Anche Cinzia Torrini, la regista dell'indimenticata Elisa di Rivombrosa si è data al Thriller per seguire la moda dei fatti di cronaca nera che imperversa nei Talk Show sulla scia del successo del plastico di Cogne memoria.
Dopo i pizzi e crinoline ambientati in Piemonte con la prrotagonista Vittoria Puccini nei panni di una sorta di Bella Rosina, servetta alla Corte del Conte riuscendo a farsi maritare, la location scelta dalla regista è quella di Matera patrimonio dell'Umanità per le sue case costruite tutte in altura sui sassi e sulla roccia dove stradine borghetti cancelletti cortili interni terrazzini pensili fanno da cornice a una storia paranormale che coinvolge due sorelle con i ruoli classici sovvertiti: la moglie è puttana mentre la zia è una santa. Idea geniale questo va detto con un tema che poteva essere intrigante ma si è rivelato noioso perchè incentrato tutto sulla sorella zia santa, Anna Valle.
Fra le due è presente la mamma (Loretta Goggi) che l'hanno conciata come una nonna (sbagliato trucco e perrucco) e non si capisce perchè visto che le figlie sono quarantenni.
Il Paese è comunque piccolo e la gente mormora sempre, figuriamoci se nel contesto c'è una ragazza piena di vita che dopo aver rubato il fidanzato alla sorella per farsi sposare e renderlo felice anche se a corredo gli porta tre bambini poi si metta a frequentare chiunque le vada a genio.
Si fa per dire perchè la genialità di questa giovane appassionata si esplica buttandosi nelle avventure mordi e fuggi.
Anche qui si fa per dire perchè dopo un morso e un tentativo di fuggire viene uccisa misteriosamente. A Matera dove la vita è monotona e limitata perchè uno non fa un passo senza essere spiato.
Invece l'unica spia della porta accanto che potrebbe aver visto tutto anziché venir interrogata viene diffidata con minacce di denuncia se avesse perpetrato nell'intento di spiare e inviare messaggi anonimi.
Anonimi si fa sempre per dire perchè firmati col nome della scomparsa la quale infatti appare alla mamma intimandole il silenzio con un dito sulla bocca.
E' viva non è viva, la madre è pazza non è pazza, la vecchia è spiona e ci vede benissimo?
Le domande sono tante ma la risposta è una sola. La fiction è noiosa di una lentezza soporifera appesantita dalle movenze al rallenty della protagonista Anna Valle, bellissima ma sempre intenta a spostarsi la massa di capelli da destra a sinistra come unica gestualità del dramma perchè per il resto non si vede muovere un solo muscolo facciale. Ma basta guardarla perchè la fiction subisca un'impennata facendo allertare lo spettatore sotto l'appellativo virtuale: “Sentinella all'erta!” “All'erta sto” La sento!
Allertati per un attimo i sensi la fiction non allenta continuando tranquillamente a tirar puntata dopo l'altra per alzare la suspence fino alla scoperta dell'assassino.
Ammesso che ci sia perchè forse la sorella è scomparsa per qualche motivo importante. Sì come quello di dover pagare il dazio agli spettatori (che hanno pagato il canone) per aver visionato questa fiction diretta da una regista che non è più nello stato di grazia della sua opera più ammirata come quella di Elisa in crinoline perdendosi ad inseguir le mode della cronaca piuttosto che una storia appassionata ed intrigante come quella che potrebbe essere di due sorelle che ruotano intorno al bel protagonista. Il quale invece fra queste due donne fa la figura del salame e basta perchè avrebbe dovuto sposare la casta Valle e poi trastullarsi con una zia incontenibile e incontentabile (Ana Caterina Morariu).
L'infelicità allora è dietro l'angolo anzi dentro al cortile di una casa di Matera in formato cartoline nella quale a far da protagonista è un delitto paranormale.sull'onda dell'Incredibile ma Vero di format memoria Rai Uno, rimasto famoso per aver chiuso anzitempo con un clamoroso flop.
Se voleva stupirci con effetti speciali la fiction Sorelle ci è riuscita in pieao riproponendosi come incredibile ma non vera rasentando il ridicolo fra il peggio della Tv anche se a onor del vero L'Onore e il Rispetto è in Pole Position scalpitando per entrare in gara in un gioco al massacro il Venerdì sera. Ma tant'è questo è quanto offre la Tv come Pazza Idea, specchio della nostra società in crisi che il cinema approfondisce dandogli il colpo di grazia affondando il coltello nella disabilità visto i film candidati e premiati al Donatello. A tutta Pazza Gioia perchè la Vita è Bella. Un ridere ma un ridere...
giovedì 30 marzo 2017
martedì 28 marzo 2017
LOVING: NON SI INNESTA IL PESCO CON L'ULIVO
“Non si innesta il pesco con l'Ulivo” recitava Mastro Don Gesualdo dell'autore Giovanni Verga. E' una Legge di natura così come creata da Dio le cui parole sono riportate nella Bibbia al tempo della creazione: “L'Usignolo va con gli usignoli, il Leone coi leoni...ecc.”Già e allora il passero coi passeri, la passera con le passere,..Ma per fugare ogni dubbio questo va riferito non tanto al genere quanto alla specie: passero inteso come uccello volatile e passera intesa come sogliola-pesce.Questa è una legge di natura la quale può includere anche il genere neutro nel senso che alcuni animali sono maschile e femminile al tempo stesso.E Dio creò così i tre regni, quello animale, quello vegetale ed infine quello dell'uomo dandogli facoltà di regnare su tutti gli esseri viventi seguendo le leggi della natura. La quale spesso è capricciosa e dalla quale l'uomo ha appreso il modo di vivere traducendo i vizi o difetti di natura in dispetti emarginando i propri simili che ne erano affetti.
La natura affascina l'uomo per i suoi colori mescolati tra di loro che danno gioia alla sua vita anche se lui non ama mescolare i colori della sua pelle creando così infelicità alla sua specie che ha distinto in varie razze sempre in guerra fra loro per affermare la supremazia che nella storia contemporanea detiene quella bianca. Il percorso per la parità è stato lungo e sofferto fino a qualche decennio fa quando quando il leader Martin Luther King lottò per i diritti civili supportato dal Governo del Presidente Kennedy e portati avanti dal fratello Bob. Il film Loving tratta questa tematica puntando l'attenzione sul privato di una coppia mista, nera lei (Mildred) e bianco lui (Richard) che si innamora nel momento sbagliato in un posto sbagliato.Il momento era quello antecedente la marcia di Selma (film omonimo candidato all'Oscar 2015), e il posto era quello della Virginia, lo zoccolo duro dell'America del Sud nel quale Bibbia alla mano si inquadravano le razze non tollerando rapporti ravvicinati fra i bianchi superiori e i neri inferiori. La tolleranza non era a livello zero perchè c'era una certa elasticità fra i rapporti”sessuali” di un bianco con una nera mentre viceversa il nero con una bianca era osteggiato ed il matrimonio era proibito e perseguito penalmente.
Le coppie miste hanno avuto vita difficile ed il film Loving, tratto da una storia vera, si sofferma su una di queste perchè ha aperto la strada al diritto al matrimonio di qualsiasi coppia che lo volesse. E questo grazie all'intervento di Bob Kennedy che aveva preso a cuore le traversie di questa coppia mista delegando un'associazione dei diritti civili con relativi legali per risolvere le loro problematiche senza dover affrontare spese grazie al gratuito patrocinio. I problemi a monte di questi due innamorati erano ben presto sfociati in drammi avendo deciso di sposarsi in barba alle leggi del loro Paese che avevano eluso andando a sposarsi in un altro nel quale il matrimonio misto non era considerato un reato. Tornati a casa sono stati arrestati in piena notte e trattati con durezza specie la sposina di colore alla quale era stato proibito al marito di versare la cauzione perchè dovevano provvedere quelli della sua razza. Da qui le vicissetudini della coppia perseguitata fino ad essere cacciata in esilio con divieto di non tornare al Paese per 25 anni.
Il tema è molto importante ma il film è abbastanza noioso perchè molto lento e incentrato sul quotidiano di due persone semplici e poco comunicativi che non esternavano apertamente il loro amore comunque molto intenso e profondo ma talmente privato che agli spettatori sembrava quasi di disturbare. Il forzato esilio dopo cinque anni aveva comunque subito una svolta quando la sposina si era premurata di scrivere a Bob Kennedy ottenendo attenzione sul suo caso che veniva portato alla Suprema Corte entrando nella storia dei diritti civili perchè era stata cambiata la costituzione per sancire il diritto al matrimonio di tutte le coppie.
Gli interpreti Ruth Negga e Joel Edgerton sono stati entrambi candidati all'Oscar 2017 come miglior protagonisti ma forse più per una questione politica anche se a livello recitativo sono stati abili entrambi nell'entrare nei panni di due persone semplici e pulite di memoria passata dove l'uomo si faceva carico di ogni incombenza per mandare avanti il menage con tanti figli cresciuti dalla moglie casalinga operosa tra i fornelli e la macchina da cucire.
Un passato che fu e che non tornerà specie se si pensa che le giovani di oggi si sposano non sapendo nemmeno cucire un bottone mentre per friggere un uovo sì perchè l'hanno visto fare dalla Clerici o dalla Parodi.Si fa per dire è ovvio.
