giovedì 21 maggio 2015

MARIA CALLAS SECONDO PIER PAOLO PASOLINI




Ninetto Ninetto sei tu Ninetto.Io ti ho fatto così, caro Ninetto di nome che Davoli fa di cognome.
Il pianto di Pier Paolo Pasolini sulla spalla dell'amica Maria Callas si faceva sempre più insistente senza alcun ritegno perchè il legame che l'univa a Maria Callas era psichicamente intenso e complice.
La Callas rispondeva con il suo controcanto, versando lacrime sull'inutile sacrificio di nove anni dedicati ad Aristotele Onassis che l'aveva lasciata dopo averla tolta dalle scene perchè la voleva tutta per sé fino a quando non si era incapricciato della vedova di John Kennedy a quel tempo molto disponibile a caccia di un pollo da spennare.


E Onassis gli aveva aperto la sua borsa chiedendo in cambio di giacere con lei almeno una volta al mese, quando si sentiva disposta al sacrificio.
Lo stesso al quale  evidentemente anche Maria Callas si era sottoposta in cambio di una vita di lusso, sempre in viaggio fra panfili e soste in Costa Azzurra per qualche festa organizzata da Grace Kelly mentre Ranieri e Onassis parlavano di affari, di casinò, di appalti edilizi, di yacht e quant'altro potesse rimpinguar le rispettive casse.






Pasolini aveva trovato in Maria Callas la faccia giusta per interpretare Medea ma non conosceva nulla della diva e della cantante per cui il sodalizio artistico e sentimentale che si era instaurato era basato esclusivamente sulla stima e affetto reciproci per le persone e non i personaggi.
Insomma si volevano istintivamente bene: si scrivevano lettere e si scambiavano confidenze molto intime senza alcun pudore.
Lei, imperiosa e sicura per tutto quanto non la riguardasse da vicino perchè abituata a dominare il pubblico a distanza, controllava molto bene il sentimento di gelosia e di dolore che Pier Paolo Pasolini provava per Ninetto Davoli  che voleva lasciarlo per fare coppia con una ragazza, facendogli ramanzine appassionate come fossero le romanze di un'opera passando cioè dalla dolcezza alla durezza rimproverando a Pasolini la fragilità nel gestire un rapporto che doveva prevedere non sarebbe durato per la vita.





Proprio lei parlava di fragilità che la rottura con Onassis l'aveva fatta cadere in una depressione cupa e rancorosa perchè oltre al rifiuto di sposarla  ed a seguire l'abbandono improvviso, aveva dovuto subire l'umiliazione di essere messa in secondo piano dalla Prima Donna del Jet Set in assoluto come Jackie Kennedy.
Ma il rapporto con Pasolini era diventato una sorta di mutuo soccorso che li portava, come due animali predatori, lui in campo sentimentale, lei in quello artistico, a leccarsi le ferite.
L'amore era impossibile ma non improbabile perchè un bacio immortalato all'aeroporto mentre si salutavano non era quello di due amici, ma un lingua in bocca di due amanti che si erano lasciati andare a un mordi e fuggi anche se di rapporto improprio.



Le riprese del film Medea furono molto faticose, sia per le locations assolate e piene di sassi, che per i costumi di tessuti grezzi a lavorazione grossolana completati da mantelli e adornati da vari giri di collane di grosse pietre colorate.
La Callas inoltre mal sopportava la macchina da presa insistente sul suo volto che Pasolini posizionava soprattutto di profilo inquadrando il naso greco ad aquila che lui considerava l'elemento importante per definire il personaggio di un rapace  in grado di strappare i figli dalle braccia del bellissimo marito per poi ucciderli e punirlo del suo tradimento.






Nessuno più di Maria Callas poteva rappresentare quella Medea tragicamente folle che Pasolini aveva intuito in lei appena  vista di persona pur non avendola mai sentita cantare a Teatro dove era stata osannata come nessun altra cantante lirica, perchè nella tragedia lei esprimeva tutta la sua anima non solo di greca ma anche di donna profondamente passionale. Un connubio esplosivo che se nell'Opera Lirica ha dato il massimo, nel film di Pasolini non ha reso altrettanto superbamente perchè non c'era il canto della Divina.

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