Woody Allen ha scelto la commedia con Café Society, un film che sembra un pout pourri di tutta la sua carriera perchè sono tante le ispirazioni nel suo percorso, dall'ambientazione anni 30, alla fotografia sul colore sempre del tramonto perchè rosso di sera bel tempo si spera oppure per quella certa vena di malinconia da Sinfonia d'autunno che pervade il regista acclamato in tutto il mondo come genio sapendo dentro sè stesso di non essere tale.Infatti lui arriva puntualmente con un film ispirato agli ultimi successi internazionali che infarcisce di battute (e in questo bisogna riconoscere il genio della comicità) confezionando un prodotto infiochettato secondo il suo stile collaudato mettendo alla commedia qualche pallottola spuntata sparata con una buona dose di cinismo ed un happy and nel quale tutti vissero, tra fatti e misfatti, felici e delinquenti.
Ecco perchè Woody più che in rosa vede rosso, come il corso della sua vita nella quale si trova sul Viale del Tramonto vivendo felice dopo aver fatto brutte cose con dei minori restando impunito in nome del genio della comicità raffinata e cerebrale riconosciutagli da tutto il mondo. Un filo crudele a dire il vero perchè oltre al danno si è preso beffa di chi ha danneggiato come la prima moglie Harlene che ne ha fatto l'archetipo della nevrotica ma intelligente sul filo della Diane Keaton e rompiscatole sul filo di Angelica Houston, o come la seconda della quale ha raccontato la ieratica stupidità alla Mia Farrow per poi passare alla terza cinese tout court in una sorta di Basta che Funzioni alla Evan Rachel Wood in versione sono down o son Soon Yi?Fa lo stesso.
Okay il film è giusto perchè Cafè Society cattura l'attenzione con una serie di sequenze d'epoca della vecchia Hollywood, dalla villa di Errol Flynn e Barbara Stenwick a Spencer Tracy e Joan Crawford passando da quelle nelle quali si mette in scena il rito del Brunch verso il Tramonto per riunire star e press-agent a concludere affari bevendo a garganella bordo piscina.Il film è corale con tanti interpreti tutti bravissimi, che si palleggiano le battute al fulmicotone specie sul tema religione a tiro incrociato fra quella Cristiana ed Ebraica, la quale quest'ultima non avendo previsto l'al di là viene boicottata da uno dei fratelli tutti ebrei convertitosi al cristianesimo prima di entrare nella sedia elettrica come ganster liquidata con una battuta della sorella: "Se ci fosse l'al di là anche per gli Ebrei, Jeova avrebbe trovato più clienti".
Qualche imperfezione c'è, come per esempio il vino e spaghetti che piovono con le polpette o le ragazzine che intrecciano disinvoltamente delle liaison perchè sono indipendenti quanto i ragazzi.
Vabbè che siamo a Hollywood, ma certe cose negli anni 30 erano ancora off limits. Infatti la protagonista giovane una Kristen Stewart infiochettata come una star dei telefoni bianchi con tanto di gonna-pantalone corta come le partner di Fred Astaire
"Meglio una vita banale" dice convinta lei che fa scattare subito nel giovane innamorato il desiderio di portarsela a New York per incominciare insieme una vita onesta ma banale che ovviamente la giovane rifiuta per accasarsi insieme al suo vecchio amante in seconde nozze. Al giovane non resta che tornare a New York e mettersi sotto l'ala protettrice di un altro zio facendo finta di non sapere il suo percorso da ganster colpevole di omicidi di primo grado sposandosi con una bellissima modella per formare una famiglia. Felice così così perchè le emozioni dell'amore con la prima ragazza che curiosamente ha lo stesso nome della moglie, non si sono assopite e vengono risvegliate in pieno una volta che la incontra nel locale da lui gestito per riprendere il filo della liason interrotta decidendo insieme di continuare a sognarla. Perchè la loro realtà dove si sono entrambi riccamente realizzati al quadrato, è meglio della felicità. Negata.
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