Le coppie miste invece a tutt'oggi sono proliferate in tutti i Paesi. Le problematiche da affrontare non sono più quelle dei diritti civili ma di civile convivenza. Anche su questo punto la strada è ancora molto lunga per raggiungere la parità soprattutto se ci sono figli da educare e da crescere, ma a piccoli passi si può. Yes we Can! Che nella storia non è stato detto tanto per dire...
La natura affascina l'uomo per i suoi colori mescolati tra di loro che danno gioia alla sua vita anche se lui non ama mescolare i colori della sua pelle creando così infelicità alla sua specie che ha distinto in varie razze sempre in guerra fra loro per affermare la supremazia che nella storia contemporanea detiene quella bianca. Il percorso per la parità è stato lungo e sofferto fino a qualche decennio fa quando quando il leader Martin Luther King lottò per i diritti civili supportato dal Governo del Presidente Kennedy e portati avanti dal fratello Bob. Il film Loving tratta questa tematica puntando l'attenzione sul privato di una coppia mista, nera lei (Mildred) e bianco lui (Richard) che si innamora nel momento sbagliato in un posto sbagliato.Il momento era quello antecedente la marcia di Selma (film omonimo candidato all'Oscar 2015), e il posto era quello della Virginia, lo zoccolo duro dell'America del Sud nel quale Bibbia alla mano si inquadravano le razze non tollerando rapporti ravvicinati fra i bianchi superiori e i neri inferiori. La tolleranza non era a livello zero perchè c'era una certa elasticità fra i rapporti”sessuali” di un bianco con una nera mentre viceversa il nero con una bianca era osteggiato ed il matrimonio era proibito e perseguito penalmente.
Le coppie miste hanno avuto vita difficile ed il film Loving, tratto da una storia vera, si sofferma su una di queste perchè ha aperto la strada al diritto al matrimonio di qualsiasi coppia che lo volesse. E questo grazie all'intervento di Bob Kennedy che aveva preso a cuore le traversie di questa coppia mista delegando un'associazione dei diritti civili con relativi legali per risolvere le loro problematiche senza dover affrontare spese grazie al gratuito patrocinio. I problemi a monte di questi due innamorati erano ben presto sfociati in drammi avendo deciso di sposarsi in barba alle leggi del loro Paese che avevano eluso andando a sposarsi in un altro nel quale il matrimonio misto non era considerato un reato. Tornati a casa sono stati arrestati in piena notte e trattati con durezza specie la sposina di colore alla quale era stato proibito al marito di versare la cauzione perchè dovevano provvedere quelli della sua razza. Da qui le vicissetudini della coppia perseguitata fino ad essere cacciata in esilio con divieto di non tornare al Paese per 25 anni.
Il tema è molto importante ma il film è abbastanza noioso perchè molto lento e incentrato sul quotidiano di due persone semplici e poco comunicativi che non esternavano apertamente il loro amore comunque molto intenso e profondo ma talmente privato che agli spettatori sembrava quasi di disturbare. Il forzato esilio dopo cinque anni aveva comunque subito una svolta quando la sposina si era premurata di scrivere a Bob Kennedy ottenendo attenzione sul suo caso che veniva portato alla Suprema Corte entrando nella storia dei diritti civili perchè era stata cambiata la costituzione per sancire il diritto al matrimonio di tutte le coppie.
Gli interpreti Ruth Negga e Joel Edgerton sono stati entrambi candidati all'Oscar 2017 come miglior protagonisti ma forse più per una questione politica anche se a livello recitativo sono stati abili entrambi nell'entrare nei panni di due persone semplici e pulite di memoria passata dove l'uomo si faceva carico di ogni incombenza per mandare avanti il menage con tanti figli cresciuti dalla moglie casalinga operosa tra i fornelli e la macchina da cucire.
Un passato che fu e che non tornerà specie se si pensa che le giovani di oggi si sposano non sapendo nemmeno cucire un bottone mentre per friggere un uovo sì perchè l'hanno visto fare dalla Clerici o dalla Parodi.Si fa per dire è ovvio.
Le coppie miste invece a tutt'oggi sono proliferate in tutti i Paesi. Le problematiche da affrontare non sono più quelle dei diritti civili ma di civile convivenza. Anche su questo punto la strada è ancora molto lunga per raggiungere la parità soprattutto se ci sono figli da educare e da crescere, ma a piccoli passi si può. Yes we Can! Che nella storia non è stato detto tanto per dire...
domenica 26 marzo 2017
TIPETTI DA SPIAGGIA
AFEF E ADRIAN BRODY A PORTOFINO. PUNTO E CAPO A
https://www.youtube.com/watch?v=wW0bPI4uMgc
TIPE DI SPIAGGIA
Questa è stata l'estate delle polemiche del velo non velo, vedo non vedo. La faccia.
Burka e burkini l'han fatta da padrone accendendo gli animi di tolleranti e detrattori.
Del Burka meglio non fare commenti perchè in pieno accordo con il veto imposto da tanti Paesi Occidentali. Giustamente perchè se vale come difesa dagli assalti dei Talebani in Afghanistan non è concepibile che venga indossato nei nostri Paesi per seguire una cultura o una religione troppo punitiva per una donna.
Libera di scegliere di piacere al marito ma la riconoscibilità dell'identita ormai è un fatto di sicurezza.
Non è più come alcuni anni fa quando era capitato di puntare morbosamente il dito verso l'unica donna di un Paese di provincia che circolava con il burqa insieme al suo bambino alla quale, dopo essere stata additata pubblicamente da un giornalista su un palco in una piazza, le era stato proibito dal marito di uscire di casa facendole doppiamente male.
Così è anche a tutt'oggi per quelle poverette incapucciate ma la sicurezza ha la priorità in assoluto perchè i tempi a rischio di attentati lo esigono.
Questo non vale comunque per quelle ragazze che questa estate sono scese in spiaggia per fare il bagno con il burkini perchè non facevano del male a nessuno se non a loro stesse perchè fare il bagno inzuppate è una sofferenza per cui si presume che lo facessero per orgoglio nell'esternare un simbolo di appartenenza alla cultura islamica per una precisa scelta politico-religiosa. Libere di affermarsi come pare a loro perchè siamo in democrazia dove ciascuno ha diritto di vestirsi come gli pare.
E così anche per queste musulmane che si potevan considerare più amabilmente come “tipe da spiaggia” perchè il costume faceva nota di folklore di questa nostra società ormai diventata invece intollerante per tutto quello che vien dai mussulmani che va dal Kebab alle Moschee passando dal nijab.
Le “tipe da spiaggia” si sono comunque viste anche nelle nostre città in versione occidentali libere e scostumate senza burkini ma con delle mises peggiori da Rimini Beach.
Una ragazza (visto con i miei occhi) è scesa dalla macchina in mutandine e canotta per entrare in un negozio scusandosi dicendo che era uscita di casa per un minuto.
Minutina era anche la mutandina con ai piedi le infradito: una mises veramente scandalosa alla faccia del buon gusto. Altro che burkini.
Poi ci si scandalizza per il fatto di Tolone nel quale i mussulmani si sono scagliati contro ragazze in mini-short.
La libertà è un bene da difendere ma nelle convivenze specie se forzate vale finchè non si limita quella di un altro e in questo caso specifico offendendo il comune senso del pudore o turbando l'equilibrio di un nucleo che si crogiola beatamente al sole in bikini.
Offesa per offesa non si va certo avanti nel processo di pace e di integrazione.
Quelli comunque che si sono indignati per il burkini tanto da chiamare le forze dell'ordine per ordinare alle mussulmane di spogliarsi perchè la mise da spiaggia è rigorosamente il costume dovrebbero indignarsi anche con quelle ragazze in mini-mini ma proprio mini short che circolavano e circolano tutttora in città ciabattando come delle sciattone.
E vada pure per il mini short a taglio jeans con l'orlo stretto all'inguine ma quelle con le culolotte a cosina cosina vedo-non vedo ma la vedo open air stante l'orlo largo e svolazzante, quelle proprio no. Da tipe da spiaggia a strappone del marciapiede il passo è quello di un orlo in una crisi di civiltà. Globale questo va detto a rischio inevitabile di pericoloso scontro.
Un po'di buon senso da parte di tutte queste tipe da spiaggia non sarebbe male: le ragazze col burkini dovrebbero avere l'accortezza di andare a fare il bagno nelle loro piscine private o spiagge riservate come fanno i nudisti mentre quelle smutandate che si facciano i selfie.. E pace e bene per tutti.
sabato 25 marzo 2017
PARSONS DANCE COMPANY A PARMA DANZA
Dance Dance Dance. All'Americana. La Compagnia in scena è quella di Parsons Dance che ha dato una
spruzzata di energia allo spettacolo in secondo appuntamento in scena al Teatro Regio di Parma per l'evento Parma Danza 2017. In una ginnastica a corpo libero i ballerini si muovono al ritmo ossessivo a tambur battente della musica ad aprire il primo pannello danzato da tre coppie: i corpi sono sinuosi ma un filo tozzi questo va detto appesantiti ancor di più dalle movenze a scatti come quelle meccaniche dei robots per poi svitarsi a serpentello ad effetto sexy e lanciarsi infine in salti acrobatici in scambio di coppie. E' la danza che si insegna nelle scuole, che vediamo in Tv ad Amici che ha come punto di riferimento la danza contemporanea americana, quella esaltata in West Side Story con lo schioccar delle dita, le movenze sensuali in un su e giù nelle parti basse piroettando con le braccia alzate e distese a mo' di ali d'uccello. Una danza ispirata al classico lago del cigno rivisitato in chiave moderna che trova ispirazione anche dalla strada con la Brack Dance o hip hop. Dance dance dance. All'Americana. Ben lungi da quella Europea comunque con Bejart in testa dove i ballerini sono di taglia francese dai corpi aggraziati che si librano nell'aria sulle punte dei piedi nudi.
