martedì 12 febbraio 2019

IL GIARDINO DEI CILIEGI


Non è difficile collocare il Giardino dei Ciliegi di Anton Cecov ai giorni nostri. (osservazioni del 5 febbraio 2008 pubblicate sulla Voce di Parma)
L'ozio e lo sperpero di una famiglia di signori di campagna potrebbe benissimo paragonarsi a quelli di una classe dirigente de' noantri.
Una tenuta-azienda di grande potenzialità in grado di dare buoni frutti come il tempo in cui era ricca e prosperosa, è lasciata andare nell'incuria con i frutti che marciscono.
“Mio marito accumulava debiti ed è morto per aver bevuto troppe bottiglie di champagne”. Allegria Ozio, sperpero e...vizio.
Sono queste le caratteristiche di base della conduzione di un'azienda-casa che portano inevitabilmente a fare i conti col destino. Il quale mentre nella natura delle cose si rinnova puntualmente ad ogni stagione in una continuità sempre uguale, nella natura dell'uomo viene lasciata al suo libero arbitrio.
Per cui vale quel detto che non si dovrebbe mai piangere sul latte versato dando la colpa agli altri, ma assumersi ogni responsabilità con dignità, pagando il prezzo del dovuto.
Un prezzo che in questo caso si poteva evitare quando in piena tragedia fallimentare il solito volgare contadino sussurra alla padrona – appena tornata da Parigi da un viaggio di piacere” e rimasta in bolletta per essere stata depredata dal secondo marito truffatore e fedifrago – che si poteva affittare la tenuta divisa in lotti con case sovra costruite.

“Ma che volgarità. Giammai!”
La signora Ljubov Andreevna è persa fra le stanze ed i ricordi.; la figlia più giovane è tutta protesi per il cambiamento di vita; mentre la maggiore è disgustata dalla corte del fattore volgare, perchè è solo capace di moltiplicar denaro-
Eh già, come scriveva fin d'allora Giovanni Verga in Mastro Don Gesualdo “non si innesca il pesco con l'ulivo”.
Purtroppo sarà lui,il fattore, ad acquistare all'asta la piena proprietà della tenuta ivi compreso quel bellissimo giardino dei ciliegi invidiato dal mondo intero che sarà abbattuto non appena le valigie dei signori, raccolte fra quadri appannati e animali imbalsamati, sono pronte per il trasloco..
La signora torna a Parigi, con un bel gruzzolo lasciatole dalla nonna pietosa a raggiungere il marito arraffone; la figlia minore senza arte né si unisce ad uno studente da tempo fuori corso; la figlia maggiore è destinata a dirigere, come non si sa, un'altra ricca casa.
Poveri signori! E poveri anche i servi, uno dei quali, il più vecchio che viene dimenticato nella villa, si sofferma a meditare sull'inutilità della vita, ormai passata e mai vissuta.
“L'amore innanzitutto” diceva la signora, ma se signori si nasce, se non si lavora, poveri si diventa. Perchè sono l'ozio lo sperpero ed il vizio che portano alla rovina.
Un monito per le classi dirigenti oziose sperperatrici ed indifferenti. Ma anche per i servi che accettano di stare al loro servizio. 

Canzone correlata: La Collina dei Ciliegi
di Lucio Battisti







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