Isabelle Huppert era candidatra all'Oscar 2017 come miglior protagonista del film ELLE ma, anche se non ha vinto, ha comunque lasciato il segno perchè il suo film, diretto da Paul Verhoveen ha fatto molto discutere.
Infatti il tema è molto attuale (ma lo è da secoli e millenni) incentrato sullo stupro subito da un uomo incapucciato entrato nella notte in casa sua sconvolgendole la vita.
Infatti, superato apparentemente l'episodio perchè come diceva con fierezza dolente Claudia Cardinale in C'Era una Volta il West: “Basta una lavata che tutto passa”, la vittima si mette alla spasmodica ricerca del suo stalker che viene individuato fra i suoi “amici” in quello da lei trattato con sufficienza come se non fosse alla sua altezza con il quale inizia un rapporto pericoloso dove da vittima si trasforma in carnefice prestandosi al gioco dell'accoglienza per poi infierire da sadica dominatrice.
La sua tipologia è quella francese che si contrappone a quella sexy e disponibile lanciata dalla inimitabile Brigitte Bardot, in formato intellettuale e sempre sull'orlo di una crisi di nervi che comunque la Huppert sulloschermo ha sempre saputo controllare freddamente. La sua sessualità infatti è tutta compressa esplodendo ad occhi aperti nel gioco erotico che ha ispirato attrici del cinema indipendente come Nicole Kidman
sovrastata comunque dalla Huppert in quanto intellettualmente superiore come cultura di un'artista di un cinema europeista. Il migliore in assoluto che continua a fare scuola anche agli americani i quali se copiano facendo del loro meglio avendo a disposizione mezzi e denari, non riescono ad eguagliare l'intimismo appassionato del sottile mal francese nel quale si cela una vena di follia.da sangue infetto dalla lue che a suo tempo aveva contagiato il Continente Europeo e che al giorno d'oggi è quasi del tutto scomparsa riapparendo in forma d'arte con le eroine della letteratura tradotta in cinema.
Hollywood non ha avuto il coraggio di puntare su questo film che probabilmente pur riconoscendo le grandi doti interpretative di Isabelle Huppert non è riuscito a comprenderlo fino in fondo perchè fuori dagli schemi “dell'americanata” che comprende sia film ad effetti speciali che quelli d'autore supportati da un copione robusto e studiato a tavolino con regole ben precise alle quali si adeguano anche geni come Woody Allen.
Alla Huppert negli anni 90 avevano fatto ponti d'oro, anzi Cancelli del Cielo, ingaggiandola nel film omonimo in un kolossal diretto da Michael Cimino (Il Cacciatore) nella quale anche se la Huppert brillava per inibizione apparendo completamente nuda mentre correva in braccio all'amante (Kris Kristofferson) non aveva colpito come recitazione tutta in falsetto e gridolini delle classiche dive amricane in versione amante entusiasta. wow wow wow!
Insomma era un pesce fuor d'acqua perchè il suo habitat naturale è tipicamente francese sia di provincia, nella quale si è cimentata con ruoli irresistibili da pettegola cattiva, che di città con Parigi in primis dando vita a personaggi svariati da piccola e media borghesia rivelando vizi trasgressivi (La pianista nella quale andava ad annusare di notte i fazzolettini impregnati di sperma dei morosi nei parcheggi) o lucidamente folli come ne' “La Traviata” di Bolognini in versione bambina viziosa nel divertissment con i clienti.
Il regista Paul Verhoveen, ha esaltato queste doti inconsuete e trasgressive che solo una grande artista poteva avere il coraggio di esprimere andando oltre al solito duo lesbo-chic o shock facendola culminare nell'apoteosi quale dominatrice della scena in assolo esprimendo una femminilità consapevole, libera e responsabile delle proprie azioni senza bisogno di appoggiarsi ad un uomo o alle amiche per fare branco rosa o tanto meno angelo vendicatore avendo chiuso da tempo con i Cancelli del Cielo per scendere all'inferno. Non come artista ma proprio come nuovo modello di donna capace di badare a sé stessa prendendosi tutte le libertà che vuole: in solitudine ma senza “ditalino” roteante per non scadere nella banalità.
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