Due modi di fare danza contemporanea: quella di Parsons Company con la ginnastica del corpo che desidera elevarsi in alto e quella di Bejart Ballet con il fuoco dell'anima che cerca di incarnarsi nelle movenze di giovani corpi. I paragoni sono sempre inevitabili anche se non c'è mai un vincitore perchè gli spettatori che accorrono per ammirar la Danza sono clementi, appagati dall'energia contagiosa che i corpi in libertà riescono a trasmettere senza pretendere di giudicare come nei Talents con Amici in primis nei quali il battibecco la fa pure da padrone. Tanti applausi di sincero entusiasmo hanno accompagnato tutta la performances di Parsons Dance Compagny soprattutto quando era impegnata in una coreografia ad effetti speciali con gioco di luci da quelle a intermittenza facendo figure di animali invertebrati come mosche insetti e “millepied” in primis (curiosamente Millepied è anche il nome del famoso coreografo francese che ha curato la danza del film Black Swan poi diventato marito di Natali Portman) a quelle psichedeliche da disco-dance per animare le figure dei ballerini in un movimento aerodinamico piuttosto che meccanico. Dance dance dance: tutta la platea ha danzato sulle poltrone scandendo il ritmo con il suono delle mani coinvolta in un happening di grande felicità, e wow wow wow quando ha chiuso alla fine con la sfilata in scena di ogni singolo ballerino a raccogliere il suo momento di gloria in un bagno di folla in platea composta da giovani allievi delle varie scuole di danza (Lucia Perego quella più conosciuta), dalle relative maestre e da tanti
appassionati della danza tra i quali anche molti uomini in compagnia fra di loro perchè sempre più spesso i protagonisti assoluti tanto che il logo di Parma Danza presenta un maschio virile e muscoloso in una sorta di figura in posa plastica ispirata al Giudizio della Cupola di Michelangelo.
Fa un certo effetto: è come se fosse una libellula imprigionata in un corpo da bronzo di Riace che si mette a saltellare come un efebo narciso in jingled bells col suo battacchio invece che combattere come un guerriero con la spada.. Capricci della natura che comunque affascinano le platee dei contemporanei sempre più orientati verso una danza unisex in uno scambio di ruoli accattivanti che vanno oltre la parodia grottesca dei Trocadero per sublimarsi con il Mathhew Bourne.
La forza dirompente di Dance Parsons Company è stata esaltata dalle coreografie del genio creativo David Parsons che si è avvalso di collaboratori di grande professionalità come il coreografo Christopher Chamber ed Ephrat Asherie, Howell Binkley per le luci, Mia Mc Swain e Donna Karan e Naomi Luppescu per i costumi con diversi arrangiamenti musicali di Thoma Newman John Corigliano Kenji Bunch, Marty Beller e Robert Fripp e Dave Matthews Band. Alla prossima.
Due modi di fare danza contemporanea: quella di Parsons Company con la ginnastica del corpo che desidera elevarsi in alto e quella di Bejart Ballet con il fuoco dell'anima che cerca di incarnarsi nelle movenze di giovani corpi. I paragoni sono sempre inevitabili anche se non c'è mai un vincitore perchè gli spettatori che accorrono per ammirar la Danza sono clementi, appagati dall'energia contagiosa che i corpi in libertà riescono a trasmettere senza pretendere di giudicare come nei Talents con Amici in primis nei quali il battibecco la fa pure da padrone. Tanti applausi di sincero entusiasmo hanno accompagnato tutta la performances di Parsons Dance Compagny soprattutto quando era impegnata in una coreografia ad effetti speciali con gioco di luci da quelle a intermittenza facendo figure di animali invertebrati come mosche insetti e “millepied” in primis (curiosamente Millepied è anche il nome del famoso coreografo francese che ha curato la danza del film Black Swan poi diventato marito di Natali Portman) a quelle psichedeliche da disco-dance per animare le figure dei ballerini in un movimento aerodinamico piuttosto che meccanico. Dance dance dance: tutta la platea ha danzato sulle poltrone scandendo il ritmo con il suono delle mani coinvolta in un happening di grande felicità, e wow wow wow quando ha chiuso alla fine con la sfilata in scena di ogni singolo ballerino a raccogliere il suo momento di gloria in un bagno di folla in platea composta da giovani allievi delle varie scuole di danza (Lucia Perego quella più conosciuta), dalle relative maestre e da tanti
appassionati della danza tra i quali anche molti uomini in compagnia fra di loro perchè sempre più spesso i protagonisti assoluti tanto che il logo di Parma Danza presenta un maschio virile e muscoloso in una sorta di figura in posa plastica ispirata al Giudizio della Cupola di Michelangelo.
Fa un certo effetto: è come se fosse una libellula imprigionata in un corpo da bronzo di Riace che si mette a saltellare come un efebo narciso in jingled bells col suo battacchio invece che combattere come un guerriero con la spada.. Capricci della natura che comunque affascinano le platee dei contemporanei sempre più orientati verso una danza unisex in uno scambio di ruoli accattivanti che vanno oltre la parodia grottesca dei Trocadero per sublimarsi con il Mathhew Bourne.
La forza dirompente di Dance Parsons Company è stata esaltata dalle coreografie del genio creativo David Parsons che si è avvalso di collaboratori di grande professionalità come il coreografo Christopher Chamber ed Ephrat Asherie, Howell Binkley per le luci, Mia Mc Swain e Donna Karan e Naomi Luppescu per i costumi con diversi arrangiamenti musicali di Thoma Newman John Corigliano Kenji Bunch, Marty Beller e Robert Fripp e Dave Matthews Band. Alla prossima.
venerdì 24 marzo 2017
NEI E BITORZOLI PER FATE E STREGHE
Il neo sul viso è un punto di seduzione che ha avuto la sua esaltazione nel 700 per poi scomparire ai giorni nostri grazie alle tecniche Laser.
Alcune star ne hanno fatto il loro punto di forza come Virna Lisi, Elizabeth Taylor mentre Natalie Portman cerca sempre di nasconderlo dietro al make-up. C'è ma non si vede o si vede appena.
Invece il bitorzolo, escrescenza di carne, ha sempre caratterizzato la tipologia della strega sullo shcermo esaltato da Tata Matilda ma altre star lo hanno esibito con orgoglio come Madonna, Piccolo piccolo sul labbro o come Sarah Jessica Parker sul mentoche lo ha tenuto per tutta le serie di Sex and The City Tv per poi toglierlo chirurgicamente per i due film sul grande schermo dove sarebbe stato molto più evidenziato anche considerata l'età da carampana ad effetto antiestetico.
Le macchie solari invece si possono eliminare con apposite creme o con il peeling ma il metodo più efficace è quello di non esporsi più al sole perchè così la pelle in pochi anni si schiarirà naturalmente.
Personalmente, alla mia età posso dire di aver migliorato la mia pelle che era danneggiata dal sole mentre ora è diventata chiara e senza rughe anche perchè sono ingrassata un filo, quel tanto a renderla liscia e levigata.
Questa si può ottenere anche con l'aiuto di creme apposite a base di olio di Argan, di Burro di Karité, di Aloe o quant'altro purchè prodotti di qualità.
Diffidare delle creme o maschere fai-da-te, in primis col cetriolo, specie se OGM, e lo yogurt ad effetto sborrata galattica, perchè gli studi scientifici del settore sui prodotti di bellezza sono all'avanguardia e molto più efficaci.
L'acne invece va curata dal dermatologo e dietologo a meno chè non sia uno sfogo adolescenziale di squilibrio ormonale che con la gravidanza o l'età matura scomparirà.
Alcune star ne hanno fatto il loro punto di forza come Virna Lisi, Elizabeth Taylor mentre Natalie Portman cerca sempre di nasconderlo dietro al make-up. C'è ma non si vede o si vede appena.
Invece il bitorzolo, escrescenza di carne, ha sempre caratterizzato la tipologia della strega sullo shcermo esaltato da Tata Matilda ma altre star lo hanno esibito con orgoglio come Madonna, Piccolo piccolo sul labbro o come Sarah Jessica Parker sul mentoche lo ha tenuto per tutta le serie di Sex and The City Tv per poi toglierlo chirurgicamente per i due film sul grande schermo dove sarebbe stato molto più evidenziato anche considerata l'età da carampana ad effetto antiestetico.
Le macchie solari invece si possono eliminare con apposite creme o con il peeling ma il metodo più efficace è quello di non esporsi più al sole perchè così la pelle in pochi anni si schiarirà naturalmente.
Personalmente, alla mia età posso dire di aver migliorato la mia pelle che era danneggiata dal sole mentre ora è diventata chiara e senza rughe anche perchè sono ingrassata un filo, quel tanto a renderla liscia e levigata.
Questa si può ottenere anche con l'aiuto di creme apposite a base di olio di Argan, di Burro di Karité, di Aloe o quant'altro purchè prodotti di qualità.
