sabato 18 febbraio 2017

ALLA BERLINALE UN CINEMA EUROPEO



La Berlinale 2017 non ha film italiani in concorso. Dopo aver dato il premio lo scorso anno a Fuocoammare (candidato all'Oscar 2017 come miglior docu straniero grazie alla raccomandazione di Meryl Streep in giuria sempre lo scorso anno)un documentario sui migranti che arrivano sulle nostre Coste, per l'Italia non c'è più nulla di interessante anche se  

L'Orso d'Oro 2017 alla carriera è stato assegnato alla costumista italiana Milena Canonero (4 premi Oscar) perchè ormai è naturalizzata USA, lavorando esclusivamnente in quel Paese, per cui non ci resta che stare a guardare le Star Internazionali  che verranno premiate facendo l'ennesima riflessione sul cinema italiano escluso dalla Berilinale.


Il Cinema Italiano è rimasto fermo ai tempi della Dolce Vita il film degli anni 60 che aveva connquistato il mondo per il glamour unico e inimitabile che accompagnava la Roma paparazzata e sempre in festa.
La Dolce Vita non era la solita Commedia all'Italiana Nazional Popolare perchè era lo specchio di Roma Capitale di quella classe Borghese che sotto le spoglie della Lupa Capitolina si conciava in una sorta di Abbacchio alla Romana. Pecoreccia e carciofara ma in fashion style.
Infatti l'unico protagonista serio e consapevole del film si toglieva la vita senza comunque togliere l'aura da sogno al film La Dolce Vita.
La quale ha ispirato anche il musical Nine premiando con l'Oscar La Grande Bellezza che ha  tradotto la Dolce Vita in una sorta di festa Romana in coda alla vaccinara, perchè  tutto è finito in vacca, politica in primis.


Ma se La Dolce Vita ha fatto sognare, la Grande Bellezza ha fatto sbadigliare  dopo i pochi minuti della festa maccheronica al cacio e polvere di pepe. Come se nevicasse.
Il cinema italiano finisce qui e non ci sono Cortellesi, Albanese, Zalone, e tutta la compagnia di giro che tengano il Cartellone perchè una volta usciti dalle sale i film si dimenticano come se fossero tutti uguali.
Pecoroni (la citazione è di Fellini per bocca di Marcello Mastroianni in Ginger e Fred) la commedia all'italiana è finita, specie se a farla si scelgono attori fra i comici della Tv i quali, quando appaiono sullo schermo perdono tutto il carisma (tranne qualche eccezione, Ficarra e Picone, Lucianina Littizzetto... a conferma della regola) televisivo.
Persino Michelle Huziker che ha tanto feeling con Ezio Greggio (il quale invece al cinema è stato una sorpresa in coppia con Renato Pozzetto e anche dopo aver, modestamente, fatto scuola da Mel Brooke) è stata penalizzata in questa migrazione nei cinepanettoni così come Simona Ventura facendo coppia con il Cipollino nella Fidanzata di Papà, con il quale invece in Meteore aveva filato liscio insieme a Teo Teocoli.

Poi, vabbè, ci sono i figli d'arte che si sono ritagliati un loro spazio con uno stile personale al di là di quello genitoriale, da Alessandro Gassman  ai fratelli Tognazzi, dalla Giovanna Mezzogiorno a Cristian De Sica, passando da Carlo Verdone figlio adottivo di Alberto Sordi, i quali se hanno raccolto moltoi consensi di pubblico non si può dire che abbiano segnato il costume come i loro genitori.
Insomma eravamo piccoli ma siam cresciuti. E' il cinema che è rimasto fermo agli anni 60 dove a far sognare era la Dolce Vit specie nel momento in cui Anita Ekberg si tuttava nella Fontana di Trevi.
“Marcielo Marcielo come here! Hurry Up”       “ Ma si vengo, vengo anch'io” Da sborrata globale.

Non ci sono più i film di una volta, quelli del glorioso cinema italiano! Ora si parla di cinerma Europeo. Alla Berlinale.  


















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