sabato 15 novembre 2014

TRE STAR nel MITO. CON CERO AL PIGMALIONE


Serata sorprendente quella di ieri sera Lunedì 15 marzo 2010  con la parata di tre grandi star accomunate da un unico destino, quello del Pigmalione al loro fianco artefice del loro successo. Sono Sofia Loren,che deve essere grata al marito Carlo Ponti, Maria Callas a quello di Battista Meneghini e Maria De Filippi a Maurizio Costanzo.Tutte tre col cero acceso in mano da portare al santo.
I commenti sono quelli a caldo esternati con appunti in diretta nel corso della serata fra uno zapping e l’altro.

Si comincia con un balletto di Amici che è qualcosa di osceno per via delle ballerine piccole e grassottelle in lingerie nera che ballano insieme in un quartetto mimando le movenze erotiche degli amplessi di gruppo, lei e lei con lui e l’altro, lui e lui con lei e lei, finendo con un bel trenino…
La musichetta in sottofondo a tambur battente sembra copiata da quella che accompagna Le Peperine, show porno-lap-dance trasmesso a tormentone da una Tv regionale, con il conduttore a torso nudo e il cappello alla marinaretto.Lui vestiva alla marinara le ballerine no.
Le ballerine tettone non si erano mai viste ed evidentemente sono state introdotte per fare più spettacolo, con un pizzico di trash essendo più adatte per un night che per fare lezione scolastica ad Amici della De Filippi.
La giuria si complimenta con un ragazzo, allievo ballerino a torace open air a nome Stefano  che gareggia con la coetanea Elena non mancando di perdere l’occasione per cominciare a litigare fra loro giurati insultandosi a vicenda.

La trasmissione piace sempre meno per via delle prove di canto accompagnate da ballerini di fila come se questi ragazzi fossero giù divi. Uno addirittura si è aggiudicato una scrittura con una compagnia di ballo di New York una città dove notoriamente sono severissimi nelle selezioni (Saranno Famosi docet) per cui non si comprende come abbiano scelto un dilettante ancora in fase di apprendimento.
C’è qualcosa di forzato in tutto questo a dimostrare delle forme di potere che in realtà non esistono, come quella di essere in facoltà di creare talenti.

Il talento non si crea, ma si scopre…il resto è solo strategia per incantare il pubblico che si beve tutto quel che gli viene propinato anche quello di credere che se sei battezzato dalla De Filippi, poi vinci a S.Remo o vai a fare un musical a Brodway. Anche meno anche se comunque è già successo.

Ovvio che scatti il telecomando per posizionarsi sulla fiction su Rai Uno, Una casa Piena di Specchi, con Sofia Loren, nella parte della madre Romilda Villani, che va a rilento in maniera impressionante.
Sofia è comunque strepitosa se si considera la sua età ed il coraggio nell’affrontare la parte dove deve dimostrare almeno trenta o quarant’anni di meno. Ma ce la fa anche se non è molto aiutata dal muscolo facciale diventato un po’ troppo statico a causa botulino.
Lei resta comunque sempre una grande il cui mito rimane intatto. Chi non ce la fa è proprio la Sofia interpretata da Margareth Madè: non basta trovare una bella ragazza meridionale per impersonare una come la Loren.

La quale fa sorgere il dubbio che l’abbia scelta per la sua bellezza in grado comunque di non oscurare quella della madre.Sofia l’originale, appunto. Infatti la bella figura la fa tutta lei mettendo in ombra la Madè, un filino troppo sulle sue già di suo, facendo di Sofia una ragazza con la puzza sotto al naso. Il personaggio di contorno come la sorella di Sofia, Maria Sciccolone, mamma di Alessandra Mussolini, non è per niente somigliante a quella signora vivace pimpante che sforna un ricettario succoso e variegato, che siamo abituati a vedere sullo schermo dove dimostra invece un gran temperamento.
La fiction è comunque un' occasione per vedere sfilare tanti bei costumini anni 50/60, un periodo in cui la moda puntava molto sull’eleganza, anche se  al giorno d’oggi definiremmo “da scioretta”, e sui particolari ricercati a corredo delle mises come i cappellini e guanti, e l’aggiunta di accessori appariscenti, per cui è una goia vederli sfilare.