Diffidare delle creme o maschere fai-da-te, in primis col cetriolo, specie se OGM, e lo yogurt ad effetto sborrata galattica, perchè gli studi scientifici del settore sui prodotti di bellezza sono all'avanguardia e molto più efficaci.
L'acne invece va curata dal dermatologo e dietologo a meno chè non sia uno sfogo adolescenziale di squilibrio ormonale che con la gravidanza o l'età matura scomparirà.
giovedì 23 marzo 2017
HUGH BONNEVILLE L'ATTORE ARISTOCRATICO TV
Gli interpreti Shakespeariani teatrali hanno sempre vita facile sugli schermi Tv e Cinema dove continuano ad essere onorati con ruoli di primo piano di classe aristocratica o di querl che resta di Shakespeare tradotto in storie attuali perchè la loro presenza è sempre una garanzia.
I nomi sono tanti e tutti eccellenti a cominciare dal primo in assoluto Lawrence Olivier per la Gran Bretagna, Orson Welles per l'America, Vittorio Gassmann per l'Italia capostipite di una grande tradizione teatrale come quella Shakespeariana.
Shakespeare in Love? Ebbene sì perchè da Giulietta e Romeo sono state tratte infinite produzioni cine e tv mettendole in scena in tutte le salse.
Basta imbastire una faida fra due famiglie, non importa se di quartiere o di condominio ma meglio ancora se in un contesto di guerra sullo sfondo con le pallottole vaganti di qualche cecchino a completare l'opera del suicidio degli amanti più famosi del mondo, che la tragedia di Giulietta e del suo Romeo si ripete anche se ogni tentativo di imitazione è sempre meno coinvolgente.
Ogni Paese ha la sua coppia Giulietta e Romeo, dagli aristo veronesi a quelli on the road americani, dai rifugiati dalle guerre Siriane a quelle dei Balcani passando per i neri, mediorientali e cinesi. Manca qualcuno?
Sì gli indiani bollywoodiani. Ed ecco allora che ad aprire la Berlinale 2017 è stato presentato il film su questo tema, La Fine di Un Impero, il quale vede il ritorno in grande stile di Gillian Anderson direttamente da X File passando per tanti film dimenticati, e di Hugh Bonneville nei panni del Vicerè dell'Impero Britannico in India, dopo essere stato acclamato interprete della fine di una classe aristocratica della famosa serie Tv Dontown Abbey nel ruolo del Lord Capo Famiglia.
Hugh Bonneville nasce anche lui come attore Shakespeariano con un curriculum di tanti film, tra i quali anche Notthing Hill con Hugh Grant, ma è come interprete di serie Tv che ha dato il massimo. Infatti lo abbiamo visto nella miniserie di Ben Hur nel ruolo del principe Ario per poi affezionarci al personaggio di Robert Crawley Conte di Grantham in Downton Abbey che ha interpretato con un aplomb molto British.
Nel film La Fine di un Impero si rispolvera la storia di Giulietta e Romeo in salsa colonial-Bollywoodiana perchè l'amore scoppia fra due ragazzi: Romeo di turno è di origine aristocratica inglese, mentre la Giulietta è un'indiana di rara bellezza ma di classe inferiore. O Viceversa? Non ricordo ma non importa perchè l'occasione è quella di infarcire di politica (sempre correlata a discriminazioni da quella razziale alla sessuale) una storia che invece è immortale perchè intrisa di un sentimento puro e pieno di passione che infiamma due giovani persi l'un l'altro nello sguardo a penetrare l'anima nel quale tutto il contorno rappresenta solo un elemento di disturbo, tanto che nemmeno la Fine di un Impero riesce a toccarli nel profondo.
Infatti il film scade nel banale, così come ogni tentativo di politcizzar l'amore in simil-Shakespeare, finendo nel dimenticatoio insieme alla scialba interpretazione di Hugh Bonneville forse perchè affiancato da una figura modesta come Gillian Anderson animale di laboratorio più che da grande evento, mentre Hugh Bonneville si conferma come detto sopra interprete televisivo d'eccellenza perchè dilatato sul grande schermo il rischio è stato quello di perdere l'aura aristo della Tv che tanbto ha galvanizzato le platee di tutto il mondo. Questo a conferma che cinema e Tv sono due settori ben distinti nei quali difficilmente si riesce a conquistare entrambi.
I nomi sono tanti e tutti eccellenti a cominciare dal primo in assoluto Lawrence Olivier per la Gran Bretagna, Orson Welles per l'America, Vittorio Gassmann per l'Italia capostipite di una grande tradizione teatrale come quella Shakespeariana.
Shakespeare in Love? Ebbene sì perchè da Giulietta e Romeo sono state tratte infinite produzioni cine e tv mettendole in scena in tutte le salse.
Basta imbastire una faida fra due famiglie, non importa se di quartiere o di condominio ma meglio ancora se in un contesto di guerra sullo sfondo con le pallottole vaganti di qualche cecchino a completare l'opera del suicidio degli amanti più famosi del mondo, che la tragedia di Giulietta e del suo Romeo si ripete anche se ogni tentativo di imitazione è sempre meno coinvolgente.
Ogni Paese ha la sua coppia Giulietta e Romeo, dagli aristo veronesi a quelli on the road americani, dai rifugiati dalle guerre Siriane a quelle dei Balcani passando per i neri, mediorientali e cinesi. Manca qualcuno?
Sì gli indiani bollywoodiani. Ed ecco allora che ad aprire la Berlinale 2017 è stato presentato il film su questo tema, La Fine di Un Impero, il quale vede il ritorno in grande stile di Gillian Anderson direttamente da X File passando per tanti film dimenticati, e di Hugh Bonneville nei panni del Vicerè dell'Impero Britannico in India, dopo essere stato acclamato interprete della fine di una classe aristocratica della famosa serie Tv Dontown Abbey nel ruolo del Lord Capo Famiglia.
Hugh Bonneville nasce anche lui come attore Shakespeariano con un curriculum di tanti film, tra i quali anche Notthing Hill con Hugh Grant, ma è come interprete di serie Tv che ha dato il massimo. Infatti lo abbiamo visto nella miniserie di Ben Hur nel ruolo del principe Ario per poi affezionarci al personaggio di Robert Crawley Conte di Grantham in Downton Abbey che ha interpretato con un aplomb molto British.
Infatti il film scade nel banale, così come ogni tentativo di politcizzar l'amore in simil-Shakespeare, finendo nel dimenticatoio insieme alla scialba interpretazione di Hugh Bonneville forse perchè affiancato da una figura modesta come Gillian Anderson animale di laboratorio più che da grande evento, mentre Hugh Bonneville si conferma come detto sopra interprete televisivo d'eccellenza perchè dilatato sul grande schermo il rischio è stato quello di perdere l'aura aristo della Tv che tanbto ha galvanizzato le platee di tutto il mondo. Questo a conferma che cinema e Tv sono due settori ben distinti nei quali difficilmente si riesce a conquistare entrambi.
mercoledì 22 marzo 2017
LE DONNE SEXY DELL'EST VS PATATE TRANSGENDER
Bufera su Rai Uno e su Paola Perego per la lista nera sulle straniere dell'Est dalla quale risulta che le vicine di Paese sono di alto gradimento per i maschi perchè molto più sexy.
“Mio papà mi ha insegnato a mettere sempre la minigonna anche quando giro per casa” pigolava un'ospite venuta dall'est.
Paparino sa come gira il mondo degli uomini e come farli conquistare e sottometterli ai propri capricci.
Scandalo e indignazione tanto che è intervenuta Laura Boldrini a difendere la figura delle donne oltraggiate nella loro dignità così facendole regredire dall'emancipazione conquistata con tanta fatica e così erroneamente interpretata e tradotta dal Servizio Pubblico della RAI. La quale ha rimosso Paola Perego dalla conduzione come se fosse una dilettante sconsiderata.
Paola Perego è una grande professionista con molti anni di esperienza ed il suo lavoro lo sa fare molto bene perchè ha raccontato quello che ormai tutti sanno: le donne dell'Est, quelle che hanno invaso il nostro Paese la sanno lunga in fatto di sesso e come rubare un marito nonché come farsi sposare dal vecchio padrone che accudiscono come badante.
Alzi la mano chi non ne conosce una personalmente o dal racconto di amici: ci sono infinite storie a confermarlo.
Si sa ma non si dice perchè non è carino nemmeno facendo quattro chiacchiere un Sabato pomeriggio senza pretendere di voler emettere sentenze inappellabili ma solo di illustrare delle realtà che ci circondano facendo un parallelo tra le nostre donne e quelle dell'Est. Verissimo, ma quello era in onda in contemporanea su Mediaset con la Silvia Toffanin che invece se la cava sempre con il suo format mantenendo il Segreto.
Suvvia, ridicolaggini specie se il giorno dopo si è dato anche un'occhiata a Barbara D'Urso che ha mandato in onda un Transgender, Vittoria Schisano, orgogliosa della sua nuova condizione di figura femminile molto sexy dopo aver lasciato i panni di un ragazzo. Sexy. L'orgoglio sexy era talmente esternato da arrivare ad esplodere in gioia quando ha raccontato di essersi messa finalmente nuda davanti alla mamma. Oddio non come l'aveva fatta ma come l'aveva conciata il chirurgo plastico che dopo aver tolto tutto le aveva ricostruito “la patata” permettendole di farsi così la doccia da pari a pari, patata a patata, con mammina. Nuda anche lei senza imbarazzo alcuno come si fa tra donne.
