giovedì 13 giugno 2013

WOODY LONDRA PARIGI ROMA

1-  WOODY A LONDRA CON INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI


A guardarlo al cinema eravamo in molti.Tutto esaurito.
Un film abbastanza incasinato nel senso che le coppie scoppiavano se non eran già scoppiate in un turbinio di drammi e piccole miserie, delusioni e illusioni coltivate con tanti discorsi lasciati in sospeso, senza risposta e senza via d’uscita, con la sola nota di ottimismo riservata alla più debole e mortificata dell’inizio, ovvero la vecchia moglie (Gemma Jones) lasciata come una vecchia ciabatta che alla fine è l’unica a rifarsi una vita.
Il film rispecchia la tristezza nella quale è piombato Woody Allen, perché si percepisce che non gli tira più.


In Basta Che funzioni ha tirato gli ultimi colpi scoppiettando con un vecchio irascibile e odioso che lungo il percorso ha la fortuna di imbattersi in una surreale Alice (Melody interpretata da Evan Rachel Wood) con la quale riesce a stabilire un dialogo bellissimo basato su un’alchimia speciale che lei poi ripropone con il giovane Andy della sua età (Henry Cavill)
Questo film mi aveva molto affascinato e credo che Woody lo abbia girato in uno stato di grazia, come una sorta di giovinezza ritrovata.
Basta che Funzioni era il leit motiv. E’ infatti funzionava ancora molto bene perchè periodicamente trasmesso dalla Tv.




A differenza di questo ultimo film Incontrerai L’Uomo dei Tuoi Sogni, che non brilla per battute memorabili.
L’unica che ricordo è quella della vecchia moglie la quale lamentandosi del nuovo fidanzato anziano pure lui, dice alla figlia che sono entrati in crisi perché lui è sempre legato alla moglie defunta, il genere più difficile da sconfiggere.
Gli interpreti sono eccellenti ma le storie sembrano tutte un po’ slegate fra di loro, specie quella vissuta dal vecchio Anthony Hopkins che rifiuta la vecchiaia illudendosi di ritornar giovane mettendosi a gigionare con una ragazza giovanissima svampitella ma sgamata con alle spalle un curriculum di attrice di base e prostituta part time.   Un’oca giuliva anche lei con una battuta fulminante quando alla fine dice ad Anthony di essere incinta dopo che lui l’ha scoperta con l’amante. Lui non crede ovviamente che sia suo e lei serafica: “Ma che importanza ha…Non avevi detto che volevi un figlio?”


Già, perché qui lui funziona poco e male aiutandosi col Viagra.
Ce n’è abbastanza per capire che il regista è arrivato alla frutta anche se non ha ammesso di farne uso, pur avendo una mogliettina giovane  (c’è da dire però che coi massaggi cinesi si ottengono buoni risultati). La nuova oca giuliva lanciata da Woody è Lucy Punch (Charmaine) conturbante e sexy che si esibisce in una scena con minishort sgambati allargando le gambe di fronte al personal trainer, burino e violento che poi se la scopa.
Insomma un triangolo terra terra lontano un miglio da quello del precedente film di Basta che Funzioni. Che resta il mio preferito in assoluto. Con questo Incontrerai L’Uomo dei Tuoi Sogni anche se sempre molto sul genere intellettuale in una cornice elegante e raffinata ma senza  ombra di spocchia, credo che Woody mostri un po’ di stanchezza.








Penso proprio che abbia raggiunto la pace dei sensi e con questa molta parte della sua verve spumeggiante. Naomi Watts è molto carina e brava ma poco elettrizzante,   Antonio Banderas ha perso molto del suo appeal, Anthony Hopkins è sempre straordinario e  Freida Pinto semplicemente decorativa.
Il più istrione e mattatore è  Josh Brolin, mentre Gemma Jones è l’interprete più autorevole e spiritosa.

2- WOODY L’OCCHIO VIGILE SULL’EUROPA
Sono uno sceneggiatore da catena di montaggio pagato profumatamente, ma vorrei diventare uno scrittore.
Come? Facendo una carrellata nel passato non tanto fra pseudo-intellettuali di sceneggiature Hollywoodiane ma proprio fra i very intellettuali della cultura europea: francese, tedesca, spagnola per poi passare a quella italiana del Rinascimento.
 Woody Allen si confessa attraverso le parole di Owen Wilson attore belloccio imbambolato dall’inizio alla fine come si addice ad un americano che vuole entrare dentro la Cultura di un Paese.






