martedì 15 aprile 2014

NOAH E LA BIBBIA IN UN PASSATO FUTURO.



 Noah con Russel Crowe al cinema in questi giorni non ha fatto il pieno (visto domenica sera che raggiunge il clou della rappresentazione).
In sala solo alcune famiglie con bambinetti in attesa di un diluvio universale purtroppo ad effetto tempesta in un bicchier d’acqua.
Russel Crowe voleva invitare il Papa alla prima e meno male che Bergoglio Francesco ha disertato così come hanno fatto i mussulmani. Giustamente perché della Bibbia, a parte il diluvio c’era ben poco. Rivisitata e scorretta nella trama, nei personaggi e udite udite nell’introduzione di una sorta di squadra di Transformers (i robots dei film di fantascienza prodotti in serie) ad aiutare Dio nel compimento della sua volontà.
Se forse Noah ne ha avuto bisogno sicuramente Dio ne ha avuto abbastanza di queste cagate di ammucchiate fra umani e animali, alle quali si è dissociato ben volentieri Papa Francesco perché nella Bibbia non è contemplato un altro diluvio universale non essendo servito a debellare la malvagità degli uomini senza con questo dare tutta la colpa al fatto che mangino carne.
Russel Crowe è un Noah poco credibile, biblicamente parlando, in un mix di Generale-Gladiatore prima parte e A Beautiful Mind nella seconda con il subentro della pazzia per fanatismo religioso. Pericoloso sempre sia nel passato che nel futuro.
Questo è l’unico messaggio positivo che se ne trae perché per il resto ci si concentra sulla visione dell’Arca occupata “ad effetti speciali”dagli animali virtuali,  e su tutto il legname che sarà occorso per costruirla, abbattendo sicuramente una foresta intera. Alla faccia degli ambientalisti. Gli animali no e il disboscamento sì? Sarà stato quello a provocare il diluvio?
Tante domande con una sola risposta. Il film è brutto.
Noah alla fine che si presenta a casa, dopo una sollenne sbronza, indossando una Sahariana va al massimo in picchiata.
Di Jennifer Connely abbiamo già parlato: gli altri interpreti sono giovani esordienti con unica eccezione per Emma Watson che dopo i serial di Harry Potter dove era  un po’ magica un po’ secchiona, non è mai stata molto popolare specie fra le ragazzine perché troppo saccente, sicura di sé e terribilmente British, che equivale a dire educata, a parlantina svelta ed appropriata nonchè vestita a modo, con tanto di cravatta e basco in testa, come una ragazza bene,  con un filo di puzza aristo sotto al naso.(E’stata testimonial della campagna Burberry inverno 2009).
Non era certo la compagnona di classe, col jeans calato all’altezza pube, alla quale dare la pacca sullo zainetto coinvolgendola nelle scorribande e ragazzate della scuola  che raggiungono l’apice nell’ultimo giorno dove, fra schiamazzi e gavettoni, maschi e femmine insieme  si cimentano in una partita di tiro incrociato di uova e vernice fresca.
Emma Watson conscia di questa sua diversità ha voluto dare una svolta per togliersi di dosso questo personaggio perfettivo tuffandosi nella spirale di Sofia Coppola che di minori se ne intende coltivando autentica passione,  per riproporsi in versione ladra-fashion-victim con il film Bling Ring.
Ma tra i fighetti Harry e le fighette amiche di merende, il Kolossal le mancava per cui ha scelto il Noah-Russel-Biblico sperando di ritrovare il successo di un futuro passato. Ma con Russel Crowe ha sbagliato strada.




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