Su Canale 5 si può dire di tutto mentre in Rai bisogna stare attenti alle parole. Alle immagini no perchè per esempio in Rai Uno non c'è fiction che non abbia almeno una scena esplicita di rapporto lesbo.
Servizio Pubblico è anche questo ma zitti e mosca sulle straniere dell'Est. Che vadano pure a far servizio pubblico in un bagno altrove e poi magari si facciano una doccia e via col vento in poppa al silicone.
Infatti a Canale 5 si cantava sotto la doccia. Eccome se si cantava, senza entrare nei dettagli tra est e ovest, l'elogio della patata in genere. Anzi in transgender!
lunedì 20 marzo 2017
LA BOHEME E LA POESIA DELLA FAME
Grande entusiamo per la Bohème alla prima del Teatro Regio di Parma.
Dopo la rappresentazione di Anna Bolena in un tripudio scenografico in digitale, si è ricominciato con il classico fondale in carton gesso, di grandissimo effetto questo va detto tanto da rasentare la perfezione nell'appagare l'occhio. Il quale in ogni spettacolo che si rispetti vuole sempre la sua parte.
Il bel colpo d'occhio infatti si rivelava con la Parigi di Montmartre in fomato cartolina o i tanti quadretti del LungoSenna in mostra fra pittori squattrinati dove la pioggia fa da padrona tra les Rues ed i rigagnoli bordo-marciapiede con i passanti tutti con l'ombrello e le strade a specchio.
Non potevano mancare la piazzetta con il Bistrò a cupola e vetrate in art Déco con i protagonisti a far casino e non si fa per dire tra prostitute che s'affacciavano al balcone sui tavolini open air dove da una lato la cocotte Musette ( soprano Cinzia Forte) con il vecchio pieno di quattrini si divide va fra lui smicciando l'ex amante dall'altro lato unito alla combricola di artisti, tra i quali la coquine Mimì (il soprano Valeria Sepe) che “si divertiva” tra un colpo di tosse e uno starnuto insieme ai morti di fame e non si fa per dire dei suoi amici che lasciavano il conto da pagare al signor Pantalone di Musette.
Così la Paris 1830 era in tutta Festa e l'allestimento di questa Opera non si è fatto mancare nulla perchè a fare in divertissment è stato il Coro del Teatro Regio diretto da Martino Faggiani con i figuranti tutti in costume d'epoca, gli ombrellini in mano in una girandola gioiosa completata dal canto e dalle risa dei bambini in scena. Uno spettacolo nello spettacolo che ha raccolto applausi in Standing Ovation anche se la tragedia stava bussando alle porte .
Anzi al Cancello che, nel quadro a seguire, apriva l'ingresso al Parco tra alberi spogli e fiocchi di neve a cader come formaggio grattugiato, con a lato due edifici uguali in stile Arc de Trionph in gemellaggio che comunque sembravano ispirarsi all'ingresso del Parco Pellegrini di Parma in Piazzale Salvador Allende. Two è meglio che One e fu così che Parigi veniva messa in scena in petite copia conforme a Parma La Grandeur.
Per fortuna ad essere realmente superiore è sempre il Bel Canto che l'Italia può dirsi orgogliosa nel classificarsi come prima in questo campo, con i Templi della Lirica, e il Regio di Parma tra questi, che hanno accolto i più grandi cantanti e direttori d'orchestra di tutto il mondo.
La Bohème di Giacomo Puccini commuove fin dalla prima scena dei duetti fra Mimì e Rodolfo (il tenore Stefan Pop) perchè la tisi è sempre nell'aria ad appensantir anche i sentimenti dell'amore puro nato fra loro due divisi dalla fragilità di lei di non poter essere all'altezza di una vita penalizzata dagli stenti e dalla miseria. Il suo destino era quello di una principessa e con questo convincimento Rodolfo si separa sicuro che con il suo talento di scrittore e poeta non sarebbe stato in grado di soddisfare il fabbisogno dell'amata anche se ridotto all'essenziale come quello di potersi scaldare con la legna di un camino con una zuppa insieme al pan bagnato.
Zum papa Zum Papa la musica è sempre la stessa già sentita con la Traviata di Giuseppe Verdi dove la tisi annienta la protagonista anche se questa vive nell'agiatezza di una vita dissoluta tra feste e libiam.
Zum papa Zum Pappa, se non è zuppa è pan bagnato a champagne ma il male del secolo ottocento non perdonava fra le classi disagiate o degradate nelle quali le eroine potevano immolarsi solo con una morte tragica. Questa è l'Opera a portare avanti una tradizione di vita nei quali i sentimenti d'amore e morte possono essere esternati solo dalle voci eccelse di cantanti lirici a sublimare storie passionali rese immortali dai versi dei “libretti”.
“Che gelida manina, lasciatela baciar...” Il destino era già segnato per Mimì nel consumare l'amor fatale fino all'ultima goccia di sangue. Freddo.
Da segnalare gli autori dei quadri Giuseppe Giacosa e Luigi Illica con la regia di Francesca Zambello ed il Maestro concertatore e direttore Valerio Galli, scene e costumi di Nica Magnani e luci Andrea Morelli. Applausi per tutti.
Dopo la rappresentazione di Anna Bolena in un tripudio scenografico in digitale, si è ricominciato con il classico fondale in carton gesso, di grandissimo effetto questo va detto tanto da rasentare la perfezione nell'appagare l'occhio. Il quale in ogni spettacolo che si rispetti vuole sempre la sua parte.
Il bel colpo d'occhio infatti si rivelava con la Parigi di Montmartre in fomato cartolina o i tanti quadretti del LungoSenna in mostra fra pittori squattrinati dove la pioggia fa da padrona tra les Rues ed i rigagnoli bordo-marciapiede con i passanti tutti con l'ombrello e le strade a specchio.
Non potevano mancare la piazzetta con il Bistrò a cupola e vetrate in art Déco con i protagonisti a far casino e non si fa per dire tra prostitute che s'affacciavano al balcone sui tavolini open air dove da una lato la cocotte Musette ( soprano Cinzia Forte) con il vecchio pieno di quattrini si divide va fra lui smicciando l'ex amante dall'altro lato unito alla combricola di artisti, tra i quali la coquine Mimì (il soprano Valeria Sepe) che “si divertiva” tra un colpo di tosse e uno starnuto insieme ai morti di fame e non si fa per dire dei suoi amici che lasciavano il conto da pagare al signor Pantalone di Musette.
Così la Paris 1830 era in tutta Festa e l'allestimento di questa Opera non si è fatto mancare nulla perchè a fare in divertissment è stato il Coro del Teatro Regio diretto da Martino Faggiani con i figuranti tutti in costume d'epoca, gli ombrellini in mano in una girandola gioiosa completata dal canto e dalle risa dei bambini in scena. Uno spettacolo nello spettacolo che ha raccolto applausi in Standing Ovation anche se la tragedia stava bussando alle porte .
Anzi al Cancello che, nel quadro a seguire, apriva l'ingresso al Parco tra alberi spogli e fiocchi di neve a cader come formaggio grattugiato, con a lato due edifici uguali in stile Arc de Trionph in gemellaggio che comunque sembravano ispirarsi all'ingresso del Parco Pellegrini di Parma in Piazzale Salvador Allende. Two è meglio che One e fu così che Parigi veniva messa in scena in petite copia conforme a Parma La Grandeur.
La Bohème di Giacomo Puccini commuove fin dalla prima scena dei duetti fra Mimì e Rodolfo (il tenore Stefan Pop) perchè la tisi è sempre nell'aria ad appensantir anche i sentimenti dell'amore puro nato fra loro due divisi dalla fragilità di lei di non poter essere all'altezza di una vita penalizzata dagli stenti e dalla miseria. Il suo destino era quello di una principessa e con questo convincimento Rodolfo si separa sicuro che con il suo talento di scrittore e poeta non sarebbe stato in grado di soddisfare il fabbisogno dell'amata anche se ridotto all'essenziale come quello di potersi scaldare con la legna di un camino con una zuppa insieme al pan bagnato.
Zum papa Zum Papa la musica è sempre la stessa già sentita con la Traviata di Giuseppe Verdi dove la tisi annienta la protagonista anche se questa vive nell'agiatezza di una vita dissoluta tra feste e libiam.
Zum papa Zum Pappa, se non è zuppa è pan bagnato a champagne ma il male del secolo ottocento non perdonava fra le classi disagiate o degradate nelle quali le eroine potevano immolarsi solo con una morte tragica. Questa è l'Opera a portare avanti una tradizione di vita nei quali i sentimenti d'amore e morte possono essere esternati solo dalle voci eccelse di cantanti lirici a sublimare storie passionali rese immortali dai versi dei “libretti”.
“Che gelida manina, lasciatela baciar...” Il destino era già segnato per Mimì nel consumare l'amor fatale fino all'ultima goccia di sangue. Freddo.
Da segnalare gli autori dei quadri Giuseppe Giacosa e Luigi Illica con la regia di Francesca Zambello ed il Maestro concertatore e direttore Valerio Galli, scene e costumi di Nica Magnani e luci Andrea Morelli. Applausi per tutti.
mercoledì 15 marzo 2017
PRIMO MINISTRO MAI SENZA REGNO UNITO.
Che fine ha fatto Tony Blair? Dopo il mordi e fuggi con la moglie di Murdoch Wendy, subito diventata ex, non si è più sentito parlare di lui anche se era meglio quando si stava peggio per gli Inglesi.