A cominciare da Parigi, presentata secondo lo stile patinato di Woody fra le strade deserte, Hotel per turisti coi soldi, monumenti e locali caratteristici che fanno da contorno alla solita storia di famiglia dove la figlia di papà è protetta da genitori allineati contro il genero fantasioso e sognatore.






Infatti Midnigth in Paris ripropone lo stesso quadretto di Incontrerai L’Uomo dei Tuoi Sogni dove Rachel Mc Adams è copia conforme di Naomi Watts

non solo come look ma anche come campionessa di stronzaggine.
A lei la battuta più piccante quando vuole fare recensire il libro del fidanzato dal suo ex, barbuto e pedante, incontrato casualmente a Paris con la compagna che le lancia il lapsus: “Hai fatto bene perché lui non ha peli sulla lingua…”
“Oh, lo so! Lo conosco bene” risponde Rachel appiccicata ai due  offrendosi in pasto al suo ex.
 Di lapsus in lapsus che rivelano quanto sia forte l’avversione del regista per questa tipologia di bionda tanto elegante e perbene, Woody con questo film si toglie anche un sassolino nella scarpa. Quello che gli batteva da quando se ne era andato da Mia Farrow che non ha mai avuto il coraggio di controattaccare apertamente per paura della sua furia devastatrice da Hurrycane.
Infatti ha preferito farla riapparire sotto mentite spoglie di Zelda Fidzgerald in quella carrellata notturna in cui si trova catapultato il protagonista per un viaggio retrò fra anni 20 e Belle Epoque, per liquidarla attraverso le parole di Heminguay (fra i tanti personaggi che popolano queste notti magiche): “L’unico suo talento è quello di bere”.Ma le battute acide non vengono risparmiate nemmeno a Marion Cotillard nel ruolo della musa che i più grandi artisti anni 20, da Picasso a Matisse per passare da Heminguay, se la passano nel letto perché è piena di talento.
Perché l’importante è aver talento. L’unico occhio di riguardo sembrerebbe rivolto verso Gertud Stein (Kate Bates l’inaffondabile Molly del Titanic) che generosamente lascia la porta aperta a tutti per dispensare consigli agli artisti i quali l’hanno poi  surclassata lasciandole comunque in dono quadri di gran valore.
Nessuna pietà per le donne che Woody sbeffeggia a scena aperta: anche quella accesa sulla Première Dame di Francia Carla Bruni alla quale fa

fare la figuradi una guida imbranata che si impapina perchè non conosce la Storia di Francia.
La Bruni durante la lavorazione non lo aveva capito tanto era la smania di apparire nel film, Sarkozy invece sì. Per questo la voleva riportare a casa facendo  quella scenta plateale di cui ha parlato tutto il mondo. Che comunque ha rappresentato un colpo grosso per Woody per la promozione del film come successo annunciato.

