lunedì 28 aprile 2014

CANNES 2014 L’EVENTO PIU’ ATTESO, COL PAPA CHE TIFA PER LA DOLCE VITA.



Ormai i festival del cinema non si contano più. Dalla parrocchietta alla grande città si allestiscono cineforum o rassegne a tema o a tipologia: anziani prezzo ridotto, studenti e sfaccendati a gratis, bambini fuori.
Sì perché in genere sono film per adulti che raccontano storie forti intrise di sesso e violenza oppure ammantate di mistero o di horror.
Non importa se spesso le sale sono mezze vuote, perché gli anziani di sera guardano la Tv mentre li studenti e sfaccendati sono impegnati nelle movide e i bambini davanti al p.c. a guardare i porno-clip.
Altro che cineforum!
Se il Festival di Venezia è il più spocchioso, tutto improntato a lanciare film d’autore italiani e fiction tv con qualche concessione alle opere straniere giusto per far sfilare sul Red Carpet divi internazionali specie Hollywoodiani, quello di Roma lo supera tanto da passare quasi in sordina per la grande offerta a superar ogni richiesta facendo saturare il mercato al pari dei Cesar della Francia.
Così  il Festival di Cannes rimane quello più accattivante per le sfilate fashion del Red Carpet molto eleganti e lussuose, anche se non si distingue da quello di Venezia nel presentare soprattutto il proprio prodotto francese DOC snobbando un filo quello italiano, perché si premia già abbastanza di suo.
Da ultimo ma non ultimo resta dunque il Festival di Berlino a distribuire Orsi su produzioni che vadano soprattutto oltre le tematiche delle commedie “provinciali”  per proiettarsi nelle ideologie più spinte, nelle visioni oniriche porno-sessual, nelle traduzioni delle storia e dei sistemi in modo rivoluzionario sfiorando la follia con l’affermazione convinta di ogni utopia da distribuire in ogni circuito cine-off-limiteds. Berlino è più avanti. Ma non è pop.
Non è nazional-popolare perché aperto ad ogni confronto accogliendo indifferentemente le idee nazi-porno-sado-fasciste di Von Trier e Nymphomaniac, o quelle antifasciste di Inglorius Bastard o
The Monuments Men.
Tra poco entrerà in scena il Festival di Cannes che quest’anno metterà in cartellone Marcello Mastroianni in Otto e Mezzo, in omaggio al grande attore “italo-francese”, protagonista del glorioso cinema italiano celebrato in tutto il mondo con la Dolce Vita di Federico Fellini. Niente a che fare con la Grande Bellezza comunque, anche se ha vinto un Oscar perché di una bruttezza imbarazzante nonostante sia stato seguitissimo in TV, perché la curiosità sull’onda del successo annunciato è sempre forte.
Ma io non ho sentito nessuno al quale sia piaciuto tanto che la premiazione sembra quasi una presa per i fondelli da parte degli Americani immortalati fra il pubblico delle star a rendere omaggio più che agli interpreti del film, alla pizza “napoletana”. Canta Napoli, Napoli in Farmacia. I soliti Italiani con Pizza Mandolino e mafia. Italo-americana, perché così i divi di Hollywood vengono in Italia a fare gli spot pubblicitari, le belle statuine nei talk show e qualche comparsata in film per palpare la Bellucci nuda, come Robert De Niro o il pacco di Scamarcio, come la Sharon Stone. Per non parlare del salutino da copione d’obbligo ma molto frettoloso alla Lucianina da parte di Antonio Banderas da Fabio Fazio e da Michael Douglas dalla De Filippi. Il tutto pagato profumatamente. Profuno di euri rigorosamente italiani ormai bravi a comprare e molto poco ad esportare.
Kevin Kostner si è persino scomodato per mangiare il Tonno in scatola. In Italia. Segno che l’export del prodotto non arriva in America?
Se per questo nemmeno lo spot perché i divi Hollywoodiani si vergognano di far pubblicità che li fa scadere nei consensi del pubblico, per cui vanno all’estero per poter pagare l’affitto delle ville e delle mogli vamp, inteso come vampire-fashion-victims.
 Gli Oscar erano condotti da Ellen De Generes nota lesbica di potere del cinema di Hollywood che fa sorgere il sospetto di aversi voluto ingraziare il popolo italiano con Papa Francesco per perorare la causa dei matrimoni gay, dopo la fatidica frase del Papa “chi sono io per giudicare un Gay”
Un conto è dire un altro è promuovere un enciclica per negare i Dogmi della Chiesa. Infatti Papa Francesco che, imparando a twittare, deve aver appreso i segreti del linguaggio mediatico sotto metafora, nel santificare i Papi ha preso una netta posizione verso i due novelli santi  accogliendo uno come apostolo della Dolce Vita dello Spirito.
Spiritoso papa Francesco. Infatti la Dolce Vita è celebrata al Festival di Cannes con il suo protagonista Masrtoianni  in Cartellone.
Al Festival di Cannes, mica alle premiazioni Oscar. La De Generes anche se potente non ha conquistato il Papa ed i Cattolici per santificare i sessantanove che fa con la compagna Portia De Rossi.
La porti 'an bacione a Firenzeeeee!!!! No. None!!!!
Qualcuno alla De Generes ha detto che il Papa non le bacia lì dove non batte il sole?
Tanto meno santifica le accoppiate di maschi o di femmine. Al massimo le saluta come fa con tutti, nessuno escluso.


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