La Madè-Sofia si è presentata in questo momento con una parrucca corta e gonfia tale e quale a quella di Sofia quando le assegnarono l’Oscar per la Ciociara  mentre lei era rimasta a Roma, e la figura è imbarazzante perché riesce a rendere brutta perfino la Madè. Non si possono trascurare questi particolari…!
Tutto è incentrato su Sofia Romilda il cui look è curato al massimo.
Pochi attimi di docu per trasmettere la Ciociara dopo la violenza subita, ci mettono di fronte alla Sofia giovane focosa e piena di temperamento al cui confronto la Loren di oggi dimostra quanto sia cambiata, senza più riflessi e battito di ciglia, tanto da sembrare un’altra persona.
Confronto che risulta anche operazione chirurgica infelice perché taglia ogni residuo di ammirazione che avevamo fino a questo momento per l’ottima forma di Sofia in questa sua performance.
La quale più che una fiction è sembrata un fotoromanzo per la troppa staticità e lentezza delle immagini fissate e fatte scorrere in una sorta di rallenty a moviola.
E poi, mai un impeto, una scossa, un moto di rabbia espressa con forza e passionalità: tutto si è svolto in maniera zuccherosa, composta, molto decorosa anche nelle prime battute quando le scene sono girate in tempo di guerra fra miseria e fame, in mezzo alle rovine.
Infatti è tutto estremamente patinato, perfino nel rifugio i bagliori saettanti delle bombe sembrano una mitragliata di flash uguale a quella dei paparazzi di Via Veneto mentre rincorrono la star.
Ce n’era bisogno di tutto questo? No, perché non ha aggiunto nulla a quello che si sapeva già dalle biografie di Sofia ampiamente divulgate. Ci bastava la Loren, senza dover rendere anche omaggio alla madre, parenti e affini.
La fiction è terminata giusto in tempo per fare una carrellata su Rai Due per rifarsi le orecchie con la Callas in un docu sulla sua vita e la carriera.
Già visto varie volte ma sempre ritrovato con piacere se non altro per riascoltar le romanze della Divina prima e dopo la cura dimagrante, prima e dopo Onassis artefice della distruzione di tutto il lavoro del marito-manager di Maria, Battista Meneghini che aveva fatto della cantante una Divina.
Mentre Onassis della Divina se ne fece uno zerbino da piedi sottoponendola a molte umiliazioni, per dar la priorità agli interessi e alleanze amorose di prestigio (il matrimonio di Jacky Kennedy), nonostante li unisse una forte passione.
Lei sta dicendo in un docu d’epoca, di essere fatalista credendo di aver raggiunto l’apice per la forza del destino. Ma il destino lo aveva voluto perché il suon talento era prorompente e non potrebbe essere stato diversamente.
Oltre a cantare divinamente, la Callas sapeva parlare molte lingue esprimendosi con un italiano perfetto.
Si vede una sfilata nel foyer di Roma, dove era andata a cantare dando forfait a causa dei fischi raccolti dagli Ultrà per motivi  di rivalità fra Teatri Roma e Milano,dove sfilano signore con abiti lussuosi lunghi, sostenuti da ampie sottogonne a ruota, impreziosite da ricami damascati e disegni luccicanti che al giorno d’oggi ce li scordiamo in quanto le sfilate nei foyer sono diventati all’insegna del sobrio, minimal e qualche volta anche mesto per tutta quella serie di tubini in total black più adatti per un aperitivo che per una gran soirée.
I tempi sono cambiati è le Divine della lirica, pure: ma come la Callas, mai più nessuna.



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