Molte sono state le opere che hanno descritto Giovanna d'Arco, fra romanzi teatro e cinema (da ricordare quella dell'autore Luc Besson con Milla Jovovich in un'interpretazione maschia, algida e asciutta ben lungi dalle immagine di vittima sacrificale di Carl Theodor Dreyer con Renée Falconetti o ieratica e piena di enfasi Hollywoodiano di Victor Fleming con Ingrid Bergman), ma Lella Costa ha scelto l'opera lirica di Giuseppe Verdi perchè il libretto si presta ad un'interpretazione in linea con l'ironica dolcezza che la contraddistingue e così come avevamo visto ultimamente con la Traviata dove un Alfredo immaturo e viziato chiama “papi” il signor padre-padrone. I dialoghi del libretto di Giovanna D'Arco sui quali lavorare sono infatti di un linguaggio antico ottocentesco giusti per essere tradotti in sonetti del bel canto lirico ma un filo esilaranti quando si recitano: “Oh mia Patria, il mio sol pensiero ...vieni mio Carlo a pugnar con me|” Pugnar come metafora di pugnette? No, di battagliar insieme è ovvio. Che poi. volendo si potrebbe interpretar come un sublimar di un'attrazione fisica fra i due che avrebbe acceso la scintilla a rendere illuminata la pulzella facendo innamorar Re Carlo. Per il quale Giovanna andrà a morire...
Tra battute ironiche e citazioni cult il monologo di Lella Costa è intervallato da brani tratti dall'opera di Giuseppe Verdi suonati a pianoforte a quattro mani da Elia e Betsabea Faccini che hanno accolto calorosi applausi. Un duo formidabile, bravi, bravissimi davvero. Lella Costa è un mostro di bravura sapendo modular le parole con un ritmo difficilissimo recitato a volte con una velocità impressionante nell'inserire divagazioni fra parentesi del suo discorso che mantiene viso in modo frizzante e leggero fino al colpo tragico della mazzata alla sua eroina. La quale va ad aggiungersi alla lunga lista di donne coraggiose che hanno lasciato la vita, ultima delle quali Mahsa Amini colpita selvaggiamente dalla polizia fino a morire per aver fatto intravedere una ciocca di capelli dal velo mentre il Governo di Khamenei in seguito ha smentitto dichiarato che Mahsa sia morta per malattia, “ridescrivendo” così una storia contemporanea invece nota a tutti nel suo crudele realismo.Grandi applausi per tutti.
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