia rappresentata a Teatro Due cade a fagiolo nell'insediamento di Donald Trumpo alla Casa Bianca, prestandosi ampiamento al parallelo perchè anche lui ricco borghese rampichino che grazie all'aiutino di Vladimir Putin è riuscito nell'intento di “comprarsi” il titolo di Presidente degli Stati Uniti pur non avendo i requisiti per governare come statista illuminato, rimanendo sempre e comunque un pidocchio arricchito.

Tutto ruota, come in ogni opera di Molière, intorno al protagfonista, signor Jourdain (Filippo Dini) circondato da nobili squattrinati, stilisti cialtroni, servette  petulanti e saccenti, servi tontoloni, vedove eleganti e raffinate che aprono le gambe di nascosto in modo signorile, figlie truzze assatanate e moglie sciuretta ben felice del suo stato di ricca borgfhese stimata e onorata  conscia del fatto che in business classe sarebbe additata con spregio come rampichina.
Dopo il palleggio delle battute comiche (esilaranti e sganascianti per un pubblico già preparato al divertissment da un intenso battage pubblicitario e suadente giusto per una massa di “pecoroni” tanto per citare Mastroianni  in Ginger e Fred di Fellini), a rappresentare il fascino pacchiano della borghesia che si stava imponendo avendo pane e denti per mettere le mani in pasta nelle brioches della nobiltà. Finita male come si sa.
Anche la commedia finisce male con un escamotage nel quale il protagonista si ravvede dopo averle prese di santa ragione da tutti quelli che gli “volevano bene”, a lui ed al patrimonio che stava dilapitando distribuendo mance a tutti i profittatori adulatori.
La regia è dinamica per cui le due ore passano in fretta anche senza intervallo perchè all'interscambio delle scene provvedono gli artisti stessi muovendo agilmente le parenti roteanti nel piroettante arredo in art dèco con sottofondo il leit motiv della pianola. Tanti applausi per tutti e tanti sorrisi di soddisfazione fra il pubblico:”Finalmente una bella commedia”
E si sa il pubblico nei giudizi  è sempre sovrano. O forse era la claque?
Tra il classico ed il contemporaneo  la claque non si è mai innovata restando rumorosamente immutata nei secoli e millenni della storia del teatro.

IN TRE PER MINA.

DA CINETECA RAI:
 Diceva Umberto Orsini a Bontà Loro di Maurizio Costanzo dove era ospite insieme a Corrado Pani (entrambi protagonisti in Tv dello sceneggiato I Fratelli Karamazov) che la passione per il Teatro era talmente forte da farli accettare anche delle tournées in paesini sperduti della Bassa come Boretto, Guastalla...assumendo un'espressione di sufficienza mentre il Corrado Pani sghignazzava.
A volte il dubbio insorge di fronte a certi “grandi” personaggi che sbarcano in teatrini Off o di periferia perchè si è indotti a pensare che lo facciano perchè le grandi Fondazioni ritengano che non c'arrivino. A fare il pieno?
No, a far Teatro.






NOTA DI COSTUME

La curiosità è puntata su Mina la quale è stata un amore non corrisposto sia di Umberto Orsini che di Maurizio Costanzo (se telefonando io potessi dirti addio....)



 ma grande amore di Corrado Pani che aveva la fama di genio e sregolatezza.
Per lui Mina aveva affrontato lo scandalo di ragazza-madre che a quei tempi era considerato un marchio di infamia per le donne. Mina comunque come personaggio importante della Tv aveva sdoganato lo status di ragazza madre conferendole dignità e facendo tendenza.




giovedì 9 febbraio 2017

JACKIE NATALIE


Dopo il clamoroso flop del serial sui Kennedy nel quale Katie Holmes interpretava una improbabile Jackie non avendo le phisyque du role, (anche se era accomunata alla First Lady d'America come fashion victim) perchè molto insicura sia come attrice che come donna in quanto moglie sull'orlo di una crisi di separazione da Tom Cruise, ecco Natalie Portman candidata all'Oscar per il film Jackie.
La scelta su di lei è sempre improbabile, come per tan te altre attrici che si cimentano nelle biopic di icone importanti delle quali si sa già tutto per la grande produzione di docu in circolazione che sono stati dati in pasto al pubblico senza nulla nascondere nel raccontare particolari anche imabarazzanti. Per esempio Jackie aveva la mania di riciclare le calze di naylon che faceva stirare alla cameriera quando invece la cameriera le sue le buttava nel cestino sentendosi più elegante coin un paio nuove.

