domenica 23 novembre 2014
QUEL CHE RESTA DELLA GRANDE GUERRA
Dopo la colazione la solita puntatina alla Chiesa della Steccata dove a sorpresa c’era un gruppo di Alpini che stava cantando l’Ave Maria. Quella classica che si recita insieme al rosario. Poco dopo è arrivato tutto il corpo degli alpini che si sono salutati prendendo il posto fra i banchi.
Due di loro si sono abbracciati calorosamente: “Non ti dico come stai perché è d’obbligo star bene. Vietato crollare.” diceva uno pimpante all’amico di classe che però sembrava un filo più anziano: “Sto bene sto bene ma quel che mi fa star male è l’avere opinioni diverse che non posso esternare perché altrimenti torneremmo a far la guerra. Meglio tacere. E tua figlia come sta?”.
“Giusto meglio tacere perché ora dobbiamo goderci quel poco che ci rimane cercando di goderci la vita. Mia figlia sta molto bene. Anzi, sta tanto bene da aver lasciato il fidanzato.”
Evidentemente questo era il corpo degli Alpini della città.
La calata di quello Nazionale era avvenuta alcuni anni fa in piena era “grandeur” con il Sindaco Elvio Ubaldi che aveva invitato i commercianti a far rifornimenti di vestiario e tutto quanto a corredo uomo, in previsione della invasione di quattrocentomila alpini che avrebbero "saccheggiato" i negozi.
I negozianti invece rimasero con tutta la merce invenduta, cosicchè alla fine dell'anno dovettero pagare le tasse sul magazzino. Oltre al danno anche la beffa.
Sì perchè in realtà gli alpini, sempre fedeli al loro corpo, si insediarono solo nelle botteghe od osterie che vendevano vino o panini allo speck in primis assaggiando anche tutte le altre eccellenze del territorio.
Dopo le gran bevute i cori…con Vecchio Scarpone in testa per finire con le Osterie di numero…parapon zi bon zi bon, mandando in vacca quel che era rimasto della Grande Guerra.
Meglio tacere e godersi la vita ringraziando la Madonna di potersi ancora ritrovare...
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