“Piccola mogliettina dolce verbena parole dolci lui mi diceva quando andava a venir...”Purtroppo a piacer suo. Solo suo.
Poche gioie per la piccola mogliettina Cio Cio San (Yasko Sato) madama Butterfly. “Pinkenton, prego”, ci tiene a precisare lei al Console anche se lui l'ha lasciata sola con un bambino, senza mezzi di sostentamento per accudirlo e farlo crescere come un piccolo americano, perchè la sua gente, tranne la fedele e devota serva Suzuky (Silvia Beltrami) l'ha ripudiata come traditrice
Succede spesso nei matrimoni misti nei quali la coppia si trova isolata, a meno che non si integri con la cultura predominante, in questo caso specifico quella americana che avrebbe dato grande dignità a Madama Butterfly.
Una dignità nella quale si è crogiolata come in un sogno per poco tempo, giusto quello di consumare la luna di miele perchè l'Ufficiale Pinketon (Angelo Villari) a tal proposito aveva già le idee chiare la sera prima delle nozze quando confidava all'amico Console (Damiano Salerno) di sentirsi in fregola nel trovarsi quel bel giocattolino nel suo letto. Niente sogni ma solide certezze: ufficiale ma poco gentiluomo.
Succede nei matrimoni misti quando lui è in posizione dominante perchè tende a trattare la sua metà come sottoposta e persona di servizio. La quale prende alla lettera il giuramento di obbedienza mettendo la sua vita nelle mani del padre-marito-padrone .Il quale esige che lei si privi del loro figlio per darlo in adozione alla sua seconda moglie, americana e culturalmente più adeguata.
Un costo elevato che Cio Cio San cerca di coprire sacrificando la sua vita per avere il perdono del figlio e per far piacere a “suo” marito.
Succede di emozionarsi nell'Opera Lirica ma mai come in Madame Butterfly, specie in questa edizione al Teatro Regio di Parma che ha chiuso la Stagione 2015.
Forse perchè la protagonista era un giapponese e dunque molto nella parte della dolce Butterfly, vittima del suo talento di artista-geisha e della sua bellezza avendolo donato fiduciosa a quello che riteneva il suo grande amore: anima persa in un lago di sperma scaricatole con disprezzo per il solo piacere di un attimo. L'attimo crudele che segna per sempre la sua vita. Fazzoletti alla mano, occhi lucidi in un silenzio tombale e religioso il pubblico ascolta estasiato il canto del cigno di Cio Cio San prima di fare Harakiri perchè se la vita non ti dà onore, la Katana (l'anima del guerriero giapponese) te lo restituisce.
Con la stessa dignità di un Samurai Cio Cio San ridiventa madame Butterfly nome e cognome del quale essere dignitosamente fiera.
Questa bellissima Opera di Puccini il Teatro Regio ha chiuso in bellezza per la grande emozione che la protagonista ha suscitato tanto da non far rimpiangere Verdi anche se è tutta un'altra musica.
La scelta della messa in scena di due opere come Elisir d'Amore di Gaetano Donizzetti e Madama Butterfly di Giacomo Puccini per aprire il Regio al mondo che non sia solo quello di Verdi, è stata coraggiosa e sicuramente difficile, ma alla fin fine ha dato buoni risultati. Se la prima ha convinto soprattutto per la scenografia in gioco di luci e ombre lasciando piuttosto indifferenti per il contenuto dell'opera, questa seconda è stata apprezzata soprattutto per la performance e il contenuto al di là di una scenografia di maniera (Kaioko Ikeda) da ristorante sushi, con il bonsai, le gheishe con l'ombrellino e tutto quanto fa giappone dal cigliegio in fiore fino ai fiocchi di neve.
Insomma la Lirica ha offerto un buon spettacolo anche con sole due rappresentazioni, poche ma buone.
Non è stato così per la danza perchè l'offerta ha badato più alla quantità che alla qualità concentrando un numero esagerato di balletti con coreografie da chissavattelapesca, in un accozzaglia di stili e coreografie fra le più disparate per farsi notare come emergenti trasgeressivi e innovatori a costo degli sbadigli degli spettatori. Che non hanno gradito in pieno il fatto che basti far ginnastica palestrata far vedere il seno e una spaccata in playback con qualche romanza della lirica in sottofondo per fare danza innovativa e sublime. La strada in questo senso è lunga e bisogna che i giovani artisti la percorrano facendo gavetta prima di arrivare a un tempio della Lirica come étoile di un qualsiasi saggio scolastico di provincia che non rende nemmeno in termini di cassetta visto il vuoto in sala che hanno fatto questi balletti di danza moderna.
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