Jackie avara, è possibile? Sì visto il suo attaccamento al denaro più ancora che al potere politico del quale si è liberata con la morte di un  mito per accasarsi lussuosamente dedicandosi al suo hobby preferito, spendere i soldi del secondo ricchissimo marito. Il quale le aveva fatto venire la voglia di vivere la realtà lasciando il mito all'America e al mondo intero.
Il film racconta Jackie poco prima e dopo la tragedia di Dallas nella quale ha dato una lezione di grande coraggio e dignità chiudendo quel capitolo Presidenziale senza mai più concedere interviste tenendo per sé tutto il dolore ed ogni verità sulla figura del Presidente tanto da lasciare l'impressione che l'avesse voluto dimenticare in fretta.
La dignità è una virtù rara che solo pochi riescono ad apprezzare perchè viene comunemente interpretata come freddezza d'animo ed arroganza non facendo partecipe il pubblico del dolore che uno si porta dentro.
Ma la dignità in senso negativo forgia il carattere del prevaricatore egocentrico  il cui istinto di sopravvevivenza è talmente accentuato da ignorare qualsiasi richiesta di aiuto facendolo emergere  dalla massa o dall'affondo.

Nell'atteggiamento di Jackie durante la tragedia è prevalso l'istinto di sopravvivenza che l'aveva portata a scappare per salvare la pelle fuori dal tiro del cecchino uscendo dalla macchina per lasciare solo il marito ormai colpito a morte. La paura è un sentimento del quale nessuno si deve vergognare perchè fa parte della natura umana per cui è comprensibile la fuga di Jackie. Sarà la storia a giudicare perchè quegli istanti sono stati immortalati per cui riecchegeranno nell'eternità più di quanto lo farà lo stile-fashion-jackie facente parte dell'effimero.
Se si resta sul piano dello stile Jackie questo  ha fregato comunque anche Natalie Portman, dopo Katie Holmes, dopo Nicole Kidman per Grace di Monaco e dopo Naomi Watts per la principessa Diana a causa delle parrucche  che tolgono naturalezza all'espressione dei visi per la difficile ondulatezza del taglio sotto la nuca che rimane rigido distaccato dal collo sensa accarezzarlo.

Natalie Portman è candidata all'Oscar per il ruolo di Jackie per la sua interpretazione drammatica e sofferta a mettere in luce una Firts Lady inedita che urla “John ti amo”  sotto la doccia.  Basterà a darle credibilità quando tutto il mondo sapeva che suo marito la tradiva con tante donne ultima delle quali l'attrice Marilyn Monroe morta in circostanze misteriose? Ad ogni modo per Natalie Portman quello che conta sarà la statuetta dell'Academy ma con l'insediamento di Trump alla Casa Bianca non si sa  se lo star system si collegherà con la Casa Bianca con il rischio di trovarsi Melania inquadrata per il “The Winner is...”così come successe con Michelle Obama per Argo.

