giovedì 7 maggio 2015

LE VACANZE DEGLI ITALIOTI IN KENYA




Ai tempi di Belen e Fabrizio Corona, la coppia era stata eletta come la prima dell'anno mentre Elisabetta e Flavio Briatore erano in classifica fra le coppie più paparazzate per immortalare sadicamente sia la pancetta di lui che quella di lei, un filo accennata e non ancora smaltita dopo la nascita del piccolo Falco, il loro primo bambino nato da pochi mesi.
Falco è un nome abbastanza insolito ma ancora di più lo è quello della eventuale figlia che i due coniugi vorrebbero avere dandole il nome di Kenya.




Un nome in onore a quel paese dove il Briatore, con una mega villa sulla spiaggia in località Malindi, con parco e una piscina, è diventato un vero e proprio monarca al quale hanno fatto nel corso degli anni, visita importanti personaggi dello spettacolo, dell’informazione e della politica per partecipare alle sue feste.
Una Corte paragonabile a quella di Versailles animata da un folto gruppo di italiani che hanno acquistato vari residence nei pressi di Malindi, attirati dalla vita lussuosa che Flavio conduce con la sua regina Elisabetta.
Fra questi cortigiani non potevano mancare i parmigiani.
Non è raro sentire da qualcuno di loro che sono reduci da un Safari in Kenya. Una barista del Centro Sorico ha detto di averlo prenotato per il mese di novembre (si paga meno).
Quella che mi sembrava una sparata ha invece trovato conferma in una serata fra le sagre di Provincia dove mi sono imbattuta casualmente in una coppia di anziani pensionati che esibivano agli amici delle foto scattate in Africa.
Incuriosità, mi sono avvicinata per sapere come e quando e perché, stupita dalla loro aria dimessa e modesta.

Sorpresa! I due arzilli vecchietti viaggiano tantissimo, soggiornando spesso in Africa (due mesi all’anno) in un appartamento di proprietà di un loro amico di Parma.
“Signora mia vedesse che meraviglia. Eravamo in un appartamento acquistato per circa 40 mila euri. Sviluppato tutto al piano terra, con un giardino, le palme e la piscina. Certo, il villaggio è tutto recintato perché gli indigeni non vi possono entrare” mi dice entusiasta la signora.
“Ma come vive la popolazione?” chiedo alla turista.
“Dentro al nostro villaggio, pieno di italiani e tanti parmigiani, c’è il paradiso mentre fuori c’è la tragedia.


Sa che non potevamo uscire soli perché ci assalivano strappando le magliette o le borse senza alcun ritegno? Sono dei morti di fame. I bambini muoiono quasi tutti, poverini,  e gli altri sono tutti con le pance gonfie piene di insetti intorno agli occhi e agli angoli della bocca. Una pena! Però si sta bene (!!!). Sulla spiaggia un bambino si è avvicinato prendendomi la manina e chiamandomi mamma. Che carino. Che carino. Sa’ io gli davo qualche eurino. Si era tanto affezionato a me!” E ci credo.
“Ma come facevate divertirvi tanto se tutti intorno morivano di fame?” ho ribattuto io.
Sì perché è un conto vederli da lontano alla TV o in qualche mostra fotografica, un atro è vederli dal vivo, si fa per dire, mentre ti cascano in terra affamati e con la mano tesa…
“Che ci potevamo fare? Là si sta bene, c’è un bel paesaggio. Il costo aereo è caro (800-900 euro)ma poi per mangiare ci vogliono uno o due euro al giorno. La vita non costa niente e loro non hanno niente di niente. Niente cibo, niente lavoro per nessuno. Non ci sono vecchi perché muoiono prima dei 45 anni per il caldo, la fame, gli stenti”.
Lo stomaco mi si restringe e le budella mi si attorcigliano. Guardo esterrefatta questi due anziani che se la vanno a spassare allegramente in un paese pieno di mseria e di fame. Quando il marito mi si avvicina per toccarmi il braccio, nel frattempo mitragliato dalle zanzare, mi ritraggo istintivamente come di fronte a due vampiri con in mano il buono pasto.
“Guarda che roba” esclama rivolgendosi alla moglie “Devi essere dolce come una bambina” mi dice con un sorriso mellifluo allungando la mano per toccarmi.
Sì, sono dolce come una bambina, ma ho un diavolo per capello: tiè!

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