martedì 30 aprile 2013

COPPIE AL FEMMINILE AL CESAR

L'APERTURA DELLA FRANCIA PRIMA DEL CHARLIE HEBDO

CON IL CESAR: UNA VITA MIGLIORE…PER TUTTI



       
 La Francia sembra diventata il set ideale per produrre film molto interessanti: quelli premiati con il Cèsar in primis, al di là delle logiche di mondanità e del business che si respira a Cannes, che lanciano nuovi talenti e tematiche sociali.





Prime fra tutte il problema immigrazione ed integrazione mettendo a fuoco le difficoltà di percorso.
Ma tra queste realtà si trova spazio anche per sognare con commedie romantiche alle quali attori di fama internazionale fanno a gara per partecipare e dove Paris, La Ville Lumière, i Bistrò, Pigalle, Il lungosenna ed il Metrò fanno da cornice a storie sulla Vie en Rose, lontane dagli echi dell’esistenzialismo della Nouvelle Vague.
Perché Paris è quella dipinta dai quadri dei pittori di Montmartre con personaggi eleganti e stilizzati che animano quartieri bagnati dalla pioggia dove trovar riparo sotto gli ombrelli o le tende de le Cafèteries.

Il Cèsar possiamo dire che equivale al Premio Donatello degli Italiani i quali tendono comunque a raccontare storie sulla scia della commedia all’Italiana per fare ridere anche e soprattutto con le tematiche sociali nelle quali gli immigrati sono disegnati come una sorta di divertente personaggio al quale offrire una pacca sulla spalla, se maschi, o sul sedere, se femmine. In senso metaforico ovviamente.
Insomma l’immigrato per gli Italiani è ancora il diverso che il buonismo nazional popolare così magistralmente raccontato in Una Bellissima Giornata da Checco Zalone, accoglie a braccia aperte neutralizzando ogni intento bellicoso dello straniero: da Lampedusa fino alla Padania passando dalla Val D’Aosta alle Dolomiti per poi fermarsi tassativamente sotto al Sud Tirolen. Nain. Kaput! In senso metaforico ovviamente perché il turco già presente in dose massiccia a loro basta e avanza. Fifty fifty.
Tornando al Cèsar dell’introduzione, è stato reso noto il nome del  presentatore dell’anno 2012, nella persona dell’attore Guillaume Canet,
il cui curriculum è molto ricco e variegato perché si è messo in luce anche come regista e interprete di alcuni film con i quali ha raccolto un Cèsar e un incontro fatale durante la lavorazione di  Amami se hai il Coraggio, con Marion Cotillard (l’attrice francese attualmente più conosciuta a livello internazionale) mentre era ancora sposato con Diane Kruger dalla quale ha ben presto divorziato per fidanzarsi ufficialmente con la Cotillard, che lo ha reso padre.
Tutto questo racconto per restare in linea con la nuova tendenza Paris e sa Vie en Rose, con la quale Marion ha vinto un Oscar per l’omonimo film e prossimamente con un film americano sugli Immigrati,
mentre il francesissimo Guillaume si è accapparrato un ruolo in Last Night che lo vede affiancato a due Star Hollywoodiane come Eva Mendes  e Keira Knightley le quali se lo spupazzano ripassandoselo alternativamente.
Ma non tutto è rose e fiori perché Canet è tornato nella sua Parigi per affrontare il tema crisi che sta penalizzando soprattutto le minoranze etniche perché spiazzate dal sistema banche  che infierisce in primis su di loro non offrendo garanzie immobiliari (e come potrebbero?) o di stabilità di lavoro sia come dipendenti precari che di livello imprenditoriale. La garanzia lavoro delle proprie braccia o abilità artigianali non è un argomento valido per le Banche per dare credito, preferendo invece  contribuire al passivo delle grosse aziende purchè siano agganciate al sistema crac! (V. Parmalat e poi muori).


Così per motivare la scelta di Una Vita Migliore  si è formata la coppia Guillaume Canet e Leila Bekthy, entrambi premio Cèsar, impegnati ad affrontare le difficoltà delle minoranze etniche e del precariato perché dopo essersi conosciuti come lavoranti in un Ristorante decidono di mettersi in proprio prendendo in gestione un caratteristico locale.


Il quale purtroppo porteranno avanti per poco stante le difficoltà ad assolvere gli impegni con le Banche che non hanno pietà né sentono ragioni della garanzia di giovani volonterosi.   E soprattutto innamorati ma che le varie traversie costringeranno a separarsi con la partenza di lei per il Canada per trovare Una Vita Migliore lasciando a lui in custodia il proprio figlio (Slimane Khettabi)   da accudire. Un rapporto problematico che si risolverà perché il ragazzino conquisterà Canet diventando il protagonista della sua vita.
Il messaggio del film è che Per una Vita Migliore le strade passano attraverso scambi e separazioni di nuclei familiari che non si infrangono nel tempo perché tenuti insieme dal collante di un sentimento profondo e sincero. Quello che anima le tante famiglie di immigrati forzatamente separati. La Vita Migliore purtroppo passa attraverso questa disumanità legalizzata.



COPPIE AL FEMMINILE AL CESAR
     
 Sempre più spesso il cinema propone le coppie al femminile mettendo in risalto le problematiche che affliggono le donne omosex oppure in sodalizi di carriera o in quelle affettive dei legami familiari o di amicizia.
Tante sono le registe donne che stanno per emergere in tutto il mondo compreso il terzo.
In Francia le attiviste cine sono soprattutto algerine perché quella è la comunità più numerosa.
L’ultima accoppiata vincente è quella formata da Leila Bekhty e Geraldine Nakache,   quest’ultima regista e interprete del film  Tout Ce Qui Brille nel quale racconta la storia di due sorelle catapultate nella Capitale parigina dove rimangono deluse dalla vita brillante perché alla fine non si rivela poi tale. Perché non è oro tutto ciò che luccica.

Saggezza popolare patrimonio dell’umanità  valida in ogni luogo e dove.



Il Premio Cesar è arrivato puntuale perché sotto la storia si cela la polemica per la delusione di non aver trovato quella vita migliore che tanti immigrati vanno a cercare per cui il Cesar potrebbe rappresentare una sorta di incoraggiamento mettendo in pace le nostre coscienze. Un messaggio che comunque è stato recepito in pieno da Leila Bekhty nuovo volto de l’Oreal sempre molto attenta a lanciare le bellezze esotiche a pelle ambrata, perché era andata a prendere il premio con un imbarazzante décolletè a seno quasi nudo   che faticava contenere tanto da spopolare in Rete, a voler ribadire il suo impegno di adeguarsi al meglio nel costume tutto francese piccante e disinibito, riservando ogni remora solo in campo cinematografico.
Infatti a Cannes ha trionfato in costume beduino  nel film molto apprezzato “La Sourse des Femmes” sempre e comunque in polemica col sistema di potere tutto maschilista dal quale molte delle Femmes del Medio Oriente stanno insorgendo contro, tutte compatte. (Stavano perchè non era ancora arrivato il vento della rivoluzione araba che per le donne sembra sia cambiata in peggio).



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