Una scelta che comunque sarebbe in linea con la politica di Trump specie sul piano immigrazione musulmana che Natalie Portman potrebbe avvalorare in modo imbarazzante essendo di origine israeliana. E' molto difficile che Natalie si trovi in questa situazione non tanto per il fatto che lo star system  lascerà Trump fuori dallo spettacolo quanto per quello che lo stesso Trump non sembri interessato al mondo delle star così come lo era “virtualmente” Obama.
Quando uno la bistecca ce l'ha in Casa Bianca non la va certo a cercare a Hollywood.

mercoledì 8 febbraio 2017

SAN REMO AD PERSONAM

Da diversi anni il Festival di S.Remo è cambiato. Perchè è cambiato il costume? No sono cambiati i conduttori i quali hanno dato l'incipit al Festival da loro condotto. Mike Bongiorno era il conduttore super partes di grande aplomd e professionalità che ha conferito solennità alla Kermesse.
Pippo Baudo ha introdotto le due vallette in binomio la Bionda e la Bruna parteggiando per quella più accattivante: Valeria Mazza contro la Ferilli, Anna Falchi contro Claudia Koll e così via.
Pierino Chiambretti si è circondato di fenomeni circensi con la Valeriona in primis, Antonella Clerici ha riproposto il successo di se stessa quale fata fra i bambini canterini, Paolo Bonolis ha fatto coppia comica con l'immancabile Luca De Laurentis, Simona Ventura in versione Quelli che il Calcio con Gene Gnocchi, Fabio Fazio con la Lucianina Littizzetto che davano una botta al cerchio e una all'impegno sociale, Carlo Conti sempre fedele ai Migliori Anni. Quest'anno è tutto cambiato perchè si è cercato di fare squadra con tutte le emittenti che hanno risposto alla chiamata per ruotare intorno all'evento S.Remo come marchio del made in Italy e non della Rai. La quale lo ha ceduto ben volentiueri pensando di fare fusioni redditizie con ascolti record e tutta la macchina del business in movimento per far circolare soldi. In Rai.

S.Remo sarà pur sempre S.Remo ma resta di esclusiva produzione RAI anche con la partecipazione della regina di Mediaset Maria De Filippi. La quale val bene una messa in Ariston anche a costo di mettere in secondo piano il trionfatore assoluto delle precedenti edizioni Carlo Conti. Per l'azienda RAI si può fare anche un passo indietro che il Conti ha eseguito cavallerascamente e con molto zelo. Ingoiando il rospo a suon di euro. E si sottolinea suon.
Il rospo De Filippi si è trasformato in Principessa-all'Opera perchè da Ape Regina di Mediaset si è ridotta a far l' Operaia mettendosi per la prima volta a lavorare di persona: alzata di buon ora, conferenze stampa, prove di trucco e parrucco, abiti a tutto sponsor interviste, copione scalette sorrisi e abbracci a cantanti e ospiti in una girandola di impegni concentrata in pochi giorni che nemmeno in tanti anni di onorato servizio a Mediaset aveva mai intrapreso. Tanto è vero che si è presa l'influenza con febbrone sicuramenrte causa stress. Se il potere logora chi non ce l'ha, il lavoro logora chi lo fa specie se non è mai stato abituato a correre pedalare e farsi il mazzo avendo trovato sempre tutto pronto per  la fortuna di aver incontrato Maurizio Costanzo 

Il quale se un piatto di minestra nei suoi format non lo ha mai negato a nessuno figuriamoci alla sua amata Maria. Molto amabile questo va detto per il suo modo di porgersi autorevole e asciutto ma soprattutto gentile e rassicurante e molto elegante nel suo stile minimal. Forse quest'anno a differenza della precedente comparsa nell'edizione di Bonolis, ha sbagliato scegliendo un look in stile charleston con abbondanza di perline pailettes e frange all'orlo avendo probabilmente voluto impreziosire l'abito per distogliere l'attenzione dalla sua persona non fisicata “alla Belen” come ha asserito lei stessa.
Non ci sono comunque problemi perchè con qualsiasi look lei resta comunque Maria De Filippi l'asso pigliatutto delle tv perchè tutto quanto tocca lei lo trasforma in oro. E' S.Remo che non è più S.Rermo soprattutto Dei Migliori Anni perchè l'incipit glielo ha impresso Maria De Filippi a immagine e somiglianza di Amici. Volevate l'amicizia?
Alla RAI interessano gli Euri altrochè e, dopo S.Remo, Conti alla mano interessi zero e pagamento in gettoni d'oro.
Volevate i soldi? L'unico a chiederli è stato Maurizio Crozza.

