mercoledì 13 marzo 2013

UN DOLCE CINESINO DA ADOTTARE.


Le star si sa sono quelle che fanno tendenza ed un campo dove si sbizzarriscono è quello delle adozioni, possibilmente colorate per seguire quella scuola di pensiero di un mondo migliore in fratellanza universale.
Non è nuova come filosofia perché fa parte del pacchetto figli dei fiori lanciato dal film Acquario ad indicare il prossimo futuro verso il quale ci stiamo avviando con la società globale multietnica. Un traguardo difficile da raggiungere ma con un po’ di buona volontà supportata dalle telecomunicazioni, Internet in testa, non è missione impossibile. Per il momento comunque poco probabile stante le difficoltà da superare in una realtà che conosciamo perché la stiamo vivendo.
Non si sa se le star abbiano fatto una scelta per seguire un ideale o per puro pragmatismo poiché il bambino di colore ha meno possibilità di essere reclamato dalla madre biologica in quanto ceduto per mancanza di mezzi e non per cause temporanee di forza maggiore come il parto in età minore che penalizza tante ragazzine di una società ancora troppo perbenista, così come si è visto in Casalinghe Disperate dove Bree aveva inscenato una gravidanza per coprire la vergogna di quella della figlia minorenne, senza marito.
Si parla sempre di provincia comunque perché le single del firmamento hanno cominciato a far tendenza dando la preferenza al bimbo nero molto presente anche in catalogo per le adozioni a distanza.
Il cinesino per esempio sembra quello di un pianeta a parte forse perché la Cina è vista come una superpotenza in grado di prendersi cura dei propri figli. Infatti difficilmente li offre in adozione agli stranieri a meno che non siano già nati in loco. In Sex and The City per esempio la coppia Charlotte e il marito avvocato ebreo avevano adottato una cinesina arrivata dopo varie traversie con cagnolini vari che avevano dato solo delusioni. Insomma la cinesina, dopo il cagnolino a nome “Elizabeth Taylor”,  è piaciuta anche al pubblico per quel suo modo accattivante di partecipare alla vita delle quattro amiche già abbastanza colorata di suo.
Così in Francia un bambino cinesino è il protagonista del film Cookie in una commedia nel quale  diventa il tesorino di due sorelle dopo che la colf di una delle due se n’era andata lasciando il fagottino giallo. Dopo un primo impasse il cinesino riesce a conquistare il cuore delle due sorelle, Virginie Efira ed Alice Taglioni le quali, tra le sfaccettature del film diretto da Léa Fazer,  aprono un messaggio subliminale alle adozioni omosex.
Da trattare con cautela e in modo soft, sotto forma di commedia brillante in famiglia regolare, visto che siamo in Europa con l’uscente Papa Ratzinger che si era pronunciato su questo punto con un netto rifiuto della Chiesa tanto da lasciarla pur di non piegarsi ad un nuovo corso nel quale è inclusa anche la famiglia omosessuale, non volendo evidentemente prendersi questa responsabilità che andava contro la sua coscienza.
Il tema è forte ma il film Cookie è delicato e molto sottile che si presta a due chiavi di lettura: quella delle adozioni coppie gay e quella dello sdoganamento del made in Cina con regolare apposizione del marchio CE che potrebbe dare nuova linfa aglio scambi commerciali.
In entrambi i casi sarebbe bene riflettere sugli effetti collaterali.
Purtroppo non ci sono istruzioni al riguardo, né da parte della Chiesa né da quella dell’Europa che con questo messaggio del cinesino dolce dolce sono chiamati a mettersi una mano sul cuore e una sul portafoglio, come si suol dire, sperando che non si riveli dolce e gabbana.

 

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