venerdì 26 giugno 2015

LA PISCINA. STATUS SYMBOL MODERNISTA

     
Estate tempo di filmetti. Nelle salette semivuote ci si profonda dolcemente fra le poltrone per assistere a qualche proiezione tanto per passare una serata che poi alla fine si rivela una piacevole sorpresa.
E' capitato con il film E' Arrivata Mia Figlia, commediola brasiliana in salsa agrodolce che traduce una guerra di classe  in battibecco teatrale fra servitori e padroni che fanno ruota intorno...alla Governante in pratica padrona della casa.
Regina Case è l'interprete calzando il ruolo alla perfezione aiutata anche dal fisico imponente che sprizza energia come quella di una grande madre a tutta forza della natura.
Dolce e attiva, maternale e ossequiosa lei svolge il suo compito in tutta consapevolezza di un codice comportamentale che ritiene sia insito nel DNA di ciascuno delineando il confine con una netta divisione fra ricchi e poveri incasellando tutti al loro posto in pieno rispetto dei rispettivi ruoli.

L'importante è non varcare il confine. A tutto c'è un limite anche nel vivere democraticamente.
Perchè i signori di Val (questo è il nome della serva) sono accondiscendenti e gentili trattando la governante come una di famiglia avendo praticamente allevato il piccolo rampollo cresciuto fra le sue accoglienti braccia tanto da diventarne madre vera verso la quale lui si rifugia entrando nel suo letto come farebbe un figlio, per farsi consolare delle sue sconfitte e delusioni che la vita gli riserva.
La madre naturale tollera questa complicità purchè la serva rimanga al suo posto fra le stanze di servizio dove relegare anche la figlia Jessica che la governante attende dopo dieci anni di lontananza a causa del lavoro.

Curiosamente anche la figlia è stata allevata da una tata che l'ha cresciuta come una madre vera con i soldi inviatale da Val, accapparrandosi tutto l'affetto filiale di Jessica così come Val ha fatto con Fabinho, il signorino di ceto superiore.
Insomma incroci problematici che accomunano tutte le due classi nella sfera dei sentimenti dove le madri naturali costrette a lavorare hanno delegato il compito alle tate di allevare i loro figli.
I privilegi no, quelli invece son ben delimitati in questa città famiglia alto-borghese di San Paolo du Brazil che ricorda molto gli anni cinquanta/sessanta con le piccole villette della gente-bene composte da piccoli locali cucinotto, sala da pranzo arredamento moderno fra pezzi antichi nelle camere da letto e piccola piscina come status symbol, anche se di formato casareccio, nella quale è assolutamente proibito al personale di servizio non tanto di tuffarsi ma pure di bagnarsi.

La piccola Jessica, piccola si fa per dire, è un'accentratrice come la madre per cui entrando in quella casa galvanizza l'attenzione con la sua dialettica e spirito ipercritico acquisito con il supporto di un professore di storia che l'ha aperta ad una concezione della vita nella sua globalità anche se virtuale dove non esistono barriere né confini.
Senza complessi, senza inbizioni, senza alcun senso di umiltà, - che invece la madre cerca di inculcarle più per paura di perdere il posto che per convinzione perchè in fondo resta colpita da tanta arroganza della figlia che si mette alla pari dei padroni prendendoli di petto - Jessica si prende al petto anche il padrone di casa molto colpito dall'ambizione dalla voglia di arrivare e dalla foga della ragazza. La quale gli mette addosso il frizzo di tornare a lavorare come artista uscendo dal torpore nel quale è immerso vivendo solo di rendita di un patrimonio familiare.
Lui l'accoglie in casa come ospite contro il parere della moglie che la tollera fino al punto in cui il figlio ed il suo amichetto non tirano Jessica in piscina a giocare con loro in piena gioia. A tutto c'è un limite e quel limite la figlia della serva lo ha proprio varcato inducendo la padrona a far svuotare la piscina perchè aveva “visto nuotare un ratto”.

La commedia poteva finire in tragedia ma l'ammissione all'esame di architettura  della piccola Jessica che si contrappone alla bocciatura del rampollo di famiglia, mette tutti al loro posto di fronte alla selezione di una forma mentale, quella che comunque fa sempre  selezione naturale di meritocrazia al di là di ogni ceto.
L'ammissione alla prestigiosa Università riavvicina la figlia alla madre che in un impeto rivoluzionario si bagna i piedi in piscina varcando quel confine che fino ad allora aveva rispettato. Come una sorta di battesimno, rinasce a nuova vita nella consapevolezza del suo ruolo di madre in primis e di capo della sua famiglia facendole lasciare il lavoro dei padroni per seguire il nipotino figlio segreto di Jessica.
Il film ha una sua morale, sì ma didattica perchè premia chi è bravo a scuola, anche se nella vita non è proprio così. Non sempre i primi della classe ce la fanno anche nella vita.
Emblematica è la frase del padrone alla studentessa Jessica che si appresta a far un suo disegno: “Sei brava hai fatto un corso?”
“No, ho solo la passione del disegno” risponde lei “Ah, ecco perchè...” conclude lui. Il talento uno ce l'ha o non ce l'ha.
Lo studio serve  per acquisire spirito critico ed affinare l'arroganza per farsi largo nella vita. Nel bene e nel male.
Oltre i confini si rischia di far filosofia di “razza superiore”. Jawohl!

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