SOLITUDINE IL GUSTO PIENO DELLA LIBERTA'

Tempo libero.
Il tempo libero mi piace passarlo in solitudine.
La solitudine ti ritempra facendoti fare un pieno di energie.
La solitudine ti porta a vivere nel mondo senza prenderne contatto: senti S.Remo in sottofondo, vedi entrare Maria De Filippi ma non ti accorgi delle figure che sfilano.
E' curioso che vengano notate solo dopo aver letto i commenti.
La lettura ti fa entrare nella realtà virtuale e non solo più di quanto possano le immagiuni.
La solitudine, con "l'avvenire alle spalle", ti fa assaporare il gusto pieno della libertà.



martedì 7 febbraio 2017

CONTI-DE FILIPPI. EVENTO S.REMO


Rai e Mediaset si sono unite in un cheek-to-cheek imbarazzante tra Carlo Conti e Maria De Filippi con terzo incluso di La 7 che con Mixer, oh pardon! Faccia  a Faccia di Giovanni Minoli ha puntato sulla cronaca nera con la morte di Luigi Tenco.Così niente Kolossal in Tv per contrastare il Festival per cui Mediaset non sarà dalla nostra parte facendoci rivedere i nostri preferiti da Titanic al Gladiatore passando per Via Col Vento.Niet!

Così niente Kolossal in Tv per contrastare il Festival per cui Mediaset non sarà dalla nostra parte facendoci rivedere i nostri preferiti da Titanic al Gladiatore passando per Via Col Vento.Niet!
S.Remo val bene un evento... a prua così come affermato dalla De Filippi dicendo di sentirsi  come una sorta di Belen con i fotografi tutti al seguito.  Tutti in culo alla Maria De Filippi che comunque anche se parla poco quando parla si fa sentire facendo sperare  che nel Teatro dell'Ariston abbiano installato le ventole a norma al posto dell'aria fresca.



lunedì 6 febbraio 2017

DOPO L'AMORE E' L'ORA DEI CONTI.



Dopo l'Amore è un film di Joachim LaFosse il cui titolo originale L'Economie Du Couple introduce più incisivamente alla tematica di una coppia che scoppia perchè sottoposta ai patti leonini dettati da chi porta i pantaloni e lo stipendio a casa.




In questo caso specifico il ruolo del capo famiglia spetta a lei, la moglie interpretata da Berènice Bejo per avere portato in dote il suo patrimonio e per aver provveduto sempre al mantrenimento della famiglia, due gemelline e marito incluso (interpretato da Cèlin Kahn). Il quale anche se non ha mai trovato un lavoro stabile ha comunque lavorato nella ristruttrazione dell'abitazione coniugale rivalutando il patrimonio della moglie ed esigendo, stante una separazione in corso,la metà contro il terzo da lei offerto.
Il film si svolge tutto su queste scaramucce tra coniugi (Marie e Boris) che insorgono per la forzata separazione in casa mettendo il marito in una posizione subalterna di dipendenza umiliante perchè la moglie lo sottopone sadicamente a delle regole da rispettare come se fosse un bambino incapace e irresponsabile.