Sì perchè David Cameron li ha fregati con il Referendum con il quale si è tirato la zappa sui piedi facendo emergere Theresa May e la sua Brexit. Mai scelta fu più scellerata e gli Inglesi la pagheranno cara.
Mai dare potere al popolino in casi di emergenza. Winston Churchill ha chiesto il parere degli Inglesi per scendere in guerra con gli alleati salvando così l'Inghilterra dai Tedeschi? Ad ogni popolo il Governo che si merita dopo averlo eletto alle urne ovviamente. E questo vale anche per Trump così aspramente contestato. Sì ma dalla minoranza che ha perso.
E' stato così anche per lo scontro Obama-Hillary dove nessuno avrebbe immaginato che un nero potesse vincere come Presidente USA ma piuttosto che Hillary gli americani lo hanno votato, insieme a Trump.Va bene tutto ma lei toglietela di torno. Mai scelta fu più scellerata non tanto per gli Americani che ne avevano bisogno di un Repubblicano al potere a metterli in riga, quanto per gli Europei che la pagheranno cara perchè della destra ne hanno avuto abbastanza.
Tornando a Tony Blair se gli Inglesi si domandano ancora perchè sia uscito di scena dopo aver contato così tanto al cospetto della Regina da farla desistere dal fatto di non concedere i funerali di Stato alla Principessa Lady Diana perchè non era più Altezza Reale, con questa grande opera di mediazione fra suocera e nuora Toni Blair è passato alla storia della Famiglia Reale. Ma non di quella del Regno Unito non avendo lasciato traccia per poi ricomparire fra le cronache rosa con un cornino all'adorata moglie Cherie che aveva simpaticamente esordito come First Lady presentandosi alla stampa con la vestaglia e spettinata come fosse appena scesa giù dal letto in una sorta di casalinga disperata del n.10 di Downing Street. Sfatta ma comunque senza l'ombra di un bigodino, chiamiamolo così, in testa.
La coppia è stata molto amata dagli Inglesi proprio per questo colpo di teatro che aveva inquadrato la famiglia del Primo Ministro in un contesto di normalità a rappresentare la vita del popolo Britannico che infondeva fiducia. Fiducia ben riposta perchè i coniugi Blair non hanno mai deluso.
Non come la coppia successiva con il primo Ministro David Cameron e la discreta e defilata moglie che in un impeto di esagerata modestia del loro ruolo istituzionale si sono inchinati al popolo con il Referendum cadendo in picchiata per un errore di valutazione del livello di malcontento degli Inglesi. I quali in fondo volevano solo arginare l'ondata migratoria ormai selvaggia e devastante per l'economia della Gran Bretagna senza con questo divorziare dall'Europa tanto che la Scozia aveva vinto nel votare a favore UE.
C'era da aspettarselo comunque perchè al matrimonio di Kate e William i coniugi Cameron erano di una sobrietà imbarazzante con la moglie in un modesto abitino corto color verde acqua più adatto a un vernissage piuttosto che a un royal wedding. Di Kate e William poi...
Un errore di valutazione dell'importanza dell'evento che li inquadrava come due pesci fuor d'acqua per cui non c'è da stupirsi della loro clamorosa uscita di scena per dare ingresso all'operazione Brexit.
Missione compiuta da Theresa May anche se il Parlamento non se ne vuol fare una ragione piangendo calde lacrime sul latte versato da capre e cavoli, tradotto in pecore scozzesi e cavoletti di Bruxelles.
Un divorzio sofferto da tutte le parti lo si guardi, tranne che guardando in faccia alla May la quale esulta del suo malefatto pensando invece di riportare l'Inghilterra agli antichi fasti consolidando alleanze con i grandi Paesi come L'India, molto presente sul mercato mondiale, e con l'America dove ha incontrato in tutta fretta Donald Trump che invece ricambierà la visita ufficiale al Regno Unito dopo aver ricevuto l'invito della Regina Elisabetta. La quale è l'unica donna che potrà ancora salvare il Regno Unito avendo la Scozia a suo tempo votato a favore. Teresa May dà la netta impressione di avere i giorni contati. Infatti la Scozia rivuole la sua indipendenza ma per separarsi da Theresa May che così passerà alla storia come la donna che ha spaccato il Regno Unito della Regina Elisabetta II. Dio salvi la Regina.
martedì 14 marzo 2017
LA DOPPIETTA DI ANNA VALLE SUL TRONO DEL PAVONE E CON LA VOCE DI RITA
Questo Nostro Amore è una fictionin onda su RAI PREMIUM ambientata a cavallo anni 60/70 in location Torino quando era invasa dai metalmeccanici Fiat con gli scioperi che da lì a poco avrebbero bussato alle porte.
Molti dirigenti viaggiavano sulle piccole cilindrate perché se gli operai li avessero scoperti su BMW (che allora rappresentavano uno status symbol) sarebbe scattato subito lo sciopero. Erano gli anni della Classe Operaia Va in Paradiso perché sotto pressione nelle catene di montaggio dalle quali uscivano con tanti traumi psicofisici.
Erano gli anni di lotte che vedevano affiancati studenti e operai contro i poliziotti sfociati con la rivoluzione del ’68.
Insomma era un periodo effervescente nel quale si stava prendendo coscienza di sé, del proprio status e delle proprie potenzialità di singolo e di gruppo che creava un’ondata di energia incanalata contro il capitalismo imperante e sfruttatore sia in senso lavorativo che di discriminazione di ogni tipo sessuale in primis.
Le donne infatti cominciavano a scendere nelle piazze a far quadrato con le dita a forma di vagina ad affermare quel concetto di Io-sono-mia che gli uomini )ma anche tante donne diciamolo) ancora non hanno assimilato a tutt’oggi nonostante l’introduzione di leggi come quella del divorzio per esempio con la quale si è aperta la strada alla convivenza delle coppie non sposate comunque riconosciute dalla comunità.
Quelle clandestine fino ad allora venivano penalizzate dalla società che le escludeva da una vita normale all’insegna del rispetto.
Soprattutto le donne erano viste come donne fatali distruttrici di matrimoni con l’intento di accasarsi con compagni per mettere al mondo dei figli di N.N. Un marchio infamante che rovinava la vita di tanti innocenti. Ma anche per le donne sposate non andava meglio perché l’adulterio, se colto in flagranza di reato, veniva punito con il carcere così come il delitto passionale veniva condannato con pene ridicole in favore dei maschi a discapito delle vittime avendo attentato all’onorabilità del coniuge. Maschio.
Le molestie o violenze sessuali erano un incubo perché le donne che non potevano sperare di aver giustizia in un eventuale processo, a porte chiuse, dal quale ne sarebbero uscite come femmine provocatrici e colpevoli di aver suscitato la libido del maschio violento liquidate con una sorta di sentenza che concludeva sadicamente “se l’erano cercata”. Prendi su e porta a casa: cavoli e ceci tuoi.
Qualche volta infatti c’era pure il figlio della colpa dalla quale una donna non si poteva liberare recandosi in un Consultorio per l’aborto terapeutico dovendo ricorrere alle pratiche illegali di ostetriche o faccendieri improvvisati.
Insomma un inferno nel quale comunque si stava meno peggio di oggi dove l’aborto viene consentito e praticato per risolvere questioni di carriera o di capricci vari anche dopo i tre mesi di gestazione fuori dalla fase embrionale. Nel quale sarebbe meglio per una donna non doversi mai trovare a scegliere perché comunque resta un dramma di coscienza o colpa incancellabile per la Chiesa sperando solo nella misericordia di Dio.
In questo contesto nasce “Questo Nostro Amore” nel quale i protagonisti sono campioni piccolo-borghesi che trasgrediscono sì, ma con molto stile.
Lui (Neri Marcorè) sposato e convivente, cerca lavoro come rappresentante perchè un filo più importante di un semplice operaio, mentre lei (Anna Valle) è una casalinga disperatamente chic, con tanto di tubino nero, giro di perle e crocchia a torre nei capelli ad effetto Audrey Hepburn per renderla irresistibilmente vittima di un sistema provinciale ed antiquato. Pacchiani! Potrebbe dire se fosse un’autentica aristo, invece si dispera e soffre per essere esclusa dalla bella società (piccola piccola), quella rispettata e borghese che va in Chiesa la Domenica salutata e riverita dal vicinato e dalla comunità.
Ecchissenefrega, no? Giammai. La fiction procede su questo filo del discorso piccolo-borghese strappando qualche abbassamento di palpebra se non si fosse svegliati dal torpore con le canzoni di Rita Pavone che fa da colonna sonora.
Una scelta non a caso perché Rita Pavone curiosamente è stata protagonista di una storia parallela a quella della fiction per essersi accompagnata al suo manager, sposato e separato, Teddy Reno pagando molto cara questa scelta perché quasi bandita dalla Tv e dal pubblico che la identificava in un Giamburrasca stile maschietta senza sessualità e sentimenti di una donna.
Altri tempi, ma la voce di Rita Pavone è ancora molto piacevole da riascoltare perché mantiene intatta tutta la carica possente di allora dando uno scossone alla fiction dove l’ex miss Italia Anna Valle è sempre posizionata come prima donna sul trono.
Prima era quello del Pavone con la fiction di Soraya e lo Scià di Persia, e ora con la voce di Rita Pavone che fa da supporto.
