Parole pesanti soprattutto se proferite dalla bocca di un prete, ma la protagonista di questo tiro “incrociato” se lo meritava tutto non avendo mai fatto nulla nella vita della quale pentirsi pensando di restare impunita avendo sempre agito con coerenza con il suo pensiero.
Infatti Harriet Laurel - impersonata da una strepitosa e inossidabile Shirley Mc Laine, curiosamente di statura imponente ben lungi dalla delicata Irma La Dolce, che cammina dritta come un fuso e sicura come un panzer – ne aveva sempre avuto per tutti dispensando consigli e suggerimenti conditi con qualche battuta al veleno a tutti coloro che avevano avuto la malaugurata sorte di conoscerla.
Tanto piacere non l'aveva mai sentito pronunciare rivolto alla sua persona perchè dal primo incontro la sua battuta era fulminante facendo così il vuoto intorno a sé quando era giunta alla fine della sua esistenza. Dorata sicuramente per la bella casa il prezioso arredo il grande giardìno gioielli e oggetti in cottection frutto della sua determinazione nel voler perseguire obiettivi nel corso della sua carriera e vita privata, alla faccia di chi l'ostacolava e non capiva.
La solitudine nella vecchiaia pesa un filo anche se il piatto della bilancia è tutto in crescendo perchè a scapito di quello degli affetti tutti in picchiata. Harriet è una di queste, una donna anziana perdente di successo che alla resa dei conti della terza età riesce nell'impresa di pareggiare il bilancio di una vita in solitudine riunendo tutti piangenti al suo funerale.
Infatti dopo un tentato suicidio si rivolge ad una giornalista molto brava nel redigere necrologi e nel contempo crogiolandosi fra le pagine di un diario per scrivere saggi sulla sua vita di ragazzina shapo.
Inevitabile sarà lo scontro fra la vecchia e la giornalista, stante la difficoltà di quest'ultima nel trovare testimoni gentili ed educati che potrebbero aiutarla nel necrologio commissionato da Harriet per lasciare un buon ricordo di sé, tanto chè la ragazza vorrebbe rinunciare all'incarico non intendendo scrivere bugie anche se consapevole che le testimonianze post-mortem sono sempre dettate dalla pietas per il caro estinto.
Nessuna pietà invece per Harriet che demonizzano dicendo peste e corna, dai domestici ai colleghi passando per marito e figlia (una irriconoscibile Anne Hetche): tutti le sono contro per il suo carattere impossibile del quale è afflitta per mania di perfezionismo, sulla sua persona in primis, e che alla fine le si rivolta come un boomerang poiché le sue attenzioni ossessive e indisponenti per ottenere risultati ottimali da tutti, vengono respinte al mittente. Harriet in tutta la sua ruvida personalità è comunque un personaggio accattivante perchè fa comprendere le difficoltà di una donna per imporsi ed affermarsi nella vita quando è carente di femminilità intesa come furbizia o del cosiddetto “bel carattere” che agevola la vita a tante donne.
Harriet sopperisce con l'intelligenza che infatti esplica in tutto il suo acume, anche se in ritardo, quando ormai è giunta alla terza età. L'età della saggezza la illumina sulla strategia d'attacco per vincere la partita della vita rappresentata da un necrologio che ricordi le sue gesta perchè rieccheggino nell'eternità. L'importante che il necrologio rispecchi la verità la quale se non basta cercarla, si può ricostruire ad arte iniziando nel fare opere di bene che in questo caso del film sono rivolte ad una bambinetta facente parte di un gruppo di “disadattate difficili” dove primeggia lanciando giudici lapidari e parolacce. Se poi la bambinetta è anche di colore allora per lei è pronto l'insegnamento di sostegno come se le parolacce fossero portatrici di handicap.
Ricordo da bambina che nell'ora di religione in Collegio il Frate quando raccontava di Maria Goretti uccisa da un lavorante perchè lei non voleva cedere a far peccato, io pensai che volesse insegnarle a dire parolacce, crescendo nella convinzione che dire parolacce fosse il gravissimo peccato fra i due perchè non mi sfiorava l'idea dello stupro e della violenza. Altra educazione sicuramente un po' ovattata e fuori dal mondo e non sono certa che fosse migliore di quella di strada della bambinetta di colore.
Tornando al film, Harriet cerca di insegnare alla bambina piena di vita e di gioia, la buona educazione
venendo alla fine contagiata dalla sua forza dispregiativa con la quale dice “Cazzoporco” ripetendolo come una sorta di liberazione in quanto rivelazione della sua vita vissuta senza gioia facendo l'amore senza mai partecipare ritenendolo in fondo una cosa sporca da incanalare le sue energie tutte nel lavoro.
In sintesi questo è il messaggio del film letto e recepito fra le righe che comunque finisce con la funzione funebre per l'estremo saluto avendo tutta la sua cerchia di “nemici” rivalutato Harriet, grazie alla mediazione della giornalista impersoinata da Amanda Seyfried, e la sua mania di perfezionismo perchè serviva da sprono per dare sempre il massimo. Anche nel fare un necrologio, costi quel che costi! Una cifra. Sul foglio un tanto a righe e d'autore da concordare.
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