“Eppure l'ho amato tantissimo” si sfoga con gli amici la moglie esasperata dall'atteggiamento infantile e ribelle del marito che ormai non sopporta più  come se fosse un fardello ingombrante della sua vita che vorrebbe ricominciare da sola. Perchè è sempre stata sola avendo fatto da madre a tutti quanti.
Il ruolo di madre è una realtà che le pesa perchè anche lei si sente figlia in quanto a sua volta la madre ricco-borghese (Marthe Keller) è ancora molto presente per darle una mano sia economicamente e signorilmente perchè offre lavori di ristrutturazione al genero al quale si sente legata da affetto sincero, sia come nonna-baby sitter. Le donne di famiglia, gemelline comprese, sono tutte impegnate nel risolvere al meglio la situazione di questo uomo fatto a modo suo e incapace di gestirsi seguendo regole o obiettivi costruttivi ma comunque molto abile a far fruttare il poco che si è trovato per mano rivalutandolo grazie alla sua abilità di architetto con un lavoro di ristrutturazione svolto con amore. L'unica cosa bella che lui ha avuto dalla vita di immigrato, la sua famiglia e la casa, lui non vuole perderla impuntandosi sulla divisione a metà di tutto, dal patrimonio ai figli per continuare in una parvenza di continuità non essendo da parte sua l'amore mai finito insieme al desiderio e alla passione, le quali sono talmente forti da riuscire a riaccendere la fiamma alla sua consorte anche se con i nervi  sempre a fior di pelle.

E' difficile non provare simpatia per lui così buono e umano ma anche tanta comprensione per lei che deve risolvere ogni situazione non solo del quotidiano famigliare ma anche dei debiti che il marito si è andato a cercare impegolandosi con gente di malaffare.
Eppure eppure...Anche se la coppia non sembra più trovare alcun punto di incontro, si sente che l'amore c'è quando entrambi si trovano a dover fronteggiare una disgrazia che ha colpito una delle bambine perchè sulla via del ritorno  a casa i “genitori” si prendono per mano. Un gesto che è come una sorta di illuminazione facendoli accordare sulle modalità di separazione per ricominciare finalmente alla pari e lasciando una speranza per un futuro ancora insieme. A conti fatti conviene verrebbe da dire ma soprattutto fare perchè la coppia ce la può fare. Quando c'è l'amore basta uno dei due per contagiare l'altro. L'importante che venga risolta l'Economie du Couple così come indicato dall'autore, geniale nel scegliere il titolo per cui non si capisce la traduzione in italiano, forse per non  ridurre il film a un freddo battibecco per una questione di soldi. Infatti la coppia non scoppia per una querstione economica ma perchè è calato il desiderio.
“Non è un buon motivo” dice la suocera “perchè ai nostri tempi si riparavano anche i calzini mentre oggi appena c'è una rottura si tende a buttare via tutto” Parole sante.

L'era del consumismo ha travolto anche i valori fondamentali della nostra vita come l'amore e la famiglia che si tende a cambiare innovare allargare e quant'altro e in tutta fretta così come si cambiano i calzini risultando più facile liberarsi di un problema che pensare di risolverlo con intelligenza specie là dove non c'è più desiderio o passione e la commedia della vita è finita in dramma  Se il il cuore è spezzato è molto difficile...ma questa è un'altra storia.
Berènice Bejo dopo l'exploit nel muto ne' Gli Artisti premio Oscar, si conferma interprete ideale dei ruoli di casalinga sull'orlo di una crisi da separazione, dolente e nervosa quanto basta a vivere un dramma a livello cerebrale con quella punta di durezza che caratterizza le francesi molto emancipate con l'illuminismo della rivoluzione per cui poco propense a fare sconti ai partner consce del loro valore in ogni ambito come la famiglia e il lavoro che comunque va a discapito di una vita sentimentale vissuta a cuore aperto, più appagante nella sua semplicità ma molto distante dall'educazione medio-borhese votata al pragmatismo alla produttività e al consumismo, con il conseguente appiattimento di tutto quanto intralci questo percorso, amore compreso. Ma un uomo con il quale si è convissuto per 15 anni in una casa costruita su misura avendo fatto anche due figli non si può considerare solo un cazzo. Questo va detto e con  Dopo L'Amore possiamo avere una risposta.

BARRIERE TRA I FILM CANDIDATI ALL'OSCAR.


