lunedì 3 giugno 2013

WILLIAM HURT, UN ATTORE DI GRANDE CUORE.

William Hurt è un grande attore venuto dal freddo. Il Grande Freddo è infatti il film che lo ha lanciato dove si racconta la storia di un gruppo di post-sessantottini che si riuniscono per  ricordare le avventure passate insieme facendo un bilancio della loro vita. E’ stato definito un film a lacrima asciutta perché nessuno si piangeva addosso portandosi il fardello delle proprie sconfitte analizzate e vissute con fredda lucidità partendo dal gesto estremo di uno di loro morto suicida.
William Hurt aveva il ruolo d’ un reduce dal Vietnam, rimasto seduto in una sedia a rotelle con vizio della droga.


E sempre come vizioso si cimentava in un carcere dell’America Latina a ricordare insieme al compagno di cella Il Bacio Della Donna Ragno, un noir del regista argentino Hector Barbenco,nel quale gigioneggiava con vestaglia da donna e rossetto sulle labbra risultando molto sexy in questa posa ambigua.










Infatti colpiva l’immaginario del pubblico tanto da essere scritturato per fare il maschio erotico a tutto campo vestendo i panni di un gigolo’ caduto in trappola di una femme fatale.”Signora, vuole scopare?”. Col passo felpato William Hurt usciva dall’ombra per presentarsi a Katheline Turner, l’attrice che in quel film, Brivido Caldo, aveva raggiunto il massimo per la notevole carica di sex appeal che espandeva  ancheggiando su tacchi a spillo ed un tailleur bianco (un must degli anni 80) con le spallette, facendo del suo incedere una figura di un’eleganza vigorosa. Un’energia da femmina sessuale che affascinava William Hurt il quale preso da vertigine erotica lo seguiva fino alla stanza da bagno nella quale si era immersa nuda in attesa di essere posseduta.



Da qui poteva essere tutto un crescendo per lui come sex symbol ma il suo dualismo lo faceva optare per una scelta di impegno sociale con Figli di un Dio Minore, nel quale lo spirito aveva il sopravvento sulla materia perché si innamorava veramente della protagonista sordomuta anche nella realtà. Il sentimento nobile che lo infiammava di passione bruciava ben presto dopo che la sua creatura, avendo vinto l’Oscar per quel film, si ribellava pretendendo libertà di scelta per poter brillare di luce propria illudendosi di poter fare molta strada. La quale invece veniva interrotta ben presto non trovando molte scritture come caratterista. La delusione per William, per quella che considerava la sua grande sconfitta, non fece che rafforzare la sua fede in Dio pensando seriamente di farsi prete.


Il cinema lo pretendeva riservandogli molti ruoli non sempre corrispondenti alla sua natura gentile e generosa che comunque interpretava con maestria. Questo, fino ad approdare all’incontro con il regista Franco Zeffirelli per una versione di Jane Eyre, facendo coppia con Charlotte Gainsbourg.
Ancora una volta il regista aveva fatto centro mettendo a fuoco la personalità dei due protagonisti Jane e Rochester avvalendosi della sensibile e all’unisono interpretazione di entrambi. A lacrima asciutta proprio come nel Grande Freddo.
Charlotte-Jane è un personaggio triste dalla sensibilità compressa senza mai arrivare a fior di pelle per cui solo uno scorbutico e chiuso Rochester-William poteva capire e toccare le sue corde di intensa sensualità.
Piaceva molto questo musetto non imbronciato ma pieno di austera dignità che non riusciva a contenere il senso di superiorità scaturito dalla profonda spiritualità del suo essere capace di attizzarre un uomo freddo e brusco come Rochester trasformandolo in “… sangue e carne…”come diceva lui ben presto accecato, e non si fa per dire, da passione ardente.
Il connubio ha fatto emozionare per il grande il pathos che questa coppia austera sprigionava facendo battere il cuore: Charlotte commuovendo per il modo di porgersi composto e modesto, reso regale dal lungo e sottile collo,  e William Hurt per l’uomo generoso capace di colpire e lasciare un segno. Infatti sono seguite altre due versioni di Jane Eyre senza mai raggiungere la magia di questa coppia dove il cuore, ha fatto la sua parte dominante.

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