Un po’ come era capitato proprio a Audrey Hepburn quando aveva recitato in My Fair Lady dove veniva doppiata da una famosa soprano (in Italiano tradotta in Tina Cenci). La quale non restava nell’ombra perchè la Hepburn molto elegantemente la citava non volendo, testuali parole, farsi bella con le penne del pavone. Così si è giocata l’Oscar ma il film ha fatto incetti della statuetta e incassi record.
lunedì 13 marzo 2017
COMMISSARI ISPETTORI MARESCIALLI CARABINIERI E PLIZIOTTI. IN FICTION
COMMISSARI D'ASSALTO. PER FICTION.
In principio fu il maresciallo. Lanciato da Vittorio De Sica in Pane Amore e Fantasia con Giuna Lollobrigida per poi passare con Sofia Loren a Capri, il Maresciallo era diventata una figura istituzionale dei piccoli paesi insieme al Prete, alla Farmacista al medico condotto ed alla maestra che aveva tirato le orecchie anche al Sindaco Onorevole Peppone così come raccontava il film della serie Don Camillo su sceneggiatura di Giovannino Guareschi,
Passata la fase cine Maresciallo Marescia' in Tv si distingueva il Maresciallo Rocca con Gigi Proietti con a seguire le carabiniere sexy da Manuela Arcuri a Martina Colombari promosse a commissari in gonnella nei panni di Claudia Khol e Alessandra Martinez (specializzata nel settore mafia).
Il fascino della divisa, specie se in gonnella, colpisce sempre seminando vittime e cuori infranti tra gli indagati e i carcerati in una sorta di gioco tra guardie e ladri i quali sono spesso le due facce di una sola moneta. Meglio se in divisa da Poliziotta o Carabiniera perchè da più libidine l'azione terra a terra a colpi di pistola. Dell'assassino o condannato.
Sì perchè anche in questi frangenti di forze dell'ordine al femminile, la donna in divisa finisce sempre sotto ben felice di cedere le armi a chi di dovere. E potere.
Perchè lasciare il potere a chi non ce l'ha? E allora ecco che tutta una serie di commissari in fiction sbarcare in Tv per risolvere tutti i delitti imperfetti. Ce n'è per tutti i gusti da quello che lavora nella nebbia della Val Padana (Luca Barbareschi), a quello ganzo che di cognome fa Coliandro (GianPaolo Morelli) da quello bastardo di Pizzofalcone (Alessandro Gassman) a quello senza mezze misure dai modi spicci conditi a parolacce (Marco Giallini) di memoria della serie cine Monnezza(Tomas Milian).
E come non citare il più famoso ma solo dopo il Commissario Maigret ed il Comissario Rex, quel siculo Montalbano dolce e autorevole con l'appuntato ossequioso e ubbidiente la cui serie fa talmente boom di ascolti che si è voluta allargare andando a ritroso per dare spazio al Montalbano junior. Ci voleva? Non se ne se sentiva il bisogno ma tant'è! Infatti fra le tante serie ecco un nuovo commissario su Rai Uno calzato da Kim Rossi Stuart che se non ha la faccia di uno sbirro Fortebraccio della serie L'Onore ed il Rispetto, ha comunque lo sguardo da guardia assassina ad infoltir le fila delle forze dell'ordine sexy con tutta l'Italia commissariata. In fiction affashination. Sì perchè poi la realtà è tutta un'altra storia e non tanto per colpa dei commissari in servizio quanto per il fatto che devono dirigere squadre sempre meno motivate per mancanza di sicurezza: quella dei cittadini e la loro in primis rimasti al giubbotto antiproiettile dei tempi di “Al Cuore Ramon. Al cuore”.
Con la differenza che oggi i proiettili perforanti si sono evoluti mentre i giubbotti sono sempre gli stessi, perforabili come un cartone. E allora cartone sia e giù di brutto come il duo Bud Spencer e Terence Hill? Purtroppo tra un uomo che da un cartone e uno che ha la pistola, l'uomo col cartone finisce KO. Ma rimane pur sempre un eroe: uno cento e Nassirya. Prendere o lasciare. “Commissario non si offenda ma vorrei lasciare il servizio?”. “Appuntato! Si vergogni, torni al suo posto”. E' giusto, obbedisco.
Questa è l'Italia. E non in fiction, l'unica ad essere esportata all'estero.
ISPETTORI IMPORTATI DALL'ESTERO
Ben diversi sono invece gli Ispettori di Polizia importati dall'estero anche se tutti indistintamente sono accomunati da una caratteristica che è quella ambientale nella quale si muovono: Maigret in Francia è un Ispettore molto pacato e umano che ama la moglie con la quale condivide le ricerche fra i sobborghi e condomini di Parigi ascoltando il suo parere sempre davanti ad un pranzetto succulento che finiva fumando la pipa con lei davanti in vestaglia e bigodini.
L'Ispettore della serie Derrick era un tedesco tutto d'un pezzo, anzi due perchè sempre accompagnato dal giovane assistente con il quale si muoveva in una Germania ricca e opulenta fra strade pulite e case borghesi dove a far da padrone più che il forte braccio della legge era il marco forte dell'amministrazione Kholl poi passata alla Merkel.
Attualmente si gode molto la serie dell'Ispettore Barnaby in prima serata sulla 7 che ha cambiato diversi protagonisti senza perdere in ascolti perchè il punto d'attrazione è la campagna Inglese con le sue case a tetti sporgenti, il giardinaggio sempre molto curato le donne con i sottanoni o golfini cachemirini a bottoncini bijoux le camicette a fiori con il collettino arrotondato le scarpoe basse o i mocassini.Insomma quell'inghilterra campagnola nella quale si è sempre mossa
la mitica mrs Marpple (Margaret Rutheford) dei gialli di Agatha Crhisty della serie in bianco e nero, quella più spassosa come si evince dalla foto dove lavora a maglia assistendo ad un processo come una sorta di rivoluzionaria davanti al patibolo dei condannati a morte in Place de la Concorde, accompagnata dalla colonna sonora a clavicembalo.
Un discorso a parte sono gli Ispettori delle serie americane con il Tenente Colombo in primis segugio instancabile che sfianca la preda col suo basso profilo da sbirro precisino pedante e zelante che si differenzia da tutti gli altri dinamici e spacca tutto con l'inseguimento delle macchine a sirene spiegate. Scene irrrinunciabili in ogni americanata a tolleranza zero per tutto quanto fa delinquenza. Una regola ferrea alla quale devono tutti sottostare perchè i telefilm hanno lo scopo di rassicurare la popolazione specie quella di New York abitata da milioni di abitanti molto portati a trasformarsi in giustizieri fai da te snervati dalla mancanza di attenzione concentrata su un singolo problema dovendo come al solito la Polizia trovarsi seduta su una montagna di pratiche da evadere. E non si fa per dire perchè con patteggiamenti e cauzioni molti indagati di omicidio in attesa di giudizio possono tornare a circolare liberamente.
Ma l'Happy End è di rigore perchè il bene deve sempre trionfare perchè la funzione della Tv è quella di educare specie i bambini che sono i maggiori utenti perchè parcheggiati davanti alla Tv dai genitori assenti o per lavoro o per mancanza di attenzione trovando più comodo delegare a Tv e scuola la loro formazione facendoli crescere a merendine e tecnologia magari molto intelligenti ma come tanti piccoli Roborts.
Basta andare in un Centro vendita di prodotti tecnologici per rendersi conto che i giovani operatori non sono in grado di andare oltre al seminato di un modulo da compilare mentre illustrano le relative istruzioni perdendo il filo del discorso se solo si fa una domanda non pertinente come per esempio un doppio indirizzo quello di residenza e quello di consegna non previsto nel modello che subito vanno in tilt.
E poi dicono le fughe dei cervelli. Se questi sono i nostri giovani cervelli, che “vadino che vadino”...Altro che grammatica!
In principio fu il maresciallo. Lanciato da Vittorio De Sica in Pane Amore e Fantasia con Giuna Lollobrigida per poi passare con Sofia Loren a Capri, il Maresciallo era diventata una figura istituzionale dei piccoli paesi insieme al Prete, alla Farmacista al medico condotto ed alla maestra che aveva tirato le orecchie anche al Sindaco Onorevole Peppone così come raccontava il film della serie Don Camillo su sceneggiatura di Giovannino Guareschi,
Passata la fase cine Maresciallo Marescia' in Tv si distingueva il Maresciallo Rocca con Gigi Proietti con a seguire le carabiniere sexy da Manuela Arcuri a Martina Colombari promosse a commissari in gonnella nei panni di Claudia Khol e Alessandra Martinez (specializzata nel settore mafia).
Il fascino della divisa, specie se in gonnella, colpisce sempre seminando vittime e cuori infranti tra gli indagati e i carcerati in una sorta di gioco tra guardie e ladri i quali sono spesso le due facce di una sola moneta. Meglio se in divisa da Poliziotta o Carabiniera perchè da più libidine l'azione terra a terra a colpi di pistola. Dell'assassino o condannato.
Sì perchè anche in questi frangenti di forze dell'ordine al femminile, la donna in divisa finisce sempre sotto ben felice di cedere le armi a chi di dovere. E potere.
