lunedì 17 ottobre 2016

GIOVANNA D'ARCO AL FARNESE

 Che idea bizzarra rappresentare l'opera Giovanna D'Arco al Teatro Farnese, ma anche in replica Sabato 15 Ottobre era tutto esaurito.
Troppo bella e affascinante la cornice nella quale si respira cultura dal primo quadro all'ultimo della Galleria Nazionale per poi restare a bocca aperta quando si entra in questo meraviglioso teatro cinquecentesco tutto in legno con una grande gradinata e le arcate, i matronei come venivano chiamato allora,  intorno al palcoscenico.
Il quale era a forma di cerchio posizionato a destra con l'orchestra a sinistra ed il coro sparso fra le gradinate in basso alle arcate a colonnina.

Se il Teatro in sé fa già da eccellente scenografia ricorrere al digitale è stata un'idea brillante  sorprendendo fin dalle prime luci che si sono innalzate (digitalmente) a suon di musica per delineare lo scenario naturale facendo scintillio.
 Che idea bizzarra e il pubblico ha applaudito incantato insieme all'entrata dei protagonisti in un accenno di spogliarello in pista, in mancanza delle quinte, di Giovanna D'Arco nel traformarsi da contadinella a guerriera.
Niente retroscena ma tutto alla luce del digitale che si è sbizzarrito in caleidoscopico aprendo e chiudendo tutte le icone della Galleria che facevano capolino fra le arcate per poi soffermarsi in una immagine Gif di giovane fanciulla che apriva e chiudeva gli occhi a mandorla la quale  sollecitava una riflessione sul dubbio che la Pulzella d'Orleans fosse una santa o una pazza.

Certo che fosse afflitta dalla sindrome down ci mancava  e così al Farnese abbiamo avuto una risposta alla domanda: ma la Giovanna d'Arco era come la bambinetta-simildown a fascia in testa dello spot Ikea (sponsor occulto?) anche se a costruire il Farnese molto probabilmente è stato usato il legname dei Boschi di Corniglio?Ahi ahi ahi. Chi di legname ferisce di legname perisce proprio come la frana di Corniglio nel parmense.
Infatti Giovanna D'Arco si è trascinata fino all'ultima sequenza senza un minimo sussulto perchè troppo monorde nell'unico colore del bianco a spiccare dal contesto antico. Come a dire che al Farnese sia stata data una manata di bianco per togliergli la polvere secolare. Difficile non notarla ma per stupire facendo opera innovatrice ci voleva una sfilata total withe in una cornice digitale?
Dopo che Bolle è andato in Tv a ballare con la Raffaele tutto è concesso anche per i teatri d'opera ma il Farnese non è nato come tempio della Lirica ma della prosa quindi più adatto ai testi di Molière che non a quello di Verdi. Un'operazione bizzarra che sembra più che altro abbia voluto far rivivere un Museo quasi dimenticato dagli Itinerari turistici composto esclusivamente da gite degli anziani che non vedono l'ora di andare a mangiare i tortelli piuttosto che a fare puntatine ai Musei (tra l'altro non sempre aperti per mancanza di personale).

Una scena poco piacevole che comunque dispiace sempre vedere in queste occasioni (così come in Pilotta dietro al palco transennato ) è stata la lunga fila degli spettatori fra la Galleria dei quadri, davanti ad una porticina come se dietro ci fosse l'opera pittorica più preziosa da andare a scoprire facendo restare basiti dopo aver chiesto: “Cosa c'è qui dietro di tanto interessante?” La toilette. Dong!!!
Al Teatro Regio quel che è del Regio, diciamolo perchè un Teatro ha bisogno dei camerini per gli attori e le toilettes possibilmente non in bellavista fra le antichità. E sopratutto l'acustica al Regio non lascia a desiderare avvolgendo anche lo sguardo dello spettatore fino all'ultima fila della platea e dei palchi dove sono gli spettatori a far la differenza (di prezzo) ma non l'opera perchè arriva a tutti indistintamente. A vedere Giovanna D'Arco occorreva il binoccolo ma non si usa più e il digitale quando si usa riproduce la scena in grande invece di andare come in questa tragedia per conto suo in una sorta di spettacolo nello spettacolo facendo distrarre gli spettatori dall'opera. Che invece raggiunge sempre l'apoteosi con gli allestimenti della tradizione. Nel loro Tempio della musica operistica perchè altrimenti lìOpera si traduce in un puro e semplice concerto.

Ad ogni modo, applausi per tutti dalla prima fila all'ultima. Certo sarebbe stato interessante se ci fosse stato anche il loggione, a far la differenza insieme al folclore tra l'altro citato puntualmente dalle guide turistiche davanti al Regio come parte importante della storia di Parma dove più che il Ranuci potè  Maria Luigia. La duchesà ad Perma.

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