L’ultimo di una lunga serie perché come modestamente si presenta…”Sono uno sceneggiatore da catena di montaggio”.
L’arte al servizio dell’industria? No, è l’industria che nel rendere omaggio all’arte fa successo, mentre a rendere omaggio ai mestieri fa solo un buon prodotto. Ecco allora che il film Midnight in Paris può considerarsi un buon prodotto di successo. Cin Cin! Spumeggiante. Infatti il protagonista alla fine decide di restare a Parigi facendosi prendere per mano dalla piccola Lea Seydoux (Inglorius Bastard) la quale dopo avergli fornito vecchi cd del negozio del suo capo lo accompagnerà a divertirsi fra un bistrò e l’altro di cui Parigi è piena per una infinita degustazione dei vini. Bere è un talento, come ha detto Heminguay. Già, l’importante è aver talento.
E per quelli che vogliono sognare (come per la scelta di Marion Cotillard) vadano pure alla Belle Epoque: tra nani e ballerine.
 Fuori uno, fuori due…così anche il mito della Kidman e di Italians di Nine (fra Moulin Rouge e musa di Fellini) è demolito definitivamente.
E pensare che i romani questa estate lo avevano scambiato per un cultore dei film di Alberto Sordi. Semo i più forti! Anche meno!!!!
Ad ogni modo il caro Woody nel ruolo di castigamatti ci piaceva di più quando stava in America anche se gli americani non lo trovavano divertente come noi Europei. Ora abbiamo capito perché.
3- WOODY A ROMA, LA FIDANZATINA D’ITALIA E' SISTEMATA 
L’abbiamo conosciuta che era poco più che una bambina col sorriso furbetto e la fossetta sulle guance,Alessandra Mastronardi era la piccola dei Cesaroni la famiglia tipo della Roma caciarona e de’ core, nella quale comunque tutta l’Italia si rispecchiava come capitale delle famiglie pulite e di buoni sentimenti.
Un format che ha imperversato per diversi anni nel quale i Cesaroni sono cresciuti con Alessandra che si è fatta sempre più donna contesa come protagonista di tante fiction importanti.
Il passo è stato sorprendente perché da ragazzina yè yè è diventata nientemeno che stilista anni 50 haute couture a capo del trio delle sorelle Fontana con un fardello di responsabilità e capacità imprenditoriali notevoli. Abbiamo così apprezzato lo sforzo credendo in lei come attrice di carattere poiché ce l’ha messa tutta a trasformare il sorriso solare in un musetto ombroso, corrucciato perché forse alle prese di una storia più grande di lei.Troppo giovane per fare la Micol che dai documenti originali ci viene presentata vecchia così come tante ragazze dell’Italia del dopoguerra che si sono rivestite (senza lo stile sartoriale delle Fontana) come sciure molto spesso ad effetto sciurette con tanto di cappellini e guanti che sfoggiavano anche nelle feste notturne.


Così dopo le mises su misura ecco un’altra fiction su misura delle possibilità di Alessandra Mastronardi di impersonare la morosina d’eccellenza, quella di pasta buona ne’ La Certosa di Parma dove si contrapponeva alla pesantezza della zia che le rubava il nipote come una sorta di melenzana alla parmigiana capace di catturare i gusti del pubblico grazie anche al culatello in bella vista del bel Rodriguez: un nome, una garanzia di successo.
Tanti consensi anche per la Masrtonardi chiamata ancora una volta per la fiction su Rai uno nella squadra di artigiani che hanno costruito il Titanic nel ruolo di operaia del gruppo con vicende amorose correlate, sempre sul filo del romantico.
Perché il romanticismo si addice al suo bel visino acqua e sapone ed al sorriso solare un po’ furbetto ma innocente senza ombra di malizia.
La malizia invece ce l’ha messa Woody Allen nel film To Rome With Love il quale non si sa con quale criterio abbia scelto la dolce Alessandra Mastronardi.
Sì perché il ruolo era molto disinvolto e shoccante, quanto meno per noi abituati a considerarla la fidanzatina d’Italia.
Infatti dalla prima serata all’ultima, con lo stesso sorriso stampato sulle labbra, innocente e svaporato è passata dalla camera del fresco maritino a quella di un vecchio attore (Antonio Albanese) un guitto incontrato per caso, il quale non ci ha messo molto per portarla in una camera d’albergo a consumare l’avventura del vecchio famoso e la ragazzina persa in ammirazione per lui ben decisa a cogliere l’attimo optando per il rimorso piuttosto che per il rimpianto.
In sottoveste di seta era pronta a consumare quando un ladro è entrato per rompere l’idillio ricomponendolo più tardi nel prendere il posto nel letto del vecchio attore.
Di fronte alla pistola del giovane ladro la piccola ha ceduto per non aver rimpianti di sorta. Una filosofia di vita che la portava comunque senza alcun rimorso a tornar dal maritino soddisfatta col sorriso sulle labbra.

In un colpo solo Woody Allen, da fidanzatina d’Italia, aveva catapultato la Masrtonardi nel genere mignotta. Un genere che per i registi stranieri ha trovato il suo trionfo con Nine, il musical di Bob Marshall sulla vita di Fellini il quale ha creato lo stereotipo della donna mediterranea sempre pronta a far l’amore, anche a pagamento anzichè no.
D’accordo per Penelope Cruz, ma per la Mastronardi non ce l’aspettavamo.
Che Woody andasse a cercar nel suo nome altosonante una chiave di lettura? Vabbè che il nome è una garanzia ma è il curriculum ed il talento che dovrebbero contare, no?

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