Perchè lasciare il potere a chi non ce l'ha? E allora ecco che tutta una serie di commissari in fiction sbarcare in Tv per risolvere tutti i delitti imperfetti. Ce n'è per tutti i gusti da quello che lavora nella nebbia della Val Padana (Luca Barbareschi), a quello ganzo che di cognome fa Coliandro (GianPaolo Morelli) da quello bastardo di Pizzofalcone (Alessandro Gassman) a quello senza mezze misure dai modi spicci conditi a parolacce (Marco Giallini) di memoria della serie cine Monnezza(Tomas Milian).
E come non citare il più famoso ma solo dopo il Commissario Maigret ed il Comissario Rex, quel siculo Montalbano dolce e autorevole con l'appuntato ossequioso e ubbidiente la cui serie fa talmente boom di ascolti che si è voluta allargare andando a ritroso per dare spazio al Montalbano junior. Ci voleva? Non se ne se sentiva il bisogno ma tant'è! Infatti fra le tante serie ecco un nuovo commissario su Rai Uno calzato da Kim Rossi Stuart che se non ha la faccia di uno sbirro Fortebraccio della serie L'Onore ed il Rispetto, ha comunque lo sguardo da guardia assassina ad infoltir le fila delle forze dell'ordine sexy con tutta l'Italia commissariata. In fiction affashination. Sì perchè poi la realtà è tutta un'altra storia e non tanto per colpa dei commissari in servizio quanto per il fatto che devono dirigere squadre sempre meno motivate per mancanza di sicurezza: quella dei cittadini e la loro in primis rimasti al giubbotto antiproiettile dei tempi di “Al Cuore Ramon. Al cuore”.
Con la differenza che oggi i proiettili perforanti si sono evoluti mentre i giubbotti sono sempre gli stessi, perforabili come un cartone. E allora cartone sia e giù di brutto come il duo Bud Spencer e Terence Hill? Purtroppo tra un uomo che da un cartone e uno che ha la pistola, l'uomo col cartone finisce KO. Ma rimane pur sempre un eroe: uno cento e Nassirya. Prendere o lasciare. “Commissario non si offenda ma vorrei lasciare il servizio?”. “Appuntato! Si vergogni, torni al suo posto”. E' giusto, obbedisco.
Questa è l'Italia. E non in fiction, l'unica ad essere esportata all'estero.
ISPETTORI IMPORTATI DALL'ESTERO
Ben diversi sono invece gli Ispettori di Polizia importati dall'estero anche se tutti indistintamente sono accomunati da una caratteristica che è quella ambientale nella quale si muovono: Maigret in Francia è un Ispettore molto pacato e umano che ama la moglie con la quale condivide le ricerche fra i sobborghi e condomini di Parigi ascoltando il suo parere sempre davanti ad un pranzetto succulento che finiva fumando la pipa con lei davanti in vestaglia e bigodini.
L'Ispettore della serie Derrick era un tedesco tutto d'un pezzo, anzi due perchè sempre accompagnato dal giovane assistente con il quale si muoveva in una Germania ricca e opulenta fra strade pulite e case borghesi dove a far da padrone più che il forte braccio della legge era il marco forte dell'amministrazione Kholl poi passata alla Merkel.
Attualmente si gode molto la serie dell'Ispettore Barnaby in prima serata sulla 7 che ha cambiato diversi protagonisti senza perdere in ascolti perchè il punto d'attrazione è la campagna Inglese con le sue case a tetti sporgenti, il giardinaggio sempre molto curato le donne con i sottanoni o golfini cachemirini a bottoncini bijoux le camicette a fiori con il collettino arrotondato le scarpoe basse o i mocassini.Insomma quell'inghilterra campagnola nella quale si è sempre mossa
la mitica mrs Marpple (Margaret Rutheford) dei gialli di Agatha Crhisty della serie in bianco e nero, quella più spassosa come si evince dalla foto dove lavora a maglia assistendo ad un processo come una sorta di rivoluzionaria davanti al patibolo dei condannati a morte in Place de la Concorde, accompagnata dalla colonna sonora a clavicembalo.
Un discorso a parte sono gli Ispettori delle serie americane con il Tenente Colombo in primis segugio instancabile che sfianca la preda col suo basso profilo da sbirro precisino pedante e zelante che si differenzia da tutti gli altri dinamici e spacca tutto con l'inseguimento delle macchine a sirene spiegate. Scene irrrinunciabili in ogni americanata a tolleranza zero per tutto quanto fa delinquenza. Una regola ferrea alla quale devono tutti sottostare perchè i telefilm hanno lo scopo di rassicurare la popolazione specie quella di New York abitata da milioni di abitanti molto portati a trasformarsi in giustizieri fai da te snervati dalla mancanza di attenzione concentrata su un singolo problema dovendo come al solito la Polizia trovarsi seduta su una montagna di pratiche da evadere. E non si fa per dire perchè con patteggiamenti e cauzioni molti indagati di omicidio in attesa di giudizio possono tornare a circolare liberamente.
Ma l'Happy End è di rigore perchè il bene deve sempre trionfare perchè la funzione della Tv è quella di educare specie i bambini che sono i maggiori utenti perchè parcheggiati davanti alla Tv dai genitori assenti o per lavoro o per mancanza di attenzione trovando più comodo delegare a Tv e scuola la loro formazione facendoli crescere a merendine e tecnologia magari molto intelligenti ma come tanti piccoli Roborts.
Basta andare in un Centro vendita di prodotti tecnologici per rendersi conto che i giovani operatori non sono in grado di andare oltre al seminato di un modulo da compilare mentre illustrano le relative istruzioni perdendo il filo del discorso se solo si fa una domanda non pertinente come per esempio un doppio indirizzo quello di residenza e quello di consegna non previsto nel modello che subito vanno in tilt.
E poi dicono le fughe dei cervelli. Se questi sono i nostri giovani cervelli, che “vadino che vadino”...Altro che grammatica!
mercoledì 8 marzo 2017
LA LA LAND LUCI SOFFUSE ALLA RIBALTA
Miglior attrice Oscar 2017 Emma Stone per il film La La Land.
Un film girato comunque in coppia con Ryan Goslin il quale è rimasto a bocca asciutta anche se professionalmente si riteneva più importante dopo l'eccellente prova de Le Idi di Marzo con il quale aveva quasi surclassato George Clooney regista e attore del film e Ganster Squad sempre in coppia con Emma Stone con la qualeaveva fatto scintille scoppiettanti che non sono esattamente le stesse in coppia con Eva Mendez anche se sul set è scoppiata la passione. Non sempre le fiammate coincidono sullo schermo per cui l'accoppiata con Emma resterà quella memorabile per aver fatto incetta di nomination agli Academy Award. La quale ha preso l'occasione di premiare per la prima volta una coppia in ex equo perchè il film ruota intorno a loro due.
Del film si è parlato molto come di un ritorno al caramelloso musical con i suoi duetti jazz o in tip tap tralasciando il fatto che ad illuminare il film sono state le luci della scenografia: Oscar 2017 per la miglior fotografia.
Ad accenderle aveva già cominciato Woody Allen in Café Society (v.foto) dove il rito del Brunch era girato tutto alle prime luci del tramonto l'ora in cui si sa le fotografie vengono al massimo.
In realtà Woody ama girare nella luce fredda del mattino in una sorta di Alba ad effetto Tramonto perchè la luce fredda rende più nitida l'immagine.
A Hollywood si gira sempre alle prime luci del mattino costringendo gli attori a levatacce per sottoporsi al trucco. Joan Crawford prima di recarsi sul set si lavava il viso con i ghiaccioli per non far sudare il make-up così come lei anche tante altre dive.
E' impensabile che le troupe girino al tramonto perchè dopo le 5 gli americani staccano per il rito dell'aperitivo, per recarsi a teatro o a qualche spettacolo finendo la serata con una leggera cena perchè al mattino li aspetta il bacon e uova o pollo fritto.
Anche le scene notturne (v.Manhattan) è più probabile che vengano girate nelle ore piccole quando ormai il traffico si allenta mentre all'Alba le strade si fanno deserte per cui è spiegato perchè tanti film di Woody Allen siano immersi in città come New York in IO e Annie, Manhattan, Londra Parigi Barcellona quasi deserte riuscendo nell'intento persino con Roma.
Il regista Woody Allen sta facendo tendenza con queste luci soffuse tra il chiaro e scuro che aveva introdotto con il film Basta Che Funzioni con la coppia Melody ed Andy che si guardano negli occhi in panchina e sullo sfondo una barca accendendo la passione sotto l'impulso che anima un navigatore alle prese con Cazza la Randa.
La La Land ha poco di cazzuto avendo reso tutto sdolcinato perfino Ryan Goslin che con questo film ha voluto rinnovarsi nei panni di un artista senza molto successo perchè la scena gliel'ha rubata tutta Emma Stone. Anche lei attrice sopravvalutata come ormai si usa dire ad Hollywood citando Donald Trump nei confronti della superpremiata e candidata Oscar Meryl Streep.
La quale ha una lunga carriera alle spalle mentre la giovanissima Emma ha soltanto pochi film per cui sarà dura dover dimostrare di essere all'altezza dell'ambito premio.
Un curriculum il suo comunque più folto di quello dello scorso anno di Brie Larson vincitrice al primo colpo con un film accattivante stante la presenza di un bambino coccoloso con il quale dividere una sorte avversa, per poi finire a fare King Kong come fosse la prova del nove di un'attrice visto il trampolino di lancio con attrici come Jessica Lange e Naomi Watts, e abbassar le luci su una carriera iniziata come interessante.
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