Fra i candidati all'Oscar 2017 ci sono anche gli attori Denzel Washington protagonista e regista di Barriere e Viola Davis come attrice non protagonista.
Il film è tratto da un'opera teatrale di August Wilson, Fences, che i due attori hanno recitato sempre in coppia a Broadway nel 2010 ricevendo il premio Tony Arwad dove Denzel ha duettato con la Davis con lo slang tipico dei neri che con il cinema non è mai riuscito ad esternare in pieno.
Così con questa prova di Barriere Denzel Washington alla sua terza regia spera di prendere l'Oscar sfuggitogli di mano con il film Flyght


In questo film, drammatico ruvido asciutto e sarcastico, è affiancato da un giovane esordiente nella parte del figlio, Javon Adepo che subisce la forte personalità del padre non riuscendo a prendere il volo perchè lui gli tarpa le ali per proteggerlo dalle discriminazioni razziali.
Denzel Washington che ha una lunga carriera alle spalle è nato come attore Shakespeariano avendo iniziato con ilfilm Molto Rumore per Nulla rappresentato con successo anche a Teatro Due nelle scorse stagioni con Elisabetta Pozzi per la regia di Walter LeMoli.
A quel tempo dopo molte peripezie Denzel Washington contattato telefonicamente a New York aveva risposto gentilmente alle nostre domande sottolineando l'importanza di questa rappresentazione teatrale Fences per consolidare quella nuova tendenza lanciata da molte compagnie di portare l'ironia graffiante dei neri a Teatro perchè al cinema è sempre stata rappresentata sottoforma di macchiette.



D - Che cosa intende dire?
R- Che lo sdoganamento è avvenuto grazie al film Fliglt dove interpretavo un pilota alcolista reo confesso e per questo giudicato ancora più colpevole.
D- Infatti non ha vinto l’Oscar pur essendo candidato.
R- Può darsi, perché il messaggio non era stato interpretato correttamente.
L’Oscar comunque l’avevo già preso per un film violento come Training Day l’unico nel quale mi sono prestato con un ruolo negativo.
D - Con Fences ha raggiunto un buon risultato.
R- Sì ho ricevuto il premio Tony Award 2010 insieme alla mia partner Viola Davis per cui sono stato rincuorato a procedere su questa strada dell'ironia sarcastica che con il dramma  A Raisin In The Sun ho cercato di accompagnare a temi importanti del sociale.
D- Perché la comicità dei neri è considerata un tabù?
R- Perché con la comicità le minoranze colpiscono sadicamente. E questo non è tollerato perché viene interpretato come ingratitudine piuttosto che come volontà di integrazione anche a livello medio basso che si vorrebbe sempre in ginocchio a ringraziare della libertà concessa favorita anche  con la nomina di Obama.



MASTER CHEF E CIBI PROIBITI

Tra reality e realtà è scoppiata la guerra.Sì perché se da una parte col reality Master Chef  si tendeva a selezionare giovani aspiranti chef ai quali una giuria severissima non perdonava nemmeno un chicco di farina in più, dall’altra era sbarcato in video a tutto spot la catena dei Mc Donald’s per assumere ragazzi da sistemare alla friggitoria delle patatine fritte e panini farciti di carne trita. “Ho sentito che spacca” diceva la nonnetta con la trombetta all’orecchio mentre sentiva mangiare hamburger farciti.

