A lacrima asciutta è invece il film dei fratelli Dardenne presentato a Cannes nel quale si racconta la storia di una ragazza medico Jenny (Hadèle Haenel nella foto) che durante il suo percorso di sostituta in un ambulatorio della triste provincia Belga arriva ad un bivio della sua carriera nella quale si pone il problema di scegliere fra un percorso prestigioso in una Clinica importante e il proseguimento come medico curante.
A darle l'imput è la morte di una ragazza di colore alla quale lei la sera prima aveva dato il veto di aprire al suo stagista perchè ormai era passato da tempo l'ora di chiusura. Il senso di colpa la porta ad attivarsi per ricostruire la morte della ragazza per poterle dare un nome ma nel contempo si decide a scegliere la professione ambulatoriale piuttosto che quella in equipe. Quello che potrebbe sembrare una sorta di espiazione dettata dal senso di colpa è in realtà una illuminazione perchè la morte della ragazza sola e misera che solo lei avrebbe potuto aiutare le indica la sua missione in questa vita da compiere.
Il lavoro è svolto con grande coscienza e lucida freddezza senza farsi coinvolgere da nessun tipo di emozione di fronte a casi disperati che lei tiene sotto controllo curando dopo essersi accertata scrupolosamente per una diagnosi mirata e precisa.
Tanto impegno e passione sono ricambiai dai suoi pazienti con i quali instaura un rapporto amicale come lo era una volta quello dei dottori di famiglia che si recavano a far le visite a domicilio per i casi urgenti prestando le prime cure come oggi si fa con il Pronto Soccorso, per questo motivo sempre molto intasato e quindi non in grado di assistere adeguatamente i pazienti. I quali se anche sono feriti gravemente devono sostare ore e ore in barella nei corridoi in attesa di un medico. A volte anche in attesa della morte che sopraggiunge fra un va e vieni di infermiere, parenti e pazienti in vestaglia che passeggiano per prendere un po' di aria.
Il film La Ragazza Senza nome si concentra sulla ricerca spasmodica da parte del medico di qualche indizio che possa portare alla vittima che sente di non essere morta in pace nell'anonimato dentro a una tomba sulla quale nessuno dei suoi cari andrà mai a piangere. La morte è accidentale ma violenta nella quale sono coinvolti alcuni suoi pazienti che dopo le insistenze del medico che non demorde nelle sue ricerche, prendono coscienza delle loro responsabilità morali unendosi a lei per dare chiarimenti alla Polizia. I commenti in sala sono stati molto favorevoli perchè il film ha colpito senza scadere in sdolcinature a pietas di una Madre di Calcutta, ma tutto girato sul filo della professionalità rigorosa e attenta che va al di là di una semplice prestazione medica senza con questo pretendere di assurgere alla santità ma ad una buona sanità verso tutti senza distinzioni di sorta.
Questo è il messaggio del film che molti invece hanno individuato in una sorta di espiazione per il forte senso di colpa che pervade una ragazza molto sensibile e ancora alle prime armi non ammantata di quel cinismo che si chiama pelo sullo stomaco di tanti baroni della classe medica.
La tematica del senso di colpa per causa involontaria, l'abbiamo visto anche recentemente nel film Julieta di Almodovar dove a differenza della Ragazza senza Nome quella colpa è causa di gravi sofferenze nella vita della protagonista perchè non riesce più a stabilire un rapporto sereno e affettivo con il partner e la figlia fino a quando non ritroverà sé stessa dimenticando il passato che busserà alla sua porta per incominciare un futuro sereno. Julieta è vittima del fato che alla fine gira a suo favore mentre Jenny lo prende sotto controllo per farlo girare favorevolmente verso quell'umanità che lo chiede a mani tese con un grido che nemmeno la terra del camposanto sopra riesce a soffocare.
Un film dolente che fa riflettere sulle responsabilità che abbiamo verso chi chiede aiuto ma è assolutamente necessario e indispensabile che abbiano un'identità. Per buona pace per noi e per loro. Da accogliere e soccorrere a lacrima asciutta senza farsi coinvolgere in una pietas santificatrice, ma di civile umanità.
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