giovedì 28 febbraio 2019

GREEN BOOCK. IN VIAGGIO TRA L'AMERICA RAZZISTA ANNI 60



Un Oscar politico contro Trump è stato definito quello assegnato a Green Boock ambientato nell’America razzista degli anni 60.
Periodicamente su Rai 5 viene trasmesso un docu sulla vita di Frank Sinatra dove c’era già un accenno della difficile situazione che doveva affrontare il suo complesso quando lo seguiva nei concerti a Las Vegas composto da artisti di colore perché costretti a musica finita ad andare ad alloggiare fuori dal centro in un Hotel per soli neri.
Frank Sinatra sempre molto generoso già da allora si era opposto a questa ingiustizia pretendendo pari dignità per il suo complesso.
Il problema razziale che l’America aveva cominciato a superare dopo l’uccisione di Martin Luther King, era veramente drammatico se si pensa che un nero poteva essere arrestato solo perché usciva di casa dopo il tramonto.


Per questo un nero per viaggiare aveva bisogno di un autista così come raccontato nel film Green Boock, e come succedo ancora nei Paesi Arabi con le donne occidentali che lavorano in aziende insediate in quei Paesi le quali per andare al lavoro, che siano impiegate o dirigenti devono sempre avere l’autista per questioni di decoro che proibisce loro di guidare una
macchina, o per schivare le attenzioni moleste degli abitanti.
C’ è un altro film che parla di un viaggio in coppia mista con autista nero e signora bianca ed è A Spasso con Daisy, altro premio Oscar, che comunque si svolge in ambito privato facendo risaltare la differenza di  classe resa difficile dai pregiudizi e dall’età avanzata della protagonista, Jessica Tandy, severamente inacidita con carattere impossibile pedante e implacabile da non perrdfonare una piccolissima disattenzione per trovare alla fine un punto di incontro grazie alle buone maniere del sottoposto di colore, Morgan Freeman,  che anche in questo caso, come nel film Green Boock aveva molto da insegnare in fatto di educazione e savoir faire.



In questo ultimo film, la coppia mista è formata dall’artista di piano di colore Mahershall Alì raffinato e di buona cultura, e dal suo autista un italo-americano interpretato di Viggo Mortensen ex guardia del corpo assunta dal pianista per via della segregazione incombente, siamo agli inizi anni 60. Dopo i primi scontri di due opposti, fine e sensibile il primo. Rozzo e diretto il secondo, si stabilisce un rapporto proficuo nel libero scambio delle competenze di ciascuno: il nero culturalmente evoluto  aiuta l’autista a scrivere lettere alla moglie piene di sentimento, mentre “il sottoposto bianco” lo ricambia con una sincera protezione anche manesca verso i razzisti che incontrano strada facendo su segnalazione del Green Boock che indica quali Hotel i neri possano sostare.
Il film è semplice ma di grande sostanza che fa riflettere sui pregiudizi che il viaggio nel mondo e la conoscenza di altre culture possono abbattere.





Infatti alla fine diventano grandi amici. Il messaggio è positivo anche se il film è stato tacciato di buonismo da Spike Lee, messaggio comunque recepito in pieno da Frank Sinatra in tempo reale. E non si può certo tacciare di buonismo il grande Frank la cui carriera è sempre stata in odor di mafia.


Gli interpreti, entrambi candidati all’Oscar come attori non protagonista il nero Alì e protagonista il bianco Viggo Mortensen  all’assegnazione del premio si sono fronteggiati con signorilità specie da parte di Viggo che ha applaudito il compagno di viaggio vincitore mettendosi una mano sul cuore come a dire “con sincero affetto ed ammirazione” e cuore in pace sulla statuetta soffiatagli ancora una volta dopo diverse candidature restando in lista d’attesa insieme a Tom Cruise e Gleen Close tanto per citare nomi eccellenti, di ricevere come i veri grandi della storia del cinema, un premio alla carriera




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