Ed aveva sentito bene perché non era la nonnetta del Mc Donalds, quella che offriva due euro al nipotino simil-Trota per portare gli amici al fast food dove si spendeva poco e si mangiava bene.
Invece spaccava! Aveva ragione la nonnetta ancora in fregola ed a mente lucida perché un semplice hamburger ai ferri sarebbe l’ideale.
Ma il cibo elaborato piace molto in Tv seguito dalle casalinghe che hanno tempo per passare dalla teoria alla pratica.
Purchè siano piatti veloci e facili da eseguire, diciamolo perché non si può tenere tutto il giorno una cucina come se fosse un campo di battaglia caricato di rifiuti e stoviglie sporche.
Così programmi come master chef che ne sono sorti in numero infinito  restano comunque validi per scoprire talenti di giovani con la possibilità di trovare poi un lavoro fra i più retribuiti perché la cucina creativa ed elaborata, ma rigorosamente genuina, sta andando per la maggiore fra chi è disposto a spendere.
La realtà della gente comune è ben diversa perchè basta guardare i supermercati dove ad essere presi d’assalto sono i cibi confezionati supportati da una pubblicità martellante che invita per esempio a comprare il pollo in saccottino pronto da sfornare in pochi minuti.
Per non parlare dei sughi, delle paste a sfoglia fresca, dei 4 salti in padella con sofficini, erbette, e spaghetti scoglionati. Insomma ce n’è per tutti i gusti buoni a far desistere da ogni velleità culinaria casalinghe e donne che lavorano.
I cibi pronti erano partiti per supportare i single soprattutto maschi ma ora si sono allargati a tutte le famiglie  che con poca spesa pensano di far una bellissima figura.
Non è difficile essere invitati da amici e trovarsi di fronte tre o quattro vassoi di pizze appena sfornate, antipasti di mare con polipetti al sugo, cozze alla tarantina, alici marinate, cape sante gratinate o crostini di fois gras, primi raffinati con sughi mai assaggiati (di cinghiale, di capriolo, di anatra di gran-seola e così via), secondi arrosti in polpettoni o in stinchi di maiale,  dolcetti semifreddi e quant’altro. Peccato che poi sbirciando in cucina si veda il retroscena con le scatole dei cibi pronti ammucchiate per la differenziata.
A far la differenza comunque basta poco senza tanto bisogno di Master Chef che va bene per appagare l’occhio mentre per il gusto e l’olfatto cosa c’è di meglio di un soffritto con aglio e peperoncino e una sparata di pecorino, come se nevicasse, sugli spaghetti? Da morire. Altro che spaghetti western!   

giovedì 2 febbraio 2017

STEFANO BETTARINI LA LEGGENDA DELL'UNICORNO



Molte donne, star in primis, avrebbero
fatto carte false per andare con Stefano Bettarini quando era sposato con Simona Ventura che allora era la conduttrice numero uno della Tv la cui grinta faceva morire di invidia tutte le colleghe, se non altro per sapere: “A letto la Ventura com'è?”
Diceva Richard Burton quando era sposato con Liz di essere consapevole che tante donne sarebbero andate con lui pur di vincere in  rivalità con la Taylor.




 Non sappiamo quale fosse il pensiero del Betta ed il Grande Fratello Vip dell'ultima edizione è stato per lui la grande occasione di rivelarlo. Infatti ha spifferato tutto sui suoi rapporti con la ex moglie Simona facendo nome e cognome delle corna che lei si portava in testa in una sorta di ramificazione a differenza di quello “unicorno” che lui aveva in fronte,  così come confessato pubblicamente dalla Ventura anche se già da tempo sulla bocca di tutti.

Nasceva così la Leggenda dell'Unicorno che il Betta aveva sempre portato vendicandosi alla grande con tutte quelle che gli capitavano a tiro di schioppo.
Il Betta è rimasto l'unico Vip Gieffino 2016 ad essere scritturato in Tv per un altro format reality rimasto a misura VIP nell'Isola dei Famosi, cavallo di battaglia della sua ex, ora trasformato in unicorno il quale si sa è un animale che porta bene. Tutto quello che la Ventura toccava diventava oro e dispiace che lei mettendosi al servizio di Maria De Filippi, abbia perso questo suo potere. Le cose cambiano. Eccome se cambiano.
Per il Betta sono cambiate per il verso giusto perchè fare da co-conduttore all'Isola con Alessia Marcuzzi è davvero una grande chance per lui dopo aver usufruito dell'indulgenza plenaria dai dirigenti della Tv sulle sue confessioni come campione di calcio in culo alle donne.
Ci mancava un campione del genere specie se il Betta si dimostrerà campione di ascolti restando al di sopra delle parti. Non è quello il ruolo che lo ha fatto vincere al GF perchè si è sbilanciato parecchio ma non è detto che come conduttore gentiluomo riuscirà a superar se stesso sempre e comunque con l'unicorno in testa avendo questi un nome importante.